2010–2019
Purificati tramite il pentimento
Conferenza generale di aprile 2019


15:27

Purificati tramite il pentimento

Grazie al piano di Dio e all’Espiazione di Gesù Cristo possiamo essere purificati tramite il processo del pentimento.

Nella vita terrena siamo soggetti alle leggi dell’uomo e alle leggi di Dio. Ho avuto l’inconsueta esperienza di giudicare gravi misfatti ai sensi sia dell’una che dell’altra legge, prima come giudice della Corte Suprema dello Utah e ora come membro della Prima Presidenza. La differenza che ho visto in prima persona tra le leggi dell’uomo e le leggi di Dio ha accresciuto il mio apprezzamento della realtà e del potere dell’Espiazione di Gesù Cristo. In base alle leggi dell’uomo, una persona colpevole dei reati più gravi può essere condannata all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Tuttavia, le cose sono diverse nel piano misericordioso di un amorevole Padre Celeste. Sono stato testimone del fatto che questi stessi peccati gravi possono essere perdonati durante la vita terrena grazie al sacrificio espiatorio che il nostro Salvatore ha compiuto per i peccati di “tutti coloro che hanno un cuore spezzato e uno spirito contrito” (2 Nefi 2:7). Cristo redime e la Sua Espiazione è reale.

La compassione amorevole del nostro Salvatore è espressa nel bellissimo inno appena cantato dal coro.

Ei vuol versare sulle ferite

balsamo dolce con il Suo amor;

voi nel dolore, aprite, aprite

alla Sua pace il cuor.

Il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo apre la porta affinché “tutti possano pentirsi e venire a lui” (Dottrina e Alleanze 18:11; vedere anche Marco 3:28; 1 Nefi 10:18; Alma 34:8, 16). Il Libro di Alma narra del pentimento e del perdono perfino di quello che era stato un popolo malvagio e assetato di sangue (vedere Alma 25:16; 27:27, 30). Il mio oggi è un messaggio di speranza per tutti noi, anche per chi ha perso la propria appartenenza alla Chiesa per via di scomunica o cancellazione del nome. Siamo tutti peccatori che possono essere purificati tramite il pentimento. “Pentirsi dei peccati non è facile”, ha insegnato l’anziano Russell M. Nelson a una scorsa conferenza generale. “Ma ne vale la pena”.

I. Pentimento

Il pentimento inizia col nostro Salvatore ed è una gioia, non un peso. Alla Riunione di Natale dello scorso dicembre, il presidente Nelson ha insegnato: “Il vero pentimento non è un avvenimento. È un privilegio infinito. È fondamentale per il progresso e per avere pace di mente, conforto e gioia”.

Alcuni dei più grandi insegnamenti sul pentimento si trovano nel sermone che Alma, nel Libro di Mormon, diresse ai membri della Chiesa, dei quali in seguito disse che erano stati in una condizione di “grande incredulità”, che si erano “elevati nell’orgoglio” e che avevano posto il cuore “nelle ricchezze e nelle cose vane del mondo” (Alma 7:6). Ogni membro di questa Chiesa restaurata ha molto da imparare da questi insegnamenti ispirati di Alma.

Cominciamo con la fede in Gesù Cristo, perché “è lui che viene per togliere i peccati del mondo” (Alma 5:48). Dobbiamo pentirci perché, come insegnato da Alma, “a meno che [ci pentiamo], non [potremo] in alcun modo ereditare il regno dei cieli” (Alma 5:51). Il pentimento è una parte essenziale del piano di Dio. Poiché tutti avremmo peccato nella vita terrena e saremmo stati recisi dalla presenza di Dio, l’uomo non avrebbe potuto “essere salvato” senza il pentimento (Alma 5:31; vedere anche Helaman 12:22).

