Capitolo 5
Nessun potere sulla terra
Per tutto il 1960, Henry Burkhardt faticò per evitare che la Chiesa si sfaldasse sotto la Repubblica Democratica Tedesca. La RDT aveva impedito a tutti i missionari stranieri di servire all’interno dei suoi confini, perciò i santi della Germania Est si erano assunti la piena responsabilità di fare proselitismo nel loro paese. Tuttavia, dato che ai missionari era vietato fare porta a porta, le loro possibilità erano limitate. In ottobre il governo proibì ai missionari a tempo pieno di servire nelle città in cui la Chiesa non aveva già delle congregazioni consistenti. Pose anche fine a quasi tutte le attività della Società di Soccorso, dell’AMM e della Primaria, sostenendo che solo il governo fosse responsabile di fornire ai suoi cittadini attività ricreative.
Un funzionario disse ai Santi che loro non erano ben visti dal governo per questo motivo: “Nella Chiesa disponete di tutto ciò di cui avete bisogno”.
In breve tempo, la Chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca divenne solo un’ombra di ciò che era in passato. Invece di tollerare queste condizioni, molti santi della Germania Est fuggirono dal paese alla ricerca di una maggiore libertà religiosa e di migliori opportunità economiche nella Germania Ovest. E i santi non erano gli unici a farlo. Frotte di persone lasciavano la Repubblica Democratica Tedesca, spesso attraversando il confine tra Berlino Est e Berlino Ovest.
Questa migrazione di massa era motivo di imbarazzo per il governo della Germania Est e per i suoi alleati sovietici. Molte persone, compreso Henry, credevano che fosse solo questione di tempo prima che il governo chiudesse ogni accesso a Berlino Ovest. Dato che la sede della missione si trovava sul lato occidentale della città, Henry temeva che una svolta così drastica avrebbe isolato i santi della Germania Est dal resto della Chiesa.
Il 18 dicembre, Alvin R. Dyer, presidente della Missione europea e assistente del Quorum dei Dodici Apostoli, andò nella RDT per parlare con Henry e altri dirigenti locali della Chiesa del benessere dei santi sotto la loro cura.
I dirigenti della Germania Est illustrarono una realtà desolante. Il governo aveva posto delle severe restrizioni sull’importazione di libri di recente pubblicazione o di altro materiale stampato. Queste restrizioni resero praticamente impossibile ai Santi ricevere nuove riviste della Chiesa, manuali delle lezioni o innari senza contrabbandarli dai territori dell’Ovest. La partecipazione alle riunioni del ramo era in declino. Le case di riunione erano operative, ma alcune erano in pessimo stato. Inoltre, ora che non si facevano più incontri per i giovani, i programmi patrocinati dallo stato stavano allontanando molti giovani dalla religione. Henry spiegò che i rami a volte tenevano le attività dei giovani in segreto, ma tutti alla riunione erano d’accordo sul fatto che farlo fosse pericoloso.
Inoltre, il valore della moneta della Germania Est stava precipitando e i programmi di assistenza sociale del governo erano miseramente inadeguati. Molti santi erano troppo poveri per permettersi cibo e combustibile, perciò usavano i fondi del programma di benessere della Chiesa per acquistare carbone e patate, oppure semplicemente ne facevano a meno.
Dopo la riunione, il presidente Dyer parlò in privato con Henry per esprimere la sua preoccupazione sulla condizione dell’opera missionaria nella Repubblica Democratica Tedesca. Il problema non si limitava al fatto che il governo della Germania Est avesse limitato grandemente l’area e la modalità in cui i missionari potevano servire. Il governo si aspettava che tutti gli uomini abili avessero un lavoro retribuito, e il servizio missionario a tempo pieno poteva essere considerato dannoso per l’economia della Germania Est. Anche il fatto che la maggior parte dei missionari dipendesse dal sostegno economico dei rami locali o dei santi della Germania Ovest costituiva un problema. Per il presidente Dyer questo assomigliava troppo a un ministero stipendiato. Per questi motivi, chiese a Henry di rilasciare tutti i missionari a tempo pieno che servivano nella RDT.
All’inizio, Henry era riluttante a obbedire a questa richiesta. I missionari non condividevano più il Vangelo porta a porta, quindi la Chiesa non stava causando alcun problema al governo. Inoltre, alcuni rami della Chiesa dipendevano ancora dai missionari per occupare le posizioni di dirigenza del sacerdozio. Se i missionari fossero stati rilasciati, i rami avrebbero potuto disgregarsi. Eppure, Henry rispettò il presidente Dyer e seguì il suo consiglio, nonostante le proprie riserve.
