Storia della Chiesa
Capitolo 14: Ora siamo diversi


Capitolo 14

Ora siamo diversi

complesso apparato medico su un tavolo

Nel febbraio del 1972, l’anziano Spencer W. Kimball era disperato. Le radioterapie avevano rimosso il suo cancro alla gola, ma avevano devastato la sua voce già indebolita, e ora il massimo che poteva fare era sussurrare. Il suo cuore mal funzionante continuava a essere causa di ansia e debilitazione fisica. “Sto decisamente perdendo”, scrisse nel suo diario.

Consapevoli delle scarse condizioni di salute dell’anziano Kimball, la Prima Presidenza aveva alleggerito il suo programma di viaggio. Egli presenziò alle dedicazioni del Tempio di Ogden e del Tempio di Provo, estese chiamate ai futuri missionari e funse da consulente per il nuovo Dipartimento storico della Chiesa e al suo personale in continua espansione composto da professionisti. Era grato di poter continuare a servire il Signore in questi modi, ma era sempre più preoccupato di diventare un peso per la Chiesa.

Quando le sue condizioni peggiorarono, lui e Camilla incontrarono il presidente Harold B. Lee e N. Eldon Tanner. Il dottor Russell M. Nelson si unì a loro per dare un giudizio medico durante la discussione.

“Sto per morire”, spiegò l’anziano Kimball. “Sento che la vita mi sta abbandonando. Con un tale deterioramento credo di poter vivere solo altri due mesi in più, all’incirca”.

Era improbabile che guarisse, aveva detto al gruppo, senza una complessa operazione chirurgica. Il dottor Nelson, che conosceva bene la procedura, spiegò che consisteva in due operazioni distinte. “Per prima cosa, la valvola aortica difettosa dev’essere rimossa e sostituita da una valvola aortica prostetica”, disse. “In secondo luogo, l’arteria coronaria discendente anteriore sinistra dev’essere rivascolarizzata con un innesto di bypass”.

“Quali sarebbero i rischi di questa procedura?”, chiese il presidente Lee.

Considerando l’età avanzata dell’anziano Kimball, il dottor Nelson non ne era sicuro. “Non abbiamo esperienza nel condurre le due operazioni su pazienti di questa fascia d’età”, disse. “Tutto ciò che posso dire è che implicherebbe un rischio estremamente alto”.

“Sono un uomo anziano e sono pronto a morire”, disse l’anziano Kimball con un filo di voce. “Il Signore poteva curarmi all’istante, e in qualunque momento volesse. Ma perché vorrebbe me, ora che sto diventando vecchio e altri potrebbero fare quello che faccio io e anche meglio?”.

Il presidente Lee scattò in piedi. “Spencer”, disse sbattendo il pugno sulla sua scrivania, “Sei stato chiamato! Tu non morirai. Devi fare tutto ciò che è necessario per prenderti cura di te e continuare a vivere!”.

“Va bene”, disse l’anziano Kimball, “allora farò l’intervento”.


Due mesi dopo, dall’altra parte degli Stati Uniti, migliaia di ragazze urlanti accolsero i fratelli Osmond — Alan, Wayne, Merrill, Jay e Donny — sul palco di uno stadio di Hampton, in Virginia. Di età compresa tra i quattordici e i ventidue anni, i fratelli indossavano tute bianche scampanate con colletti alti e strass scintillanti. Quando cominciarono a cantare e ballare, le ammiratrici continuarono a gridare.

Sedendo dietro le quinte, Olive Osmond pensò che era carina la maniera in cui le ragazze fissavano i suoi figli. Quando lei e suo marito, George Osmond, si erano sposati nel Tempio di Salt Lake durante la Seconda guerra mondiale, non potevano immaginare che i loro figli sarebbero diventati delle stelle della musica pop — e alcuni tra i santi degli ultimi giorni più famosi al mondo. I primi due figli, Virl e Tom, avevano problemi di udito, e il dottore aveva cercato di persuadere Olive e George a non avere più figli. Ma la coppia ne ebbe altri sette, tutti con udito perfetto.

Da piccoli, Alan, Wayne, Merrill, Jay e Donny impararono a cantare in armonia e iniziarono a esibirsi regolarmente in uno spettacolo televisivo trasmesso a livello nazionale. Quando divennero grandi, però, vollero cambiare il loro repertorio di canzoni d’altri tempi con una musica più contemporanea.

A molti giovani piaceva il ritmo travolgente e le chitarre elettriche della musica rock. Tuttavia, alcuni dirigenti della Chiesa temevano che fosse troppo provocatoria. Olive e George condividevano queste preoccupazioni, ma insieme ai loro figli credevano che la musica rock potesse anche fare del bene. Olive pensava che i suoi figli potessero avere una buona influenza sul mondo — se solo la loro musica fosse arrivata al pubblico giusto.

“Avete una missione speciale”, diceva ai ragazzi. “Dio vi ha dato questo talento per una ragione”.

Nel 1970 i fratelli registrarono una canzone chiamata “One Bad Apple”, con Merrill e Donny come voci principali. La canzone fu un successo, rendendo i ragazzi delle celebrità quasi dall’oggi al domani. Dopo quell’episodio, Olive e George lavorarono duramente per aiutare i loro figli a osservare i comandamenti. Mentre altre stelle del rock bevevano e facevano uso di droghe, gli Osmond obbedivano alla Parola di Saggezza. Invece di andare a feste scatenate, i fratelli partecipavano alle serate familiari, andavano in chiesa e tenevano devozionali quando erano in tournée.