Questo fatto è stato insegnato fin dall’inizio. Il Signore comandò ad Adamo: “Insegnalo dunque ai tuoi figli, che tutti gli uomini, ovunque, devono pentirsi, o non possono in alcun modo ereditare il regno di Dio, poiché nessuna cosa impura può dimorarvi, ossia dimorare in sua presenza” (Mosè 6:57). Dobbiamo pentirci di tutti i nostri peccati — di tutte le nostre azioni o inazioni contrarie ai comandamenti di Dio. Nessuno è esente. Proprio ieri sera il presidente Nelson ci ha lanciato questa sfida: “Fratelli, abbiamo tutti bisogno di pentirci”.

Al fine di essere purificati tramite il pentimento, dobbiamo abbandonare i nostri peccati e confessarli al Signore e, ove necessario, al Suo giudice terreno (vedere Dottrina e Alleanze 58:43). Alma insegnò che dobbiamo produrre anche “opere di rettitudine” (Alma 5:35). Tutto questo fa parte del frequente invito scritturale a venire a Cristo.

Dobbiamo prendere il sacramento ogni domenica. In questa ordinanza stringiamo alleanze e riceviamo benedizioni che ci aiutano a superare tutti gli atti e i desideri che ci tengono lontani dalla perfezione che il nostro Salvatore ci invita a raggiungere (vedere Matteo 5:48; 3 Nefi 12:48). Se “[rifuggiamo] da ogni empietà e [amiamo] Dio con tutta la [nostra] forza, mente e facoltà”, allora potremo “essere perfetti in Cristo” ed essere “santificati” tramite lo spargimento del Suo sangue per diventare “santi, senza macchia” (Moroni 10:32–33). Che promessa! Che miracolo! Che benedizione!

II. Responsabilità e giudizi terreni

Uno degli scopi del piano di Dio per questa esperienza terrena è quello di metterci alla prova per “vedere se [faremo] tutte le cose che il Signore [nostro] Dio [ci] comanderà” (Abrahamo 3:25). Nell’ambito di questo piano, siamo responsabili nei confronti di Dio e dei Suoi servitori scelti, e tale responsabilità implica giudizi sia terreni che divini.

Nella Chiesa del Signore, i giudizi terreni nei riguardi dei membri o dei potenziali membri sono pronunciati da dirigenti che cercano la guida divina. È loro responsabilità giudicare le persone che stanno cercando di venire a Cristo per ricevere il potere della Sua Espiazione lungo il sentiero dell’alleanza che conduce alla vita eterna. I giudizi terreni stabiliscono se una persona è pronta per il battesimo. Una persona è degna di una raccomandazione per andare al tempio? Una persona il cui nome è stato cancellato dai registri della Chiesa si è pentita in maniera sufficiente tramite l’Espiazione di Gesù Cristo da essere riammessa mediante il battesimo?

Nel dare il proprio consenso all’ulteriore progresso di una persona, come nel caso dei privilegi del tempio, un giudice terreno chiamato da Dio non sta dicendo che quella persona è perfetta e non sta perdonando alcun peccato. L’anziano Spencer W. Kimball insegnò che, dopo quello che egli definì l’esonero dalla pena da parte dell’autorità terrena, la persona “deve anche ricercare e garantirsi dal Dio del cielo un pentimento finale, e solo Lui potrà assolvere”. Se gli atti e i desideri peccaminosi rimarranno senza pentimento fino al Giudizio finale, la persona impenitente rimarrà impura. La responsabilità ultima, con l’effetto purificatore finale del pentimento, è tra ciascuno di noi e Dio.

III. Risurrezione e Giudizio finale

Il giudizio più frequentemente descritto nelle Scritture è il Giudizio finale che seguirà la risurrezione (vedere 2 Nefi 9:15). Molti passi scritturali affermano che “tutti compariremo davanti al tribunale di Dio” (Romani 14:10; vedere anche 2 Nefi 9:15; Mosia 27:31) “per essere giudicati secondo le azioni che sono state fatte nel corpo mortale” (Alma 5:15; vedere anche Apocalisse 20:12; Alma 41:3; 3 Nefi 26:4). Tutti saranno giudicati “secondo le loro opere” (3 Nefi 27:15) e “secondo i desideri del loro cuore” (Dottrina e Alleanze 137:9; vedere anche Alma 41:6).

