Lezioni che impariamo da Laman e Lemuele
Laman e Lemuele diventarono ribelli anziché capi, pieni di risentimento anziché persone rette, e tutto questo perché mancarono di capire sia la personalità di Dio che i Suoi propositi.
Come le sue parole profetiche hanno appena dimostrato, siamo molto fortunati di avere il presidente Hinckley.
Fratelli e sorelle, su pagine sottili ma piene di significato troviamo passi delle Scritture quasi nascosti. Perciò siamo esortati a scrutare, nutrire e meditare (vedere Giovanni 5:39; Alma 14:1; Alma 33:2; Moroni 10:3; 2 Nefi 9:51). In special modo, tuttavia, dobbiamo anche fare in maggiore misura quello che faceva Nefi, ossia applicare a noi tutte le Scritture (1 Nefi 19:23).
È interessante notare che l’invito ad applicare le parole delle Scritture si trova due volte per quanto riguarda Laman e Lemuele, che alcuni considerano personaggi senza importanza. Considerate dunque come l’applicazione delle parole che seguono non riguardi solo questi due personaggi: «E così Laman e Lemuele, che erano i maggiori, mormoravano … perché non conoscevano le vie di quel Dio che li aveva creati» (1 Nefi 2:12; vedere anche Mosia 10:14).
Non capire le «vie del Signore» riguardo ai Suoi figli—ossia i Suoi rapporti con loro—è fondamentale. Mormorare è soltanto uno dei sintomi, e non è l’unica conseguenza. Infatti, fratelli e sorelle, questo fallimento influisce su ogni altra cosa!
Non capire una cosa tanto essenziale significa non conoscere Dio, il Quale infine viene ad essere erroneamente veduto come irraggiungibile, privo di interesse, indifferente e incapace—in realtà una divinità menomata e sminuita—delle cui apparenti limitazioni, per colmo di ironia, alcuni sono pronti a lamentarsi.
In precedenza Laman aveva rifiutato il ruolo che avrebbe dovuto svolgere e invece voleva essere il «grande capo»—e si risentiva continuamente della guida spirituale impartita da Nefi. Lemuele non era soltanto il fedele seguace di Laman, ma era anche l’esecutore dei suoi desideri consentendogli di aizzarlo (vedere 1 Nefi 16:37–38). Se invece Laman fosse stato completamente isolato, alcune conseguenze sarebbero state molto diverse. Anche nella nostra società vi sono degli esecutori che si lasciano aizzare contro ciò che è buono. Essi non hanno diritto di transito più di quanto ne abbia Lemuele. Come lui non attirano molto l’attenzione, ma la loro ipocrisia è grande!
Le esortazioni impartite a Laman e Lemuele «erano difficili da capire, a meno che non si chieda al Signore; ed essendo essi duri di cuore, non si rivolgevano dunque al Signore come avrebbero dovuto» (1 Nefi 15:3).
Questo fallimento nel credere in un Dio di rivelazioni era particolarmente importante. Alcune persone moderne che desiderano prendere le distanze da Dio cercano di relegare la Sua presenza esclusivamente nel passato. Credendo in un tale Dio menomato, le persone possono praticamente fare ciò che vogliono. Non ci vuole molto per poter dire che Dio non esiste, e perciò non vi sono né leggi né peccati! (Vedere 2 Nefi 2:13; vedere anche Alma 30:28).
Come Laman e Lemuele molti oggi relegherebbero Dio soltanto nel passato. Egli cesserebbe di essere il Dio immutabile di ieri, di oggi e di domani (vedere 2 Nefi 27:23). In effetti Dio ha davanti a Sé il passato, il presente e il futuro, che costituiscono un «eterno ‹ora›» (Insegnamenti del profeta Joseph Smith a cura di Joseph Fielding Smith, 171; vedere anche DeA 130:7).
In breve, la mancanza di forza di carattere impediva a Laman e Lemuele di capire la perfetta personalità di Dio. Non dobbiamo stupirci che il profeta Joseph Smith abbia detto: «Se gli uomini non comprendono la natura di Dio, non comprendono se stessi» (Insegnamenti, 272).
Laman e Lemuele non si rendevano neppure conto che un Dio affettuoso è inevitabilmente un padre che vuole insegnare, che vuole che i Suoi figli siano veramente felici e tornino a casa. La mancata conoscenza delle «vie» di Dio impediva a Laman e Lemuele di riconoscere un’importante attributo della personalità di Dio: il Suo amore! Perciò i loro mormorii erano sintomo di una patologia patetica.
Laman e Lemuele non capivano neppure che le «vie» di Dio comprendevano l’invio di profeti per ammonire il popolo. Il Signore aveva chiamato a questo compito Lehi, ma Laman e Lemuele erano evidentemente imbarazzati per il ruolo poco apprezzato del loro padre e per la sua ferma opposizione alla mentalità allora prevalente a Gerusalemme.
