2010–2019
La gioia dei santi
Conferenza generale di ottobre 2019


14:32

La gioia dei santi

La gioia deriva dall’osservare i comandamenti di Cristo, dal superare il dolore e la debolezza tramite Lui e dal servire come serviva Lui.

Nel Libro di Mormon il profeta Enos, nipote di Lehi, riferisce un’esperienza particolare fatta in gioventù. Mentre cacciava da solo nella foresta, Enos cominciò a riflettere sugli insegnamenti di suo padre, Giacobbe. Raccontò: “Le parole che avevo spesso sentito pronunciare da mio padre riguardo alla vita eterna e alla gioia dei santi penetrarono profondamente nel mio cuore”. Con l’anima spiritualmente affamata, Enos si inginocchiò in preghiera, una preghiera straordinaria che durò tutta la giornata e oltre il calar del sole, una preghiera che gli portò rivelazioni, rassicurazioni e promesse che furono decisive.

C’è molto da imparare dall’esperienza di Enos, ma oggi ciò che spicca nella mia mente è il ricordo che Enos ebbe di suo padre che parlava spesso della “gioia dei santi”.

Alla conferenza generale di ottobre di tre anni fa, il presidente Russell M. Nelson ha parlato della gioia. Fra le altre cose ha detto:

“[La gioia che proviamo] ha poco a che fare con le circostanze in cui viviamo ma dipende totalmente da ciò su cui incentriamo la nostra vita.

Quando incentriamo la nostra vita sul piano di salvezza di Dio, […] su Gesù Cristo e sul Suo vangelo, possiamo provare gioia a prescindere da ciò che sta accadendo — o non accadendo — in essa. La gioia scaturisce da Lui e grazie a Lui. […] Per i Santi degli Ultimi Giorni, Gesù Cristo è gioia!”.

I santi sono coloro che sono entrati nell’alleanza del Vangelo mediante il battesimo e si impegnano a seguire Cristo quali Suoi discepoli. Pertanto, la “gioia dei santi” denota la gioia del divenire simili a Cristo.

Vorrei parlare della gioia che deriva dall’osservanza dei Suoi comandamenti, della gioia che scaturisce dal superare il dolore e la debolezza per Suo tramite e della gioia insita nel servire come Lui ha servito.

La gioia dell’osservare i comandamenti di Cristo

Viviamo in un’epoca edonistica in cui molti mettono in dubbio l’importanza dei comandamenti del Signore o semplicemente li ignorano. Non di rado le persone che trasgrediscono le direttive divine, come la legge della castità, il principio dell’onestà e la santità del giorno del Signore, sembrano prosperare e godere delle buone cose della vita, talvolta anche di più di chi si sforza di essere obbediente. Alcuni cominciano a chiedersi se il loro impegno e i loro sacrifici valgano la pena. L’antico popolo di Israele una volta si lamentò così:

“È vano servire Iddio; e che abbiam guadagnato a osservare le sue prescrizioni, e ad andare vestiti a lutto a motivo dell’Eterno degli eserciti?

Ora dunque noi proclamiam beati i superbi; sì, quelli che operano malvagiamente prosperano; sì, tentano Dio, e scampano!”.

Basta aspettare, dice il Signore, il “giorno [in cui quelli che temono l’Eterno] saranno la mia proprietà particolare. […] E voi vedrete […] la differenza che v’è fra il giusto e l’empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve”. I malvagi potranno avere “gioia nelle loro opere per una stagione”, ma sarà sempre temporanea. La gioia dei santi è duratura.

Dio vede le cose nella giusta prospettiva e condivide tale prospettiva con noi tramite i Suoi comandamenti, guidandoci con efficacia oltre le insidie e gli ostacoli della vita terrena verso la gioia eterna. Il profeta Joseph Smith spiegò: “Quando i Suoi comandamenti ci istruiscono, lo fanno tenendo presente l’eternità, poiché Dio ci considera come se fossimo nell’eternità. Dio dimora nell’eternità e non vede le cose come le vediamo noi”.

Non conosco nessuno che, trovato il Vangelo in età matura, non abbia desiderato di averlo ricevuto prima. “Oh, quante cattive scelte e quanti sbagli avrei potuto evitare”, si dice allora. I comandamenti del Signore sono la nostra guida verso scelte migliori ed esiti più felici. Quanto dovremmo gioire e ringraziarLo per averci mostrato questa che è la via per eccellenza!

