Camminiamo alla luce dell’Eterno
Il messaggio che vi proclamo, la sfida che vi lancio, la preghiera che vi rivolgo è che vi dedichiate con rinnovato impegno a rafforzare le vostre famiglie.
Mie care sorelle, voglio dirvi subito quanto siamo grati alle donne di questa chiesa. Voi ne siete parte integrante, una parte molto importante. Senza di voi non potrebbe funzionare correttamente.
Voi ci date l’ispirazione; voi ci date un equilibrio. Voi siete una grande riserva di fede e di buone opere. Rappresentate una certezza con la vostra devozione, lealtà, capacità di realizzare. Nessuno può negare il grande ruolo che svolgete per il progresso di questo lavoro in tutta la terra. Voi insegnate nelle organizzazioni della Chiesa, e lo fate bene. Il vostro grado di preparazione è un esempio per tutti noi. Ognuna di voi fa parte di una vasta impresa, la Società di Soccorso, una grande famiglia di sorelle che conta più di quattro milioni di donne. La vostra organizzazione sparsa in tutto il mondo ha il potere di compiere un bene incalcolabile.
Voi siete le custodi della casa; voi incoraggiate i vostri mariti, istruite e nutrite i vostri figli nella fede. Per alcune di voi la vita è difficile, a volte anche amara; ma vi lamentate poco e fate tanto. Quale grande debito abbiamo verso di voi!
Parlando della Società di Soccorso il presidente Joseph F. Smith una volta disse:
«Questa organizzazione è stata creata per volere divino, autorizzata dal volere divino, istituita per volere divino, ordinata da Dio perché operasse per la salvezza delle anime degli uomini e delle donne. Perciò non v’è organizzazione che si possa paragonare ad essa … che possa occupare la stessa posizione che ha questa società …
Fate che la Società di Soccorso sia la principale, la più nobile, la migliore, la più capace organizzazione esistente al mondo. Voi siete state chiamate dalla voce del profeta di Dio a fare proprio questo, a essere donne eccellenti, le più grandi, buone, pure e devote alla verità … » (Minutes of the General Board of the Relief Society, 17 marzo 1914, Historical Department Archives, The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 54—56).
Che grande sfida! In occasione del matrimonio delle nostre figlie e nipoti mia moglie ha fatto loro un bel dono. Non era un aspirapolvere, né un servizio di piatti o un altro oggetto utile. Era un albero genealogico della sua linea materna comprendente sette generazioni, con una bella cornice. Contiene le fotografie della sua trisavola, della bisnonna, della nonna, di sua madre, di se stessa, di sua figlia e della sua nipote sposata da poco.
Ogni donna che compare in questo albero genealogico che abbraccia sette generazioni ha fatto parte o fa parte di una Società di Soccorso. Questo bellissimo albero genealogico è un costante memento per le giovani di questa generazione della grande responsabilità che esse hanno, del grande obbligo che hanno di perpetuare la tradizione di servizio delle loro madri e nonne nell’organizzazione della Società di Soccorso.
Le vostre antenate, come fate voi oggi, sono vissute nella luce dell’Eterno. Sin dal principio è stato vostro compito principale vedere che nessuno avesse fame, che nessuno fosse ignudo, che nessuno mancasse di un tetto. È stato vostro dovere, e lo è adesso, visitare le vostre sorelle ovunque si trovino, dare incoraggiamento quando ne hanno bisogno, rassicurarle del vostro affetto e del vostro interesse per loro. È stato vostro privilegio, e lo è tuttora, dissolvere il velo di tenebre che avvolge gli analfabeti e portare nella loro vita la luce della conoscenza quando insegnate loro a leggere e a scrivere.
Avete avuto e avete la possibilità di trovarvi insieme come sorelle che si amano, si onorano e si rispettano reciprocamente, la possibilità di portare i benefici di una bella amicizia nella vita di decine di migliaia di persone che, senza di voi, rimarrebbero in una situazione davvero triste e solitaria.
L’altra sera ho preso un libro dallo scaffale. Ho letto di nuovo la vita di Mary Fielding Smith, moglie di Hyrum Smith, cognata di Joseph Smith, madre e nonna di due presidenti della Chiesa. Come convertita alla Chiesa, proveniente dall’Inghilterra e poi dal Canada, giunse a Nauvoo quando aveva quasi quarant’anni. Là conobbe e sposò Hyrum Smith, che era rimasto solo con sei figli dopo la morte della prima moglie.
