«Sommo sacerdote dei futuri beni»
Alcune benedizioni vengono presto, alcune tardi, alcune arriveranno solo quando saremo in cielo; ma per coloro che abbracciano il vangelo di Gesù Cristo vengono senz’altro.
Nei giorni in cui abbiamo particolare necessità dell’aiuto del Vangelo, faremmo bene a ricordare uno dei titoli dati al Salvatore nell’Epistola agli Ebrei. Parlando del «ministerio di tanto più eccellente» del Salvatore e del motivo per cui Egli è il «mediatore d’un patto anch’esso migliore», pieno di «migliori promesse», l’autore di questa epistola—probabilmente l’apostolo Paolo—spiega che con la Sua mediazione e espiazione Cristo divenne un «sommo sacerdote dei futuri beni».1
Ognuno di noi attraversa dei momenti in cui ha bisogno di sapere che le cose andranno meglio. Moroni parla di questo nel Libro di Mormon definendolo: «speranza in un mondo migliore».2 Per godere di salute psichica e forza spirituale ognuno di noi deve poter guardare innanzi a un meritato riposo, a cose piacevoli, a cose che rinnovano la vita e la speranza, siano esse ormai vicine o ancora nel lontano futuro. Basta semplicemente sapere che prima o poi ci arriveremo; che sia vicina oppure lontana, abbiamo la promessa di «futuri beni».
La mia asserzione è che questo è esattamente quello che il vangelo di Gesù Cristo ci offre, specialmente nei momenti di necessità. È disponibile un aiuto. È disponibile la felicità. C’è veramente una luce alla fine del tunnel. È la Luce del mondo, la stella splendente del mattino, la luce che non si spegne mai, che non potrà mai essere oscurata.3 È il Figlio di Dio in persona. Con una lode di molto più grande di quella di Romeo potremmo dire: «Quale luce spunta lassù da quella finestra?» È il ritorno della speranza, e Gesù è il Sole.4 A tutti coloro che lottano per vedere questa luce e trovare questa speranza io dico: perseverate! Continuate a sforzarvi. Dio vi ama. Le cose andranno meglio. Cristo viene a voi nel Suo «ministerio di tanto più eccellente» con un futuro di «migliori promesse». Egli è il vostro «sommo sacerdote dei futuri beni».
Penso ai missionari di nuova chiamata che lasciano familiari e amici per affrontare in molte occasioni rifiuti e scoraggiamento e, almeno da principio, un momento o due di nostalgia di casa.
Penso alle giovani madri e ai giovani padri che hanno dei figli mentre stanno ancora studiando—o hanno appena finito di farlo—che si sforzano di far quadrare il bilancio pur sperando in una migliore situazione economica in futuro. Al tempo stesso penso agli altri genitori che darebbero tutto ciò che possiedono per poter riabbracciare un figlio traviato.
Penso ai genitori soli che devono affrontare tutte queste cose senza il sostegno di un coniuge, essendo stati colpiti dalla morte o dal divorzio, dall’allontanamento o dall’abbandono o da altre calamità che non prevedevano nei giorni felici e che sicuramente non desideravano.
Penso a coloro che vorrebbero sposarsi e non riescono a farlo, a coloro che desiderano avere dei figli e non ne hanno, a coloro che hanno molti conoscenti ma pochi amici, a coloro che sono in lutto per la morte di una persona cara o sono afflitti dalla malattia. Penso a coloro che soffrono a causa del peccato—commesso da loro stessi o da qualcun altro—e a coloro che hanno bisogno di sapere che possono tornare, e che può tornare la felicità. Penso alle persone sole e agli oppressi che sentono che la vita li ha abbandonati, o che ora vorrebbero che li abbandonasse. A tutte queste persone e a tante altre io dico: tenetevi stretti alla vostra fede. Tenetevi stretti alla vostra speranza. «Pregate sempre e siate credenti».5 Proprio come Paolo scrisse di Abrahamo, «sperando contro speranza», credete «senza venir meno nella fede», non vacillate per incredulità, ma siate forti per la vostra fede e pienamente convinti del fatto che quello che Dio ha promesso, Egli è «anche potente da effettuarlo».6
Anche se non potete sempre vedere una luce in mezzo alle avversità, Dio è in grado di farlo, poiché Egli è la fonte della luce che voi ⌦cercate. Egli vi ama e conosce i vostri timori. Egli ode le vostre ⌦preghiere. Egli è il vostro Padre celeste, e sicuramente mescola le Sue lacrime con quelle dei suoi figli.