Spiritualmente insensibili, Laman e Lemuele ritenevano che gli abitanti di Gerusalemme non meritassero tante severe critiche dal profeta (vedere 1 Nefi 2:13). Tuttavia era già in atto un diffuso declino spirituale che era avvenuto «nello spazio di non molti anni» (Helaman 4:26). Un declino parallelo e altrettanto dannoso non viene neanche oggi notato da tante persone, da coloro che sono impegnati a marciare verso il mare come tanti lemming, spesso orgogliosi del loro individualismo! I consigli loro rivolti vengono considerati insulti, gli avvertimenti un attentato al loro libero arbitrio.
Laman e Lemuele non capivano inoltre un principio fondamentale: che un Dio che vuole ammaestrare i Suoi figli può chiedere loro di fare delle cose difficili. Il ruolo dell’avversità è spiegato in questo severo ma ispirato principio: «Nondimeno il Signore ritiene opportuno castigare il suo popolo; sì, egli mette alla prova la sua pazienza e la sua fede» (Mosia 23:21). La loro triste aspettativa di una vita comoda è evidente nell’irritazione che li dominava nel cercare di ottenere le tavole da Labano, nel sopportare la dura vita del deserto, nel costruire una nave, nell’attraversare un vasto oceano (vedere 1 Nefi 3–4). Resi insensibili, Laman e Lemuele semplicemente non condividevano la fiducia di Nefi che il Signore non avrebbe mai comandato ai Suoi figli di fare cose difficili senza prima preparare loro la via (vedere 1 Nefi 3–7).
I loro enormi errori li portavano a incoerenze quasi comiche: ad esempio, Laman e Lemuele credevano che Dio aveva potuto sconfiggere Faraone e il grande esercito degli egiziani al Mar Rosso, ma non che fosse in grado di sconfiggere un qualunque Labano! Quante persone del nostro tempo si assoggettano senza coerenza e cercano il favore di caporioni terreni?
Notate il confine spirituale, che precede quello geografico, evidenziato nella divisione finale tra i Lamaniti e i Nefiti: «Io, Nefi, presi la mia famiglia … e tutti coloro che vollero venire con me … che credevano nei suggerimenti e nelle rivelazioni di Dio; pertanto essi dettero ascolto alle mie parole» (2 Nefi 5:6).
Laman e Lemuele non vollero prendere il frutto dell’albero della vita che è l’amore di Dio (vedere 1 Nefi 11:25). L’amore che Dio ha per i Suoi figli è espresso in maniera sublime dal dono di Gesù come nostro Redentore: «Poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito figliuolo» (Giovanni 3:16). Essere partecipi dell’amore di Dio significa essere partecipi dell’espiazione di Gesù e dell’emancipazione e della gioia che essa ci porta. Chiaramente Laman e Lemuele avevano tale fede—specialmente in un Cristo ancora a venire! (Vedere Giarom 1:11).
Al contrario Nefi aveva «una grande conoscenza della bontà … di Dio». Perciò abbiamo la sua ferma dichiarazione: «So che [Dio] ama i Suoi figliuoli; nondimeno non conosco il significato di tutte le cose» ⌦(1 Nefi 1:1; 11:17). Se amiamo Dio e conosciamo la Sua bontà, confidiamo in Lui anche quando siamo confusi o incerti.
Perciò Laman e Lemuele non capivano il rapporto che c’è tra gli uomini e Dio e, peggio ancora, in realtà non volevano capirlo. Essi cercavano di tenere le distanze da Dio. Inoltre, essendo intellettualmente indolenti, non apprezzavano le benedizioni di cui godevano, mentre la gratitudine avrebbe diminuito tale distanza. Ma per Laman e Lemuele non veniva mai il momento di fare un inventario.
Laman e Lemuele dimostravano anche un’incostante curiosità per le cose spirituali. È vero che una volta fecero delle domande precise riguardo al significato di una visione dell’albero, del fiume e della verga di ferro. Tuttavia le loro domande erano in realtà piuttosto di collegare dei punti dottrinali, invece di collegarsi essi stessi con Dio e con i Suoi propositi riguardo a loro. Essi certamente non «applicavano» a loro stessi le risposte (vedere 1 Nefi 19:23).
La loro contrizione non durava mai a lungo, come ad esempio durante l’intervallo tra l’apparizione dell’angelo e il momento in cui essi, Laman e Lemuele, ripresero a mormorare (1 Nefi 3:31). Una volta davanti al potere di Nefi essi ammisero, sia pure superficialmente, che il Signore era con lui, ma presto ripresero a tenere un comportamento riprovevole durante la navigazione (vedere 1 Nefi 17:55; vedere anche 1 Nefi 18:8–9). La loro ricorrente violenza indicava che i loro risentimenti non erano semplicemente divergenze intellettuali e astratte.
