Capitolo 18
Tutte le benedizioni del Vangelo
Il pomeriggio del 9 marzo 1977, Helvécio Martins si trovava con i giornalisti presso il sito della costruzione del Tempio di San Paolo, in Brasile. Il presidente Spencer W. Kimball era andato nel paese per la cerimonia della posa della pietra angolare del tempio, e circa tremila persone si erano presentate per assistere, alcune delle quali sorreggevano un ombrello per proteggersi dal sole cocente. In qualità di direttore delle relazioni pubbliche della Chiesa nella Regione Brasile Nord, Helvécio era lì per aiutare i giornalisti a fare la cronaca dell’evento.
Helvécio aveva accettato la chiamata a servire nelle relazioni pubbliche della Chiesa tre anni prima. Aveva pensato che fosse un gesto di straordinaria fiducia nei confronti di un nuovo membro della Chiesa. Tuttavia, si era immerso nella chiamata, usando la sua posizione di rilievo come uomo d’affari per stabilire contatti importanti con i media e per aprire le porte alla Chiesa.
Tra i nuovi doveri di Helvécio c’era la diffusione delle notizie riguardo il tempio. L’edificio era completo per circa un terzo, con i suoi muri già alti al disopra del terreno. Emil Fetzer, l’architetto della Chiesa, aveva desiderato usare il marmo bianco italiano per l’esterno del tempio, ma quando questa e altre opzioni si erano dimostrate impraticabili, aveva fatto andare lì un artigiano che insegnasse ai membri locali della Chiesa come fare dei blocchi di pietra direttamente sul sito del tempio.
I santi brasiliani, insieme ai santi di altre parti del Sud America e della nazione del Sudafrica, avevano fatto molti sacrifici economici per contribuire a finanziare la costruzione del tempio. In Brasile, i santi pagavano il 15 percento del costo totale. Rudá, la moglie di Helvécio, aveva donato al fondo i gioielli che aveva ricevuto dai suoi genitori.
Se da una parte attendevano con ansia il completamento del tempio, dall’altra Helvécio e Rudá erano addolorati di non poter partecipare alle investiture e ai suggellamenti perché erano neri. In un’occasione, mentre camminavano tra i telai in acciaio e i pavimenti grezzi del tempio, si erano fermati in un punto. Lo Spirito aveva toccato il loro cuore. Erano in piedi nel punto in cui sarebbe sorta la sala celeste.
Abbracciati, piansero. “Non preoccuparti”, disse Helvécio, “il Signore sa ogni cosa”.
Mentre aspettava l’inizio della cerimonia della posa della pietra angolare, Helvécio guardò il presidente Kimball, che era seduto su un piccolo palco vicino ai muri esterni del tempio. Sembrava che il profeta gli stesse facendo un cenno, ma Helvécio non ne era sicuro. Vide il presidente Kimball sussurrare qualcosa all’anziano James E. Faust, un nuovo membro del Primo Quorum dei Settanta che aveva svolto una missione in Brasile durante gli anni ’40. L’anziano Faust poi guardò Helvécio. “Venga qui”, gli disse. “Le vuole parlare”.
Helvécio si scusò subito con i presenti e si diresse verso il palco. Mentre si avvicinava, il presidente Kimball si alzò e lo abbracciò. Poi, tenendo un braccio intorno a lui, lo guardò. “Fratello, la parola d’ordine per lei è fedeltà”, disse. “Rimanga fedele e godrà di tutte le benedizioni del Vangelo”.
Helvécio apprezzò il gesto, ma era confuso. Che cosa intendeva dire il presidente Kimball?
In seguito, dopo la fine della cerimonia della posa della pietra angolare, il presidente Kimball si avvicinò a Helvécio e gli strinse saldamente la mano. Poi pose l’altra mano sul braccio di Helvécio.
“Non dimentichi, fratello Martins”, disse. “Non dimentichi”.
