Una voce di ammonimento
La capacità di convincere gli altri con la nostra voce di ammonimento è importante per tutti coloro che sono discepoli di Gesù Cristo per alleanza.
Il Signore, poiché è buono, chiama sempre i Suoi servi ad avvertire le persone di un pericolo imminente. Questa chiamata ad ammonire è resa più difficile e importante dal fatto che gli ammonimenti di maggior valore riguardano i pericoli che le persone non ritengono ancora reali. Pensate a Giona. Egli all’inizio cercò di sfuggire alla chiamata del Signore ad ammonire il cuore indurito degli abitanti di Ninive. Egli sapeva che quel popolo malvagio da sempre rigettava i profeti e qualche volta li metteva a morte. Tuttavia, quando Giona andò innanzi con fede, il Signore lo sostenne e gli dette protezione e successo.
Anche noi possiamo imparare dalle nostre esperienze di genitori e di figli. Quelli di noi che sono genitori provano l’ansietà causata dalla consapevolezza di pericoli che i nostri figli non riescono ancora a vedere. Poche preghiere sono più fervide di quelle di un genitore che chiede di sapere come può allontanare un figlio dal pericolo. La maggior parte di noi hanno avuto la fortuna di dare ascolto alla voce di ammonimento di un genitore.
Ricordo ancora mia madre che mi parlava dolcemente un sabato pomeriggio in cui, ancora bambino, avevo chiesto il permesso di fare una cosa che ritenevo ragionevole e che ella sapeva invece essere pericolosa. Sono ancora stupito dal potere che le fu concesso, credo dal Signore, di distogliermi dalle mie intenzioni con pochissime parole. Se ricordo bene ella disse: «Oh, immagino che riusciresti a farlo. Ma devi decidere tu». L’unico ammonimento fu nell’enfasi che ella dette alle parole «riusciresti» e «decidere». E tuttavia quello mi bastò.
Il suo potere di ammonire usando pochissime parole scaturiva da tre cose che io sapevo di lei. Primo: sapevo che mi amava. Secondo: sapevo che ella aveva fatto prima quello che voleva che facessi io, e ne aveva tratto beneficio. E, tre: ella mi aveva trasmesso la sua sicura testimonianza che la decisione che dovevo prendere era talmente importante che il Signore mi avrebbe detto cosa fare se glieLo avessi chiesto. L’amore, l’esempio e la testimonianza: questi erano i segreti che ella utilizzò quel giorno, e sono sempre stati gli stessi ogni volta che ho avuto la fortuna di ascoltare e quindi obbedire agli ammonimenti di un servo del Signore.
La capacità di convincere gli altri con la nostra voce di ammonimento è importante per tutti coloro che sono discepoli di Gesù Cristo per alleanza. Questa è la responsabilità affidata a ogni membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni: «Ecco, Io vi mandai per attestare e per ammonire il popolo, e conviene ad ogni uomo che è stato avvertito di avvertire il suo prossimo» (DeA 88:81).
Questo comandamento e avvertimento del pericolo furono dati a coloro che erano stati chiamati come missionari all’inizio della Restaurazione. Ma il dovere di avvertire il nostro prossimo ricade su tutti noi che abbiamo accettato l’alleanza del battesimo. Dobbiamo parlare del Vangelo con i nostri amici e parenti non appartenenti alla Chiesa. Il nostro scopo è quello di invitarli a conoscere i missionari a tempo pieno che sono chiamati e messi a parte per insegnare. Quando una persona ha deciso di accettare il nostro invito a essere istruita, si sono create le premesse per avere un buon simpatizzante, per avere una persona che abbia molte più possibilità di entrare nelle acque del battesimo e rimanere fedele.
Come membri della Chiesa potete aspettarvi che i missionari a tempo pieno o di palo vi chiedano di poter venire a farvi visita. Essi vi aiuteranno a scrivere un elenco di persone alle quali potete far conoscere il Vangelo. Possono chiedervi di pensare a parenti, vicini e conoscenti. Possono chiedervi di indicare la data entro la quale avrete preparato una persona o una famiglia per essere istruita dai missionari e forse invitare i missionari stessi. Io ho fatto questa esperienza. Poiché noi in famiglia accettammo questo invito dei missionari, ebbi la fortuna di celebrare il battesimo di una vedova più che ottantenne, istruita dalle sorelle missionarie.