Nonostante questi consigli so che alcuni di voi si sentono veramente in balia delle onde nel senso più reale di questo termine. E proprio mentre siete in balia delle onde, potete piangere insieme al poeta:
«Fa notte. Non so dov’è il guado.
Ogni cosa è cambiata.
Le rocce appaiono minacciose, Signore,
E ho tanta paura.7
No, non è perché non so riconoscere le tempeste della vita, ma ⌦proprio perché le conosco personalmente, porto testimonianza dell’amore di Dio e del potere del Salvatore di sedare la tempesta. Ricordate che Egli si trovò nel bel mezzo di essa insieme con i più inesperti, i più giovani, i più timorosi. Soltanto Colui che ha combattuto contro quelle minacciose onde è giustificato nel dire a noi—come al mare—«Taci, calmati!»8 Soltanto Colui che ha affrontato la violenza di tali avversità può dirci a ragion veduta di farci animo.9 Questo consiglio non è semplicemente un discorso di incoraggiamento sul potere del pensiero positivo, anche se pensare positivamente è tanto necessario nel mondo. No, Cristo sa meglio di ogni altro che le prove della vita possono essere molto dure, e che noi non siamo sciocchi se lottiamo contro di esse. Il Signore evita la facile retorica, ma rimprovera la mancanza di fede come deplora il pessimismo. Egli si aspetta che noi crediamo!
Nessuno ebbe mai occhi più penetranti dei Suoi, e molto di quello che vedeva Gli riempiva il cuore di dolore. Sicuramente i Suoi orecchi udivano ogni invocazione di aiuto, ogni richiesta di soccorso, ogni gemito di disperazione. In una misura molto maggiore di quanto potremo mai capire, Egli fu un «uomo di dolore, e familiare col patire».10 Forse per l’uomo della strada in Giudea la carriera di Gesù poté sembrare un fallimento, una tragedia, quella di un uomo totalmente sopraffatto dai mali che Lo circondavano e dalle cattive azioni degli altri. Egli fu frainteso, e anche odiato, fin dal principio. Qualunque cosa dicesse o facesse, le Sue dichiarazioni erano distorte, le Sue azioni sospette, i Suoi motivi fraintesi. In tutta la storia del mondo nessuno ha mai amato con tanta purezza, né servito con tanto altruismo, ed è stato trattato in modo così diabolico per le sue azioni. Tuttavia nulla poteva toglierGli la fede nel piano di Suo Padre o nelle promesse di Suo Padre. Anche nelle ore più buie del Getsemani e del Calvario Egli continuò a confidare in Dio, anche se temette momentaneamente che Lo avesse abbandonato.
Poiché gli occhi di Cristo erano fermamente rivolti al futuro, Egli poté sopportare tutto quello che Gli era chiesto, soffrire come nessun uomo può mai soffrire «a meno che ne muoia»,11 come disse re Beniamino; assistere alla distruzione di tante vite e vedere le promesse dell’antica Israele ora in rovina attorno a Lui, e continuare a dire, allora come ora: «Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti».12 Come riusciva a farlo? Come poteva crederlo? Poiché Egli sa che per i fedeli ogni cosa infine andrà bene. Egli è un Re, Egli parla con la debita autorità; Egli sa che cosa si può promettere. Egli sa che «l’Eterno sarà un alto ricetto all’oppresso, un alto ricetto in tempi di distretta … Il povero non sarà dimenticato per sempre, né la speranza de’ miseri perirà in perpetuo».13 Egli sa che «l’Eterno è vicino a quelli che hanno il cuor rotto e salva quelli che hanno lo spirito contrito». Egli sa che «l’Eterno riscatta l’anima de’ Suoi servitori, e nessuno di quelli che confidano in Lui sarà condannato».14
Perdonatemi se faccio una conclusione del tutto personale, che non rispecchia il terribile fardello che molti di voi portano, ma che ha lo scopo di incoraggiarvi. Quasi esattamente trent’anni fa una piccola famiglia attraversò gli Stati Uniti per consentire al padre di terminare gli studi. Non avevano soldi, soltanto una vecchia automobile. Ogni loro bene terreno era stipato in uno spazio più piccolo della metà del più piccolo rimorchio. Dopo aver detto addio ai loro preoccupati genitori, avevano percorso appena cinquanta chilometri di autostrada quando la loro macchina si bloccò.