Più tardi, quello stesso anno, nella Repubblica Democratica Tedesca, Henry Burkhardt vide un funzionario della Germania dell’Est seduto in prima fila a una riunione speciale della Chiesa a Dresda. Si trattava della signora Fischer, che supervisionava l’attività religiosa locale nella zona. Per più di due anni, Henry non aveva fatto alcuno sforzo per farsi degli amici nel governo della Germania dell’Est. Aveva chiesto alla signora Fischer di presenziare per adempiere al suo dovere.
La riunione fu speciale perché era presente il presidente Kimball. Stava terminando un programma di visite in sette nazioni europee in cui la Chiesa era presente e aveva solo poche ore per incontrare i santi della RDT. Era un pomeriggio nel bel mezzo della settimana — un momento scomodo per una riunione — ma circa milleduecento santi occupavano i posti a sedere e quelli in piedi.
Henry non aveva idea di ciò di cui avrebbe parlato il presidente Kimball. La RDT prestava attenzione alle parole dei dirigenti della Chiesa, e Henry e altri santi della Germania dell’Est spesso si preoccupavano ogni volta che un’autorità generale condannava pubblicamente il comunismo. Tali discorsi offendevano il governo e mettevano i santi della Germania dell’Est a rischio di ritorsioni.
Mentre il presidente Kimball era al pulpito a Dresda, Henry non dovette preoccuparsi. Il profeta parlò del dodicesimo Articolo di Fede, che dichiara: “Noi crediamo di dover essere soggetti ai re, ai presidenti, ai governanti ed ai magistrati, di dover obbedire, onorare e sostenere le leggi”. Pensava che la Chiesa funzionasse meglio quando si atteneva a questo precetto.
Il discorso colpì sia Henry che la signora Fischer. “Signor Burkhardt”, disse lei dopo la riunione, “il suo presidente ha parlato di questo articolo a causa mia?”.
“Niente affatto”, rispose Henry. “Questo è un messaggio di cui tutti i santi avevano bisogno in questo momento”.
Non molto tempo dopo la visita del presidente Kimball, Erich Honecker, il più alto funzionario della RDT, parlò pubblicamente del suo desiderio di lavorare con i gruppi religiosi per migliorare l’umanità. Anche se le sue parole davano speranza per il futuro a molti tedeschi dell’Est, i funzionari della RDT continuavano a negare il visto ai membri della Chiesa che desideravano recarsi al tempio svizzero. Il governo non capiva perché i membri della Chiesa dovessero andare in Svizzera quando potevano rendere il culto nelle cappelle della RDT. Inoltre, temevano che i santi avrebbero usato il viaggio per fuggire dal paese.
Poco tempo dopo, il vescovo H. Burke Peterson, primo consigliere del Vescovato Presiedente, si recò nella RDT. Parlando delle difficoltà dei santi nell’ottenere il visto per visitare il Tempio Svizzero, il vescovo Peterson chiese a Henry: “Perché non dovrebbe essere possibile consacrare un luogo qui dove i membri possano ricevere la propria investitura?”
L’idea incuriosì Henry, ma non pensava che fosse possibile. Tre settimane dopo, però, mentre incontrava alcuni funzionari della Germania dell’Est, riemerse nuovamente l’argomento dei templi e dei visti di viaggio. I funzionari continuavano a rifiutarsi di cambiare idea sulla questione. Credevano, però, che si potesse raggiungere un accordo con i santi.
“Perché non costruite un tempio qui?”, chiese un funzionario.
“Non è possibile”, disse Henry. Nella RDT c’erano solo circa quattromiladuecento membri — non abbastanza da giustificare un tempio. “Inoltre”, disse, “le ordinanze nel tempio devono essere mantenute sacre”. Il governo non poteva monitorarle nello stesso modo in cui controllava le altre riunioni della Chiesa.
“Nessun problema”, dissero i funzionari. “Se i vostri membri possono vivere la stessa esperienza qui come fanno in Svizzera, non hanno bisogno di recarsi in Svizzera”.
Henry non si sarebbe mai aspettato di sentire quelle parole. Non pensava nemmeno che per la Chiesa fosse possibile costruire un tempio nella RDT. Eppure, che cambiamento era avvenuto! Ora riusciva a vedere la saggezza nel consiglio del presidente Kimball di migliorare i suoi rapporti con il governo. “Se il profeta ti dà un incarico”, concluse, “allora devi indubbiamente adempierlo”.