Quando posi le mani sul suo capo per confermarla membro della Chiesa mi sentii spinto a dire che la sua scelta di farsi battezzare avrebbe benedetto molte generazioni della sua famiglia dopo e prima di lei. Ella ora è morta, ma tra poche settimane andrò al tempio insieme a suo figlio, quando egli sarà suggellato a lei.
Forse voi avete fatto esperienze simili con persone che avete invitato ad essere istruite e perciò sapete che pochi sono i momenti della vita più dolci di questi. Le parole del Signore sono valide per i missionari e per tutti noi: «Ed ora, se la vostra gioia è già grande con un’anima che mi avete portata nel regno di mio Padre, quanto sarà grande, se me ne portate molte!» (DeA 18:16).
I missionari ci aiuteranno e ci incoraggeranno; ma se tali momenti al fonte battesimale e nel tempio verranno più spesso, ciò dipenderà in gran parte da come assolveremo il nostro incarico e da quello che vorremo fare a suo riguardo. Il Signore non userebbe la parola «ammonire» se non vi fosse pericolo. Tuttavia non molte fra le persone che conosciamo se ne rendono conto. Esse hanno imparato a ignorare le sempre più convincenti prove che la società si sta deteriorando e che nella loro vita personale e familiare non c’è la pace che una volta pensavano possibile. Questa tendenza a ignorare i segnali di pericolo può renderci più facile pensare: «Perché dovrei parlare a una persona del Vangelo quando sembra già contenta? Che pericolo c’è per loro, o per me, se non faccio o non dico nulla?»
Ebbene, il pericolo può essere difficile da vedere ma è reale, sia per loro che per noi. Per esempio in un certo momento, nel mondo a venire, tutte le persone che incontrerete sapranno quello che voi sapete ora. Esse sapranno che l’unico modo per vivere per sempre in compagnia dei nostri familiari e alla presenza del nostro Padre celeste e di Suo Figlio Gesù Cristo consiste nello scegliere di entrare per la porta mediante il battesimo per mano di coloro che sono in possesso dell’autorità delegata da Dio. Essi sapranno che l’unico modo in cui le famiglie possono stare insieme per sempre consiste nell’accettare e tener fede alle sacre alleanze fatte nei templi di Dio su questa terra, e sapranno che voi lo sapevate, e si ricorderanno se voi avete offerto loro quello che qualcuno aveva offerto a voi.
È facile dire: «Non è il momento giusto». Ma nella procrastinazione c’è tanto pericolo. Anni fa lavoravo per un tale in California. Mi aveva assunto. Era gentile con me, sembrava avere stima di me. Forse ero l’unico membro della Chiesa che avesse mai conosciuto. Non ricordo tutti i motivi che trovai per aspettare un momento migliore per parlargli del Vangelo. Ricordo soltanto i miei sentimenti di dolore quando seppi, dopo che era andato in pensione e io mi ero trasferito in una città lontana, che lui e sua moglie erano rimasti uccisi mentre di notte tornavano a casa a Carmel, in California. Egli amava sua moglie. Amava i suoi figli. Aveva amato i suoi genitori. Amava i suoi nipoti e amerà sempre i loro figli e vorrà trovarsi con loro per sempre.
Non so dove staranno le moltitudini nel mondo a venire. Ma suppongo che lo incontrerò, che egli mi guarderà negli occhi e che vedrò in essi la domanda: «Hal, tu sapevi. Perché non me ne hai parlato?»
Quando penso a lui e quando penso a quella vedova che battezzai e ai suoi familiari, che ora saranno suggellati a lei e fra loro, desidero fare di meglio. Voglio accrescere il mio potere di invitare le persone ad ascoltare i missionari. Con questo desiderio e con la fede che Iddio ci aiuterà, noi faremo di meglio. Non è difficile capire come.
L’amore viene sempre al primo posto. Un solo atto di bontà raramente basta. Il Signore descrisse l’amore che dobbiamo sentire e che coloro che invitiamo devono vedere in noi con parole come queste: «La carità è paziente» e «soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» (1 Corinzi 13:4, 7).