Lo scopo di questo giudizio finale è quello di stabilire se abbiamo raggiunto quello che Alma definì un possente “mutamento di cuore” (vedere Alma 5:14, 26), con il quale diventiamo nuove creature, senza “più alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene” (Mosia 5:2). Il giudice sarà il nostro Salvatore, Gesù Cristo (vedere Giovanni 5:22; 2 Nefi 9:41). Dopo il Suo giudizio, tutti confesseranno che “i suoi giudizi sono giusti” (Mosia 16:1; vedere anche Mosia 27:31; Alma 12:15), perché la Sua onniscienza (vedere 2 Nefi 9:15, 20) Gli dà una conoscenza perfetta di tutti i nostri atti e desideri, sia quelli retti o di cui ci siamo pentiti sia quelli di cui non ci siamo pentiti o che non abbiamo corretto.

Le Scritture descrivono il processo di questo giudizio finale. Alma insegna che la giustizia del nostro Dio esige che nella risurrezione “tutte le cose siano riportate al loro proprio ordine” (Alma 41:2). Questo significa che “se le loro opere furono buone in questa vita, e se buoni furono i desideri del loro cuore, […] all’ultimo giorno [saranno] restituiti a ciò che è buono” (Alma 41:3). Similmente, “se le loro azioni [o i loro desideri] sono [malvagi], […] saranno restituiti ad [essi], per il male” (Alma 41:4–5; vedere anche Helaman 14:31). Analogamente, il profeta Giacobbe insegnò che nel Giudizio finale “coloro che sono giusti resteranno giusti, e coloro che sono immondi resteranno immondi” (2 Nefi 9:16; vedere anche Mormon 9:14; 1 Nefi 15:33). Questo è il processo che precederà il nostro presentarci davanti a quella che Moroni definisce la “piacevole sbarra del grande Geova, il Giudice Eterno sia dei vivi che dei morti” (Moroni 10:34; vedere anche 3 Nefi 27:16).

Per essere sicuri di essere puri dinanzi a Dio, dobbiamo pentirci prima del Giudizio finale (vedere Mormon 3:22). Come spiegato da Alma al figlio che aveva peccato, non possiamo nascondere i nostri peccati davanti a Dio e, “a meno che [ci pentiamo], essi staranno come una testimonianza contro di [noi] all’ultimo giorno” (Alma 39:8; enfasi aggiunta). L’Espiazione di Gesù Cristo ci fornisce l’unico modo in cui conseguire la purificazione necessaria tramite il pentimento, e questa vita terrena è il tempo per farlo. Benché ci sia insegnato che il pentimento può avvenire in parte nel mondo degli spiriti (vedere Dottrina e Alleanze 138:31, 33, 58), la cosa non è così certa. L’anziano Melvin J. Ballard insegnò: “È molto più facile vincere [la carne] e servire il Signore quando sia carne che spirito sono uniti insieme. Questo è il momento in cui gli uomini sono più malleabili e plasmabili. […] Questa vita è il momento di pentirsi”.

Quando ci pentiamo, abbiamo la rassicurazione del Signore che i nostri peccati, derivanti da azioni e desideri, saranno purificati e che il nostro misericordioso giudice finale non li ricorderà più (vedere Dottrina e Alleanze 58:42; Isaia 1:18; Geremia 31:34; Ebrei 8:12; Alma 41:6; Helaman 14:18–19). Purificati tramite il pentimento, possiamo qualificarci per la vita eterna, che re Beniamino descrisse come il “dimorare con Dio in uno stato di felicità senza fine” (Mosia 2:41; vedere anche Dottrina e Alleanze 14:7).

