Capitolo 36
Andate avanti
Il presidente Gordon B. Hinckley morì serenamente la sera del 27 gennaio 2008. Durante la breve malattia terminale del profeta, familiari e amici sedettero al suo capezzale a Salt Lake City. Il presidente Thomas S. Monson, che aveva servito con lui nella Prima Presidenza per oltre due decenni, gli fece visita poche ore prima della sua morte e gli impartì una benedizione.
Sei giorni dopo, sedicimila persone in lutto si riunirono presso il Centro delle Conferenze per il funerale del profeta. Innumerevoli altre persone seguirono la cerimonia funebre su BYU TV, sul sito Internet della Chiesa e nelle case di riunione di tutto il mondo.
Durante la funzione, il presidente Monson parlò di come lui e il presidente Hinckley avessero condiviso molta felicità, risate e dolore nel corso degli anni. “Era un’isola di calma in un mare in tempesta”, ricordò il presidente Monson. “Ci confortava e ci calmava quando le condizioni del mondo erano spaventose. Ci guidava con costanza sul sentiero che ci ricondurrà al nostro Padre Celeste”.
I Santi ricordarono il presidente Hinckley come un profeta in viaggio per il mondo e costruttore di templi. Nella sua vita percorse più di un milione di chilometri per far visita ai Santi di tutto il mondo, più di qualsiasi altro presidente della Chiesa. Aveva anche potenziato l’uso delle tecnologie satellitari e digitali per raggiungere i Santi ovunque vivessero. Oggi la Chiesa trasmette la Conferenza generale in ottanta lingue. Nel 2003 egli diede il via alle trasmissioni internazionali per i dirigenti, che consentivano ai dirigenti della Chiesa di addestrare molti santi da una sola sede. Da allora la stessa tecnologia aveva reso possibile l’organizzazione di grandi conferenze regionali e nazionali, alcune delle quali coinvolgevano più di ottanta pali alla volta.
Durante la sua presidenza, il numero dei templi in funzione era più che raddoppiato, passando 47 a 124. Tra i templi che aveva dedicato c’era anche la ricostruzione del Tempio di Nauvoo, distrutto pochi anni dopo la sua dedicazione nel 1846.
Questi nuovi templi avvicinarono le sacre ordinanze e alleanze a più persone che mai. Nell’agosto del 2005, ad esempio, quarantadue santi provenienti dalla nazione centroafricana del Camerun percorsero ottocento chilometri per arrivare fino al Tempio di Aba, in Nigeria, da poco dedicato. Le recenti piogge avevano trasformato le strade sterrate in fango, ma i santi non si fermarono, anche quando dovettero spingere i loro furgoni, presi a noleggio, attraverso il profondo pantano. Sebbene quel lento viaggio fu spesso difficile, si rivelò comunque più breve ed economico rispetto a una visita ai templi in Ghana e in Sudafrica. E i santi camerunesi gioirono quando ricevettero la loro investitura e le benedizioni del suggellamento.
Il presidente Hinckley era grato di aver contribuito a diffondere le benedizioni della casa del Signore tra così tante persone. Credeva che i templi avessero uno scopo unico nel loro genere. “Davanti ai loro altari noi ci inginocchiamo al cospetto del nostro Dio e Creatore e riceviamo la promessa delle Sue eterne benedizioni”, insegnò. “Noi comunichiamo con Lui e pensiamo a Suo Figlio, nostro Salvatore e Redentore, il Signore Gesù Cristo, che agì per procura per ognuno di noi compiendo un sacrificio espiatorio in nostro favore”.
Sin dalla sua missione in Inghilterra negli anni ’30 del 1900, il presidente Hinckley aveva provato un grande amore per i santi europei. Negli ultimi decenni, per lui fu doloroso vedere gli europei allontanarsi dalla chiesa. Per fornire un sostegno, incoraggiò la creazione di “centri di aggregazione” dove i giovani adulti non sposati potessero riunirsi per socializzare e condividere la loro fede in Gesù Cristo. Tra il 2003 e il 2007, in tutta Europa vennero aperti oltre settanta centri simili, e questo produsse molti nuovi convertiti, riattivazioni e matrimoni nel tempio.
Il presidente Hinckley riuscì anche a trasformare le relazioni pubbliche della Chiesa. Sotto la sua guida, la Chiesa creò un proprio sito Internet, lo riempì di messaggi incentrati su Cristo e di materiale formativo e costituì una sala stampa online dove i giornalisti e molte altre persone potevano trovare informazioni precise e accurate sulla religione.