Dopo essere diventati famosi, i fratelli ebbero un incontro con il presidente Joseph Fielding Smith, che ricordò loro il dovere di condividere sempre il Vangelo. Poi, il consigliere Harold B. Lee ricordò loro che il mondo li stava guardando e che poteva giudicare la Chiesa in base alle loro azioni. Li esortò a evitare situazioni moralmente pericolose e a difendere ciò in cui credevano.

“Ci saranno sempre due scelte”, insegnò loro. “Fate sempre la scelta che vi porterà più vicini al regno celeste”. Citò poi le parole pronunciate dal Salvatore nel Sermone sul Monte: “Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli”.

Non passò molto tempo prima che le persone negli Stati Uniti associassero la Chiesa agli Osmond. Quando parlava alla stampa, Olive menzionava sempre la sua religione e l’influenza che essa aveva sullo stile di vita integro e sulla musica vivace della famiglia. Nelle loro interazioni con i giornalisti, anche i ragazzi parlavano apertamente della loro fede, e i fan spesso inviavano loro delle lettere con domande sulla Chiesa. Dal momento che la crescita della Chiesa era stata particolarmente rapida negli Stati Uniti, spesso nelle città in cui gli Osmond si esibivano c’erano rioni e rami, e questo permetteva ai fan di mettersi in contatto facilmente con i missionari e conoscere altri santi degli ultimi giorni.

Recentemente, infatti, Church News aveva pubblicato degli estratti di lettere di persone che erano venute a conoscenza della Chiesa tramite gli Osmond. Un’ammiratrice aveva iniziato a fare ricerche sui santi degli ultimi giorni dopo aver visto la felicità e l’unità della famiglia Osmond. “Sapevo che doveva avere a che fare con la vostra religione”, aveva scritto.

Durante il concerto in Virginia, Jimmy, che con i suoi otto anni era il figlio più piccolo degli Osmond, si unì ai suoi fratelli sul palco per cantare una canzone. Olive rimase dietro le quinte con Marie, la figlia di dodici anni, e rispose alle domande di un giornalista locale.

“Cerco di creare una casa lontano da casa”, spiegò Olive. Pensava che la famiglia fosse più unita ora che erano in tournée insieme. Infatti, i fratelli stavano lavorando insieme a un nuovo ambizioso album: qualcosa di più profondo e personale di qualunque cosa avessero fatto fino a quel momento.

“Stanno facendo quello che Dio vuole da loro”, disse Olive. “I ragazzi attratti da loro li considerano dei modelli da seguire per una ragione”.


Un mese dopo, la mattina del 12 aprile 1972, il dottor Russell M. Nelson si preparò a eseguire un’operazione a cuore aperto. Aveva eseguito centinaia di interventi nella sua vita, ma mai su un apostolo del Signore. E sebbene avesse pregato in merito alla procedura in programma per l’anziano Kimball e avesse meditato su quale fosse la maniera migliore di eseguirla, non era convinto che lui o qualunque altro chirurgo potesse ultimarla con successo.

Dopo averla richiesta espressamente, il dottor Nelson ricevette una benedizione dal presidente Lee e dal presidente Tanner il giorno prima. Imponendo le loro mani sul suo capo, lo benedissero affinché potesse eseguire l’intervento senza errori. Gli dissero che non aveva ragione di temere di essere inadeguato. Il Signore lo aveva preparato per eseguire questa operazione.

La procedura iniziò alle otto in punto. Nella sala operatoria un’anestesista sedò l’anziano Kimball, mentre l’assistente del dottor Nelson era pronto vicino a lui insieme ad alcune infermiere e altri membri dell’equipe operatoria. Accanto c’era una macchina cuore-polmone, pronta a ossigenare e pompare il sangue dell’anziano Kimball.

Sotto la direzione del dottor Nelson, l’equipe lavorò abilmente per sostituire la valvola danneggiata con una protesi: una pallina di plastica dentro a una gabbietta di metallo. La circonferenza del dispositivo era pressappoco la metà di quella del suo pollice.

Dopo aver collocato la valvola in posizione, il dottor Nelson cominciò a mettere i punti. Una precisa sutura dopo l’altra, collegò lentamente l’anello alla base della valvola con il tessuto circostante.

Poi, si concentrò sul bypassare un’ostruzione che bloccava il flusso di sangue nel cuore. Dopo aver localizzato un’arteria nel petto dell’anziano Kimball, ne recise la parte inferiore e la collocò appena sotto il vaso sanguigno ostruito. Ancora una volta, il dottore applicò i punti con suture piccole e intricate fino a che l’arteria sana non fu attaccata fermamente.

Mentre lavorava, il dottor Nelson rimase meravigliato da quanto l’operazione stesse procedendo senza intoppi. Richiedeva migliaia di manovre intricate, ognuna delle quali necessitava una tecnica scrupolosa. Ciononostante, non fu commesso nemmeno un singolo errore. Quando arrivò finalmente il momento di scollegare l’anziano Kimball dalla macchina cuore-polmone, più di quattro ore dopo l’inizio dell’operazione, il personale medico gli diede una scossa elettrica al cuore, che riprese a funzionare immediatamente.

Dopo l’intervento, il dottor Nelson chiamò il presidente Lee. La Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici erano riuniti nel tempio in digiuno e preghiera per l’anziano Kimball. Quando il dottor Nelson descrisse la procedura, disse al presidente Lee che si sentiva come un lanciatore di baseball che aveva giocato una partita perfetta. Il Signore aveva amplificato le sue capacità, permettendogli di effettuare l’intervento esattamente come promesso nella benedizione del sacerdozio.

Il presidente Lee fu colmo di gioia. “Il fratello Kimball sta facendo ottimi progressi ed è stato staccato dalla macchina che tiene in funzione il cuore”, disse agli apostoli. “Il Signore ha risposto alle nostre preghiere”.