Alcuni mesi dopo, dei giovani santi della Germania Ovest e della Germania Est si incontrarono a Berlino Ovest per una conferenza dell’AMM. Tutti sapevano che il confine poteva venire chiuso in qualsiasi momento, e l’atmosfera era carica di inquietudine. Eppure, i giovani santi espressero un tema comune quando resero testimonianza: non sapevano cosa riservasse il futuro, ma anche se non avessero mai avuto la possibilità di riunirsi di nuovo insieme, sapevano che il Vangelo sarebbe stato vero da entrambe le parti degli schieramenti politici.
E sarebbero rimasti saldi nella loro fede.
La diffusione di governi autoritari in tutta l’Europa centrale e orientale e in altre parti del mondo allarmò grandemente il presidente McKay. Ormai da più di dieci anni aveva visto tali governi acquisire potere, promuovere l’ateismo e minare il credo religioso in luoghi come la Germania Est e la Cecoslovacchia, dove un tempo la Chiesa aveva prosperato.
Tuttavia, la devozione fervente dei Santi gli dava speranza. Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale stavano vivendo un periodo di grande prosperità e alcune persone temevano che la società stesse diventando più interessata alla ricchezza e al prestigio che a Dio. Il presidente McKay non credeva che fosse così per i membri della Chiesa. Visitando i Santi in varie parti del mondo, provava ammirazione per il loro altruismo. “Dubito che ci sia mai stato un periodo in cui i membri della Chiesa abbiano avuto una maggiore spiritualità, una più grande disponibilità a donare e servire”, disse a un giornalista nel gennaio del 1961.
Fu particolarmente commosso dalla generosità dei Santi nel pagare la decima e le offerte. Nelle generazioni passate, finanziare l’opera del Signore era stato spesso difficoltoso per la Chiesa. I contributi dei santi, uniti alla possibilità di fare affidamento sul servizio volontario e sulle entrate derivanti da vari interessi commerciali, permisero alla Chiesa di continuare a finanziare le sue molte iniziative, tra cui quelle relative all’istruzione, al programma di benessere, all’opera missionaria e ai programmi di costruzione.
Anche se il programma di costruzione era particolarmente costoso, il presidente McKay riteneva che la spesa fosse essenziale per la Chiesa in crescita. “Lo scopo di questi edifici”, dichiarò, “non viene raggiunto una volta che i muri sono stati eretti, il tetto è stato posato, la guglia è stata completata e la preghiera dedicatoria è stata offerta. Vengono costruiti per edificare l’anima”.
In tutto il mondo le nuove cappelle servivano come importanti luoghi di raduno in cui i Santi potevano adorare Dio e fortificare i propri legami gli uni con gli altri. A Delton, una piccola città del Texas, nel sud degli Stati Uniti, due dozzine di membri della Chiesa iniziarono a riunirsi nel 1959 nella casa di John e Margaret Porter. Quando il gruppo divenne troppo grande per la casa dei Porter, cominciò a riunirsi in un edificio vuoto di due piani con un tetto pieno di perdite. Nel 1961 il gruppo era diventato un ramo con abbastanza membri attivi da richiedere al Comitato di costruzione della Chiesa il permesso di costruire una casa di riunione.
A quel tempo, i membri della Chiesa che vivevano in territori amministrati da una missione dovevano donare il 30 percento del costo delle nuove case di riunione. Nei territori amministrati da un palo, si richiedeva il 50 percento. Per incoraggiare i santi di Denton a contribuire alla costruzione della cappella, il presidente di palo Ervin Atkerson donò di tasca sua i primi 1.000 dollari, versandoli nel fondo. Con l’approvazione della Chiesa, John Porter acquistò personalmente oltre un ettaro di terreno, vendendone una terza parte a un ristorante e donando il resto per la costruzione dell’edificio.
