Storia della Chiesa
Capitolo 17: Nessun ripensamento


Capitolo 17

Nessun ripensamento

opuscolo con la testimonianza di Joseph Smith

La mattina del 10 ottobre 1975, diverse auto d’epoca scintillanti avanzavano rombando nel campus della Brigham Young University per dare inizio alla Founders Day parade [parata della giornata dei fondatori] della scuola. Migliaia di insegnanti, studenti ed ex allievi, in rappresentanza dei molti college e delle molte associazioni dell’università, marciavano vivacemente dietro le auto. In lontananza, su una montagna a est del campus, una gigantesca “Y” fatta di pietre bianche risplendeva alla luce del sole.

Ogni autunno la BYU celebrava la sua fondazione, ma quell’anno segnava il centenario dell’università. Per commemorare l’occasione, il presidente Spencer W. Kimball e sua moglie, Camilla, viaggiavano sulla prima automobile della parata, una Cadillac rossa del 1906. In tema con l’atmosfera nostalgica della parata, il presidente Kimball indossava una bombetta vecchio stile e un cappotto a righe. La sorella Kimball, invece, teneva un parasole di pizzo nero sopra la testa.

Sebbene i suoi abiti ricordassero il passato, il presidente Kimball aveva gli occhi puntati sul futuro. Ora che la Chiesa stava rapidamente diventando un’organizzazione mondiale, non sembrava giusto fornire programmi e servizi ad alcuni santi e non ad altri. I dirigenti avevano già eliminato i tornei sportivi della Chiesa a Salt Lake City. Nel 1974 la Prima Presidenza aveva annunciato che la Chiesa avrebbe ceduto i quindici ospedali che gestiva negli Stati Uniti occidentali. Poi, l’anno seguente, il presidente Kimball aveva annunciato che tutte le conferenze annuali delle organizzazioni generali — AMM, Scuola Domenicale, Primaria e Società di Soccorso — sarebbero cessate perché avevano luogo a Salt Lake City e di solito erano di beneficio solo ai santi nello Utah e nei dintorni.

“Con le distanze che aumentano e il numero di membri della Chiesa che cresce notevolmente”, spiegò, “sembra giunta l’ora di fare un altro lungo passo verso la nostra decentralizzazione”.

Il risalto dato alle nuove conferenze generali di area era una dimostrazione dell’impegno della Chiesa nei confronti dei suoi membri a livello globale. Soltanto nel 1975, il presidente Kimball aveva presieduto a grandi conferenze in Brasile, Argentina, Giappone, Filippine, Taiwan, Hong Kong e Corea del Sud. E la Chiesa stava chiamando più missionari di quanti ne avesse mai avuti in precedenza. Durante i suoi viaggi in veste di apostolo, il presidente Kimball aveva distribuito dollari d’argento ai bambini che aveva incontrato, chiedendo loro di iniziare a tenere un fondo per la missione. Ora, come presidente della Chiesa, chiedeva a ogni giovane uomo di svolgere una missione e incoraggiava i santi di ogni nazione a fornire la propria forza missionaria.

Mentre si trovava in Giappone, aveva annunciato la costruzione di un tempio a Tokyo, il primo in Asia. Più di recente, alla conferenza generale di ottobre, aveva chiamato degli uomini a servire in un nuovo quorum generale del sacerdozio: il Primo Quorum dei Settanta. Secondo Dottrina e Alleanze, il Quorum dei Dodici Apostoli doveva “fare appello ai Settanta, quando [aveva] bisogno di aiuto”. I membri del nuovo quorum avrebbero sostenuto i Dodici, presieduto a conferenze locali e creato nuovi pali in tutto il mondo. Anche se, fino ad allora, solo pochi uomini erano stati chiamati nel nuovo quorum, esso poteva avere fino a settanta membri.