Si rese anche visibile attraverso i mezzi di comunicazione, accettando interviste televisive con giornalisti famosi e scrivendo libri per case editrici importanti. Nel 2001, lanciò il Joseph Smith Papers Project, che aveva come finalità quella di pubblicare tutti i documenti del profeta on-line e in volumi accademici, reperibili nelle biblioteche di tutto il mondo.
Tra le tante innovazioni del presidente Hinckley, il presidente Monson riteneva che il Fondo perpetuo per l’istruzione avrebbe benedetto più vite di qualsiasi altra iniziativa mai varata. Il Fondo aveva già aiutato quasi trentamila studenti in quaranta paesi.
“È un miracolo poter sollevare i giovani dalla povertà e aiutarli a trovare un lavoro”, scrisse il presidente Monson nel suo diario. “Il successo del progetto va al di là di ogni nostra aspettativa e contribuisce in maniera decisiva alle vite di coloro che desiderano far progredire l’istruzione in molte parti del mondo dove essa è preclusa ai più poveri”.
Il giorno successivo al funerale, Boyd K. Packer, l’apostolo più anziano in successione, ordinò e mise a parte il presidente Monson come nuovo presidente della Chiesa. Il presidente Monson chiamò Henry B. Eyring, in precedenza secondo consigliere sotto il presidente Hinckley, a ricoprire il ruolo di primo consigliere e Dieter F. Uchtdorf, un apostolo tedesco, a ricoprire il ruolo di secondo consigliere.
La nuova presidenza si occupò dei progetti di costruzione ancora in corso al momento della morte del presidente Hinckley, che includevano circa una dozzina di templi e trecento case di riunione. La Chiesa stava anche progettando alloggi per i missionari del tempio a Nauvoo e stava costruendo una nuova Biblioteca di Storia della Chiesa, un grande edificio per gestire le donazioni filantropiche, e delle proprietà residenziali e commerciali di fronte alla Piazza del Tempio.
Ma quando il presidente Monson iniziò la sua amministrazione, sorsero gravi problemi. Molti proprietari di case negli Stati Uniti avevano iniziato a non pagare i mutui contratti e le banche che li avevano erogati cedettero sotto questi pesanti debiti. In breve tempo, gli Stati Uniti caddero nella peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione, scatenando il panico finanziario e l’aumento della disoccupazione in tutto il mondo.
“I mercati finanziari sono in pericolo”, rifletté il presidente Monson nel suo diario. “Il nostro popolo, insieme ad altri nella nostra nazione e nel mondo, fa fatica a pagare i suoi debiti”.
Con l’aggravarsi della crisi, la Prima Presidenza dovette prendere in considerazione la possibilità di sospendere i vari progetti edilizi della Chiesa. Avendo vissuto la Grande Depressione, il presidente Monson comprendeva bene i pericoli di superare i propri limiti. Ma si rese anche conto che la sospensione dei lavori edilizi avrebbe comportato la disoccupazione di centinaia di lavoratori come carpentieri ed elettricisti. L’industria edile si stava arenando e trovare lavoro era diventato difficile.
Il Vescovato Presiedente, responsabile delle attività edili e umanitarie della Chiesa, si riuniva con la Prima Presidenza ogni venerdì per esaminare lo stato dei progetti. Un venerdì, nei primi mesi del 2008, il vescovato chiese al presidente Monson che cosa dovessero fare.
“Abbiamo tutti questi progetti edilizi in corso, in uno stato o nell’altro”, disse il vescovato. “Che cosa pensa che dovremmo fare?”.
Il presidente Monson fu inamovibile. “Andate avanti”, disse.
In quel periodo Blake McKeown era tornato sulla spiaggia di Bondi Beach a Sydney per un’altra estate di formazione dei bagnini, davanti alle telecamere. La sua apparizione nella seconda stagione di Bondi Rescue lo aveva reso una celebrità in Australia. Di tanto in tanto, mentre faceva shopping nella sua città o andava al lavoro in treno, notava che le persone lo guardavano e lo indicavano con discrezione. Questa attenzione non era piacevole, ma non poteva lamentarsi. Gli piaceva essere pagato per andare in spiaggia giorno dopo giorno con i suoi amici. “Chi vive meglio di me?”, si chiedeva.