Le congregazioni che costruivano case di riunione agli inizi degli anni ’60 avevano diversi progetti architettonici approvati dalla Chiesa tra cui scegliere. Alcuni progetti permettevano di costruire le case di riunione in maniera graduale, nell’arco di due o tre fasi, in base alle dimensioni e alla crescita del rione o ramo. La prima fase di un edificio consisteva nella realizzazione di varie aule e di una grande sala multifunzionale che poteva essere usata come cappella. Durante la seconda fase si aggiungeva una grande cappella e una stanza della Primaria, mentre la terza fase includeva una sala culturale, una cucina e altre stanze. Considerata la rapida crescita del loro ramo, i santi di Denton optarono per costruire una casa di riunione basata su un progetto che univa le prime due fasi. Mentre un supervisore edile della Chiesa gestiva il progetto, i santi di Denton fornirono la maggior parte della manodopera.
Un membro del ramo, Riley Swanson, era un ebanista che realizzò dei bellissimi lavori in legno per la cappella. Riley era un convertito locale che aveva smesso di fumare per unirsi alla Chiesa. Quando fu avviata la costruzione, lui cominciò a lavorare di notte in modo da poter trascorrere le ore diurne a lavorare alla cappella come volontario a tempo pieno.
Insieme all’edificazione di case di riunione in tutto il mondo, la Chiesa programmò anche la costruzione di un grande edificio adibito a uffici a Salt Lake City per fornire uno spazio di lavoro ai dirigenti generali e ai dipendenti della Chiesa. Inoltre, erano in progettazione un nuovo centro visitatori nella Piazza del Tempio, un deposito per conservare documenti genealogici all’interno delle montagne vicino a Salt Lake City e un nuovo tempio a Oakland, in California.
Il presidente McKay trovava speranza anche nei giovani della Chiesa e nel loro desiderio di condividere il Vangelo. Nel 1959 aveva invitato ogni membro della Chiesa a trovare e istruire nuovi membri e potenziali convertiti, e a fare amicizia con loro. Da allora, l’opera missionaria si era affrettata, specialmente in Gran Bretagna, dove il nuovo tempio aveva davvero portato a una “nuova epoca” della Chiesa. I battesimi di convertiti nella Missione Britannica cominciarono ad aumentare considerevolmente, soprattutto tra i giovani, portando la Chiesa a creare la Missione Britannica del Nord e il Palo di Manchester nel marzo del 1960. Un anno dopo, il presidente McKay tornò ancora una volta in Inghilterra per organizzare il Palo di Londra e dedicare una bellissima nuova cappella vicino a Hyde Park, nel cuore di Londra.
Mentre era in Gran Bretagna, il presidente McKay ribadì il suo invito a ogni membro a prendere parte all’opera missionaria. “Se ogni membro si assumerà questa responsabilità”, ricordò ai missionari della Missione Britannica del Nord, “nessun potere sulla terra potrà impedire a questa Chiesa di crescere”.
Alcuni mesi dopo il ritorno del presidente McKay dalla Gran Bretagna, la Prima Presidenza ricevette da LaMar Williams una comunicazione sulle dozzine di lettere che aveva ricevuto da varie persone in Nigeria. “Se il Vangelo deve essere predicato a questo vasto numero di persone, che sono certamente figli di Dio”, scrisse LaMar, “mi sembra che questo sia un momento opportuno per considerare l’avvio dell’opera”.
Il presidente McKay era già consapevole dell’interesse dei nigeriani per il vangelo restaurato. L’anno precedente aveva chiesto a Glen Fisher, un presidente di missione di ritorno dal Sudafrica, di visitare la Nigeria. Glen aveva fatto un rapporto favorevole sulla preparazione del paese all’opera missionaria, dando al presidente McKay molto su cui riflettere prima ancora che arrivasse la comunicazione di LaMar.
Il primo luglio 1961 il presidente McKay affrontò la questione durante una riunione della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli. Sapendo che le restrizioni della Chiesa riguardanti il sacerdozio avrebbero presentato gravi difficoltà per l’opera missionaria in Nigeria, paragonò la situazione al dilemma che gli antichi apostoli affrontarono quando sorsero delle domande sulla possibilità di estendere il Vangelo ai Gentili. Quegli apostoli non avevano agito se non dopo che Pietro ebbe ricevuto una rivelazione da Dio.
Il presidente McKay aveva cercato la guida del Signore sulle restrizioni riguardanti il sacerdozio, ma non aveva ricevuto una risposta chiara. Per ora, non intendeva aprire una missione in Nigeria finché non avesse conosciuto anche lui la volontà del Signore.