Ho capito cosa significa «paziente» e «soffre ogni cosa». Una famiglia si trasferì in una casa vicina alla nostra. La casa era nuova, perciò facevo parte della squadra di vicini che dedicarono molte sere a creare un giardino attorno ad essa. Ricordo che l’ultima sera ero accanto al capofamiglia, dopo aver portato a termine il nostro compito. Egli esaminò il lavoro che avevamo fatto e disse a noi che gli eravamo vicini: «Questo è il terzo giardino che voi Mormoni avete creato per noi, e penso che sia il più bello». E poi, con voce calma ma ferma, mi parlò della grande soddisfazione che egli trovava nel far parte della sua chiesa, conversazione che spesso si ripeté negli anni durante i quali visse là.
Durante tutto questo tempo gli atti di premura di cui egli e i suoi familiari erano oggetto non cessarono mai perché i vicini impararono veramente ad amarli. Una sera tornai a casa e vidi un furgone nel suo vialetto. Avevo saputo che si trasferivano in un altro stato. Andai a vedere se potevo dare aiuto. Non riconobbi l’uomo che vidi caricare le masserizie nel furgone. Quando gli fui vicino, disse: «Salve, fratello Eyring». Non l’avevo riconosciuto perché era il figlio ormai cresciuto che era vissuto là e ora era sposato e viveva in un’altra città. E grazie all’affetto che molti gli avevano dimostrato, egli era ora membro della Chiesa. Non conosco la fine di quella storia perché non avrà mai fine. Ma so che ebbe inizio con l’amore.
Secondo, dobbiamo essere esempi migliori di ciò che invitiamo gli altri a fare. In un mondo in preda all’oscurità il comandamento del Signore diventerà sempre più importante: «Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli» (Matteo 5:16).
La maggior parte di noi sono tanto modesti da pensare che la piccola luce del nostro esempio sia troppo debole per essere notata. Ma voi e la vostra famiglia siete osservati da più persone di quante possiate immaginare. La primavera scorsa ebbi occasione di partecipare e parlare, in numerose riunioni, con quasi trecento ministri di culto e dirigenti di altre chiese. Mi incontrai a tu per tu con il maggior numero possibile di loro. Chiesi loro perché essi avevano prestato tanta attenzione al mio discorso nel quale avevo parlato dell’origine della Chiesa, della Prima Visione, del giovane Joseph Smith e dei profeti viventi. Ogni volta essi mi dettero più o meno la stessa risposta: mi raccontarono la storia di una persona o di una famiglia, una storia che ha come protagonisti alcuni di voi. Una storia spesso ripetuta parlava di una famiglia di Santi degli Ultimi Giorni del vicinato: «Erano la più bella famiglia che avessi mai conosciuto». Spesso parlavano di alcune attività comunitarie o dell’aiuto prestato in occasione di una calamità, quando i membri della Chiesa avevano lavorato in maniera che a loro sembrava straordinaria.
Le persone che incontrai in quelle riunioni non riconoscevano ancora la verità della nostra dottrina, ma avevano già veduto i suoi frutti nella vostra vita; perciò erano pronte ad ascoltare. Erano pronte ad ascoltare i principi della Restaurazione, il principio che le famiglie devono essere suggellate per sempre e che il Vangelo può cambiare la nostra stessa natura. Erano pronte grazie al vostro esempio.
La terza cosa che dobbiamo fare meglio è invitare con la nostra testimonianza. L’amore e l’esempio apriranno la via; ma dobbiamo ancora aprire la bocca e portare testimonianza. Saremo aiutati in questo da un semplice fatto. la verità e la scelta sono inseparabilmente connesse. Per ognuno di noi vi sono alcune scelte che dobbiamo fare per qualificarci come testimoni delle verità spirituali. E ognuno, una volta che conosce la verità spirituale, deve scegliere se adeguare ad essa la sua condotta. Questo significa che vi sono alcune cose che dobbiamo fare prima di invitare i nostri amici a fare delle scelte. E quando portiamo loro testimonianza della verità dobbiamo spiegare loro le scelte che, una volta che conosceranno quella verità, dovranno compiere. Vi sono due esempi importanti: invitare qualcuno a leggere il Libro di Mormon e invitare qualcuno ad acconsentire ad essere istruito dai missionari.