Dopo essere riuscito a portare la macchina sulla corsia di emergenza, il giovane padre osservò il vapore che usciva dal radiatore, sentendo che anche la sua pressione aumentava. Quindi, lasciando la moglie fiduciosa e i due figli innocenti—il più piccolo dei quali aveva appena tre mesi—ad aspettarlo nell’automobile, egli percorse a piedi i circa cinque chilometri che lo separavano dalla grande metropoli di Kanarraville, nell’Utah meridionale, che a quel tempo contava 65 abitanti. Riuscì a procurarsi dell’acqua alla periferia del paese e una brava persona si offrì di dargli un passaggio fin dove lo aspettava la sua famiglia. Fu messa l’acqua nel radiatore, e l’automobile poté molto lentamente essere riportata a St. George per le riparazioni necessarie.
Un’accurata ispezione durata più di due ore non rivelò nessun guasto immediato, perciò la famiglia riprese il viaggio. Esattamente dopo lo stesso tempo ed esattamente nello stesso punto dell’autostrada, l’auto si bloccò di nuovo. Il punto in cui si fermò non era lontano più di cinque metri da quello precedente, forse neppure due metri. Evidentemente le più esatte leggi della fisica automobilistica erano al lavoro.
Sentendosi ora più sciocco che adirato, il giovane padre afflitto lasciò di nuovo i suoi cari e tornò a chiedere aiuto. Questa volta l’uomo che gli aveva dato l’acqua in precedenza disse: «O tu, o uno che ti somiglia molto, dovreste procurarvi un nuovo radiatore per l’automobile». Per la seconda volta un brav’uomo si offrì di riportarlo alla macchina e ai suoi preoccupati passeggeri. Egli non sapeva se ridere o piangere davanti alla situazione di quella famiglia.
«Venite da molto lontano?» chiese. «Abbiamo percorso appena cinquanta chilometri», gli risposi. «Quanto vi resta da percorrere?» «Quattromiladuecento chilometri», gli dissi. «Ebbene, lei potrà fare questo viaggio, e sua moglie con quei due piccini potranno farlo anche loro, ma nessuno di voi ce la farà in questa automobile». La sua fu una profezia che si avverò sotto ogni aspetto.
Proprio due settimane fa sono passato nel punto in cui la rampa di uscita dall’autostrada porta a un’area di servizio situata esattamente cinque chilometri a ovest di Kanarraville, nell’Utah. La stessa brava e leale moglie, la mia più cara amica e il mio più grande sostegno per tutti questi anni, era addormentata sul sedile accanto a me. I due bambini del racconto e il fratellino che in seguito si unì a loro sono ormai cresciuti, sono stati in missione, si sono sposati felicemente e ora hanno a loro volta dei figli. L’automobile in cui viaggiavamo questa volta era poco costosa, ma comoda e sicura. Infatti, eccetto che per la presenza della mia cara Pat che riposava tranquillamente al mio fianco, nulla in quel momento di due settimane fa era sia pur minimamente simile alle disastrose circostanze in cui ci eravamo trovati trenta anni prima.
Tuttavia con gli occhi della mente, anche se per un solo istante mi sembrò di vedere su quella corsia di emergenza una vecchia automobile con dentro una giovane moglie e due bambini che cercavano di affrontare di buon animo una situazione difficile. Proprio davanti a loro immaginai di vedere un giovane che camminava verso Kanarraville, con una lunga distanza ancora da percorrere. Le sue spalle sembravano un po’ curve sotto il peso dei ⌦suoi timori di giovane padre. Per usare l’espressione proposta dalle Scritture, le sue braccia sembravano davvero «cadenti».15 Tanto viva ⌦era quell’immagine che non potei resistere alla tentazione di gridargli: «Non rinunciare, ragazzo mio. Non rinunciare. Continua a camminare. Continua a sforzarti. Davanti a te hai aiuto e felicità—in grande quantità—almeno per trent’anni e ancora di più. Tieni alta la testa. Tutto alla fine andrà bene. Confida in Dio e credi nei futuri beni».
Porto testimonianza che Dio vive, che è il nostro Padre Eterno e che ama ognuno di noi con il Suo amore divino. Porto testimonianza che Gesù Cristo è il Suo Unigenito Figliuolo nella carne, il Quale, avendo trionfato in questo mondo, ora è erede dell’eternità, coerede di Dio e sta alla destra di Suo Padre. Porto testimonianza che questa è la vera chiesa e che Essi ci sostengono nell’ora del bisogno; e così sempre faranno, anche se non sempre riconosceremo il Loro intervento. Alcune benedizioni vengono presto, alcune tardi, alcune arriveranno solo quando saremo in cielo; ma per coloro che abbracciano il vangelo di Gesù Cristo vengono senz’altro. Di questo io posso portare personale testimonianza. Ringrazio il mio Padre in cielo per la Sua bontà passata, presente e futura, e lo faccio nel nome del Suo amato Figliuolo, il più generoso dei sommi sacerdoti, il Signore Gesù Cristo. Amen. 9