Tuttavia, credeva che LaMar avesse ragione. La Chiesa aveva bisogno di ulteriori informazioni e propose di mandare rappresentanti della Chiesa in Nigeria per osservare la fede dei nigeriani. Dopo averne discusso, gli apostoli diedero il loro sostegno alla proposta del profeta.
All’incirca in quel periodo, la sedicenne Suzie Towse aveva stabilito una routine quotidiana. Ogni giorno, quando finiva di consegnare i giornali dopo la scuola, andava a casa e chiedeva al padre il permesso di unirsi a La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Nutriva interesse per la Chiesa da circa un anno. Un’amica l’aveva invitata a un’attività dei giovani presso il ramo locale di Beverley, in Inghilterra, e ben presto Suzie si era innamorata del vangelo restaurato. Tuttavia, i suoi genitori, che professavano la religione cattolica e metodista, pensavano che il suo desiderio di unirsi alla Chiesa fosse solo una fase passeggera e si rifiutarono di acconsentire al suo battesimo.
Suzie però era determinata a essere una santa degli ultimi giorni. Era tra le migliaia di persone nelle Isole Britanniche che a quel tempo erano attratte dalla Chiesa. Come Suzie, molti di loro avevano conosciuto la Chiesa tramite un nuovo programma di riferimenti della missione, il quale incoraggiava i membri della Chiesa a invitare amici e familiari alle riunioni della Chiesa e a metterli in contatto con i missionari. Infatti, al tempo in cui l’amica di Suzie le aveva presentato la Chiesa, più dell’ottantacinque percento dei recenti battesimi nella Missione Britannica derivava da riferimenti.
Da quando era venuta a conoscenza della Chiesa, Suzie aveva incontrato delle grandi opposizioni. Dopo aver ricevuto una copia del Libro di Mormon, l’aveva portata dal suo sacerdote cattolico per ottenere il suo permesso di leggerla. Di solito era un uomo mite, ma quando lei gli mostrò il libro il suo atteggiamento cambiò completamente. Disse che il Libro di Mormon era del diavolo e l’accusò di contaminare la sua casa con l’eresia. Poi le strappò il libro dalle mani e lo lanciò nel camino. Il libro non atterrò sulle fiamme e Suzie riuscì a recuperarlo prima che il sacerdote la costringesse a uscire dalla porta principale.
“Beh, ora non si può più tornare indietro”, disse in seguito.
Ben presto cominciò a frequentare regolarmente le riunioni del Ramo di Beverley. Dopo aver reso il culto per anni in una cappella cattolica decorata, per i primi tempi Suzie trovò strano rendere il culto con una manciata di persone in una stanza d’albergo pavimentata di assi a vista e arredata con dure sedie di legno. Tuttavia, dopo aver partecipato alla sua prima riunione sacramentale, aveva sentito una calda conferma che le parole che aveva ascoltato lì erano vere. Lo Spirito le testimoniò profondamente che doveva tornare in quel luogo.
Sentì uno spirito simile alle riunioni dell’AMM, che erano molto più affollate. Alcuni di quei giovani, come Suzie, erano stati indirizzati alla Chiesa dai loro amici. Altri avevano conosciuto la Chiesa giocando a baseball con i missionari. I missionari usavano da decenni lo sport per conoscere giovani e presentare a loro e ai loro genitori la Chiesa. Ultimamente, il baseball era diventato particolarmente popolare nelle missioni britanniche e molti giovani si erano uniti alla Chiesa per poter giocare in squadre organizzate dai missionari. Dato che all’epoca i dirigenti di missione spesso lodavano e premiavano i missionari che battezzavano più di altri, alcuni missionari concentravano i loro sforzi sui giovani, che di solito erano molto più disposti a essere battezzati rispetto agli adulti.
Sebbene questi giovani convertiti generalmente ricevessero alcune lezioni sul Vangelo prima del loro battesimo, spesso erano più interessati a far parte di una squadra sportiva che a frequentare la Chiesa. Nella maggior parte dei casi, i loro battesimi non avevano portato altri membri della famiglia a unirsi alla Chiesa, quindi il Ramo di Beverley e la maggior parte degli altri rami delle Isole Britanniche avevano decine di giovani che erano membri della Chiesa solo su carta.
Settimana dopo settimana, però, Suzie partecipava alle riunioni della Chiesa e parlava ai suoi genitori del battesimo. Un giorno, rientrando a casa dopo aver consegnato i giornali, trovò suo padre con i piedi che spuntavano da sotto una macchina che stava riparando. “Papà”, disse, “posso battezzarmi?”.