L’anniversario della BYU aveva anche fatto sì che il presidente Kimball pensasse al futuro della scuola. Con circa venticinquemila studenti, la BYU era la più grande delle quattro istituzioni di istruzione superiore della Chiesa, che comprendevano anche il Ricks College in Idaho, la BYU–Hawaii a Oahu e l’LDS Business College a Salt Lake City. Era anche la più grande università privata degli Stati Uniti. Gli studenti dell’università, e di tutte le scuole della Chiesa, si attenevano a un codice d’onore che prevedeva elevate norme di moralità, onestà e decoro.

Nel 1971, Dallin Oaks, un giovane professore di legge della Chiesa presso la University of Chicago, sostituì Ernest Wilkinson come rettore della BYU. Sotto la direzione del rettore Oaks, l’università aveva fornito maggiori opportunità alle insegnanti e alle studentesse, aveva fondato la J. Reuben Clark Law School e ampliato altri programmi accademici.

Di recente, però, la scuola era stata sotto esame perché alcune delle sue linee di condotta riguardanti il suo codice d’onore sembravano violare le nuove leggi federali sulle pari opportunità. Il rettore Oaks e il consiglio d’amministrazione erano preoccupati per l’ordinamento scolastico, facendo presente che avrebbero potuto obbligare la BYU a eliminare cose come gli alloggi separati per uomini e donne. Si erano impegnati a rispettare il principio delle pari opportunità per studenti e insegnanti. Ciononostante, si opposero a qualsiasi legge che richiedesse all’università di compromettere la libertà religiosa adottando delle direttive che potessero minare le credenze e le pratiche della Chiesa.

Fino ad allora, la questione era rimasta irrisolta. Tuttavia, il presidente Kimball, in veste di capo del consiglio di amministrazione della BYU, fu inflessibile nel sostenere le norme della Chiesa. Riteneva che l’impegno della BYU nell’apprendimento sia secolare che spirituale fosse la chiave del suo successo futuro, anche se tale approccio distingueva la scuola dalle altre università.

Dopo la parata della giornata dei fondatori, il presidente Kimball parlò a una grande assemblea della sua visione riguardo al secondo secolo della BYU. “Questa università condivide con le altre università la speranza e il lavoro necessari per allargare ulteriormente le frontiere della conoscenza”, dichiarò, “ma sappiamo anche che, grazie al processo di rivelazione, ci sono ancora ‘molte cose grandi e importanti’ da dare all’umanità che avranno un impatto intellettuale e spirituale ben superiore a quello che i semplici uomini possono immaginare”.

Incoraggiò insegnanti e studenti a essere più “bilingui” nei loro studi. “Come studiosi della Chiesa dovete parlare con autorità ed eccellenza ai vostri colleghi professionisti nella lingua dell’erudizione”, disse “e dovete anche essere istruiti nella lingua delle cose spirituali”.

Esortò l’università ad abbracciare il futuro con fede, seguendo le direttive del Signore, linea su linea. Testimoniò che l’università avrebbe fatto dei progressi. Disse: “Comprendiamo che l’istruzione rientra nell’opera del Padre e che le Scritture contengono i concetti fondamentali per l’umanità”.

Continuò: “Ci aspettiamo — non ci limitiamo a sperare — che la Brigham Young University sia all’avanguardia rispetto alle grandi università del mondo”. “A questa aspettativa aggiungerei che diventerà un’università unica in tutto il mondo!”.


Circa in quel periodo, i rappresentanti di una chiesa protestante statunitense arrivarono a Cape Coast, in Ghana, in cerca di Billy Johnson. Avevano sentito dire che Billy aveva compiuto possenti miracoli e speravano di persuadere lui e i suoi seguaci a unirsi alla loro chiesa. Circa quattromila ghanesi in quarantuno congregazioni si definivano santi degli ultimi giorni. Billy supervisionava cinque di quelle congregazioni. I rappresentanti avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura delle loro congregazioni ghanesi e Billy li aveva colpiti tanto da ritenerlo l’uomo giusto per dirigerle.