Quello stesso mese, a Rio de Janeiro, in Brasile, il quarantunenne Helvécio Martins stava guidando verso casa quando il traffico lo obbligò a fermarsi. La fila di auto davanti a lui sembrava non avere fine, e non pareva che l’ingorgo si sarebbe risolto a breve.

Helvécio si prese un momento per riflettere sull’insoddisfazione spirituale che provava da anni. Sin da quando era giovane aveva lavorato duramente per uscire dalla povertà. Aveva lasciato la scuola all’età di undici anni per lavorare alla raccolta delle arance. In seguito, dopo che la famiglia si era trasferita a Rio, aveva lavorato come corriere. I suoi datori di lavoro si fidavano di lui e apprezzavano la sua diligenza. Aveva poi conosciuto e sposato Rudá Tourinho de Assis, che lo aveva incoraggiato a frequentare la scuola serale.

Dopo anni di perseveranza, Helvécio ottenne un diploma di scuola superiore e si laureò all’università in contabilità. Cominciò quindi a lavorare per una compagnia petrolifera e col tempo divenne responsabile di un dipartimento con oltre duecento impiegati.

Nel frattempo lui, Rudá e i loro due bambini, Marco e Marisa, si divertivano agli eventi sociali a cui venivano invitati insieme ad altre persone influenti. Era uno stile di vita di gran lunga migliore di qualunque cosa Helvécio avesse immaginato.

Ma nonostante il suo successo, Helvécio si sentiva insoddisfatto. Lui e Rudá avevano provato varie religioni, partecipando a pratiche spiritualiste e poi esplorando alcune denominazioni cristiane. A prescindere da dove andassero, sentivano che mancava qualcosa.

Seduto nel traffico, la frustrazione di Helvécio crebbe ancora di più. Aprì la portiera della sua auto e fece qualche passo in strada. “Mio Dio”, pregò: “So che sei lì da qualche parte, ma non so dove. È possibile che tu non veda la confusione che attanaglia me e la mia famiglia? È possibile che tu non ti renda conto che stiamo cercando qualcosa e che non sappiamo nemmeno di cosa si tratti? Perché non ci aiuti?”.

Quando terminò la sua preghiera, il traffico cominciò a diminuire. Helvécio risalì in auto e continuò a guidare, dimenticandosi ben presto dell’accaduto.

Due settimane dopo, i Martins trovarono un bigliettino infilato sotto la porta di casa loro. Da un lato c’era un’immagine del Salvatore, e dall’altro c’era un calendario delle riunioni de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Il biglietto incuriosì Helvécio, e decise di portarlo al lavoro il giorno dopo.

“Capo, non vada lì”, disse uno degli impiegati. “È una chiesa per i nordamericani. Se non conosce uno dei membri, io non proverei nemmeno ad andarci”.

Helvécio credette al suo impiegato e mise da parte il suo interesse per la Chiesa. Poco tempo dopo, però, due missionari di nome Thomas McIntire e Steve Richards si presentarono davanti alla porta dei Martins. Nel momento esatto in cui entrarono, Helvécio notò che un senso di calma riempiva la casa.

I missionari si presentarono. “Abbiamo una benedizione per la sua famiglia, se la desidera”, dissero.

“Sì”, rispose Helvécio. Ma prima aveva delle domande.

Parlarono di alcune informazioni generali sulla Chiesa, e poi Helvécio pose una domanda difficile, una che a lui importava particolarmente in quanto discendente di un popolo tratto in schiavitù dall’Africa. “Considerato che la vostra chiesa ha sede negli Stati Uniti”, disse “come tratta la vostra religione i neri?”. “È consentito loro di far parte della chiesa?”.

L’anziano McIntire sembrò imbarazzato. “Signore”, disse, “vuole proprio saperlo?”.

“Sì”, disse Helvécio.

L’anziano McIntire spiegò che le persone di colore potevano battezzarsi e partecipare come membri della Chiesa, ma non veniva concesso loro di detenere il sacerdozio o di andare al tempio. Helvécio e Rudá accettarono la sua risposta e posero altre domande sul sacerdozio e sul Vangelo. I missionari risposero a ogni domanda con calma e scrupolosità.

Quando se ne andarono, erano trascorse quattro ore e mezza. Quella sera Helvécio e Rudá parlarono degli insegnamenti dei missionari. Erano rimasti colpiti dalla loro lezione e sentivano che avevano risposto in maniera esaustiva alle loro domande.

Poco tempo dopo, i Martins parteciparono alla loro prima riunione sacramentale. La funzione fu meravigliosa e la congregazione li accolse calorosamente. Non molto tempo dopo, il presidente di ramo fece visita alla casa dei Martins e presentò loro due uomini che sarebbero stati i loro insegnanti familiari.

Continuando a frequentare la Chiesa e incontrare i missionari, la fede della famiglia cresceva. Un giorno, parteciparono a una riunione particolarmente possente del Distretto di Rio de Janeiro e seppero che dovevano unirsi alla Chiesa.

“Ora siamo diversi”, disse una settimana dopo Marcus, il figlio tredicenne, mentre la famiglia si recava alla Scuola Domenicale. “Il vostro viso è pieno di luce, e io so perché: per il vangelo di Gesù Cristo”.

Helvécio accostò l’automobile sul ciglio della strada e la famiglia scoppiò in lacrime. Quando quella sera tornarono in cappella per la riunione sacramentale, i Martins dissero al presidente di ramo che erano pronti per essere battezzati.


