1990–1999
Non siete sole
Aprile 1992


Non siete sole

«La cosa più difficile del crescere è che dovete continuare a farlo. Ma non siete sole»

Voglio molto bene a Ardeth Kapp e a Jayne Malan e alle componenti del consiglio generale che sono state appena rilasciate. E un meraviglioso sentimento mi ha pervasa quando il presidente Monson mi ha informato che le mie consigliere erano state chiamate. Egli disse: «Lei non deve essere sola». Poi ha aggiunto subito: «Lei non è sola».

Ho una testimonianza della verità di queste parole, e quale conforto esse mi danno! Quattro anni fa, quando mi trovai improvvisamente vedova, con il più giovane dei miei cinque figli in procinto di partire per la missione, mi sentii molto sola. A quel tempo facevo lunghe passeggiate, e un giorno dissi a una vicina che mi sorprendevo spesso a pensare alla giovinezza. Ella disse: «Davvero? Mi chiedo perché». Conclusi che forse cercavo di ricordare come ero prima di sposarmi. Dissi: «Se mai avrò la possibilità di lavorare di nuovo con i giovani, sarò molto più paziente, molto più gentile e molto più affettuosa». E da allora ho aggiunto: «Farò tutto quanto è in mio potere per incoraggiare i giovani a prepararsi per il futuro».

Vi sono delle occasioni, durante la crescita, in cui ci sentiamo soli o esclusi. I periodi di cambiamento sono periodi in cui si cresce, come ad esempio quando si trasloca, si cambia scuola, si va in missione, si ha un bambino, si vede il nostro bambino andare in missione, si è colpiti da una grave malattia, si perde una persona cara. Ritengo che vi siano alcune cose che ci possono aiutare in questi periodi di crescita, sì che non dobbiamo sentirci troppo soli. Passate più tempo a parlare al Padre celeste e a leggere le Scritture. Ascoltate la voce mite e tranquilla dello Spirito. Voglio citarvi le parole di una giovane in età di Ape: «All’inizio, quando dicevo le preghiere e leggevo le Scritture, non provavo mai un sentimento particolare. Ma dopo due mesi di lettura delle Scritture e di preghiere, cominciai a sentirmi molto felice e imparai ad amare di più la mia famiglia e a essere più buona con tutti».

Quando il profeta Enos ascoltò le parole del Signore, cominciò a provare il desiderio di adoperarsi per il bene del prossimo (vedi Enos 9). Quando cominciamo a pensare agli altri, ci sentiamo meno soli.

Un’altra cosa utile è creare un sistema di supporto. Come un presidente ha bisogno di consiglieri, così tutti abbiamo bisogno di familiari e amici affettuosi e interessati. Un padre disse questo a sua figlia: «Qualcuno si cura di te. Non sempre sono le persone che vorresti si curassero di te, ma c’è sempre qualcuno presente che si cura di te. Infatti probabilmente sai già chi sono queste persone, poiché sono quelle sulle quali hai sempre potuto contare. Questo non cambierà mai» (Joseph Walker, «Value Speak», Chicago Tribune, 3 giugno 1991). Abbiamo bisogno di persone alle quali stiamo a cuore. «I tuoi amici stanno presso di te ed essi ti salveranno di nuovo con cuore ardente e mani amichevoli» (DeA 121:9).

La crescita non avviene senza lavoro e sforzi. Qualche tempo fa la mia figlia minore tornò a casa e disse che il vescovo le aveva chiesto di diventare un’insegnante della Scuola Domenicale. Ella dichiarò: «Non mi sento come un’insegnante della Scuola Domenicale». Le dissi: «Non lo sei ancora, May, ma lo sarai». Crescere richiede lo sviluppo del nostro potenziale. Il Padre celeste conta su ognuna di noi. La fiducia crescerà quietamente in noi, a mano a mano che lavoriamo e acquisiamo esperienza.

Qualche volta commettiamo l’errore di sentire che siamo soli semplicemente perché non riceviamo nessun riconoscimento. Soltanto una piccola parte di ciò che facciamo avviene in pubblico. Il resto si svolge sotto forma di piccole e spesso invisibili azioni. Tuttavia, quando sommate queste piccole azioni, esse diventano mille volte più grandi di quelle per cui ricevete un pubblico riconoscimento. Albert Schweitzer disse che quando paragonate le azioni compiute in pubblico con le piccole azioni compiute in privato, esse sono «come la schiuma sulle onde di un profondo oceano» (Albert Schweitzer, Out of My Life and Thought, New York: H. Holt, 1949, pag. 90). Questo è un pensiero che sarà bene ricordare mentre cresciamo.

A ogni giovane donna della Chiesa che sta crescendo io dico: Non sei sola. Voglio che tu sappia quanto ti voglio bene. Hai idea di quanto pensano a te, parlano di te, pregano per te e ti amano i tuoi genitori e le tue dirigenti? Impara a lavorare e a sviluppare le tue capacità. Rifletti sulle necessità degli altri e presta loro un servizio affettuoso. Offri agli altri il tuo sostegno e schierati in difesa della verità e della rettitudine. Il nostro Padre celeste ti ama. Egli conosce le difficoltà che devi affrontare. Egli sa che tu fosti preparata prima di nascere per vivere in questo tempo. Ho un’assoluta fede nelle parole del nostro profeta, che ha detto: «Voi siete nate in questo periodo della storia per uno scopo sacro e glorioso» («Alle giovani donne della Chiesa», La Stella, gennaio 1987, pag. 78).

Ed ora invito ogni persona adulta della Chiesa a imparare i nomi dei giovani del suo rione o ramo e chiamarli per nome. Incoraggiate i loro sforzi. Date loro il riconoscimento che meritano per le buone cose che fanno. Essi hanno bisogno del nostro sostegno e noi abbiamo bisogno del loro. Probabilmente la cosa più difficile del crescere è che dovete continuare a farlo. Ma non siete sole. Porto testimonianza e esprimo gratitudine per questa conoscenza, nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9