2010–2019
Prepararsi per il ritorno del Signore
Conferenza generale di aprile 2019


15:16

Prepararsi per il ritorno del Signore

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è unica nella sua capacità e nel suo incarico di compiere i preparativi necessari per la seconda venuta del Signore.

Tra due settimane celebreremo la Pasqua. La Risurrezione conferma la divinità di Gesù Cristo e la realtà di Dio Padre. I nostri pensieri si volgono al Salvatore e riflettiamo sulla “Sua vita senza pari e [sull]’infinito potere del Suo grande sacrificio espiatorio”. Spero che penseremo anche al Suo imminente ritorno, quando “Egli governerà come Re dei re e regnerà come Signore dei signori”.

Qualche tempo fa, a Buenos Aires, in Argentina, ho partecipato a una conferenza insieme a dirigenti di molte diverse confessioni religiose. Il loro amore per il prossimo era inequivocabile. Erano dediti ad alleviare le sofferenze e ad aiutare le persone a innalzarsi al di sopra dell’oppressione e della povertà. Ho riflettuto sulle numerose iniziative umanitarie di questa Chiesa, compresi i progetti svolti in collaborazione con alcune delle confessioni religiose presenti alla conferenza. Ho provato una profonda gratitudine per la generosità dei membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che rende possibile questo servizio cristiano.

In quel momento, il Santo Spirito mi ha detto due cose. La prima è che l’opera di ministero per soddisfare le necessità materiali è di vitale importanza e deve proseguire. La seconda è stata inattesa ma forte e chiara, ed è stata questa: oltre al servizio altruistico, è di suprema importanza preparare il mondo per la seconda venuta del Signore Gesù Cristo.

Quando Egli ritornerà, l’oppressione e l’ingiustizia non diminuiranno soltanto, ma cesseranno:

“E anche il lupo dimorerà con l’agnello, e il leopardo giacerà col capretto; e il vitello, il leoncino e il bestiame ingrassato staranno assieme; e un fanciullo li condurrà. […]

Non vi sarà danno né rovina su tutto il mio santo monte, poiché la terra sarà piena della conoscenza del Signore, come le acque ricoprono il mare”.

La povertà e la sofferenza non andranno soltanto in declino, ma svaniranno:

“Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura;

perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro”.

Persino il dolore e la tristezza della morte saranno eliminati:

“In quel giorno il bimbo non morrà finché non sarà vecchio; e la sua vita sarà come l’età d’un albero;

E quando morrà non dormirà, vale a dire nella terra, ma sarà mutato in un batter d’occhio e sarà rapito, ed il suo riposo sarà glorioso”.

Pertanto, sì, facciamo tutto ciò che possiamo per alleviare la sofferenza e la tristezza adesso e dedichiamoci più diligentemente ai preparativi necessari per il giorno in cui sia il dolore che il male avranno fine, quando “Cristo regnerà personalmente sulla terra e […] la terra sarà rinnovata e riceverà la sua gloria paradisiaca”. Quello sarà un giorno di redenzione e di giudizio. L’ex vescovo anglicano di Durham, N. T. Wright, ha abilmente descritto l’importanza che l’Espiazione, la risurrezione e il giudizio di Cristo hanno in rapporto al vincere l’ingiustizia e al rettificare ogni cosa.

Ha detto: “Dio ha stabilito un giorno in cui farà giudicare il mondo con giustizia da un uomo da Lui nominato, e lo ha assicurato a tutti facendo risorgere quest’uomo dai morti. I fatti relativi a Gesù di Nazaret, e particolarmente quelli riguardanti la Sua risurrezione dai morti, sono il fondamento della certezza che il mondo non è privo di senso. Non è, in sostanza, un caos; quando agiamo con giustizia nel presente non stiamo agendo invano nel tentativo di puntellare un edificio che alla fine crollerà o di aggiustare un’auto che in realtà è diretta allo sfascio. Quando Dio fece risorgere Gesù dalla morte, quello fu l’evento microcosmico nel quale il supremo atto di giudizio macrocosmico era contenuto in sintesi, [il] seme […] della speranza suprema. Dio ha dichiarato, nel modo più possente immaginabile, che Gesù di Nazaret era davvero il Messia. […] Nel più grande paradosso della storia, [Gesù] stesso subì un giudizio crudele e ingiusto, giungendo al luogo che simboleggiava e riuniva tutte le miriadi di crudeltà e ingiustizie della storia, per portare dentro Se stesso quel caos, quelle tenebre, quella crudeltà, quell’ingiustizia, ed esaurirne il potere”.