Un giorno, più o meno in quello stesso periodo, l’agente degli Osmond, Ed Leffler, chiese alla famiglia se volevano esibirsi in Inghilterra. La canzone dei fratelli “Down by the Lazy River” e la registrazione di “Puppy Love” cantata da Donny come solista erano dei grandi successi negli Stati Uniti. Tutti in Nord America sembravano conoscere i fratelli Osmond, e ora i ragazzi cominciavano a farsi conoscere anche in Europa.

“Certo”, disse Olive, “ma a una condizione: che io possa incontrare la regina”.

Stava scherzando, ma Ed prese seriamente le sue parole. “Vedrò se si può fare”, disse.

Poco tempo dopo, Ed informò la famiglia di aver organizzato uno spettacolo per la Regina Elisabetta II e suo marito, il Principe Filippo. E Olive avrebbe realizzato il suo desiderio. Lei e George ricevettero l’invito a incontrarsi con la coppia reale durante l’intervallo.

Olive non riusciva a crederci. Per l’occasione comprò un vestito formale e dei guanti bianchi. Comprò anche una copia nuova di zecca dell’edizione combinata delle Scritture e si promise di darla in dono alla regina.

Gli Osmond arrivarono a Londra a maggio e passarono alcuni giorni a fare le prove delle loro canzoni. L’esibizione ebbe luogo il 22 maggio 1972 presso il London Palladium, un famoso teatro nel West End della città. Era un concerto di beneficenza trasmesso in televisione con diversi cantanti, attori e comici provenienti dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

Olive e George si sedettero tra il pubblico con Marie durante la prima metà dello spettacolo. All’intervallo, Lew Grade, l’uomo che aveva organizzato lo spettacolo, toccò il braccio di George. “Venite, presto”, disse.

Olive e George si alzarono e si affrettarono a seguire Lew. Prima di raggiungere la fine del corridoio, però, Olive si rese conto di aver lasciato il dono per la regina sotto la sua poltrona. Per un attimo pensò di lasciare le Scritture lì. Però, la notte prima aveva trascorso molto tempo a sottolineare e annotare i suoi passi preferiti per la regina. E sapeva che non avrebbe mai avuto un’altra occasione. Si voltò, corse di nuovo alla sua poltrona e prese il libro.

Non appena Lew fece entrare lei e George alla presenza della regina, Olive si avvicinò alla coppia reale, fece un inchino, scambiò alcune parole con loro e se ne andò senza consegnare il regalo. Poi guardò dietro di sé e vide che George si era fermato per parlare con il Principe Filippo del loro interesse comune nella caccia e nella pesca.

Notando un altro membro della famiglia reale nei paraggi, Olive gli si avvicinò e gli diede una copia delle opere canoniche. “Le dispiacerebbe dare alla regina questo piccolo regalo dopo che me ne sarò andata?”, chiese.

L’uomo guardò Olive con uno scintillio negli occhi. “Elizabeth!”, disse. “La signora Osmond le ha portato un regalo”.

“Che meraviglia”, disse la regina. “Prego, venga”.

In imbarazzo, Olive obbedì. “Volevo portarvi un regalo”, spiegò senza sapere esattamente come avesse trovato le parole. “È difficile sapere cosa donare a una regina, così vi ho portato la cosa che ci è più cara”.

“Può separarsene?”, chiese la regina.

“Sì”, disse Olive, “Ne ho una uguale”.

La regina guardò le Scritture. “Grazie, signora Osmond. La conserverò come un tesoro”, disse. La metterò sulla mensola del camino”.

Olive si rilassò e parlò un po’ della sua famiglia con la regina. Poi, tornarono ai loro posti per guardare l’esibizione dei ragazzi.

Più tardi, mentre la famiglia si preparava a prendere il volo di ritorno verso casa, Ed Leffler si avvicinò a Olive. “Che ne pensi?”, le chiese.

“È stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita”, disse Olive. “Ho potuto addirittura darle una copia del Libro di Mormon”.

“Cos’hai fatto?”, disse Ed, visibilmente sconvolto. “È praticamente la cosa peggiore che potessi fare”. Spiegò che, in qualità di capo della Chiesa d’Inghilterra, la regina non era nella posizione di accettare gli insegnamenti del Libro di Mormon.

Le parole di Ed turbarono Olive. Non voleva fare del male a nessuno. Credeva semplicemente che la regina avesse il diritto di conoscere il vangelo restaurato quanto chiunque altro. Aveva davvero fatto qualcosa di sbagliato?

Non appena la famiglia salì sull’aereo e tutti presero posto, Olive si sedette e cominciò a leggere le sue Scritture. Aprendole, i suoi occhi caddero su Dottrina e Alleanze 1:23: “Affinché la pienezza del mio Vangelo sia proclamata dai deboli e dai semplici fino alle estremità del mondo e dinanzi ai re ed ai governanti”.

Quelle parole confortarono Olive. I suoi dubbi si dissiparono e lei seppe di aver fatto la cosa giusta.


La sera del 15 giugno 1972, la diciottenne Maeta Holiday sorrise mentre si trovava in una palestra nel sud della California con più di cinquecento altri studenti dell’ultimo anno di scuola superiore. Ancora pochi istanti e lei e i suoi compagni avrebbero ricevuto il loro diploma e avrebbero iniziato la prossima fase della loro vita. Indossavano tocco e toga abbinati: le studentesse vestivano di rosso mentre gli studenti di nero.

Per Maeta il diploma significava che il suo tempo nel Programma per il collocamento degli studenti indiani era giunto al termine. Presto avrebbe lasciato la sua famiglia affidataria per cominciare una nuova vita per conto suo. Come molte persone che si diplomavano tramite il programma di collocamento, lei pianificava di frequentare la Brigham Young University. In quel momento, più di cinquecento nativi americani, la maggior parte dei quali era del popolo Navajo, frequentavano la BYU. La scuola offriva delle generose borse di studio a questi studenti, e i genitori affidatari di Maeta, Venna e Spencer Black, l’avevano aiutata a fare domanda per ricevere il sussidio.