Tuttavia, i suoi genitori erano preoccupati. La fama e il suo essere un volto televisivo avevano cambiato le sue priorità? Blake aveva iniziato a lavorare come bagnino un anno prima per guadagnare qualche soldo, mentre aspettava di svolgere una missione a tempo pieno. Adesso, il suo diciannovesimo compleanno era passato da molto tempo.
“Che devo fare?”, chiese un giorno sua madre al vescovo. “Come pensa che andrà a finire?”.
“Non lo so”, rispose il vescovo, preoccupato. “Stava andando così bene”.
Blake cercò di rassicurare i suoi genitori. Disse loro che stava pregando per sapere quale fosse il momento giusto per servire. Semplicemente non pensava che fosse ancora arrivato. “L’importante è che io vada, non quando andrò”, disse loro, ripetendo qualcosa che suo padre gli aveva sempre detto.
Poi suo fratello Wade tornò dalla missione in Giappone. Wade vide la preoccupazione dei genitori e parlò con Blake. Blake prese a cuore le parole di Wade e iniziò a pensare più seriamente all’idea di partire in missione. “Se la Chiesa è vera”, si disse, “allora devo andare in missione”.
Pensò alla sua testimonianza e alla Chiesa. Aveva partecipato al TFY, la conferenza dei giovani in Australia, che si era poi diffusa nei paesi del Sud America e dell’Europa nel 2006 con il nome Especially for Youth. Aveva anche frequentato fedelmente il seminario mattutino e altre attività della Chiesa. Forse non era sempre stato entusiasta di andarci, ma aveva cercato di osservare i comandamenti e di fare ciò che era giusto. Inoltre, aveva fede in Gesù Cristo e nella verità del vangelo restaurato. Quello era un motivo sufficiente per servire.
Poco dopo, Blake presentò la sua richiesta per svolgere una missione. Quello era un momento di opportunità senza precedenti per l’opera missionaria. Negli ultimi anni, i dirigenti della Chiesa avevano “alzato l’asticella” del servizio missionario, sottolineando la necessità di avere anziani e sorelle impegnati, con elevati standard morali, che sapessero ascoltare lo Spirito Santo e seguirLo. La Chiesa aveva anche introdotto missioni di servizio per i giovani con determinate condizioni di salute o per i quali le tradizionali missioni di proselitismo non erano adatte.
Quando arrivò la chiamata, Blake ricevette l’incarico di svolgere una missione di proselitismo a tempo pieno nella Missione di Baguio, nelle Filippine, una delle quindici missioni del paese. L’unica cosa rimasta da fare era dirlo agli altri bagnini.
Poco tempo dopo, durante le riprese di Bondi Rescue, Blake parlò della sua fede davanti alle telecamere. “Crescendo, sono sempre stato un membro de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”, disse. “Vado in chiesa tutte le domeniche. Credo di avere degli standard un po’ più stretti, ma a parte questo, sono una persona normale”.
Dopo la fine del turno di Blake, i produttori dello spettacolo gli fecero indossare un completo e una cravatta. Poi andò alla torre principale dei bagnini e bussò alla porta. “Credo che a bussare dovrò farci l’abitudine”, disse guardando nella telecamera.
I bagnini lo accolsero con una risata bonaria. “Vi piace?”, chiese mostrando loro il suo abito elegante. “Questo sarò io per i prossimi due anni”.
“Dove te ne vai?”, chiese uno dei bagnini.
“Nelle Filippine”, disse Blake. “Andrò in missione, per la mia Chiesa”.
“Sei mormone?”, chiese un altro bagnino.
“Sì”, disse Blake. “Penso di aver ricevuto la cosa migliore della mia vita, quindi perché non dovrei condividerla con altre persone?”
Blake spiegò che presto sarebbe partito per gli Stati Uniti per ricevere l’addestramento missionario e imparare il tagalog. Poi si sarebbe recato sul campo di servizio a lui assegnato. “Andremo bussando di porta in porta”, disse, “e cercheremo semplicemente di insegnare alle persone di Gesù Cristo”.
“Beh, amico ti auguro davvero il meglio”, disse un bagnino, stringendo la mano di Blake e abbracciandolo affettuosamente. A Blake dispiaceva lasciare la spiaggia e sapeva che gli sarebbero mancati gli amici. Ma era ansioso di iniziare la sua missione e di fare del bene nel mondo.