Sorella Kamwanya

Quando era un’adolescente, la sorella Kalombo Rosette Kamwanya della Repubblica Democratica del Congo, che ora serve nella Missione di Abidjan Ovest in Costa d’Avorio, ha digiunato e pregato per tre giorni per trovare la strada che Dio voleva che prendesse. In una straordinaria visione notturna, le sono stati mostrati due edifici: una cappella e quello che ora lei sa essere un tempio. Ha cominciato a cercare e presto ha trovato la cappella che aveva visto nel sogno. L’insegna diceva: “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. La sorella Kamwanya si è battezzata, seguita poi da sua madre e dai suoi sei fratelli. La sorella Kamwanya ha detto: “Quando ho ricevuto il Vangelo, mi sono sentita come un uccello in gabbia che era stato liberato. Il mio cuore era pieno di gioia. […] Avevo la certezza che Dio mi amava”.

Osservare i comandamenti del Signore ci consente di provare il Suo amore più pienamente e più facilmente. Il sentiero stretto e angusto dei comandamenti porta direttamente all’albero della vita; l’albero e il suo frutto, la più dolce e “la più desiderabile di tutte le cose”, sono una rappresentazione dell’amore di Dio e riempiono l’anima “d’una immensa gioia”. Il Salvatore disse:

“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; com’io ho osservato i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel suo amore.

Queste cose vi ho detto, affinché la mia allegrezza dimori in voi, e la vostra allegrezza sia resa completa”.

La gioia di vincere grazie a Cristo

Anche quando osserviamo fedelmente i comandamenti, ci sono prove e tragedie che potrebbero interrompere la nostra gioia. Tuttavia, se ci impegniamo a superare queste difficoltà con l’aiuto del Salvatore, ciò preserva sia la gioia che proviamo adesso sia la gioia che auspichiamo. Cristo rassicurò i Suoi discepoli: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo”. È volgendoci a Lui, obbedendoGli, legandoci a Lui che la prova e il dolore si trasformano in gioia. Cito un esempio.

Nel 1989, Jack Rushton stava servendo come presidente del Palo di Irvine, in California, negli Stati Uniti. Durante una vacanza con la famiglia sulla costa californiana, Jack stava facendo bodysurf quando un’onda lo ha scaraventato contro una roccia sommersa, rompendogli il collo e danneggiandogli gravemente la spina dorsale. In seguito Jack ha detto: “Nel momento in cui ho sbattuto, ho capito di essere paralizzato”. Non riusciva più a parlare né a respirare autonomamente.

Parenti e amici aiutano i Rushton

Familiari, amici e membri del palo si sono mobilitati in aiuto del fratello Rushton e di sua moglie, Jo Anne, e tra le altre cose hanno ristrutturato una parte della loro casa per facilitare l’utilizzo della sedia a rotelle da parte di Jack. Jo Anne è stata la persona che si è principalmente presa cura di Jack nei 23 anni successivi. Riferendosi ai resoconti del Libro di Mormon in cui il Signore visitò il Suo popolo nelle sue afflizioni e rese leggeri i suoi fardelli, Jo Anne ha detto: “Sono spesso sorpresa della leggerezza che sento nel cuore occupandomi di mio marito”.

Jack e Jo Anne Rushton

Una modifica al suo sistema respiratorio ha ripristinato la capacità di Jack di parlare e, prima che passasse un anno, Jack è stato chiamato come insegnante di dottrina evangelica e patriarca di palo. Quando impartiva una benedizione patriarcale, un altro detentore del sacerdozio metteva la mano del fratello Rushton sulla testa della persona che riceveva la benedizione e gli sosteneva la mano e il braccio durante la benedizione. Jack è morto il giorno di Natale del 2012, dopo 22 anni di servizio devoto.

Jack Rushton

Una volta, in un’intervista, Jack ha osservato: “I problemi arrivano nella vita di tutti noi; fa parte dell’essere qui su questa terra. Alcune persone pensano che la religione o l’avere fede in Dio ti proteggano dalle cose brutte. Non credo che sia questa la questione. Penso che la questione sia che se la nostra fede è forte, quando accadono le cose brutte, e accadranno, saremo in grado di affrontarle. […] La mia fede non ha mai vacillato, ma questo non significa che io non abbia mai avuto momenti di depressione. Credo di essere stato spinto per la prima volta nella mia vita fino al limite e non potevo letteralmente volgermi da nessuna parte, quindi mi sono volto al Signore e, a tutt’oggi, provo una gioia incontenibile”.