Maeta sapeva che i Black avrebbero continuato a sostenerla. Quando era venuta a vivere con loro quattro anni prima, l’avevano trattata sin da subito come una figlia. Le avevano offerto un ambiente familiare stabile e l’avevano aiutata a sentirsi, per la prima volta nella sua vita, parte di una famiglia amorevole. E anche se si era unita alla Chiesa molto prima di vivere con loro, le avevano mostrato come possono essere le famiglie quando sono incentrate sugli insegnamenti di Gesù Cristo.

Non tutti gli studenti nel programma di collocamento avevano avuto una così buona esperienza con le proprie famiglie affidatarie. Alcuni studenti non si sentivano i benvenuti nelle loro case affidatarie, oppure non andavano d’accordo con i genitori o con i fratelli e le sorelle di tali famiglie. Altri resistevano ai tentativi delle loro famiglie affidatarie di introdurli a una cultura diversa da quella dei nativi. Al contempo, alcuni studenti trovarono dei modi di valorizzare sia il loro retaggio che la loro esperienza nel programma di collocamento. Tornarono alle loro riserve, rafforzarono le loro comunità e vissero delle vite appaganti come santi degli ultimi giorni.

Dal canto suo, Maeta era ancora inquieta a causa delle dolorose esperienze avute da bambina. Non voleva il genere di vita vissuta dai suoi genitori o dai suoi nonni. Venna, però, l’aveva incoraggiata a valorizzare il suo retaggio Navajo. “Dovresti essere fiera di ciò che sei”, le aveva detto una volta Venna. “Dio sa che sei speciale perché il Libro di Mormon parla del tuo popolo”. Come molti santi del suo tempo, Venna pensava che le promesse del Libro di Mormon si riferissero ai nativi americani. Considerava Maeta una discendente di Lehi e Saria, avente diritto alle benedizioni dell’alleanza.

“Maeta, voglio questo per te”, aveva detto Venna. “Voglio che un giorno tu ti sposi nel tempio. Voglio che tu continui ad andare in chiesa e voglio semplicemente che tu sappia che sei speciale e che ti amiamo”.

Quando ricevette il suo diploma, c’erano ancora delle cose che Maeta non capiva o non accettava di ciò che Venna le aveva insegnato. E per quanto ammirasse la sua famiglia affidataria, non sapeva se lei sarebbe riuscita ad avere un matrimonio di successo. Dopo aver visto il divorzio dei suoi genitori e le difficoltà di sua madre nel prendersi cura dei propri figli, non aveva interesse nel matrimonio o nel crescere una famiglia.

Dopo il suo diploma, Maeta venne a sapere che la sua domanda per la BYU era stata accettata. Mentre saliva a bordo dell’autobus diretto a Provo, pensò al suo futuro e alla sua fede. Frequentare la Chiesa e il Seminario era stata una parte importante del Programma per il collocamento degli studenti indiani. Ma voleva che il vangelo restaurato facesse parte del suo futuro?

“Beh, se vado alla BYU, mi chiedo cosa dovrò fare”, pensò. “Devo far parte della Chiesa oppure no?”.

Cominciò a pensare alle lezioni apprese grazie a Venna e Spencer. La sua vita non era stata facile, ma era stata benedetta a vivere con loro e a diventare parte della loro famiglia.

“Io in effetti credo in Dio”, pensò. “È stato al mio fianco per tutto questo tempo”.


Il 26 agosto 1972, Isabel Santana e suo marito, Juan Machuca, potevano sentire l’emozione nell’aria quando parcheggiarono la loro Volkswagen gialla fuori dal Auditorio Nacional a Città del Messico. Più di sedicimila santi provenienti dal Messico e dall’America Centrale si erano riuniti in quel grande centro eventi per partecipare a una conferenza generale di area. Per molti partecipanti alla conferenza, quella sarebbe stata la prima volta che avrebbero ascoltato di persona le parole delle autorità generali.

La Chiesa aveva cominciato a tenere delle conferenze generali di area sotto la direzione del presidente Joseph Fielding Smith. Dal momento che molti membri della Chiesa non potevano partecipare alla Conferenza generale a Salt Lake City, le conferenze locali davano loro l’opportunità di riunirsi e ricevere istruzioni da autorità locali e generali. La prima conferenza generale di area fu tenuta a Manchester, in Inghilterra, nel 1971. Con più di ottantamila membri della Chiesa, il Messico ospitava la popolazione più grande di santi al di fuori degli Stati Uniti, rendendolo il posto ideale per ospitare una simile conferenza.

Entrando nel centro eventi, Isabel e Juan rimasero esterrefatti. C’erano membri della Chiesa da tutto il Messico e da altri paesi più lontani come Guatemala, Honduras, Costa Rica e Panamá. Alcuni santi avevano percorso quasi cinquemila chilometri per essere lì. Una donna dal nord ovest del Messico aveva fatto il bucato dei vicini per cinque mesi per guadagnare abbastanza denaro per il viaggio. Alcuni santi avevano pagato il viaggio vendendo tacos e tamales, lavando auto o facendo lavori di giardinaggio. Altri avevano venduto i loro possedimenti o chiesto un prestito per poter andare. Alcune persone stavano digiunando perché non avevano i soldi per comprarsi da mangiare. Fortunatamente, la Benemérito fornì un alloggio a molti santi che venivano da lontano.