“Sì, puoi, ragazza mia”, disse, ancora sotto la macchina. “Se significa così tanto per te, puoi farlo”.
Suzie rimase attonita. “Dici sul serio, papà?”, chiese. “Puoi dirlo un’altra volta?”.
Sì, ripeté. Se lo voleva, poteva battezzarsi.
“Grazie”, disse tra le lacrime. “Grazie”. Si mise subito in sella alla bicicletta e andò all’appartamento dei missionari, portando la buona notizia. Nessuno dei due rimase scioccato dal fatto che suo padre avesse cambiato idea.
“Perché voi non siete stupiti?”, chiese lei. “Per me è stata una sorpresa”.
“Sapevamo che ti avrebbe dato il permesso”, spiegarono. Abbiamo digiunato per te”.
Nelle prime ore del mattino del 13 agosto 1961, la Repubblica Democratica Tedesca eresse delle barricate attorno al perimetro di Berlino Ovest. I carri armati si schierarono ai varchi del confine e i soldati posizionarono delle mitragliatrici alle finestre degli edifici vicini. Presso la Porta di Brandeburgo, un monumento storico al centro della città, delle grandi folle si radunarono piene di rabbia e confusione. Il giorno seguente, gli operai scavarono col martello pneumatico le strade davanti al monumento e cominciarono a costruire un lungo muro improvvisato di blocchi di cemento e filo spinato dietro una fila di guardie armate.
Dopo mesi di dicerie, alla fine il governo della Germania Est aveva chiuso il confine tra Berlino Est e Berlino Ovest.
La rapida costruzione del muro turbò Henry Burkhardt. Come temeva, la chiusura dei confini recise tutte le comunicazioni con l’Ovest. Non poteva fare una telefonata, inviare un telegramma o spedire una lettera all’ufficio della missione. Se avesse cercato di attraversare il confine, come era stato libero di fare fino al giorno prima, le guardie lo avrebbero fermato, forse persino ucciso.
“Come può procedere l’opera?”, si chiese. Sebbene i distretti e i rami della RDT operassero già sotto la guida di dirigenti locali e i membri missionari avessero preso il posto dei missionari a tempo pieno, Henry aveva sempre fatto affidamento su almeno qualche contatto con la sede della Missione di Berlino a Berlino Ovest. Che cosa sarebbe accaduto ora che il muro poneva, in maniera molto concreta, una barriera tra loro?
Henry ricevette la sua risposta alla fine di agosto. Sebbene avesse proibito ai suoi cittadini di viaggiare al di fuori del paese, la RDT concedeva ai residenti della Germania Ovest provvisti di un permesso speciale di recarsi all’interno dei suoi confini. Il 27 agosto il presidente della Missione di Berlino, Percy K. Fetzer, e uno dei suoi consiglieri, David Owens, si riunirono con Henry e altri santi a Berlino Est. Prima di entrare nel paese, i due uomini svuotarono l’auto e le proprie tasche di qualsiasi cosa non necessaria. Al posto di blocco incontrarono una fila di poliziotti e soldati che trattenevano una folla di migliaia di persone. Una volta che i soldati ebbero creato un varco tra la folla, il presidente Fetzer avanzò lentamente, guidando attraverso un labirinto di ostacoli fino a raggiungere l’entrata della città.
Henry e i santi erano felicissimi di vedere il presidente di missione. La visita fu breve, ma il presidente Fetzer e altri dirigenti della Chiesa fecero delle visite simili nei mesi seguenti. Agirono con cautela, consapevoli che la loro presenza a Berlino Est poteva mettere in pericolo loro e i santi. Fortunatamente, le nuove restrizioni non sembravano scuotere la determinazione dei santi della Germania Est. La frequenza alla riunione sacramentale era aumentata e molte persone rendevano una salda testimonianza della verità del Vangelo.
A una conferenza di dirigenti locali, Henry riconobbe che le circostanze non erano ideali per i santi della RDT. “L’opera del Signore non deve soffrire a causa delle condizioni imposte dall’uomo”, ricordò ai dirigenti. “Dipenderà più o meno da noi e dal modo in cui ci adoperiamo nelle nostre chiamate se l’opera di Dio continuerà a progredire con successo in questo paese”.