Ovviamente, non sapeva se la Prima Presidenza avrebbe approvato un tempio nella RDT. Ma lui avrebbe chiesto.
All’inizio del 1977, la proposta di emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti per la parità dei diritti (Equal Rights Amendment – ERA) divise gli americani. Servivano soltanto altri quattro Stati perché l’Emendamento entrasse in vigore. Quell’estate, l’Emendamento e altre questioni collegate furono discussi e contestati durante i convegni statali delle donne, tenuti in previsione di un convegno nazionale a novembre.
Barbara B. Smith, presidentessa generale della Società di Soccorso, e altri dirigenti della Chiesa parlarono spesso contro l’Emendamento. Dopo aver studiato l’Emendamento, erano preoccupati del fatto che la sua vasta applicazione dei diritti non tenesse conto delle differenze tra donne e uomini. Temevano che l’Emendamento avrebbe potuto capovolgere le leggi che proteggevano gli interessi delle donne in questioni come il divorzio, il mantenimento di coniugi e i figli, il servizio militare e altri aspetti della vita quotidiana.
I dirigenti della Chiesa erano anche allarmati dal fatto che molti sostenitori dell’Emendamento appoggiassero pratiche come l’aborto, che la Chiesa condannava eccetto nei casi di stupro o quando la salute della madre era in grave pericolo. In definitiva, i dirigenti della Chiesa sostenevano una legislazione che portasse all’uguaglianza mirando a casi specifici di ingiustizia o disparità nella società.
Nei mesi precedenti il convegno nazionale, i dirigenti della Chiesa avevano incoraggiato i santi a partecipare al processo politico. Sebbene la maggior parte dei Santi degli Ultimi Giorni capisse che i dirigenti della Chiesa sostenevano le leggi a beneficio delle donne, alcuni santi avevano delle domande sulla posizione della Chiesa riguardo all’Emendamento.
Il 25 ottobre Ellie Colton, presidentessa della Società di Soccorso di un palo a Washington DC, ricevette una telefonata da Don Ladd, un rappresentante regionale che era stato presidente di palo di Ellie. Egli aveva una richiesta speciale da parte della sede centrale della Chiesa.
Una prominente sostenitrice dell’Emendamento avrebbe tenuto un ricevimento a Washington DC per discutere l’Emendamento e intendeva riunire le donne che vedevano la questione da varie prospettive, incluse le donne della Chiesa. I dirigenti della Chiesa volevano che Ellie partecipasse.
“Se ti verrà data l’opportunità”, disse l’anziano Ladd a Ellie, “dovresti spiegare la posizione della Chiesa contraria all’Emendamento”.
“Fratello Ladd”, disse Ellie, “non sono sicura di capirla io stessa”.
“Bene”, la rassicurò, “hai tre giorni per farlo”.
Al termine della telefonata, Ellie si sentì stupita per ciò che aveva accettato di fare. Era sempre stata una pacificatrice, una persona che evitava gli scontri. Come poteva esprimere la sua opinione di fronte a una sala piena di donne ben informate? Non era solo per il fatto che non capiva l’Emendamento o la posizione della Chiesa al riguardo. Lei soffriva anche un po’ di perdita dell’udito e temeva che la sua disabilità avrebbe reso difficile comprendere ciò che veniva detto durante la riunione.
Subito dopo, Ellie si ritirò nel bosco dietro casa sua per pregare. Parlò al Signore delle sue molte inadeguatezze e paure. Poi, riesaminò le benedizioni della sua vita, promettendo di fare tutto ciò che era in suo potere per comprendere e spiegare la posizione della Chiesa sull’Emendamento.
Tornata a casa, chiamò Marilyn Rolapp, la dirigente delle relazioni sociali della Società di Soccorso del suo palo, e le chiese accompagnarla al ricevimento. Chiamò anche un’amica nello Utah e le chiese di inviarle ulteriori informazioni.