Billy e i suoi seguaci accettarono di rendere il culto con i visitatori in un centro civico in città. Gli americani li accolsero offrendo in dono sapone e prodotti cosmetici. “Voi, care persone, dovete essere nostri fratelli”, dissero, “e dovremmo stare insieme”. Esortarono Billy e gli altri a smettere di aspettare i missionari. “Non verranno”.

Uno dei visitatori esortò Billy a unirsi a loro e a essere un dirigente nella loro chiesa. “Vi pagheremo”, disse. “Noi pagheremo i vostri ministri”. Si offrirono anche di aiutare Billy a visitare gli Stati Uniti e promisero di fornire alla sua congregazione strumenti musicali e un nuovo edificio per la chiesa.

Quella sera, Billy invitò i visitatori a fermarsi a casa sua mentre lui considerava la loro offerta. Data la sua povertà, prese sul serio la proposta. Egli però non voleva tradire Dio o la sua fede nel vangelo restaurato.

Da solo, nella sua camera da letto, Billy pianse. “Signore, che cosa devo fare?”, pregò. “Ho aspettato per tanto tempo, e i miei fratelli non sono venuti”.

“Johnson, non confondere mai te stesso o i tuoi membri”, gli disse una voce. “Rimani fedele alla Chiesa e molto presto i tuoi fratelli verranno ad aiutarti”.

Billy terminò la sua preghiera e lasciò la sua camera da letto. Subito dopo, uno degli ospiti uscì da un’altra stanza. L’uomo disse: “Johnson, non dormi?”.

“Sto pensando a come sistemare le cose”, ammise Billy.

“Fratello Johnson”, disse l’uomo, “volevo venire a bussare alla tua porta per dirti che la tua chiesa è già organizzata. Non dovrei confonderti”. Disse che il Signore gli aveva rivelato questa verità. “Dovrei essere solo un fratello per te”, disse. “Vai avanti con la tua chiesa”.

“Il Signore ha parlato anche a me”, disse Billy. “È la chiesa del Signore. Non posso dare la chiesa a nessuno”.

In seguito giunsero rappresentanti di altre chiese americane con offerte simili. Billy le rifiutò tutte. Presto, i dirigenti della sua congregazione vennero a sapere che egli stava rifiutando denaro e doni dagli americani. Infuriati, i dirigenti fecero irruzione in casa sua. “Queste persone sono venute ad aiutare”, disse uno degli uomini. “Ci pagheranno”.

“Non venderò la chiesa”, disse Billy. “Se mi ci vorranno vent’anni, aspetterò il Signore”.

“Tu non hai soldi”, disse un uomo. “Loro vogliono pagarci”.

“No”, disse Billy, “no”.

Gli uomini sembravano pronti a picchiarlo, ma lui rifiutò di cambiare idea. Alla fine ci ripensarono e, quando se ne andarono, Billy li abbracciò uno ad uno. L’ultimo uomo scoppiò in lacrime quando Billy lo prese tra le braccia.

“Mi dispiace di averti ferito”, disse l’uomo. “Per favore, chiedi a Dio di perdonare i miei peccati”.

Billy pianse con lui. “Padre”, pregò, “perdonalo”.


Nell’agosto del 1976, in un’altra parte dell’Africa occidentale, Anthony Obinna inviò una lettera al presidente Kimball. “Qui desideriamo che volgiate la vostra attenzione alla Nigeria”, scrisse, “e che il paese sia dedicato agli insegnamenti del vero vangelo del nostro Signore Gesù Cristo”.

Erano trascorsi due anni da quando Anthony aveva sentito per l’ultima volta LaMar Williams, il suo contatto nel Dipartimento missionario. Nel frattempo, Lorry Rytting, un professore santo degli ultimi giorni degli Stati Uniti, aveva trascorso un anno a insegnare presso un’università in Nigeria. Anthony e altri credenti si erano incontrati con Lorry e speravano che la sua visita avrebbe sortito come risultato un contatto più diretto con la sede centrale della Chiesa — e forse l’apertura di una missione. Lorry era tornato nello Utah e aveva fatto ai dirigenti della Chiesa un resoconto favorevole sulla preparazione della Nigeria al Vangelo, dopodiché non successe ancora nulla.