Alcune settimane prima della conferenza generale di ottobre 1961, il presidente David O. McKay invitò l’anziano Harold B. Lee nel suo ufficio a Salt Lake City. Il profeta si era svegliato alle sei e trenta di quella mattina con la chiara impressione che durante l’imminente sessione del sacerdozio si sarebbe dovuto presentare un nuovo programma volto a unire i corsi di studio della Chiesa.
Sin dalla fine del diciannovesimo secolo, ognuna delle organizzazioni della Chiesa — La Scuola Domenicale, la Primaria, l’AMM dei Giovani Uomini e delle Giovani Donne, la Società di Soccorso e i quorum del sacerdozio — aveva stilato le proprie lezioni settimanali in maniera indipendente. A partire dagli inizi del 1900, i dirigenti della Chiesa avevano cercato dei modi per correlare le lezioni e le attività settimanali delle organizzazioni e dei quorum della Chiesa dando enfasi alla dottrina essenziale ed eliminando qualsiasi lezione ripetitiva o ridondante. Queste iniziative, però, erano state sporadiche e di breve durata.
Il presidente McKay, che aveva preso parte ad alcune delle prime iniziative di correlazione, credeva che fosse il momento di riprovare. Più di un terzo della totalità dei membri si era unito alla Chiesa negli ultimi dieci anni e il corso di studio corrente non soddisfaceva sempre le necessità dei nuovi santi. Al profeta preoccupavano particolarmente le lezioni che presentavano idee sbagliate o si allontanavano troppo dagli insegnamenti basilari del Vangelo. Voleva un corso di studio uniforme che si fondasse sui principi fondamentali del Vangelo.
“l’unico programma valido a nostro avviso”, dichiarò, “è quello che ha lo scopo di salvare le anime”.
L’anziano Lee studiava la questione con un piccolo comitato da più di un anno. Anche lui voleva che gli insegnamenti della Chiesa ponessero maggiore enfasi sulla dottrina di salvezza. Ultimamente, poi, era rimasto turbato nel venire a sapere che del materiale di addestramento pubblicato dalla Chiesa era stato inviato alle congregazioni locali prima di una revisione da parte degli apostoli. Voleva che il nuovo programma garantisse che le lezioni e i manuali ricevessero un adeguato controllo prima di arrivare ai Santi. Credeva che un miglior coordinamento tra le organizzazioni della Chiesa avrebbe eliminato la confusione.
Lavorando insieme, il comitato aveva proposto di far sì che i corsi di studio della Chiesa venissero scritti secondo un nuovo principio organizzativo. Invece di far scrivere a ogni organizzazione generale il materiale per le lezioni in modo indipendente, i corsi di studio sarebbero stati supervisionati da tre comitati: uno per i bambini, uno per i giovani e un altro per gli adulti.
Rappresentanti delle varie organizzazioni della Chiesa, sia donne che uomini, avrebbero aiutato a sviluppare un corso di studio incentrato su alcuni principi di salvezza fondamentali. Il Quorum dei Dodici Apostoli avrebbe supervisionato il loro lavoro e un Consiglio di coordinamento generale della Chiesa, guidato da quattro apostoli, avrebbe sovrinteso alle attività dei tre comitati.
Organizzando i corsi di studio in base a gruppi di età, i comitati potevano evitare ripetizioni non necessarie nelle lezioni. Inoltre, lo sviluppo delle lezioni assieme alle Autorità generali permetteva di sfruttare nei corsi di studio l’esperienza da loro maturata nel visitare i membri delle congregazioni di tutto il mondo.
Quando il comitato redasse la sua proposta, la Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici la esaminarono e l’approvarono, appena in tempo affinché l’anziano Lee presentasse il nuovo programma ai Santi alla sessione del sacerdozio della conferenza generale di ottobre.
“Adottando un tale programma”, dichiarò l’anziano Lee, “possiamo probabilmente e auspicabilmente aspettarci il consolidamento e la semplificazione dei corsi di studio della Chiesa, delle pubblicazioni della Chiesa, degli edifici della Chiesa, delle riunioni della Chiesa e di molti altri aspetti importanti dell’opera del Signore”.
L’anziano Lee era certo che l’iniziativa del presidente McKay di cominciare a correlare i corsi di studio della Chiesa fosse ispirata. “Basta osservare il presidente di questa Chiesa”, attestò, “per vederlo agire compiendo quelle cose che porteranno alla salvezza dei figli degli uomini nella maniera più efficace possibile”.