Tornato a casa, Blake raccontò a Wade l’esperienza. “La mia sfida come missionario era quella di parlare a dieci persone al giorno in Giappone”, disse Wade. “E tu hai appena parlato a dieci milioni di persone in una volta sola”.
Nel giugno del 2008 Willy e Lilly Binene presero un autobus con i loro tre figli per raggiungere l’aeroporto di Mbuji-Mayi, a circa centosessanta chilometri a nord della loro casa a Luputa, nella Repubblica Democratica del Congo. Da lì, volarono a Kinshasa, trascorsero la notte in città e poi si imbarcarono su un volo per il Sudafrica. Il viaggio era lungo, ma i bambini erano felici e si godevano queste avventure. La famiglia si stava dirigendo al Tempio di Johannesburg per essere suggellata per l’eternità.
Erano trascorsi due anni da quando la chiamata di Willy come presidente del Distretto di Luputa aveva riunito la loro famiglia. Dopo essere tornata a Luputa, Lilly aveva aperto una scuola materna. Il successo fu immediato e in breve tempo la scuola fu ampliata fino a diventare una scuola elementare. Willy aveva accantonato il suo sogno di diventare ingegnere elettrico per iniziare la formazione come infermiere presso l’ospedale locale. Riuscì a conciliare questo lavoro con le esigenze della sua chiamata e si affidò al sostegno dei suoi consiglieri nella presidenza di distretto man mano che apprendevano le loro nuove responsabilità, istruivano i dirigenti locali e facevano visita ai santi.
Di recente, la presidenza si era assunta ulteriori compiti per contribuire a un progetto triennale finanziato dalla Chiesa per portare acqua pulita a Luputa. Per avere acqua, gli abitanti della città dipendevano da tempo da pozze, sorgenti e canali di scolo. Due volte al giorno, donne e bambini camminavano per un chilometro o più fino a uno di questi punti, raccoglievano l’acqua in qualsiasi contenitore avessero a portata di mano e poi la portavano a casa. Queste fonti d’acqua pullulavano di parassiti pericolosi e quasi tutti conoscevano qualcuno — spesso un bambino piccolo — che era morto a causa dell’acqua contaminata. Si erano inoltre verificati casi di aggressione alle donne che andavano o tornavano dalle fonti di approvvigionamento dell’acqua.
Da molti anni ADIR, un’organizzazione umanitaria della RDC, desiderava poter portare acqua pulita alle 260.000 persone di Luputa e dintorni. La migliore fonte d’acqua era tuttavia costituita da un gruppo di sorgenti collinari a trentatré chilometri di distanza e ADIR non aveva a disposizione i 2,6 milioni di dollari necessari a costruire la conduttura. Il direttore generale dell’organizzazione un giorno sentì parlare di Latter-day Saint Charities e contattò i missionari locali dei progetti umanitari per proporre di collaborare al progetto.
Creata nel 1996 sotto la direzione della Prima Presidenza, Latter-day Saint Charities aveva supportato centinaia di progetti umanitari della Chiesa in tutto il mondo, ogni anno. Sebbene i suoi servizi variassero a seconda delle necessità, le sue recenti iniziative principali erano state campagne di vaccinazioni, acquisto di sedie a rotelle, assistenza oculistica, assistenza ai neonati e fornitura di acqua pulita. Quando si seppe della necessità di costruire una conduttura dell’acqua a Luputa, Latter-day Saint Charities donò i fondi necessari e i volontari di Luputa e di altre comunità vicine accettarono di aiutare a fornire la manodopera.
Come presidenza di distretto, Willy e i suoi consiglieri collaborarono con ADIR e con Daniel Kazadi, un santo degli ultimi giorni locale assunto come supervisore del sito. Si offrirono anche di lavorare al progetto come volontari.
Quando atterrarono a Johannesburg, i Binene poterono mettere da parte la loro vita indaffarata e concentrarsi sulla casa del Signore. All’aeroporto, vennero accolti da una famiglia e portati alla foresteria del tempio. Più tardi, Willy e Lilly entrarono nel tempio, lasciarono i loro figli al centro diurno patrocinato dalla Chiesa e indossarono degli abiti bianchi.
Prima di lasciare Luputa, i Binene avevano studiato il manuale di preparazione per il tempio della Chiesa, Investiti di potere dall’alto e avevano letto La casa del Signore dell’apostolo James E. Talmage. Eppure, quando arrivarono al tempio, erano un po’ disorientati perché tutto era nuovo e nessuno parlava francese. Comunicando a gesti, riuscirono però a capire dove andare e cosa fare.