Le informazioni arrivarono il giorno dopo. Ellie e Marilyn cominciarono a studiarle e, quando partirono per il ricevimento, si sentivano pronte a discutere l’Emendamento con chiunque. La sera prima, Ellie si era sentita insicura e mentalmente esausta, ma sua figlia l’aveva rincuorata. “Attieniti alle questioni che comprendi”, aveva detto, “e prima di andare a letto, leggi il versetto 5 della sezione 100 di Dottrina e Alleanze”.
Il versetto era proprio ciò che Ellie aveva bisogno di sentire: “Alzate la voce verso questa gente; dite i pensieri che vi metterò nel cuore, e non sarete confusi”.
Quando però arrivarono al ricevimento, Ellie e Marilyn appresero che gli organizzatori avevano cancellato l’evento perché ritenevano che non sarebbe stato produttivo. Inoltre, la responsabile del convegno nazionale delle donne aveva appena tenuto una conferenza stampa nella quale aveva annoverato la Chiesa tra i diversi gruppi “sovversivi” che avevano programmato di ostacolare il convegno.
Turbata da questi commenti, Ellie decise di pubblicare il suo punto di vista in un editoriale per il Washington Post, un giornale che aveva un grande numero di lettori a livello nazionale. “La Chiesa non è contraria ai diritti delle donne”, scrisse. “È disdicevole che i dirigenti del convegno suggeriscano che la nostra Chiesa sia una minaccia per tale conferenza semplicemente perché la sua posizione ufficiale differisce dalla loro”.
Spiegò le preoccupazioni della Chiesa riguardanti l’Emendamento e i suoi effetti sulla famiglia. Espresse il proprio sostegno a misure come la parità di stipendio e di opportunità professionali per donne come sua figlia, che aveva in programma di frequentare la scuola di legge.
“Io sono per i diritti delle donne. Sono per correggere le ingiustizie”, dichiarò nel suo editoriale. “Mi offende essere definita contraria ai diritti delle donne per il fatto che non sono favorevole all’Emendamento”.
In una sera fredda e nuvolosa di gennaio del 1978, Le My Lien sedeva nervosamente in un’auto diretta all’aeroporto internazionale di Salt Lake City. Era in viaggio per incontrare il marito, Nguyen Van The, per la prima volta dopo quasi tre anni. Era preoccupata di ciò che lui avrebbe pensato della vita che aveva costruito per la loro famiglia in sua assenza.
I servizi sociali della Chiesa, come parte della loro missione di prendersi cura delle famiglie, avevano organizzato, insieme ai membri della Chiesa negli Stati Uniti, di prendersi cura di circa cinquecentocinquanta rifugiati vietnamiti, la maggior parte dei quali non erano membri della Chiesa. Philip Flammer, professore alla Brigham Young University, e sua moglie Mildred erano stati i garanti per Lien e la sua famiglia. Avevano aiutato la famiglia a trasferirsi a Provo, nello Utah, dove Lien era riuscita ad affittare e in seguito acquistare una casa mobile da un santo locale.
All’inizio, Lien aveva avuto difficoltà a trovare lavoro nello Utah. Philip l’aveva accompagnata in un negozio di articoli di seconda mano per fare domanda per una posizione di addetta alle pulizie. Durante il colloquio, però, il responsabile le aveva strappato a metà il diploma di scuola superiore dicendole: “Questo non ha valore qui”. Lien pianse mentre raccoglieva i pezzi, ma in seguito riattaccò il diploma con del nastro adesivo, lo incorniciò e lo appese a una parete per motivare i suoi figli a perseguire un’istruzione superiore.
Presto trovò un lavoro temporaneo in un frutteto nelle vicinanze per la raccolta delle ciliegie. Poi trovò lavoro come sarta mentre integrava le sue entrate preparando torte nuziali. Con l’aiuto di Philip, guadagnò altro denaro scrivendo a macchina le pagelle per gli studenti della BYU.