Questa è un’epoca in cui talvolta si verificano attacchi spietati sui social media e di persona contro coloro che cercano di sostenere le norme del Signore quanto ad abbigliamento, divertimento e purezza sessuale. Spesso tra i santi sono i giovani e i giovani adulti, come anche le donne e le madri, a portare questa croce di derisione e persecuzione. Non è facile innalzarsi al di sopra di tali vessazioni, ma ricordate le parole di Pietro: “Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi! perché lo Spirito di gloria, lo spirito di Dio, riposa su voi: da parte loro si parla male di lui, ma da parte vostra egli è glorificato”.

Nel Giardino di Eden, Adamo ed Eva erano “in uno stato di innocenza, senza provare gioia, poiché non conoscevano l’infelicità”. Adesso, noi, in qualità di esseri responsabili, troviamo gioia nel superare l’infelicità sotto qualsiasi forma, che si tratti di un peccato, di una prova, di una debolezza o di qualunque altro ostacolo alla felicità. Questa è la gioia che deriva dal percepire un progresso lungo il sentiero del discepolato; la gioia derivante dall’avere “ricevuto la remissione dei […] peccati e [dall’avere] la coscienza in pace”; la gioia prodotta dal sentire la propria anima espandersi e crescere per mezzo della grazia di Cristo.

La gioia di servire come serve Cristo

Il Salvatore trova gioia nel far avverare l’immortalità e la vita eterna. Parlando dell’Espiazione del Salvatore, il presidente Russell M. Nelson ha detto:

“Come in tutte le cose, Gesù Cristo è il nostro esempio più grande, ‘il quale per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la croce’ [Ebrei 12:2]. Pensateci! Per poter sopportare l’esperienza più straziante mai vissuta sulla terra, il nostro Salvatore si concentrò sulla gioia!

E qual era la gioia che Gli era posta dinanzi? Includeva sicuramente la gioia di purificarci, guarirci e rafforzarci; la gioia di pagare per i peccati di tutti coloro che si sarebbero pentiti; la gioia di rendere possibile il vostro e il mio ritorno a casa — puri e degni — per vivere con i nostri Genitori Celesti e con la nostra famiglia”.

In modo simile, la gioia che ci è “posta dinanzi” è la gioia di aiutare il Salvatore nella Sua opera di redenzione. Quale progenie e quali figli di Abrahamo, contribuiamo a benedire tutte le famiglie della terra “con le benedizioni del Vangelo, che sono le benedizioni della salvezza, sì, della vita eterna”.

Mi vengono in mente le parole di Alma:

“Questa è la mia gloria: che forse io possa essere uno strumento nelle mani di Dio per condurre qualche anima al pentimento; e questa è la mia gioia.

Ed ecco, quando vedo molti dei miei fratelli sinceramente penitenti, e che vengono al Signore loro Dio, allora la mia anima si riempie di gioia […].

Ma io non gioisco soltanto del mio successo; ma la mia gioia è ancora più piena a motivo del successo dei miei fratelli, che sono stati su nel paese di Nefi. […]

Ora, quando penso al successo di questi miei fratelli, la mia anima è rapita fino a separarsi per così dire dal corpo, tanto grande è la mia gioia”.

I frutti del nostro servizio reciproco nella Chiesa fanno parte della gioia che ci è “posta dinanzi”. Anche nei momenti di scoraggiamento o di stress, possiamo ministrare pazientemente se ci concentriamo sulla gioia che scaturisce dal compiacere Dio e dal portare luce, sollievo e felicità ai Suoi figli, nostri fratelli e nostre sorelle.

Mentre il mese scorso si trovavano ad Haiti per la dedicazione del Tempio di Port-au-Prince, l’anziano David Bednar e la sorella Susan Bednar si sono incontrati con una giovane sorella il cui marito era rimasto ucciso alcuni giorni prima in un tragico incidente. Hanno pianto insieme a lei. Eppure, la domenica, questa cara donna era al suo posto di usciere durante la dedicazione, con un sorriso dolce e accogliente per tutti coloro che entravano nel tempio.

Credo che la suprema “gioia dei santi” scaturisca dal sapere che il Salvatore perora la loro causa, “e nessuno può concepire la gioia che [riempirà] la nostra anima quando [sentiremo Gesù] pregare il Padre per noi”. Assieme al presidente Russell M. Nelson, io attesto che la gioia è un dono per i santi fedeli “che hanno sopportato le croci del mondo” e che stanno tentando “intenzionalmente di vivere una vita retta, come insegnato da Gesù Cristo”. Prego che la vostra gioia possa essere completa, nel nome di Gesù Cristo. Amen.