Mary lo amava e diede una nuova dimensione alla sua vita. Cominciò così una vita che le dette tanta felicità, ma fu seguita da un immenso dolore, poiché la sorte le affidò il faticoso e delicato compito di portare la sua famiglia da Nauvoo attraverso l’Iowa a Winter Quarters e, nel 1848, di intraprendere il lungo viaggio per arrivare nella Valle del Lago Salato. All’età di cinquantun’anni ella era ormai esausta, stanca di tante peripezie. Passò a miglior vita il 21 settembre 1852.
La sua vita rappresenta in modo esemplare quella della donna della Società di Soccorso di quei tempi. Alcune delle esperienze che ella fece precedettero l’organizzazione di questa Società avvenuta nel 1842.
Il figlio di Mary, Joseph, nacque in un periodo in cui suo marito si trovava nelle mani dei facinorosi che a quel tempo terrorizzavano Far West. Hyrum e il profeta Joseph furono portati a Liberty, nel Missouri, e là messi in carcere. Per sfuggire all’ordine di sterminio del governatore Lilburn W. Boggs, ella lasciò il Missouri con i figliastri, di cui si era assunta la responsabilità, e con il figlioletto. Sua sorella Mercy depose Mary, gravemente ammalata, su un giaciglio nel cassone di un carro, con accanto il neonato.
Nel febbraio 1839, mentre l’inverno stringeva ancora la terra nella sua morsa, si diressero verso est attraversando lo Stato del Missouri, quindi attraversarono il Fiume Mississippi e raggiunsero Quincy, nell’Illinois, sballottati in un carro senza balestre le cui scosse causavano loro grandi sofferenze.
Quando suo marito e il Profeta fuggirono dal carcere di Liberty e arrivarono a Quincy, la vita migliorò di nuovo. I santi si trasferirono in quella che diventò Nauvoo e fondarono la loro bellissima città sul Mississippi. Ma la pace ebbe breve durata. Il figlioletto aveva meno di sei anni quando una notte bussarono alla sua finestra e un uomo disse: «Sorella Smith, suo marito è stato ucciso!»
Joseph F. Smith non dimenticò mai che sua madre pianse per tutta la notte.
Il mondo di quella donna era crollato. Ella aveva ora una numerosa famiglia alla quale badare. Nell’estate del 1846 essi dissero addio alla loro comoda casa e attraversarono il Fiume Mississippi. Ella fece di tutto: fece debiti, barattò, vendette le sue cose, tutto quello che aveva, per acquistare dei tiri di buoi e dei carri.
Durante il loro soggiorno a Winter Quarters ella e suo fratello scesero lungo il Fiume Missouri per acquistare provviste e indumenti. Avevano due carri, ognuno trainato da due tiri di buoi. Si accamparono per la notte, e quando si svegliarono il mattino seguente si accorsero che i buoi erano scomparsi. Il piccolo Joseph e suo zio passarono tutta la mattina alla ricerca degli animali perduti. Non trovarono nulla. Scoraggiato, il piccolo Joseph tornò a riferirlo a sua madre. La loro situazione era davvero disperata. Quando fu vicino alla madre, la vide inginocchiata, immersa in fervente preghiera, intenta a parlare con il Signore delle loro difficoltà. Quando si rialzò in piedi sul suo volto c’era un sorriso. Disse al figlio e al fratello di preparare la colazione, mentre ella sarebbe andata alla ricerca degli animali. Seguendo un piccolo ruscello, ignorando le indicazioni di un uomo che voleva mandarla in un’altra direzione, ella scese direttamente lungo la sponda del fiume.
Là si fermò e fece segno a suo figlio e a suo fratello di avvicinarsi. Indicò i loro buoi, legati a dei salici che crescevano in un piccolo avvallamento. Il ladro che aveva cercato di dissuaderla ad andare in quella direzione perse il suo bottino, ed essi furono salvi.
La fede di Mary si impresse nel cuore del figlioletto. Egli non lo dimenticò mai. Egli non dubitò mai che sua madre fosse molto vicina al Signore.
Voi tutte conoscete l’episodio di quando uno dei suoi buoi, esausto, si lasciò cadere a terra vicino a morire mentre erano in viaggio verso queste valli nell’Ovest. In un subbuglio di sentimenti di totale disperazione e di semplice fede, ella riuscì ad ottenere dell’olio consacrato e chiese a suo fratello e a un conoscente di benedire il bue. Essi lo fecero, e l’animale si rialzò con rinnovate energie e riprese a trainare il carro per il resto del lungo viaggio.
Questa era la fede dolce, semplice e bella che ornava la vita di quella donna. Ella viveva nella luce dell’Eterno. Ella camminava in quella luce. Era la luce che la guidava in tutte le sue attività. Diventò la Stella Polare della sua vita. Ella era un esempio dell’immensa fede delle donne di questa chiesa, delle donne di questa società, che oggi, su mille fronti, portano avanti il lavoro al quale è dedicata questa straordinaria organizzazione.