Anthony non era disposto ad arrendersi. “Gli insegnamenti della vostra chiesa incarnano cose così buone che non si possono trovare nelle altre”, scrisse al presidente Kimball. “Dio ci chiama a essere salvati e noi desideriamo che affrettiate l’opera”.

Anthony ricevette presto una risposta da Grant Bangerter, presidente della Missione Internazionale della Chiesa, una missione speciale che supervisionava le aree in cui vivevano i membri della Chiesa, ma dove la Chiesa non era riconosciuta ufficialmente. Il presidente Bangerter disse ad Anthony che comprendeva la sua situazione, ma lo informò che non c’erano ancora piani per organizzare la Chiesa in Nigeria.

“Vi incoraggiamo con tutte le espressioni di amore fraterno a perseguire al meglio la pratica della vostra fede fino a quando in futuro la Chiesa avrà la possibilità di agire in maniera più diretta”, scrisse.

Circa in quel periodo, Anthony e sua moglie, Fidelia, vennero a sapere che i loro figli erano tormentati e umiliati a scuola a causa delle loro credenze religiose. La loro figlia di otto anni aveva raccontato di come gli insegnanti avessero chiamato lei e i suoi fratelli davanti al corpo studentesco durante le preghiere scolastiche, li avessero obbligati a inginocchiarsi con le mani alzate e li avessero colpiti sulle mani con una bacchetta.

Dopo che Anthony e Fidelia scoprirono che cosa stava accadendo, andarono a parlare con gli insegnanti. “Perché fate queste cose?”, chiesero. “In Nigeria abbiamo libertà di religione”.

Le percosse cessarono, ma la famiglia e gli altri credenti continuarono ad affrontare opposizione da parte della loro comunità. “La mancanza di visite da parte di qualche autorità di Salt Lake City ci ha reso lo zimbello di alcune persone qui”, scrisse Anthony al presidente Bangerter nell’ottobre del 1976. “Stiamo facendo tutto il possibile per stabilire la verità fra tanti figli del nostro Padre Celeste in questa parte del mondo”.

Anthony aspettò una risposta, ma non arrivò. Le sue lettere non erano arrivate a Salt Lake City? Non lo sapeva, quindi scrisse di nuovo.

“Non ci stancheremo mai di scrivere e di chiedere che la Chiesa sia aperta qui come è stato fatto in tutto il mondo”, dichiarò. “Noi, nel nostro gruppo, seguiamo sinceramente gli insegnamenti del nostro Salvatore, Gesù Cristo. Non c’è nessun ripensamento”.


Quando venne a conoscenza per la prima volta del vangelo restaurato, Katherine Warren stava lavorando come assistente infermiera nella casa di una donna nel nord-est degli Stati Uniti. Un giorno, aprì la porta e trovò un paio di missionari santi degli ultimi giorni.

“La padrona di casa è a letto”, disse loro Katherine.

“Le dica che sono passati gli anziani de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”, risposero, offrendo un opuscolo contenente la testimonianza del profeta Joseph Smith. Katherine lo prese e i missionari andarono per la loro strada.

Katherine rimase colpita dai giovani uomini. Quando la sua datrice di lavoro venne a sapere della loro visita, prese l’opuscolo dalla mano di Katherine e lo gettò nel cestino dell’immondizia.

Katherine rimase incuriosita, quindi recuperò l’opuscolo. Quando, più tardi quel giorno, lesse della Prima Visione di Joseph Smith e del Libro di Mormon, credette a ogni cosa.

Poco tempo dopo Katherine parlò dell’opuscolo con un’amica. “Credo di avere un Libro di Mormon”, le disse la sua amica, “e te lo posso dare”.