Mentre Lien faticava per provvedere alla sua famiglia, i suoi figli faticavano a adattarsi alla loro nuova vita in America. La più giovane, Linh, era sottopeso e si ammalava spesso. I ragazzi, Vu e Huy, avevano difficoltà a fare amicizia a scuola a causa della barriera linguistica e delle differenze culturali. Spesso si lamentavano con Lien perché i loro coetanei li prendevano in giro.
Nel mezzo delle difficoltà della sua famiglia, Lien rimase fedele al Signore. Partecipava regolarmente alle riunioni della Chiesa e continuava a pregare per i suoi figli e per suo marito. “Dammi la forza”, implorava il suo Padre Celeste. Insegnò ai suoi figli il potere della preghiera, sapendo che poteva accompagnarli nelle loro prove.
Poi, alla fine del 1977, Lien apprese che suo marito si trovava in un campo profughi in Malesia. Era riuscito a lasciare il Vietnam su una vecchia barca da pesca, dopo essere stato finalmente rilasciato dal campo di Thành Ông Năm. Ora era pronto a ricongiungersi con la sua famiglia. Tutto ciò di cui aveva bisogno era un garante.
Lien iniziò a lavorare ancora più ore per risparmiare abbastanza denaro per portare The negli Stati Uniti. La Croce Rossa le diede un elenco di tutto ciò che doveva fare per fargli da garante e lei seguì attentamente le istruzioni. Parlò anche ai figli del ritorno del padre. Sua figlia non aveva ricordi di The mentre i ragazzi avevano qualche reminiscenza. Non riuscivano a immaginare come sarebbe stato avere un padre.
Dopo essere arrivata all’aeroporto, Lien si ritrovò con altri amici e membri della Chiesa che l’avevano raggiunta per dare il benvenuto a The. Alcuni di loro avevano dei palloncini che brillavano alle luci della sera.
Poco dopo, Lien vide The che scendeva dalla scala mobile. Era pallido e aveva uno sguardo perso. Ma quando vide Lien la chiamò. Allungarono le mani contemporaneamente e se le afferrarono. Nel petto di Lien esplodeva l’emozione.
Strinse The in un abbraccio. “Grazie a Dio in cielo”, sussurrò, “finalmente sei a casa!”.
Nei primi mesi del 1978, il presidente Spencer W. Kimball era così preoccupato per le restrizioni della Chiesa sul sacerdozio e sul tempio che spesso faticava a dormire. Le proteste pubbliche contro le restrizioni si erano in gran parte placate, ma continuava a pensare agli innumerevoli santi degni e alle altre brave persone che ne erano influenzate. Il suo recente viaggio in Brasile gli aveva ricordato le molte difficoltà che le restrizioni imponevano ai Santi di tutto il mondo.
Per tutta la vita, il presidente Kimball aveva sostenuto la pratica della Chiesa di negare il sacerdozio alle persone nere di origine africana ed era pronto a passare il resto della sua vita ad appoggiare tale pratica. Eppure, sapeva che il vangelo restaurato di Gesù Cristo era destinato a inondare la terra e lui aveva chiesto ai Santi di pregare affinché le nazioni aprissero le porte all’opera missionaria.
Iniziò a trascorrere sempre più tempo nel Santo dei Santi nel Tempio di Salt Lake, un santuario speciale adiacente alla sala celeste. Lì si toglieva le scarpe, si inginocchiava in preghiera e implorava umilmente il cielo.
Il 9 marzo parlò con i suoi consiglieri e con il Quorum dei Dodici Apostoli in merito a razza e sacerdozio. La riunione durò a lungo. Esaminarono le dichiarazioni dei presidenti della Chiesa David O. McKay e Harold B. Lee che indicavano che un giorno le restrizioni sul sacerdozio sarebbero terminate. Gli apostoli furono unanimemente d’accordo che questa pratica non sarebbe cambiata fino a quando il Signore non avesse rivelato la Sua volontà al profeta.
