Come Siedeh è diventata coraggiosa
Siedeh aveva troppa paura di parlare con i suoi compagni.
Siedeh fece un grande respiro ed entrò nella sua nuova classe. Era il suo primo giorno in quarta elementare.
L’anno prima Siedeh aveva frequentato la seconda elementare. Era stata talmente brava che la scuola le aveva permesso di saltare la terza elementare. Siedeh era entusiasta di svolgere problemi di matematica più difficili e di leggere più libri in quarta elementare. Però non era contenta di dover lasciare i suoi vecchi amici.
Guardando la stanza, Siedeh si sentì piccola. Tutti i suoi nuovi compagni di classe sembravano più grandi e più alti di lei. E se quello non fosse stato il suo posto?
Scelse un banco e si sedette. Una bambina alta si sedette accanto a lei. “Ciao”, disse Siedeh.
“Che cosa ci fai qui?”, chiese la ragazzina. “Pensavo dovessi frequentare la terza”.
“La scuola mi ha permesso di saltare un anno”, disse Siedeh nervosamente.
La ragazzina fece una brutta faccia. “Beh, non mi interessa quanto tu sia intelligente. Rimani sempre una bambina”.
Siedeh provò una sensazione terribile. Per il resto della settimana ebbe troppa paura di parlare a uno qualsiasi dei suoi compagni. Ogni volta che sentiva qualcuno ridere o bisbigliare, si accigliava. Probabilmente dicevano cose cattive su di lei.
Proprio quando pensava che le cose non potessero andare peggio, Siedeh ricevette i risultati del compito di matematica. Quando vide il voto, le venne da piangere. La matematica era la sua materia preferita. Non aveva mai preso un voto tanto brutto in una verifica.
Arrivata a casa, Siedeh non riuscì a trattenere le lacrime. “Non ho amici”, disse ai suoi genitori. “La quarta elementare non è il posto per me. Non sono abbastanza intelligente”.
La mamma di Siedeh disse: “Mi dispiace che sia tanto difficile. Ma tu sei intelligente. E stai ancora imparando”.
Siedeh si asciugò gli occhi. “Vorrei proprio poter frequentare la terza”.
Il papà rimase in silenzio per un momento. “Vorresti una benedizione del sacerdozio?”, chiese.
Siedeh annuì. Magari una benedizione del papà l’avrebbe aiutata a sentirsi meglio.
Siedeh si sedette su una sedia e il papà le pose le mani sul capo.
“Ti benedico perché tu non abbia paura”, disse il papà. “E ti benedico affinché tu possa amare i tuoi nuovi compagni di classe. Man mano che ti conosceranno, ti ameranno anche loro”.
Una sensazione di calma attraversò Siedeh. Sentiva che le parole di suo padre erano ciò che il Padre Celeste voleva che ascoltasse.
Dopo la benedizione, la mamma aiutò Siedeh a svolgere i problemi di matematica. In breve Siedeh si sentì un po’ meglio.
Il giorno dopo, a scuola, Siedeh si ricordò della sua benedizione e cercò di essere coraggiosa. Sorrise ai suoi compagni di classe. Quando mostrava amore, si sentiva meno in soggezione! Alcuni erano anche molto gentili. Si impegnò a fondo nello studio e presto anche i suoi voti migliorarono.
Alla fine dell’anno scolastico, Siedeh aveva molti amici. Era felice che il Padre Celeste l’avesse aiutata a essere coraggiosa. Ed era grata di poter avere sempre la benedizione del potere del sacerdozio ad aiutarla.