Katherine confidava nel fatto che il Signore l’avesse guidata a cercare qualcosa di importante. Una volta iniziato a leggere il Libro di Mormon, seppe che si trattava di ciò che il Signore voleva che trovasse. Quando s’imbatté nell’insegnamento che riguardava il battesimo e che contraddiceva ciò che le era stato insegnato, sentì una voce che la esortava a non rigettarlo. “Credi ad ogni cosa”, disse la voce.

Non molto tempo dopo, Katherine si trasferì a New Orleans, una città dello stato meridionale della Louisiana, e si sposò. Desiderosa di rendere il culto con i santi degli ultimi giorni, cercò la Chiesa nell’elenco telefonico e andò nel rione locale. Si sentiva bene in chiesa, e iniziò a frequentarla regolarmente. Eppure, come donna di colore, era trattata in modo diverso. Alcune persone sembravano a disagio per il fatto che fosse lì e si rifiutavano persino di parlare con lei. Alla fine, incontrò un’anziana donna di colore del rione, Freda Beaulieu. Anche se Freda amava il Vangelo ed era membro della Chiesa sin dall’infanzia, non frequentava regolarmente il rione.

Passarono diversi anni e Katherine voleva unirsi alla Chiesa, ma non sapeva come fare. Scrisse al presidente Kimball in merito al suo desiderio e lui inoltrò la lettera ai dirigenti della Chiesa in Louisiana. Due missionari che servivano sotto la guida del presidente di missione, LaMar Williams, andarono subito a casa sua.

Gli anziani insegnarono a Katherine le lezioni missionarie standard e lei presto fu pronta per il battesimo. A quel tempo, per evitare di introdurre conflitti nei matrimoni, la Chiesa aveva una direttiva secondo cui una donna non poteva essere battezzata senza il permesso del marito. E il marito di Katherine rifiutò di dare il suo consenso.

“Sorella Warren, questa è la sua chiesa. Può continuare a venire qui”, le dissero gli anziani quando diede loro la brutta notizia. “Potrebbero volerci cinquant’anni prima che possa essere battezzata, ma continui a venire in chiesa”.

Katherine, quindi, continuò ad andare in chiesa. Quando arrivarono nella zona alcuni nuovi missionari, ricominciarono a istruirla, ma lei conosceva tutte le risposte alle loro domande. “Siamo venuti a insegnare a lei”, le dissero, “ma è lei che sta insegnando a noi”.

Sperando ancora di essere battezzata, Katherine chiese di nuovo il permesso al marito. Questa volta gli consegnò un modulo che i missionari avevano redatto perché lo firmasse. “Se questo è ciò che vuoi, firmerò”, le disse.

Quando però il presidente Williams andò a New Orleans per intervistare Katherine per il battesimo, suo marito non le permise di incontrarlo. Scoraggiata, Katherine stava quasi per rinunciare. Sapeva che lo Spirito l’aveva condotta alla Chiesa, ma c’era stato un problema dopo l’altro da quando cercava di farne parte. Ne era valsa la pena?

Decise di digiunare e, mentre lo faceva, ebbe una visione. Un personaggio in abito grigio apparve in casa sua. All’inizio pensò che fosse un missionario, ma si rese subito conto che si trattava di un angelo. Il suo volto risplendeva e non le disse alcuna parola. La prese semplicemente per mano. Lei si sentì spinta a invitare i missionari e il presidente Williams a intervistarla a casa sua. Non dovevano preoccuparsi del fatto che suo marito interferisse.

Il presidente Williams arrivò a New Orleans e la intervistò. Katherine fu poi battezzata il giorno di Natale del 1976.


Nel periodo in cui Katherine Warren abbracciava il vangelo restaurato, Nguyen Van The, presidente del Ramo di Saigon, fu imprigionato a Thành Ông Năm, una squallida fortezza vietnamita che fungeva da campo di prigionia. Egli desiderava disperatamente notizie di sua moglie e dei suoi figli, ma il campo lo aveva praticamente tagliato fuori dal mondo esterno. Tutto ciò che sapeva sul luogo in cui si trovava la sua famiglia proveniva da un telegramma del presidente della Missione di Hong Kong: “Lien e famiglia bene. Con la Chiesa”.