Poco tempo dopo la conferenza generale, LaMar Williams salì su un volo per la Nigeria. Nel suo bagaglio, LaMar aveva messo una macchina fotografica e un registratore per poter in seguito condividere con la Prima Presidenza i volti e le voci delle persone che avrebbe incontrato. Il suo collega durante quel viaggio era un missionario ventenne di nome Marvin Jones, che si stava recando nella Missione sudafricana.
La loro destinazione era Port Harcourt, una città sulla costa nigeriana, dove una folla — quasi tutti coloro che avevano intrattenuto una corrispondenza con LaMar — li attendeva. Tra la folla, però, mancava Honesty John Ekong, le cui lettere avevano per prime fatto volgere l’attenzione di LaMar all’Africa.
Mentre salutava i suoi amici, LaMar fu sorpreso di sapere che non tutti si conoscevano. Pensava che stessero lavorando insieme. Tra il gruppo c’era un uomo di nome Matthew Udo-Ete, che aveva scritto la maggior parte delle lettere a LaMar. Portò LaMar e Marvin nella sua piccola casa, dove una folla si era riunita per ascoltarli parlare. LaMar non aveva mai sentito un’aria così calda e umida, ma per le due ore successive insegnò e rispose alle domande che le persone avevano sulla Chiesa.
La sua prima domenica in Nigeria, LaMar si rivolse a un’altra grande folla nella cappella di Matthew. La gente aveva percorso molti chilometri per sentirlo parlare. Parlò loro della Divinità, dell’Apostasia e della restaurazione del Vangelo tramite Joseph Smith. Spiegò la restrizione relativa al sacerdozio e disse di essere venuto in Nigeria per sapere se i suoi amici sarebbero stati ancora interessati alla Chiesa pur non potendo detenere il sacerdozio.
Quando finì di parlare, lasciò il tempo a Matthew affinché chiudesse la riunione. Improvvisamente, le persone della congregazione cominciarono a parlare in una lingua che LaMar non riusciva a capire. LaMar guardò Matthew per chiedergli di tradurre.
“Qui ci sono persone che vogliono rendere testimonianza”, disse Matthew.
LaMar ne fu sorpreso. Si aspettava che le persone fossero stanche e forse affamate. Durante le tre ore successive, invece, le persone resero la propria testimonianza.
Tra loro c’era un uomo anziano con i capelli grigi, una camicia bianca e un tessuto color rosa avvolto attorno alle gambe. I suoi piedi erano nudi. “Ho sessantacinque anni”, disse, “e sono malato. Questa mattina ho percorso ventisei chilometri a piedi per essere qui”.
“Non ho visto il presidente McKay e non ho visto Dio”, continuò. “Ma ho visto lei, e la riterrò personalmente responsabile di tornare dal presidente McKay e dirgli che siamo sinceri”.
Una donna della congregazione chiese semplicemente a LaMar: “Permetterà che questo amore che proviamo per la Chiesa sia vano?”.
Poco più di una settimana dopo, nella città di Uyo, LaMar incontrò finalmente Honesty John Ekong. Venne a sapere che il suo amico aveva percorso più di cento chilometri per incontrarlo all’aeroporto, ma che per qualche ragione non era riuscito a trovarlo. Honesty John mostrò a LaMar le pareti di casa sua. Erano decorate con articoli e fotografie di autorità generali tratte dalle riviste della Chiesa.
LaMar rimaneva sempre più colpito dalla fede dei nigeriani. Apprese che circa cinquemila persone in quasi cento congregazioni volevano unirsi alla Chiesa. Eppure, non riusciva a vedere come si potesse procedere in Nigeria fino a che le restrizioni relative al sacerdozio e al tempio fossero rimaste in vigore. Voleva rassicurare i suoi nuovi amici sul futuro dell’opera missionaria nel loro paese, ma sapeva di non essere autorizzato a farlo.
“Loro insistono dicendo che se faccio la mia parte quando farò rapporto alla Prima Presidenza, la Chiesa arriverà in Nigeria”, scrisse nel suo diario. “Non si rendono conto di quanto io sia insignificante nell’analisi definitiva di una tale decisione”.
Tuttavia, aveva speranza. “Grazie al cielo tutto è possibile con l’aiuto del Signore”, scrisse.