Mentre i Machuca facevano la fila per entrare nell’auditorium, una macchina parcheggiò lì vicino e da lì scesero Spencer W. Kimball e sua moglie Camilla. Erano passati quattro mesi dall’intervento al cuore dell’anziano Kimball, e aveva già recuperato abbastanza energie da riprendere molte delle sue responsabilità nel Quorum dei Dodici Apostoli. Infatti, quel pomeriggio aveva in programma un discorso per i santi.

Sebbene il presidente Joseph Fielding Smith avesse aiutato a pianificare la conferenza, era deceduto prima di potervi partecipare. La sua morte segnò la fine di decenni di una lunga e devota vita di servizio per la Chiesa e i suoi membri. Come apostolo, era stato un prolifico scrittore di dottrina evangelica e di argomenti storici, aveva promosso il lavoro genealogico e di tempio, e aveva dedicato le Filippine e la Corea alla predicazione del Vangelo. Come presidente della Chiesa, aveva autorizzato i primi pali in Perù e in Sudafrica, aveva aumentato significativamente il numero di Seminari e Istituti in tutto il mondo, aveva rivitalizzato le comunicazioni pubbliche della Chiesa e aveva reso professionali i dipartimenti.

“Non c’è alcuna opera alla quale possiamo dedicarci, che sia tanto importante quanto la predicazione del Vangelo e l’edificazione della Chiesa e del regno di Dio sulla terra”, aveva detto ai Santi alla sua ultima Conferenza generale. “E così noi invitiamo tutti i figli di nostro Padre, in ogni dove, a credere in Cristo, a riceverLo così come è rivelato dai profeti viventi, e ad unirsi a La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”.

Il suo successore, Harold B. Lee, era stato quindi messo a parte come presidente della Chiesa, rendendo l’anziano Kimball il nuovo presidente del Quorum dei Dodici Apostoli.

Non appena Isabel e Juan riuscirono a entrare nel Auditorio Nacional, trovarono posto tra migliaia di santi. Le poltrone dell’auditorium erano situate su quattro livelli attorno al palco. Un coro di membri della Chiesa del nord del Messico riempiva il podio. Di fronte a loro c’era un pulpito e delle file di poltrone con schienale alto per le autorità generali e altri oratori.

La conferenza iniziò con un discorso del presidente Marion G. Romney, che era nato e cresciuto nelle colonie di santi degli ultimi giorni nel nord del Messico e che era stato chiamato recentemente come consigliere nella Prima Presidenza. Parlando in spagnolo, parlò del suo amore per i santi del Messico e dell’America Centrale e della sua riconoscenza al governo messicano.

Poi parlò l’anziano N. Eldon Tanner, che celebrò la forza della Chiesa in Messico e in altre nazioni di lingua spagnola nelle Americhe. “C’è una grande crescita in atto, e si stanno formando dei dirigenti in tutto il mondo”, dichiarò per mezzo di un interprete. Per assistere questi dirigenti in crescita, il Manuale generale di istruzioni era stato appena correlato e tradotto in più di una dozzina di lingue, tra cui lo spagnolo. I dirigenti in tutto il mondo potevano amministrare la Chiesa seguendo lo stesso modello.

“È meraviglioso vedere come le persone stanno accettando il Vangelo e stanno venendo nella Chiesa e nel regno di Dio”, testimoniò il presidente Tanner, “e tutti portano testimonianza delle benedizioni che offre loro, riconoscendo che questa è la Chiesa di Gesù Cristo”.

Ascoltare gli oratori fece sentire Isabel grata di essere una santa degli ultimi giorni messicana. La sua istruzione alla Benemérito le aveva insegnato l’importanza di essere un membro della Chiesa, di rendere il vangelo restaurato una parte fondamentale della sua vita. Appena entrata a scuola era una ragazzina timida senza una chiara percezione del suo potenziale spirituale. Ma i suoi insegnanti l’avevano benedetta in innumerevoli modi. Aveva sviluppato una routine giornaliera di studio e preghiera, e aveva vissuto con fiducia e una fervente testimonianza della verità.

Ora, circondata da così tanti santi, non poteva fare a meno di gioire. “Mi sento a casa”, pensò. “Sono nel posto giusto”.

  1. Spencer W. Kimball, Journal, Nov. 8–9, 22, and 29, 1971; Dec. 31, 1971; Jan. 20, 1972; July 2, 1972; Russell M. Nelson to Spencer W. Kimball, Sept. 21, 1972, in Spencer W. Kimball, Journal, Apr. 11, 1972. Argomento: Spencer W. Kimball

  2. Benson, Journal, Nov. 18, 1971; Jan. 21, 1972; Feb. 8, 10, 15, and 22, 1972; Spencer W. Kimball, Journal, Dec. 31, 1971, and Jan.–Feb. 1972; Hunter, Journal, Jan. 13–14, 1972; Condie, Russell M. Nelson, 156–157.

  3. Spencer W. Kimball, Journal, Mar. 13, 1972; Kimball, Autobiography of Camilla Eyring Kimball, 90; Nelson, Fromv Heart to Heart, 163–164; Lee, Diary, Mar. 13, 1972. Argomento: Russell M. Nelson

  4. Dew, Insights from a Prophet’s Life, 103–104; Nelson, From Heart to Heart, 163–164; Spencer W. Kimball, Journal, Mar. 13, 1972. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  5. Spencer W. Kimball, Journal, Mar. 13, 1972; Dew, Insights from a Prophet’s Life, 104; Kimball, Oral History Interview, 90.

  6. Spencer W. Kimball, Journal, Mar. 13, 1972; Dew, Insights from a Prophet’s Life, 104.

  7. Dave Noeche, “Music”, Richmond (VA) Times-Dispatch, Apr. 5, 1972, B5; Nina Banner, “Osmonds for Real and Talented”, Daily Press (Newport News, VA), Apr. 4, 1972, 25.