The aveva ricevuto il telegramma poco prima di entrare nel campo. Nel tentativo di ristabilire l’ordine dopo aver preso Saigon, il governo del Vietnam del Nord aveva richiesto a tutti gli ex membri dell’esercito del Vietnam del Sud di sottoporsi a un corso di “rieducazione” sui principi e sulle pratiche del nuovo governo. Poiché aveva servito come sottufficiale e insegnante della lingua inglese per il Vietnam del Sud, The si era consegnato con riluttanza, credendo che il processo di rieducazione durasse una decina di giorni. Ora, più di un anno dopo, si chiedeva quando sarebbe stato di nuovo libero.

La vita a Thành Ông Năm era degradante. The e gli altri prigionieri erano organizzati in unità e alloggiati in baracche infestate dai ratti. Avevano dormito sul pavimento fino a quando i loro carcerieri non avevano fatto costruire loro dei letti ricavandoli da tavole di acciaio. Cibo scarso e avariato, insieme a condizioni igieniche inesistenti, avevano reso gli uomini vulnerabili a malattie come la dissenteria e il beriberi.

La rieducazione comportava anche un lavoro massacrante e l’indottrinamento politico. Quando non tagliavano alberi o curavano il raccolto per sfamare il campo, gli uomini erano costretti a memorizzare la propaganda e a confessare i loro crimini contro il Vietnam del Nord. Chiunque avesse infranto le regole del campo poteva aspettarsi un brutale pestaggio o l’isolamento in una specie di cassonetto di ferro.

The era sopravvissuto fino a quel momento cercando di non farsi notare e aggrappandosi alla sua fede. Cercava di obbedire alle regole del campo e di mettere in pratica la sua religione in privato. Osservava le domeniche di digiuno, nonostante fosse malnutrito, e recitava in silenzio le Scritture a memoria per rafforzare la sua fede. Quando un altro cristiano del campo gli diede una Bibbia di nascosto, The lesse l’intero libro due volte in tre mesi, apprezzando la possibilità di leggere di nuovo la parola di Dio.

The desiderava essere libero. Per un certo periodo, pensò di fuggire dal campo. Era sicuro di poter usare il suo addestramento militare per sfuggire ai suoi carcerieri, ma quando pregò per ricevere aiuto nella fuga, sentì che il Signore lo tratteneva. “Sii paziente”, sussurrò lo Spirito. “Tutto andrà bene al tempo stabilito dal Signore”.

Qualche tempo dopo, The venne a sapere che a sua sorella Ba sarebbe stato permesso di fargli visita nel campo. Se fosse riuscito a farle avere di nascosto una lettera per la sua famiglia, lei poteva inviarla al presidente Wheat a Hong Kong e lui poteva inoltrarla a Lien e ai bambini.

Il giorno della visita di Ba, The aspettava in fila mentre le guardie perquisivano i prigionieri davanti a lui. Sapendo che le guardie lo avrebbero mandato direttamente in isolamento se avessero trovato la sua lettera per Lien, egli aveva nascosto il messaggio dietro la fascia di stoffa all’interno del cappello. Poi aveva messo un piccolo taccuino e una penna dentro al cappello e li aveva posti sul fondo. Se fosse stato fortunato, il taccuino avrebbe sufficientemente distratto le guardie in modo che non avrebbero controllato il resto del cappello.

Quando arrivò il suo turno di essere perquisito, The cercò di rimanere calmo. Ma quando le guardie lo perquisirono, cominciò a tremare. Pensò alla reclusione che lo attendeva se i suoi carcerieri avessero scoperto la lettera. Passarono diversi momenti di tensione e le guardie spostarono la loro attenzione sul cappello. Esaminarono la penna e il taccuino, ma quando non trovarono nulla fuori dell’ordinario, persero interesse in The e lo lasciarono passare.