In quanto altra parte del “piano della restaurazione” (Alma 41:2), la risurrezione restituirà “tutte le cose […] alla loro forma corretta e perfetta” (Alma 40:23). Ciò include la perfezione di tutte le nostre deformità e deficienze fisiche acquisite durante la vita terrena, sia alla nascita che a seguito di traumi o malattie.

Questa restaurazione ci rende perfetti rispetto ai nostri desideri e dipendenze iniqui o non dominati? Non può essere. Sappiamo dalla rivelazione moderna che saremo giudicati in base ai nostri desideri, oltre che alle nostre azioni (vedere Alma 41:5; Dottrina e Alleanze 137:9), e che perfino i nostri pensieri ci condanneranno (vedere Alma 12:14). Non dobbiamo “procrastinare il giorno del [nostro] pentimento” fino alla morte, insegnò Amulec (Alma 34:33), perché lo stesso spirito che ha posseduto il nostro corpo in questa vita — quello del Signore o quello del diavolo — “avrà il potere di possedere il [nostro] corpo in quel mondo eterno” (Alma 34:34). Il nostro Salvatore ha il potere di purificarci dal male ed è pronto a farlo. Ora è il momento di ricercare il Suo aiuto per pentirci dei nostri desideri e pensieri malvagi o riprovevoli al fine di essere mondati e preprati per stare dinanzi a Dio per il giudizio finale.

IV. Le braccia della misericordia

Dominante nel piano di Dio e in tutti i Suoi comandamenti è il Suo amore per ognuno di noi, che è “la più desiderabile di tutte le cose […] e la più gioiosa per l’anima” (1 Nefi 11:22–23). Il profeta Isaia rassicurò persino i malvagi che, quando fossero ritornati al Signore, Egli avrebbe avuto pietà di loro e li avrebbe perdonati abbondantemente (vedere Isaia 55:7). Alma insegnò: “Ecco, egli rivolge un invito a tutti gli uomini, poiché le braccia della misericordia sono stese verso di loro” (Alma 5:33; vedere anche 2 Nefi 26:25–33). Il Signore risorto disse ai Nefiti: “Ecco, il mio braccio di misericordia è teso verso di voi, e chiunque verrà, io lo riceverò” (3 Nefi 9:14). Da questi e molti altri insegnamenti scritturali, sappiamo che il nostro amorevole Salvatore apre le Sue braccia per ricevere tutti gli uomini e le donne alle amorevoli condizioni che Egli ha prescritto, affinché godano delle più grandi benedizioni che Dio ha in serbo per i Suoi figli.

Grazie al piano di Dio e all’Espiazione di Gesù Cristo, attesto con un “perfetto fulgore di speranza” che Dio ci ama e che noi possiamo essere purificati tramite il processo del pentimento. Ci viene promesso: “Se vi spingerete innanzi nutrendovi abbondantemente della parola di Cristo, e persevererete fino alla fine, ecco, così dice il Padre: Avrete la vita eterna” (2 Nefi 31:20). Imploro e prego che tutti possiamo farlo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. “Venite a Cristo”, Inni, 69.

  2. Russell M. Nelson, “Il pentimento e la conversione”, Liahona, maggio 2007, 102.

  3. Russell M. Nelson, “Quattro doni che Gesù Cristo vi offre” (Riunione di Natale della Prima Presidenza, 2 dicembre 2018), broadcasts.ChurchofJesusChrist.org.

  4. Russell M. Nelson, “Possiamo fare meglio ed essere migliori”, Liahona, maggio 2019.

  5. The Teachings of Spencer W. Kimball, a cura di Edward L. Kimball (1982), 101.

  6. Melvin J. Ballard, in Melvin R. Ballard, Melvin J. Ballard: Crusader for Righteousness (1966), 212–213.

  7. Vedere Tad R. Callister, The Infinite Atonement (2000), 27–29.