Prima della fine della riunione, il presidente Kimball esortò gli apostoli a digiunare e a pregare in merito alla questione. Nelle settimane successive li invitò a studiare l’argomento e a mettere per iscritto i loro pensieri. Incaricò gli anziani Howard W. Hunter e Boyd K. Packer di redigere una storia delle restrizioni sul sacerdozio e di documentare tutto ciò che era stato detto su tale questione nelle riunioni della Prima Presidenza e dei Dodici. L’anno precedente aveva anche chiesto all’anziano Bruce R. McConkie di esaminare le basi scritturali di tale pratica.
Nel frattempo, il presidente Kimball continuò a pregare in merito alle restrizioni. Anche se le preoccupazioni continuavano ad affliggerlo, divennero sempre meno importanti. Egli provava la crescente impressione spirituale, profonda e costante, di andare avanti. Quando presentò un rapporto sulle sue ricerche, l’anziano McConkie concluse che nessun passo scritturale impediva alla Chiesa di revocare le restrizioni.
Martedì 30 maggio, il presidente Kimball espose ai suoi consiglieri la bozza di una dichiarazione che estendeva il sacerdozio a tutti gli uomini degni, quale che fosse la loro razza.
Due giorni dopo, l’1 giugno, la Prima Presidenza tenne la sua riunione mensile con tutte le autorità generali. Erano andati alla riunione digiunando, come di consueto, e, quando fu terminata, la presidenza mandò via tutti tranne gli apostoli.
“Vorrei che continuaste a digiunare con me”, disse. Poi parlò loro delle molte ore che aveva trascorso chiedendo delle risposte al Signore. Un cambiamento avrebbe portato il vangelo restaurato e le benedizioni del tempio a innumerevoli Santi — uomini, donne e bambini — in tutto il mondo.
“Non ho deciso in anticipo quale debba essere la risposta”, disse. “Però voglio conoscerla. Qualunque sia la decisione del Signore, la difenderò al limite della mia forza”.
Chiese a tutti di condividere i loro pensieri e, per le due ore successive, gli apostoli parlarono a turno. Su di loro regnava un sentimento di unità e di pace.
“Vi dispiace se dico una preghiera?”, chiese il presidente Kimball.
Si inginocchiò davanti a un altare del tempio, circondato dagli apostoli. Con umiltà e fervore, chiese al Padre di purificarli dal peccato in modo che potessero ricevere la parola del Signore. Pregò per sapere come espandere l’opera della Chiesa e diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Chiese al Signore di manifestare la Sua mente e la Sua volontà riguardo all’estendere il sacerdozio a tutti gli uomini degni della Chiesa.
Dopo che il profeta ebbe terminato la sua preghiera, lo Spirito Santo inondò la stanza, toccando il cuore di tutti coloro che erano nel cerchio. Lo Spirito parlò alle loro anime, unendole in totale armonia. Ogni dubbio svanì.
Il presidente Kimball si rialzò. Il suo cuore fragile batteva forte. Prese tra le braccia l’anziano David B. Haight, l’apostolo chiamato più di recente, e abbracciò gli altri uno ad uno. Gli apostoli avevano le lacrime agli occhi. Alcuni piangevano apertamente.
Avevano ricevuto la loro risposta dal Signore.
“Lasciammo quella riunione provando calma, riverenza e gioia”, ricordò in seguito l’anziano Gordon B. Hinckley. “Tutti noi sapevamo che era giunto il momento di cambiare e che la decisione era venuta dal cielo. La risposta era chiara. Tra di noi c’era una perfetta unità di esperienza e di comprensione”.
Egli dichiarò: “Fu un momento quieto e sublime. La voce dello Spirito aveva sussurrato con certezza nella nostra mente e nel profondo della nostra anima”.
“Dopo la preghiera, abbiamo provato il più dolce spirito di unità e convinzione che io abbia mai sentito”, scrisse l’anziano Ezra Taft Benson nel suo diario. “Ci siamo abbracciati, davvero colpiti dal dolce spirito che regnava. Il nostro petto ardeva”.
“È stato l’evento più spirituale di tutta la mia vita”, scrisse l’anziano Marvin J. Ashton. “Mi ha lasciato fisicamente debole”.