  8. Kathy Wells, “Osmond Brothers Treat Mom ‘like a Queen’”, Daily Press (Newport News, VA), Apr. 5, 1972, 6; Nina Banner, “Osmonds for Real and Talented”, Daily Press, Apr. 4, 1972, 25; Osmond, Untold Story of Olive Osmond, 118, 189–194, 233–234, 240–242; Hicks, “Mormons and the Music Industry”, 190; Olive Osmond, “The Osmond Story”, Osmonds’ World, May 1974, 4–5.

  9. Osmond, Untold Story of Olive Osmond, 233–234, 254–268; Dunn, Osmonds, 12–31; Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, chapter 2; Hyatt, Emmy Award Winning Nighttime Television Shows, 166–171; Osmond, Stages, 71; Curtis, Rock Eras, 236, 286–291.

  10. Ezra Taft Benson, in One Hundred Fortieth Semi-annual Conference, 23–24; Ezra Taft Benson, “Satan’s Thrust—Youth”, Ensign, Dec. 1971, 53–56; Boyd K. Packer, “Inspiring Music—Worthy Thoughts”, Ensign, Jan. 1974, 25–28; Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, 64, 81–82; Dunn, Osmonds, 192–195; Osmond, Untold Story of Olive Osmond, 1.

  11. Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, 80–90; Osmond and Graham, Let the Reason Be Love, 70; Osmond, Stages, 68–69, 84–85; Dunn, Osmonds, 192–195; Barbara Lewis, “Osmonds at Home”, Chillicothe (OH) Gazette, Dec. 24, 1971, Showcase section, 3; Kathy Wells, “Osmond Brothers Treat Mom ‘like a Queen’”, Daily Press (Newport News, VA), Apr. 5, 1972, 6; “Osmond Tale ‘Paradoxical’”, New Mexican (Santa Fe, NM), Mar. 13, 1973, A8; vedere anche Osmond and Osmond, Oral History Interview, 5–7, 23–24.

  12. Howard Pearson, “Living Principles of Gospel Not Difficult, Osmonds Say”, Church News, Mar. 20, 1971, 5; Osmond, Stages, 83–84; Osmond, Oral History Interview, 3–4; Osmond, Journal, Feb. 11, 1972; Osmond and Osmond, Oral History Interview, 7; Matteo 5:16.

  13. J M. Heslop, “Osmond Fan Mail Heavy”, Church News, Mar. 11, 1972, 8–9, 12; Kathy Wells, “Osmond Brothers Treat Mom ‘like a Queen’”, Daily Press (Newport News, VA), Apr. 5, 1972, 6; Deseret News 1989–90 Church Almanac, 218–230; vedere anche “Magazine Story Prompts Teen to Study Church”, Church News, Mar. 4, 1972, 12; e Osmond and Osmond, Oral History Interview, 7, 17. Argomento: Stati Uniti

  14. Kathy Wells, “Osmond Brothers Treat Mom ‘like a Queen’”, Daily Press (Newport News, VA), Apr. 5, 1972, 6; Dave Noeche, “Music”, Richmond (VA) Times-Dispatch, Apr. 5, 1972, B5; Alan Osmond, “Alan Gets Serious about ‘The Plan’”, Spotlight, Sept.–Oct. 1973, 44.

  15. Spencer W. Kimball, Journal, July 2, 1972; Russell M. Nelson to Spencer W. Kimball, Sept. 21, 1972, in Spencer W. Kimball, Journal, Apr. 11, 1972; Kimball, Autobiography of Camilla Eyring Kimball, 93; Dew, Insights from a Prophet’s Life, 73, 105.

  16. Spencer W. Kimball, Journal, Mar. domenica 2 luglio 1972; Dew, Insights from a Prophet’s Life, 106; Kimball, Oral History Interview, 164.

  17. Spencer W. Kimball, Journal, May 9, 1972, and May 12, 1972; Dew, Insights from a Prophet’s Life, 106; Russell M. Nelson to Spencer W. Kimball, Sept. 21, 1972, in Spencer W. Kimball, Journal, Apr. 11, 1972; Netter, CIBA Collection of Medical Illustrations, 194–195, 243–244.

  18. Dew, Insights from a Prophet’s Life, 106–107; Lee, Diary, Apr. 12, 1972; Monson, Journal, Apr. 12, 1972. Argomento: Guarigione

  19. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 4, 9–12, 15–16, 19–22, 38–41.

  20. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 29–38; Helvécio Martins, Interview, Friend, Jan. 1992, 6.

  21. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 26, 38–40.

  22. Martins and Martins, Oral History Interview, 12; Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 40–41.

  23. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 41–42; Helvécio Martins, Interview, Friend, Jan. 1992, 6; Martins and Martins, Oral History Interview, 12.

  24. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 42–44; Martins and Martins, Oral History Interview, 12–13. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  25. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 4, 43–44; Martins and Martins, Oral History Interview, 13–14. Argomento: Restrizioni riguardanti il sacerdozio e il tempio

  26. Martins, Autobiography of Elder Helvécio Martins, 44–47. Argomento: Riunioni sacramentali

  27. Osmond, Journal, May 1972; Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, 113–114.

  28. John Barber, “Olympics Setting for Liza Minnelli”, Daily Telegraph (London), May 23, 1972, 12; Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, 114–115; “Royal Gala Variety Performance”, Through the Years, Donny (website), https://donny.com/timeline_item/royal-gala-variety-performance/

  29. Osmond, Journal, May 1972; George Osmond, “Father Remembers”, e Olive Osmond, “The Osmond Story”, Osmonds’ World, Mar. 1974, 5, 13; Osmond and Osmond, Oral History Interview, 22; vedere anche Osmond, Oral History Interview, 9.