Più tardi, nella sala dei suggellamenti, furono felici di riunirsi ai loro tre figli. Vestiti di bianco, sembravano angeli quando entrarono nella stanza. Willy sentì la pelle d’oca sulle braccia. Lui e la sua famiglia non sembravano più essere sulla terra. Era come se si trovassero alla presenza di Dio.
“Wow”, disse.
Anche Lilly si sentiva come se fossero in cielo. Sapere che erano uniti per l’eternità sembrava moltiplicare l’amore che, come famiglia, provavano l’uno per l’altro. Ora erano inseparabili. Neppure la morte poteva dividerli.
All’inizio del 2009 Angela Peterson viveva nello Utah con suo marito, John Fallentine. Lei e John si erano incontrati in un rione di adulti non sposati a Salt Lake City poco dopo che Angela aveva lasciato un impiego piuttosto impegnativo a Washington, DC. John proveniva dagli Stati Uniti occidentali e anche lui aveva vissuto e lavorato per un certo periodo a Washington. Era più vecchio di Angela e un po’ timido, ma avevano stretto subito una solida amicizia. Nel novembre del 2007 erano stati suggellati nel Tempio di Bountiful, nello Utah.
Ora i Fallentine erano pronti per una nuova avventura. Dopo che John ebbe ricevuto il permesso dal suo datore di lavoro di poter lavorare da remoto, la coppia fece le valigie e si trasferì nell’Isola del Nord, in Nuova Zelanda. Avevano entrambi già visitato quei posti e pensavano che fosse il luogo più bello sulla terra.
I santi della Nuova Zelanda avevano da poco celebrato il 150° anniversario dell’arrivo della Chiesa nel paese ed erano trascorsi cinquant’anni dalla dedicazione del Tempio della Nuova Zelanda. A quel tempo, la Chiesa contava circa diciassettemila membri nel paese e nessun rione o palo. Ora, i santi degli ultimi giorni erano quasi centomila, suddivisi in 25 pali, 150 rioni e 54 rami.
I Fallentine si stabilirono a Thames, una città costiera nella penisola di Coromandel e presto cominciarono a servire nel loro piccolo ramo. La maggior parte dei membri del loro ramo e palo erano maori e Angela amava fare la loro conoscenza. Lei serviva nelle Giovani Donne mentre John, che era insegnante della Scuola Domenicale, si offriva volontario per aiutare il presidente di ramo con i giovani uomini. Angela e John servirono anche come missionari di ramo e lavoranti alle ordinanze nel Tempio di Hamilton, a quasi due ore di distanza in auto.
Tra le mura di casa, tuttavia, regnava la preoccupazione. Per tutta la vita Angela aveva voluto essere madre. Fino ad allora, però, lei e John non erano riusciti ad avere figli. Consultarono un medico di Auckland e si sottoposero a vari esami per vedere che cosa fosse eventualmente possibile fare. Quando arrivarono i risultati, sia Angela che John scoprirono di avere seri problemi di fertilità. Anche con l’aiuto di medici e specialisti, le possibilità di Angela di rimanere incinta erano scarse.
Fu una notizia devastante. Ogni giorno, Angela passava davanti a una copia del proclama sulla famiglia che avevano incorniciato nella loro casa. Il messaggio che portava suscitava nella sua mente una domanda preoccupante. Se la famiglia era stata ordinata da Dio, perché lei e John non potevano avere figli?
Si sentiva confusa e alla deriva, ma ancora fiduciosa che Dio avrebbe risposto alle preghiere sue e di John.
Il 9 agosto 2009, il presidente Thomas S. Monson incontrò gli amici cattolici presso la Cattedrale della Maddalena a Salt Lake City. Quel magnifico luogo di culto aveva ormai cent’anni e il presidente Monson si presentò lì con altri funzionari religiosi e civili per partecipare alle celebrazioni.
Il presidente Monson colse l’occasione per parlare di come i cattolici e i santi degli ultimi giorni avessero messo da parte le loro differenze religiose per prendersi cura delle persone in difficoltà. Il programma “Buon Samaritano” della cattedrale forniva un pasto giornaliero ai bisognosi, con pane e altri piatti forniti dai Servizi di benessere della Chiesa. I cattolici gestivano inoltre una struttura locale per la lotta all’abuso di sostanze stupefacenti, che la Chiesa riforniva di scorte alimentari. Le due chiese avevano anche collaborato per aiutare i profughi che arrivavano a Salt Lake City a procurarsi prodotti per l’igiene e arredi per la casa.