Mentre mi trovavo a Buenos Aires alla conferenza a cui accennavo prima, lo Spirito mi ha fatto capire chiaramente che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è unica nella sua capacità e nel suo incarico di compiere i preparativi necessari per la seconda venuta del Signore; a dire il vero, è stata restaurata per questo scopo. Dove altro potete trovare un popolo che accolga l’epoca attuale come la dispensazione della “pienezza dei tempi” che fu profetizzata, nella quale Dio ha inteso “raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose”? Se non trovate qui una comunità dedita a fare ciò che bisogna fare sia per i vivi che per i morti al fine di prepararsi per quel giorno; se non trovate qui un’organizzazione disposta a impiegare una grande quantità di tempo e di fondi per radunare e preparare un popolo dellʼalleanza pronto a ricevere il Signore, non la troverete da nessuna parte.

Nel 1831, rivolgendosi alla Chiesa, il Signore dichiarò:

“Le chiavi del regno di Dio sono affidate all’uomo sulla terra, e di qui il Vangelo avanzerà fino alle estremità della terra […].

Invocate il Signore, affinché il suo regno possa procedere sulla terra, affinché gli abitanti d’essa possano accoglierlo e siano preparati per i giorni a venire, nei quali il Figlio dell’Uomo scenderà nel cielo, rivestito dello splendore della sua gloria, per incontrare il regno di Dio che è istituito sulla terra”.

Che cosa possiamo fare per prepararci ora per quel giorno? Possiamo prepararci come popolo; possiamo radunare il popolo dellʼalleanza del Signore; e possiamo contribuire a mantenere la promessa di salvezza “[fatta] ai padri”, i nostri antenati. Tutto questo deve avvenire in larga misura prima che il Signore torni di nuovo.

In primo luogo, è di importanza vitale per il ritorno del Signore che sulla terra ci sia un popolo preparato a riceverLo alla Sua venuta. Egli ha dichiarato che coloro che rimarranno sulla terra quel giorno “dal più piccolo al più grande […] saranno pieni della conoscenza del Signore, e vedranno faccia a faccia ed eleveranno la loro voce, e con voce unita canteranno questo nuovo canto, dicendo: Il Signore ha riportato Sion; […] Il Signore ha riunito tutte le cose in una. Il Signore ha fatto scendere Sion dall’alto. Il Signore ha fatto salire Sion dal basso”.

Nei tempi antichi, Dio prese a sé la retta città di Sion. Negli ultimi giorni, invece, una nuova Sion riceverà il Signore al Suo ritorno. Sion è la pura di cuore, un popolo di un solo cuore e di una sola mente, che dimora in rettitudine senza poveri al suo interno. Il profeta Joseph Smith ha affermato: “Il nostro massimo obiettivo è l’edificazione di Sion”. Noi edifichiamo Sion nelle nostre case e nei nostri rioni, rami e pali, tramite l’unità, la santità e la carità.

Dobbiamo riconoscere il fatto che l’edificazione di Sion avviene in tempi turbolenti: “un giorno d’ira, un giorno di incendio, un giorno di desolazione, di pianti, di gemiti e di lamenti; e come un turbine cadrà su tutta la faccia della terra, dice il Signore”. Pertanto, il raduno all’interno di pali diventa “una difesa e un rifugio dalla tempesta, e dall’ira quando sarà riversata senza annacquamenti sulla terra intera”.

Proprio come nei tempi antichi, noi ci “[riuniamo] spesso per digiunare, e per pregare, e per parlare gli uni con gli altri riguardo il benessere della [nostra] anima[, e] per prendere il pane e [l’acqua], in ricordo del Signore Gesù”. Come ha spiegato il presidente Russell M. Nelson alla Conferenza generale lo scorso ottobre: “L’obiettivo di lunga data della Chiesa è quello di assistere tutti i membri nell’accrescere la loro fede nel nostro Signore Gesù Cristo e nella Sua Espiazione, aiutarli a stringere le loro alleanze con Dio e a tenervi fede, e rafforzare e suggellare le famiglie”. Di conseguenza, egli mette in risalto l’importanza delle alleanze del tempio, del santificare il giorno del Signore, e del nutrirsi abbondantemente del Vangelo ogni giorno in un modo che sia incentrato sulla casa e sostenuto da un corso di studio integrato in chiesa. Noi vogliamo conoscere ciò che riguarda il Signore e vogliamo conoscere il Signore.