Voi, sorelle del nostro tempo, avete una difficoltà in più. Mai in passato, e certamente non durante la nostra generazione, le forze del male sono state tanto arroganti, tanto sfacciate, tanto aggressive come sono oggi. Cose di cui non osavamo parlare in passato, ora vengono continuamente proiettate nel nostro soggiorno. Ogni ritegno è stato abbandonato, e i giornalisti e i cosiddetti esperti parlano esplicitamente di cose disgustose che possono soltanto destare la curiosità e indurre al male.
Alcuni ai quali guardavamo come nostri capi ci hanno tradito. Siamo delusi e sconcertati. E le loro azioni sono soltanto la punta dell’iceberg. Sotto questa punta, in strati successivi, c’è tanta corruzione, sporcizia, dissolutezza e comportamento disonesto.
E c’è un motivo per tutto ciò. Penso che sia semplice individuarlo. Penso che le nostre difficoltà, quasi tutte, abbiano origine nelle famiglie della nostra gente. Se vogliamo che vi sia un cambiamento, è là che si devono fare delle riforme. Se vogliamo che vi sia un ritorno ai valori antichi e sacri, questo ritorno deve iniziare nella casa. È nella casa che si impara a conoscere la verità, che si coltiva l’integrità, che si inculca l’autodisciplina e si esprime l’amore.
La casa è stretta d’assedio. Tante famiglie vengono distrutte. Dove sono i padri che dovrebbero presiedere con amore alle loro famiglie? Fortunata davvero è la donna sposata con un brav’uomo, che è amata da lui e che a sua volta lo ama; un uomo che ama i suoi figli, provvede loro, li istruisce, li guida, li alleva e li protegge lungo il tempestoso percorso che li porta dalla fanciullezza alla condizione di adulti.
È nella casa che impariamo a conoscere i valori che ci faranno da guida per tutta la vita. Una casa può essere molto modesta; può trovarsi in un quartiere modesto; ma con un buon padre e una buona madre può diventare un luogo in cui si può crescere felicemente. A mia moglie piace parlare di Sam Levenson. Egli racconta degli anni in cui crebbe in un appartamento affollato in un quartiere povero di New York, dove l’ambiente era tutto fuorché buono. Là, in quel ghetto, sua madre allevò i suoi otto precoci figli. Egli dice: «Le norme morali della nostra casa dovevano essere più alte di quelle osservate nelle strade». Sua madre soleva dire, quando si comportavano come facevano nella strada: «Siete a casa vostra, non nella strada. Questa non è un’osteria né una sala da biliardo. Qui ci comportiamo come esseri umani».
Se qualcuno può cambiare la triste situazione verso la quale stiamo scivolando, siete voi. Levatevi, o figlie di Sion, mostratevi all’altezza della grande sfida che vi aspetta.
Levatevi al di sopra della corruzione, della sporcizia, delle tentazioni che vi circondano.
Consentitemi di rivolgere qualche parola di ammonimento a voi donne che non siete sposate, e ad alcune di voi che lo sono, e lavorano fuori di casa. Lavorate a fianco degli uomini. Sempre più frequenti sono gli inviti ad andare a pranzo, con il pretesto di parlare di lavoro. Viaggiate insieme, soggiornate nello stesso albergo, lavorate insieme.
Forse non potete evitare alcuni di questi contatti; ma potete evitare di mettervi in situazioni compromettenti. Fate il vostro lavoro, ma mantenete le distanze. Non diventate una causa della rovina della famiglia di un’altra donna. Voi appartenete alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Sapete quello che ci si aspetta da voi. Rimanete lontane da ciò che rappresenta una tentazione. Evitate anche l’aspetto del male.
Voi, che siete mogli e madri, siete le ancore della famiglia. Date alla luce i figli. Quale compito immenso e sacro è questo! Mi dicono che tra il 1972 e il 1990 solo negli Stati Uniti vi sono stati ventisette milioni di aborti. Cosa sta accadendo al nostro concetto della santità della vita umana? L’aborto è un male terribile, reale, ripugnante, che inonda la terra. Imploro le donne di questa Chiesa di evitarlo, di levarsi al di sopra di questo, di rimanere lontane dalle compromettenti situazioni che potrebbero farlo sembrare consigliabile. Vi sono assai poche circostanze in cui ciò può avvenire, ma sono estremamente poche e poco probabili. Voi siete le madri dei figli e delle figlie di Dio, la cui vita è sacra. Proteggerli è un compito che vi è stato affidato da Dio e che non potete trattare con leggerezza.