Poco dopo, The vide sua sorella avvicinarsi, quindi tolse con discrezione la lettera dal cappello e la premette nelle mani di lei. Pianse mentre Ba gli dava del cibo e del denaro. Lei e suo marito gestivano un’attività di produzione e non avevano molto da condividere. The fu grato per tutto ciò che lei poté offrirgli. Quando si separarono, era certo che lei avrebbe fatto recapitare la sua lettera a Lien.

Sei mesi dopo, Ba tornò al campo con una lettera. Dentro c’era una fotografia di Lien e dei bambini. Gli occhi di The si riempirono di lacrime mentre fissava il loro volto. I suoi figli erano cresciuti tanto. The si rese conto di non poter più aspettare.

Doveva trovare una via d’uscita dal campo e per andare tra le braccia della sua famiglia.

  1. Footage of events at BYU Founders Day, Oct. 10, 1975, 16 mm film, rolls 25–26, [00:12:02]–[00:15:40], Historical Department, Church in Action Footage Collection, CHL; Dorothy O. Rea, “Bells Toll Second Century at Y”, Deseret News, Oct. 10, 1975, B1; Dan Croft, “BYU Bell Tower Dedicated as Part of Founder’s Day”, Provo (UT) Daily Herald, Oct. 10, 1975, 1; Lynne Hollstein, “Celebration Marks 100 Years at BYU”, Church News, Oct. 18, 1975, 3; Wilkinson, Diary, Oct. 10, 1975.

  2. “Church Divests Self of Hospitals”, Church News, Sept. 14, 1974, 3; “Athletic Program Changed for Greater Participation”, Church News, June 26, 1971, 10; “June Conferences to End, Pres. Kimball Tells Session”, Church News, June 28, 1975, 3; Kapp, Journal, Sept. 7, 1974; June 4 and 13, 1975; Deseret News 1976 Church Almanac, A7–A8. Argomenti: Crescita della Chiesa; Globalizzazione

  3. Deseret News 1976 Church Almanac, A9–A10; Kimball and Kimball, Spencer W. Kimball, 343–344; Spencer W. Kimball, Journal, Apr. 4, 1974; Spencer W. Kimball, Address, Regional Representatives Seminar, Apr. 4, 1974, 11–15, Quorum of the Twelve Apostles, Regional Representatives Seminar Addresses, CHL. Argomento: Crescita dell’opera missionaria

  4. Hunter, Journal, Oct. 31, 1974; Deseret News 1976 Church Almanac, A5, A9; Spencer W. Kimball, “Il lavoro ci aspetta”, La Stella, aprile 1976, 2; Dottrina e Alleanze 107:38; “Quorum of the Twelve Items of Discussion”, Dec. 14, 1977, 3, Gordon B. Hinckley, First Presidency and General Authority Correspondence, Auxiliaries, Miscellaneous, CHL. Argomenti: Modifiche all’organizzazione del sacerdozio; Quorum dei Settanta

  5. Brigham Young University, Board of Trustees Minutes, Oct. 9, 1975, 2–5; Karen J. Winkler, “Brigham Young University Challenges Parts of Bias Law”, Chronicle of Higher Education, Oct. 28, 1975, 1, 10; Turley, In the Hands of the Lord, 140–142; Wilkinson, Brigham Young University, 4:4–27, 79–137, 245–275, 298–305; First Presidency to Neal A. Maxwell and Dallin H. Oaks, May 14, 1973, First Presidency, General Correspondence, CHL; Board of Education, Church Board of Education Meeting Minutes, Apr. 7, 1971, 7–8; Jan. 5, 1972, 9–10. Argomento: Università della Chiesa

  6. Lynne Hollstein, “Celebration Marks 100 Years at BYU”, Church News, Oct. 18, 1975, 3; Wilkinson, Diary, Oct. 10, 1975; Kimball, Second Century Address, 1–3, 9–11. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  7. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 38, 99; Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 7, 31–32; Joseph Johnson, Oral History Interview [2005], 6; Imbrah, Oral History Interview, 40–42; William Bangerter to Spencer W. Kimball, May 27, 1976, Spencer W. Kimball, Headquarters Correspondence and Subject Files, CHL; Cannon and Bateman, “Report of a Visit to Ghana and Nigeria”, 8.