  30. Osmond, Journal, May 1972; Osmond and Osmond, Oral History Interview, 22; Osmond and Romanowski, Life Is Just What You Make It, 114. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  31. Commencement Announcement for Troy High School, Fullerton, CA, 1972; Photographs at Troy High School Graduation, June 15, 1972, in Beck, Scrapbook; “Troy High to Graduate 515 June 15”, Fullerton (CA) Daily News Tribune, June 5, 1972, B5; Maeta Beck and Dennis Beck, Oral History Interview, 111–113.

  32. Osborne, “Appraisal of the Education Program”, 39–41, 51–52; Priesthood Department, Melchizedek Priesthood General Committee Minutes, May 27, 1975, 82; Metcalf, “Which Side of the Line?”, 232; Maeta Beck and Dennis Beck, Oral History Interview, 12–13, 16–19, 25–29.

  33. Allen, “Rise and Decline of the LDS Indian Student Placement Program”, 96–97; “Indian Unity Caravan Leaves West Jordan for Arizona”, Salt Lake Tribune, Aug. 19, 1972, B12; Garrett, Making Lamanites, 109–110, 114, 118–123, 130, 134–135, 156–158, 192–203, 238–241; Maeta Beck and Dennis Beck, Oral History Interview, 123.

  34. Shumway and Shumway, Blossoming, 91–92, 94–98; Maeta Beck and Dennis Beck, Oral History Interview, 15–18, 45–46, 54–55, 62–63. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura. Argomento: Identità dei Lamaniti

  35. Maeta Beck and Dennis Beck, Oral History Interview, 18, 29, 61, 113; Shumway and Shumway, Blossoming, 98.

  36. J M. Heslop, “Spirituality Themes Conference”, Church News, Sept. 2, 1972, 3; Isabel Santana, Oral History Interview [Feb. 2, 2022], 20; Holzapfel and Lambert, “Photographs of the First Mexico and Central America Area Conference”, 69; Santana and Machuca, Oral History Interview, 16–17.

  37. Holzapfel and Lambert, “Photographs of the First Mexico and Central America Area Conference”, 65–66, 68–69; “Details Announced for First Area Meet”, Church News, Jan. 16, 1971, 3; J M. Heslop, “Area Conference in Mexico”, Church News, Aug. 26, 1972, 3. Argomenti: Conferenza generale; Messico

  38. Isabel Santana, Oral History Interview [Feb. 2, 2022], 20–21; Santana and Machuca, Oral History Interview, 16; Jay M. Todd, “The Remarkable Mexico City Area Conference”, Ensign, Nov. 1972, 89–90; J M. Heslop, “Spirituality Themes Conference”, Church News, Sept. 2, 1972, 3; Holzapfel and Lambert, “Photographs of the First Mexico and Central America Area Conference”, 69; Kimball and Kimball, Spencer W. Kimball, 398–403.

  39. Monson, Journal, Apr. 11, 1972; Lee, Diary, July 2, 1972; Tanner, Journal, July 2, 1972.

  40. “Pres. Joseph Fielding Smith: Church Leader Dies at 95”, “A Helping Hand to Missionaries”, and “A Lifetime Devoted to Work in Temples”, Deseret News, July 3, 1972, S1–S2, S5, S6; Neilson and Marianno, “True and Faithful”, 6–64; “Peru Stake Created; Idaho Stake Reorganized”, Church News, Mar. 14, 1970, 6; “4 New Stakes Are Organized”, Church News, Apr. 4, 1970, 15; Griffiths, “Globalization of Latter-day Saint Education”, 208–209, 214–229, 305–306; Allen and Leonard, Story of the Latter-day Saints, 603–606. Argomento: Joseph Fielding Smith

  41. Joseph Fielding Smith, “Counsel to the Saints and to the World”, Ensign, July 1972, 27.

  42. “President Harold B. Lee Ordained LDS Leader”, Deseret News, July 7, 1972, A1.

  43. Romney, Journal, Aug. 26, 1972; J M. Heslop, “Spirituality Themes Conference”, Church News, Sept. 2, 1972, 3; First Mexico and Central America Area General Conference, 4; Santana and Machuca, Oral History Interview, 16–17; Holzapfel and Lambert, “Photographs of the First Mexico and Central America Area Conference”, 70–71.

  44. Marion G. Romney, in First Mexico and Central America Area General Conference, 3–4; Harold B. Lee, “Marion G. Romney of the Quorum of the Twelve”, Improvement Era, Oct. 1962, [714]–[15]; “President Harold B. Lee Ordained LDS Leader”, Deseret News, July 7, 1972, A1; Lozano, Oral History Interview, 96. Argomento: Colonie in Messico

  45. N. Eldon Tanner, in First Mexico and Central America Area General Conference, 6; J M. Heslop, “Spirituality Themes Conference”, Church News, Sept. 2, 1972, 3; Curriculum Department, Priesthood Correlation Executive Committee Minutes, May 5, 1965, 284; June 2 and 10, 1965, 294–296, 300–301; Feb. 1, 1967, 148–149; June 7, 1967, 171–172; Dec. 6, 1967, 222; Jan. 3, 1968, 226–227; “New Handbook for Church Officers Out”, Church News, Apr. 27, 1968, 3; La Iglesia de Jesucristo de los Santos de los Últimos Días: Manual General de Instrucciones, Número 20, 1968 (Salt Lake City: First Presidency of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 1968).

  46. Santana and Machuca, Oral History Interview, 1–4, 17–18; Isabel Santana, Oral History Interview [Feb. 2, 2022], 19, 21. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.