Un impegno che sta alla base dell’edificazione di Sion è il raduno del popolo — da lungo tempo disperso — dell’alleanza del Signore. “Noi crediamo nel raduno letterale d’Israele e nella restaurazione delle dieci tribù”. Tutti coloro che si pentono, credono in Cristo e vengono battezzati sono il Suo popolo dellʼalleanza. Il Signore stesso profetizzò che prima del Suo ritorno il Vangelo sarebbe stato predicato in tutto il mondo, “per ristabilire il [Suo] popolo, che è della casa d’Israele”, “e allora verrà la fine”. La profezia di Geremia si sta adempiendo:

“Perciò, ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, che non si dirà più: ‘L’Eterno è vivente, egli che trasse i figliuoli d’Israele fuori del paese d’Egitto’,

ma: ‘L’Eterno è vivente, egli che ha tratto i figliuoli d’Israele fuori del paese del settentrione e di tutti gli altri paesi ne’ quali egli li aveva cacciati’; e io li ricondurrò nel loro paese, che avevo dato ai loro padri”.

Il presidente Nelson ha sottolineato ripetutamente che il “raduno [d’Israele] è la cosa più importante che sta avvenendo sulla terra oggi. Non c’è nient’altro di altrettanto grande, nient’altro di altrettanto importante, nient’altro di altrettanto maestoso e se lo scegliete, […] voi potete esserne una grande parte”. I Santi degli Ultimi Giorni sono sempre stati un popolo missionario. In centinaia di migliaia hanno risposto a chiamate in missione sin dagli inizi della Restaurazione; decine di migliaia stanno servendo in questo momento. Inoltre, come ha insegnato l’anziano Quentin L. Cook, tutti noi possiamo fare la nostra parte in modi semplici e spontanei, con amore, invitando gli altri a venire in chiesa con noi, a farci visita a casa nostra, a diventare parte delle nostre cerchie. La pubblicazione del Libro di Mormon fu il segno che il raduno era iniziato. Il Libro di Mormon stesso è lo strumento del raduno e della conversione.

Anche il grande impegno di redenzione a favore dei nostri antenati è di importanza vitale per la preparazione alla Seconda Venuta. Il Signore promise di mandare il profeta Elia prima della Seconda Venuta, il “giorno grande e spaventevole” del Signore, per “[rivelare] il Sacerdozio” e “[piantare] nel cuore dei figli le promesse fatte ai padri”. Elia è venuto, come promesso. La data è stata il 3 aprile 1836; il luogo è stato il Tempio di Kirtland. In quel luogo e in quel momento, egli ha conferito davvero il sacerdozio promesso, le chiavi per redimere i morti e per unire mariti, mogli e famiglie per tutte le generazioni del tempo e per tutta l’eternità. Senza questo, lo scopo della Creazione sarebbe vanificato e in tal senso la terra verrebbe maledetta o sarebbe “completamente devastata”.

Alla riunione per i giovani che ha preceduto la dedicazione del Tempio di Roma, in Italia, le centinaia di giovani uomini e di giovani donne presenti hanno mostrato al presidente Nelson i cartoncini che avevano preparato con i nomi dei propri antenati. Erano pronti a entrare nel tempio per celebrare i battesimi per procura in favore dei loro antenati non appena avesse aperto i battenti. È stato un momento estremamente gratificante, ma è solo un esempio dell’impegno, che va accelerando, per stabilire Sion per le generazioni che ci hanno preceduto.

Pur impegnandoci a essere diligenti nell’edificare Sion — il che comprende la nostra parte nel raduno degli eletti del Signore e nella redenzione dei morti — dovremmo fare una pausa e ricordare che è l’opera del Signore e che Lui la sta compiendo. È Lui il Signore della vigna, e noi siamo i Suoi servitori. Egli ci chiede di lavorare nella vigna con tutta la nostra forza questa “ultima volta” e lavora insieme a noi. Probabilmente, sarebbe più preciso dire che Egli ci permette di lavorare insieme a Lui. Come disse Paolo: “Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere”. È Lui che sta affrettando la Sua opera a suo tempo. Utilizzando i nostri sforzi effettivamente imperfetti — i nostri “piccoli mezzi” — il Signore realizza grandi cose.

Questa grande e ultima dispensazione sta procedendo a ritmo costante verso il suo culmine: Sion sulla terra, a cui si unirà la Sion dai cieli al glorioso ritorno del Salvatore. La Chiesa di Gesù Cristo ha ricevuto l’incarico di preparare, e sta preparando, il mondo per quel giorno. E così, questa Pasqua, celebriamo davvero la risurrezione di Gesù Cristo e tutto ciò che essa preannuncia: il Suo ritorno per regnare per mille anni di pace, un giudizio retto e una giustizia perfetta per tutti, l’immortalità di tutti coloro che siano mai vissuti su questa terra e la promessa di vita eterna. La risurrezione di Cristo è la certezza suprema che ogni cosa verrà rettificata. Adoperiamoci per edificare Sion al fine di affrettare quel giorno. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.