  8. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 38; Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 31; Joseph Johnson, Oral History Interview [2005], 6; Imbrah, Oral History Interview, 42. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  9. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 38–40; Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 31.

  10. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 38–39.

  11. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 39; Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 7, 31.

  12. Joseph Johnson, Oral History Interview [1988], 40–41, 99–101; Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 31; Joseph Johnson, Oral History Interview [2005], 7.

  13. Joseph Johnson, Oral History Interview [1998], 7. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  14. Joseph Johnson, Oral History Interview [2005], 7–8.

  15. Anthony Obinna to Spencer W. Kimball, Aug. 3, 1976, First Presidency, General Correspondence, CHL.

  16. Anthony Obinna to Spencer W. Kimball, Aug. 3, 1976, First Presidency, General Correspondence, CHL; LaMar Williams to Anthony Obinna, June 11, 1974, Missionary Department, Africa and India Correspondence, CHL.

  17. Kalu Oku and others to Lorry Rytting and Gloria Rytting, June 14, 1975; Lorry Rytting to William Bangerter, Aug. 4, 1975, Edwin Q. Cannon Collection, CHL; Lorry Rytting to “Friends and Brothers in Christ”, Aug. 15, 1975, Ted and Janath Cannon Mission Papers, CHL; Lorry Rytting to Carlos E. Asay, Aug. 10, 1982, International Mission Files, CHL.

  18. Anthony Obinna to Spencer W. Kimball, Aug. 3, 1976, First Presidency, General Correspondence, CHL.

  19. William Bangerter to Anthony Obinna, Sept. 24, 1976, International Mission Files, CHL; “Mission Organized to Aid ‘Unattached’”, Church News, Dec. 16, 1972, 4, 6; “International Mission Continues to Reach Out”, Ensign, July 1976, 77.

  20. Anthony Obinna, Oral History Interview, 24. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  21. Anthony Obinna, Oral History Interview, 22–24; Anthony Obinna to William Bangerter, Oct. 9, 1976, Edwin Q. Cannon Correspondence, CHL.

  22. Anthony Obinna to William Bangerter, Jan. 25, 1977, International Mission Files, CHL.

  23. Louisiana Baton Rouge Mission, Manuscript History and Historical Reports, Dec. 31, 1976, [71]; Warren, Oral History Interview, 3; Embry, Black Saints in a White Church, 54. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  24. Louisiana Baton Rouge Mission, Manuscript History and Historical Reports, Dec. 31, 1976, [71]; Warren, Oral History Interview, 3–4; Roger W. Carpenter, “13 of Convert’s Relatives Join Church”, Church News, Feb. 17, 1979, 13.

  25. Warren, Oral History Interview, 5, 10–11.

  26. Warren, Oral History Interview, 5; Missionary Handbook, 34–35; McKay, Diary, Feb. 26, 1964.

  27. Warren, Oral History Interview, 5–6.

  28. Warren, Oral History Interview, 6, 15.

  29. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 158–160, 163, 184, 190. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  30. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 33–35, 53, 58–67, 154–162, 171, 174, 180–181, 189–190; Vo, Bamboo Gulag, 1–2, 53–92.

  31. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 160–62, 165–173, 177; Vo, Bamboo Gulag, 62–63, 72, 77, 117–126.

  32. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 162, 168–169, 174–175; Vo, Bamboo Gulag, 143–146, 151–156.

  33. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 162, 176–179.

  34. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 189. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  35. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 190–191.

  36. Nguyen and Hughes, When Faith Endures, 193–194.