Laman e Lemuele erano spaventati dal potere di Labano, ma la loro paura del potere dimostrava soltanto il potere della paura. Poiché «l’amore perfetto scaccia ogni timore», la loro limitata capacità di amare era perciò molto evidente (vedere Moroni 8:16; vedere anche 1 Giovanni 4:18). Essendo privi di principi, purtroppo erano anche incapaci di amare!
Perciò Laman e Lemuele per il loro cuore indurito raramente rispondevano alla gentilezza degli altri. Essi non conoscevano l’empatia, una qualità eterna. Quando Lehi li esortava con tutti i sentimenti di un genitore affettuoso e preoccupato, l’effetto era di solito un maggiore risentimento, una ragione per dare risposte crudeli a genitori, fratelli e sorelle (vedere 1 Nefi 8:37). Quando Nefi dimostrava il suo dolore per il loro comportamento, Laman e Lemuele «ne [godevano] in cuor loro» (vedere 1 Nefi 17:19). Era già brutto ricevere degli ammonimenti; peggio ancora se provenivano da Nefi!
Irritabili e pronti a lamentarsi, essi sembravano incapaci di ricordare le passate difficoltà abbastanza a lungo per poter affrontare quelle nuove. Invece, mancando di una prospettiva del Vangelo, le cure del momento, come la preoccupazione per un arco spezzato, una cosa da nulla, soverchiavano le cose dell’eternità. Anche il nostro è un periodo di etiche contingenti che vedono ogni uomo preoccuparsi soltanto di se stesso, come se i Dieci Comandamenti riguardassero altre persone!
Quando arrivarono in entrambi i paesi di Abbondanza, Laman e Lemuele pensavano veramente che una navigazione compiuta con tanta perizia fosse soltanto frutto del caso? Forse Nefi aveva soltanto indovinato cos’era meglio fare? (Vedere Helaman 16:16). La loro ingratitudine per quanto riguarda la Liahona solleva questa domanda: Che cosa pensavano veramente Laman e Lemuele di quello straordinario strumento? Era soltanto un oggetto utile o uno strumento di serie in dotazione a ogni nave?
Per colmo di ironia molti individui simili a Laman e Lemuele, che sono i primi a chiedere dei segni, sono anche i primi a ignorarli. Alcuni chiedono altri miracoli, pur mentre si cibano ogni giorno di manna dimenticandone la straordinaria Fonte.
Perciò, fratelli e sorelle, è preferibile avere lo Spirito Santo come «costante compagno» (vedere DeA 121:46) anziché avere dei miracoli ricorrenti. Si deve tuttavia sempre ricordare che lo Spirito Santo, pur essendo un consolatore, non è un intruso!
Il rifiuto da parte di Laman e Lemuele dei profeti e delle Scritture significa che non potevano esserci applicazioni utili o motivi di ricordare, né rivelazioni personali pertinenti a loro e al loro tempo. Essi semplicemente non si rendevano conto che le vie di Dio sono più alte delle vie dell’uomo (vedere Isaia 55:9). Essi godevano della loro pigrizia intellettuale, nel loro ambiente equivalente al grande e spazioso edificio in cui dimoravano i superbi (vedere 1 Nefi 8:26, 31).
Perciò Laman e Lemuele diventarono ribelli anziché capi, pieni di risentimento anziché di rettitudine, e tutto questo perché mancarono di capire sia la personalità di Dio che i Suoi propositi e i Suoi rapporti con i Suoi figli.
Per quanto riguarda il loro livello spirituale, Laman e Lemuele erano tristemente degli zeri. È vero che potremmo conoscere altre cose riguardo a loro, ma ciò non cambierebbe il quadro generale. Se per qualche aspetto essi appaiono come personaggi che non si sono sviluppati è perché in loro c’era un vuoto struggente, che avrebbe potuto essere riempito dall’amore di Dio. Nella visione abbiamo la triste scena in cui Lehi si guarda ansiosamente attorno per cercare Laman e Lemuele «per poterli forse vedere». Infine Lehi li vede, «ma essi non vollero … mangiare del frutto» ⌦(1 Nefi 8:17–18; vedere anche 1 Nefi 11:25; 8:35; 2 Nefi 5:20). Tra tutti i castighi che una persona ⌦può infliggere a se stessa, questo epitaffio di sette parole descrive quello più terribile e di maggiore conseguenza.
Misericordiosamente, fratelli e sorelle, la ricca Restaurazione ci offre altri mezzi per capire i rapporti tra Dio e i Suoi figli, compreso quello con ognuno di noi personalmente. Possiamo godere del Suo amore applicando a noi stessi la gloriosa espiazione di Gesù, per diventare più simili a Lui. Applicando a noi preziosi passi delle Scritture affretteremo questo prezioso processo. Prego che possiamo farlo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9