Per sapere che il Libro di Mormon è vero dobbiamo leggerlo e fare la scelta indicata da Moroni: pregare per sapere se è vero; e dopo che l’abbiamo fatto possiamo portare testimonianza ai nostri amici, per esperienza personale, che essi possono compiere tale scelta e conoscere la stessa verità. Quando essi sapranno che il Libro di Mormon è la parola di Dio si troveranno dinanzi a un’altra scelta: se accettare o no il vostro invito a essere istruiti dai missionari. Per rivolgere questo invito con la testimonianza, dovrete sapere che i missionari sono servitori di Dio.
Potete acquisire questa testimonianza scegliendo di invitare i missionari a casa vostra per insegnare ai vostri familiari e amici. I missionari saranno lieti di avere questa possibilità. Se vi sedete accanto a loro quando insegnano, come ho fatto io, capirete che essi sono ispirati da un potere superiore ai loro anni e alla loro istruzione. Allora, quando invitate gli altri a scegliere di essere istruiti dai missionari, potete portare testimonianza che essi insegnano la verità e che offrono le scelte che conducono alla felicità.
Forse alcuni di noi possono trovare difficile credere che amiamo abbastanza o che la nostra vita è un esempio abbastanza buono o che il nostro potere di portare testimonianza è sufficiente perché i nostri inviti ai vicini siano accettati. Ma il Signore sapeva che avremmo provato simili sentimenti. Ascoltate le Sue parole di incoraggiamento che Egli comandò che fossero poste all’inizio di Dottrina e Alleanze, quando ci affidò la nostra missione: «E la voce di ammonimento andrà ad ogni popolo per bocca dei miei discepoli che ho scelti in questi ultimi giorni» (DeA 1:4).
Quindi ascoltate la descrizione che Egli fa degli attributi di questi discepoli — ossia di noi: «Le cose deboli del mondo usciranno ed abbatteranno le potenti e le forti … » (DeA 1:19).
E poi: «Affinché la pienezza del mio Vangelo possa essere proclamata dai deboli e dai semplici fino alle estremità del mondo … » (DeA 1:23).
E di nuovo: «E affinché in quanto si umiliarono, potessero essere resi forti, e ricevere le benedizioni dall’alto … » (DeA 1:28).
Questa rassicurazione fu data ai primi missionari della Chiesa e ai missionari di oggi. Ma è anche rivolta a tutti noi. Dobbiamo avere la fede di poter amare abbastanza, e che il Vangelo ha toccato la nostra vita abbastanza da convincere chi ci ascolta che il nostro invito a scegliere proviene dal Maestro, il Quale l’ha emanato in primo luogo.
Egli è l’esempio perfetto di ciò che dobbiamo fare. Avete sentito il Suo amore e la Sua protezione anche quando non avete risposto, come talvolta fanno coloro ai quali proponete di conoscere il Vangelo. Egli vi ha invitati ripetutamente a farvi istruire dai Suoi servitori. Forse non avete riconosciuto ciò nelle visite degli insegnanti familiari e delle insegnanti visitatrici o nella telefonata del vescovo. Ma questi erano i Suoi inviti a lasciarvi aiutare e istruire. E il Signore ha sempre indicato chiaramente le conseguenze, e poi ci ha concesso di scegliere da soli.
Il suo servitore Lehi insegnò ai suoi figli quello che è sempre stato vero per tutti noi: «Ed ora, figli miei, vorrei che voi guardaste al grande Mediatore, ed ascoltaste i Suoi grandi comandamenti; e foste fedeli alle Sue parole, e sceglieste la vita eterna, secondo la volontà del Suo Spirito Santo» (2 Nefi 2:28).
E poi c’è questo incoraggiamento di Giacobbe ad assolvere il vostro obbligo di portare testimonianza, come dovete fare, che la scelta di essere istruiti dai missionari è la via che porta alla vita eterna, il più grande di tutti i doni di Dio: «Rincuoratevi dunque e rammentatevi che siete liberi di agire per voi stessi — di scegliere la via della morte eterna o la via della vita eterna» (2 Nefi 10:23).
Porto testimonianza che soltanto accettando e mettendo in pratica il vangelo restaurato di Gesù Cristo si conosce la pace che il Signore promise in questa vita e la speranza della vita eterna nel mondo a venire. Porto testimonianza che ci è stato dato il privilegio e l’obbligo di proclamare questa verità e di insegnare le scelte che conducono a tante benedizioni per i figli del nostro Padre, che sono nostri fratelli e nostre sorelle. Gesù è il Cristo, Egli vive, e questa è la Sua opera. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9