Questa collaborazione si estese ben oltre Salt Lake City. Negli ultimi anni, le agenzie di beneficenza cattoliche avevano aiutato la Chiesa a distribuire oltre 11 milioni di dollari in aiuti umanitari in tutto il mondo, assicurando che venissero garantiti a chi ne aveva più bisogno.
“Quando avremo occhi che vedono e orecchie che odono e cuori che sanno e percepiscono” disse il presidente Monson al pubblico, “riconosceremo le necessità del nostro prossimo che invoca aiuto”.
Nell’ultimo anno e mezzo, il presidente Monson aveva prestato molta attenzione ai diversi progetti di costruzione e umanitari della Chiesa. Anche se l’economia degli Stati Uniti rimaneva stagnante e il tasso di disoccupazione era alto, egli aveva riscontrato benefici inaspettati nel portare avanti questi sforzi. La domanda di lavori edili era in calo, eppure la Chiesa era in grado di dare lavoro a molti operai specializzati nei suoi progetti.
Il presidente Monson aveva anche esortato i dirigenti locali a tagliare i costi dove possibile. Chiese ai dirigenti di missione di insegnare ai missionari a essere parsimoniosi. Nell’ultimo periodo, aveva appoggiato un piano proposto dal Vescovato Presiedente per ridurre di un quarto le dimensioni dei nuovi centri di palo. Invece di costruire edifici più grandi e costosi che ospitassero tutti i membri del palo, i pali potevano riunirsi in più edifici di rione e collegarsi alle conferenze di palo attraverso le trasmissioni tecnologiche. Questo permise ai Santi di ridurre anche le spese di viaggio.
Durante la crisi economica, il presidente Monson si preoccupò delle persone bisognose, in particolare delle vedove. Le richieste di offerte di digiuno erano aumentate e voleva che nessuno fosse dimenticato. Da giovane, il presidente Monson aveva servito come vescovo di un rione di Salt Lake City con più di mille persone. Ottantacinque di queste erano vedove. Anche dopo la fine dei suoi cinque anni come vescovo, il presidente Monson continuò a far visita a queste vedove, portando doni e buonumore. Come presidente della Chiesa, faceva regolarmente visita alle persone sole e dimenticate.
“Quel servizio al quale tutti noi siamo stati chiamati, è il servizio del Signore Gesù Cristo”, insegnò ai Santi. “Arruolandoci nella Sua causa, Egli ci invita ad avvicinarci a Lui. Egli parla a voi e a me”.
Nel 2003, la Chiesa aveva lanciato un nuovo sito Internet, www.providentliving.org, che insegnava i principi basilari del programma di benessere. Prima della recessione, il sito riceveva oltre un milione di visite al mese. Ora, per contribuire a ribadire queste antiche verità, il Vescovato Presiedente aveva preparato un nuovo opuscolo e un DVD intitolati: Principi fondamentali del benessere e dell’autosufficienza. I Santi erano stati esortati a pagare la decima e le offerte, a vivere nel rispetto del proprio bilancio, a evitare i debiti, a mangiare fuori con minor frequenza e ad avere a disposizione delle scorte di cibo.
“Dichiaro che il programma di benessere de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è ispirato dall’Iddio Onnipotente”, testimoniò il presidente Monson. “Invero il Signore Gesù Cristo ne è l’Architetto”..
Per decenni, i dirigenti della Chiesa avevano definito la missione della Chiesa come composta da tre elementi: perfezionare i santi, proclamare il Vangelo e redimere i morti. Ora il presidente Monson riteneva che il programma di benessere dovesse essere la “quarta gamba dello sgabello”. Nel settembre del 2009 approvò la modifica del Manuale di istruzioni della Chiesa cosicché includesse “provvedere ai poveri e ai bisognosi” come parte della missione della Chiesa.
“Siamo circondati da coloro che hanno bisogno della nostra attenzione, del nostro incoraggiamento, del nostro sostegno, del nostro conforto e della nostra gentilezza”, disse qualche settimana dopo in occasione della Conferenza generale. “Noi siamo le mani del Signore qui sulla terra, con il comandamento di servire e confortare i Suoi figli. Egli conta su ognuno di noi.