Coltivate il vostro matrimonio. Proteggetelo e adoperatevi per mantenerlo saldo e bello. Il divorzio sta diventando così comune, tanto diffuso che, come rivelano gli studi, entro pochi anni la metà dei matrimoni finirà nel divorzio. Questo avviene anche tra alcuni che sono stati suggellati nella casa del Signore. Il matrimonio è un contratto, un contratto impegnativo; è l’unione tra un uomo e una donna nell’ambito del piano dell’Onnipotente. Può essere fragile; richiede cure e molti sforzi. Devo purtroppo ammettere che alcuni mariti sono prepotenti, alcuni sono cattivi, alcuni indifferenti, alcuni malvagi. Sono dediti alla pornografia e cercano situazioni che li porteranno alla rovina; distruggono le loro famiglie e distruggono il più sacro di tutti i rapporti.
Compiango l’uomo che una volta ha guardato negli occhi una bellissima giovane e l’ha presa per mano davanti all’altare della casa del Signore, le ha fatto delle promesse sacre per l’eternità, e poi, per mancanza di autodisciplina, non coltiva l’aspetto migliore della sua natura, cede alla volgarità e al male, distrugge il rapporto che il Signore gli ha concesso di creare.
Sorelle, proteggete i vostri figli. Vivono in un mondo malvagio. Le forze del male li circondano. Sono orgoglioso di tanti vostri figli e figlie che vivono in modo esemplare. Ma sono profondamente preoccupato per molti altri che gradualmente si lasciano attirare dalle vie del mondo. Nulla è più prezioso per voi madri, assolutamente nulla. I vostri figli sono le cose più preziose che mai avrete in questa vita e in tutta l’eternità. Sarete davvero fortunate se, quando sarete vecchie, potrete guardare coloro che avete portato nel mondo e vedere che sono persone rette, che vivono virtuosamente, che si comportano con integrità.
Penso che allevare i figli sia più di un lavoro part-time. Mi rendo conto che alcune donne devono lavorare; ma temo che ve ne siano troppe che vanno a lavorare soltanto per permettersi qualche lusso in più e qualche giocattolo più bello.
Se dovete lavorare, avete un fardello più grande da portare. Non potete permettervi di trascurare i vostri figli. Essi hanno bisogno della vostra guida nello studio, nel lavoro in casa e fuori casa; hanno bisogno del nutrimento spirituale che soltanto voi potete fornire in modo adeguato: dell’amore, del sostegno, dell’incoraggiamento, della vicinanza di una madre.
Le famiglie si dividono in tutto il mondo. I rapporti familiari sono tesi perché le donne devono cercare di assolvere gli impegni di due lavori a tempo pieno.
Ho avuto molte occasioni di parlare con le autorità civiche, che condannano ciò che sta avvenendo nelle nostre strade a causa delle bande giovanili. Vi sono bambini che uccidono altri bambini, che passano il tempo facendo cose che potranno portarli soltanto al carcere o alla morte. Ci troviamo davanti a una crescente marea di figli nati da madri senza marito. Il futuro di questi figli è quasi inevitabilmente compromesso dal giorno in cui nascono. Ogni famiglia ha bisogno di un buon padre.
In questo paese non facciamo a tempo a costruire nuove carceri che già sono piene.
Non esito a dire che voi madri potete fare più di qualsiasi altro gruppo di persone per cambiare questa situazione. Tutti i problemi hanno le radici nelle case della gente. Sono le famiglie divise che causano la rovina della società.
Perciò questa sera, mie amate sorelle, il messaggio che vi proclamo, la sfida che vi lancio, la preghiera che vi rivolgo è che vi dedichiate con rinnovato impegno a rafforzare le vostre famiglie.
Tre anni fa, in questa stessa riunione, lessi per la prima volta in pubblico il proclama sulla famiglia emanato dalla Prima Presidenza e dal Consiglio dei Dodici Apostoli. Spero che ognuna di voi ne abbia una copia e lo legga spesso con attenzione e serietà. Questo proclama espone i nostri grandi concetti del matrimonio e della famiglia, di un uomo e una donna uniti da un sacro legame nell’ambito del piano eterno dell’Onnipotente.
Ed ora, per concludere, desidero esprimere nuovamente la mia profonda gratitudine, la mia profonda riconoscenza alle donne di questa chiesa per gli stupendi figli e figlie che esse attualmente educano, istruiscono e aiutano a prendere il loro posto nel mondo. È un compito che non avrà mai fine. È un compito che non avrà mai un termine. Possa la luce del Signore splendere su di voi. Possa il Signore aiutarvi a svolgere il vostro grande e sacro lavoro.
Vi impartisco la mia benedizione, vi porto la mia testimonianza e vi esprimo tutto il mio affetto. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9