“Dal cuore dell’eternità, la voce di Dio, trasmessa mediante il potere dello Spirito, ha parlato al Suo profeta”, testimoniò anche l’anziano Bruce R. McConkie. “La preghiera del presidente Kimball ha ricevuto risposta e le nostre preghiere hanno ricevuto risposta. Egli ha udito la voce e noi abbiamo udito la stessa voce. Ogni dubbio e incertezza sono scomparsi. Egli ha saputo la risposta e noi l’abbiamo saputa. E siamo tutti testimoni viventi della veridicità della parola che è stata mandata dal cielo con tanta benevolenza”.
“La risposta è giunta forte a tutti noi”, attestò il presidente N. Eldon Tanner. “Non c’era assolutamente alcun dubbio nella mente di nessuno di noi”.
Otto giorni dopo la preghiera del presidente Kimball, Darius Gray era seduto nel suo ufficio presso un’azienda cartaria di Salt Lake City quando una collega si affacciò nella stanza. Disse di aver sentito che la Chiesa avrebbe conferito il sacerdozio agli uomini di colore.
Darius pensava che gli stesse facendo uno scherzo di cattivo gusto. “Non scherzare”, le disse.
“No, davvero”, insistette lei. Aveva appena parlato con un cliente presso l’Edificio amministrativo della Chiesa. Si vociferava che il presidente Kimball avesse ricevuto una rivelazione che estendeva le benedizioni del sacerdozio e del tempio a tutti i membri degni della Chiesa.
Scettico, Darius prese il telefono e fece il numero dell’ufficio del presidente Kimball. Un segretario gli disse che il presidente Kimball era nel tempio, ma confermò che le voci erano vere. Il profeta aveva davvero ricevuto una rivelazione sul sacerdozio.
Darius rimase attonito. Non riusciva a credere alla notizia. Nulla lo aveva preparato per questo. Il cambiamento sembrò arrivare dal nulla.
Più tardi, quel giorno, il Deseret News pubblicò un annuncio da parte della Prima Presidenza. Esso riportava: “Guardando l’ampliarsi dell’opera del Signore sulla terra, ci siamo sentiti grati che i popoli di molte nazioni abbiano risposto al messaggio del Vangelo restaurato e si siano uniti in sempre maggior numero alla Chiesa. Questo fatto, a sua volta, ci ha fatto sentire ispirati dal desiderio di estendere ad ogni membro degno della Chiesa tutti i privilegi e le benedizioni offerti dal Vangelo”.
L’annuncio continuava: “Egli ha udito le nostre preghiere e mediante rivelazione ha confermato che il giorno lungamente promesso è arrivato […] ogni uomo fedele e degno nella Chiesa può ricevere il santo sacerdozio, con il potere di esercitare la sua divina autorità e di godere con i suoi cari di ogni benedizione che scaturisce da esso, incluse le benedizioni del tempio”.
Dopo aver sentito la notizia, Darius andò alla Piazza del Tempio. Tutto l’isolato era pieno di entusiasmo. Darius parlò della rivelazione a un giornalista e poi attraversò la strada fino all’ufficio del suo vecchio amico Heber Wolsey, che era direttore delle comunicazioni pubbliche per la Chiesa.
Heber non era nel suo ufficio, ma la sua segretaria chiese a Darius di rimanere. “So che vorrebbe vederla”, disse.
Darius aspettò. L’ufficio di Heber dava sulla facciata orientale del Tempio di Salt Lake. Il sole era alto e luminoso e, attraverso la finestra, Darius poteva vedere le pietre del tempio che brillavano.
Poco dopo, Heber tornò nel suo ufficio. Non appena vide Darius, lo abbracciò in lacrime.
“Non avrei mai pensato…”, sussurrò Heber.
Darius guardò il suo amico e poi fuori dalla finestra del tempio. Sapeva che la rivelazione non avrebbe influenzato solo il presente e il futuro. Avrebbe influenzato anche il passato. Per la prima volta in questa dispensazione, persone come lui, viventi e defunte, avrebbero avuto la possibilità di ricevere tutte le ordinanze del tempio disponibili.
Darius guardò Heber, chiuse gli occhi e poi li riaprì lentamente.