2004
Il Messico raggiunge quota un milione
Luglio 2004


Il Messico raggiunge quota un milione

I santi messicani raggiungono una pietra miliare nella storia e la loro fede ed esempio influenzano sempre più persone nel Paese.

Durante quest’anno, se già non è avvenuto, il Messico diverrà la prima nazione al di fuori degli Stati Uniti in cui i Santi degli Ultimi Giorni raggiungeranno quota un milione.

Questo conseguimento dimostra come negli ultimi anni la Chiesa è fiorita in Messico, nell’America Centrale e nel Sud America. Sebbene la predicazione del Vangelo in Messico ebbe inizio oltre cento anni fa (vedere «Importanti eventi per la Chiesa in Messico», pagina 42), la crescita della Chiesa è aumentata a partire dagli anni ’50 e ’60. Quando nel 1973 Spencer W. Kimball divenne il dodicesimo presidente della Chiesa c’erano poco più di 3,3 milioni di fedeli nel mondo; ora il Messico e gli stati del Centro e Sud America contano da soli un numero maggiore di santi.

Molti membri della Chiesa portano testimonianza che la crescita si è avuta in adempimento di una profezia o in risposta alle preghiere dei giusti. Essi esprimono profonda gratitudine per le benedizioni che detta crescita ha portato. Ad esempio: per decenni i santi messicani hanno dovuto viaggiare negli Stati Uniti per recarsi al tempio. È stato un evento emozionante per loro quando nel 1983 è stato dedicato un tempio a Città del Messico. Oggi nel Paese ci sono 12 templi, 20 missioni e 199 pali.

Gli appartenenti alla Chiesa hanno caratteristiche diverse e vanno dai professionisti che vivono in una realtà da megalopoli urbana, come Città del Messico, agli agricoltori e operai che si trovano in aree rurali isolate. Ciò che li unisce è la testimonianza di Gesù Cristo e il desiderio di servire gli altri seguendo il Maestro. È impossibile descrivere a parole o mediante fotografie la grande ricchezza della vita in Messico, ma il testo e le illustrazioni che seguono offrono una panoramica rappresentativa.

Il matrimonio che veramente desideravano

Il Tempio di Monterrey si erge su una collina accanto a una strada importante. È impossibile passarvi accanto senza notare la maestosità dell’edificio e dello scenario che lo circonda. Quando per la prima volta Román e Norma Rodríguez passarono vicino al tempio c’erano dei segnali che annunciavano la sua apertura al pubblico. Si sentirono come attirati, quindi si fermarono ed entrarono con i figli.

Sposati legalmente con una cerimonia civile, erano intenti, dopo quindici anni e tre figli, a programmare in maniera imponente le nozze in chiesa che non avevano mai celebrato. Durante la visita del Tempio di Monterrey, però, sentirono qualcosa che non avevano mai provato prima. C’erano una pace e un senso di gioia che Román non riusciva a esprimere. Anche Norma li avvertì. Furono d’accordo sul fatto che dovessero conoscere meglio gli insegnamenti della chiesa che aveva costruito il tempo, pertanto lasciarono i loro dati e una richiesta affinché i missionari potessero andarli a trovare.

«Mi ricordo quando ci stavamo preparando per il matrimonio nell’altra chiesa», racconta la sorella Rodríguez. «Mi continuavo a chiedere se stessimo facendo la cosa giusta. Pregai il Signore di aiutarmi e sento che le mie preghiere trovarono risposta quando venimmo a conoscenza del matrimonio eterno».

Il 15 maggio 2003, appena un anno e otto giorni dopo il battesimo, il fratello e la sorella Rodríguez, insieme alla figlia e ai due figli, ritornarono alla casa del Signore per il tipo di matrimonio che veramente desideravano: il suggellamento eterno come famiglia. Sono membri del Rione di Santo Domingo, Palo di San Nicolás, dove lui è presidente del quorum degli anziani e lei è coordinatrice dell’insegnamento in visita. Ai loro figli—Vanessa di 14 anni, Román di 11 e Omar di 9—piace la Primaria, le attività dei giovani e quant’altro è organizzato nel rione.

Sia il fratello che la sorella Rodríguez raccontano le esperienze spirituali che confermano la saggezza della decisione di diventare membri della Chiesa. Il fratello afferma che prima correvano dietro alle cose comuni della vita, ora vedono con una profondità e una chiarezza spirituale. Egli dice: «Sembra che la vita inizi a prendere forma».

Come soleva essere

I pionieri Santi degli Ultimi Giorni provenienti da diverse zone del Messico condividono storie di esperienze simili: anni d’isolamento, a volte persecuzione, crescita lenta e più recentemente, da quando i fedeli della Chiesa si notano di più nella società messicana, accettazione e rispetto.

Francisco ed Estela Magdaleno del Rione di Las Aguilas, Palo di Moctezuma, a Guadalajara, furono battezzati a metà degli anni ’60. La zona in cui vivono è fortemente tradizionalista per quanto riguarda la religione. All’inizio i vicini non volevano avere molto a che fare con loro e la loro religione. I Magdaleno hanno continuato a vivere secondo la loro fede e a cercare al loro meglio di mantenere dei buoni rapporti con il vicinato. Marito, moglie e i loro tre figli hanno tutti svolto una missione in Messico. Hanno perseverato attendendo il giorno in cui i vicini si sarebbero rivolti a loro per un consiglio su questioni religiose.

Sixta María Martínez del Rione di Aeropuerto, Palo di Mérida Centro, aveva già sessantadue anni quando fu battezzata nel 1974. Giunse ben presto ad amare il lavoro di tempio e fece diversi lunghi viaggi dal Messico meridionale fino negli Stati Uniti, a Mesa, in Arizona. Fu felice della possibilità che ebbe in seguito di recarsi al Tempio di Salt Lake City. Nel corso degli anni la sorella Martínez ha svolto le ordinanze del tempio per la propria famiglia fino al completamento della quinta generazione. È vissuta fino a vedere la costruzione del tempio a Mérida, a pochi chilometri da casa. A novantadue anni cerca di recarsi al tempio una volta la settimana. «È la mia gioia. È la mia vita», dice.

Amalia Estrada Catero del Rione di Narvarte, Palo di Ermita a Città del Messico, è cresciuta nella Chiesa. I suoi nonni si battezzarono verso la fine del decennio 1870–1880. In gioventù, tuttavia, lei e la sua famiglia erano i soli santi nella loro piccola cittadina. La sorella Estrada non poté essere pienamente attiva nella Chiesa fino a quando nel 1956, allora trentenne, si trasferì a Città del Messico. Nel 1963 si recò per la prima volta al tempio in occasione di un viaggio a Mesa. Ora si reca nel vicino Tempio di Città del Messico quanto più frequentemente possibile. La sorella, abile insegnante, ha insegnato in tutte le organizzazioni ausiliarie della Chiesa ed è stata presidentessa della Società di Soccorso. Durante i primi anni in cui si era ritrovata in quella piccola cittadina, su di lei fu esercitata una certa pressione affinché seguisse la fede dominante. Ora anche lei ha vissuto fino a vedere il giorno in cui i vicini vengono da lei con delle domande su come condurre una vita migliore. Come ha detto un ragazzo del vicinato dopo esserla andata a trovare: «Ho parlato con la maestra».

Il rafforzamento dei pali

María Hernández de Martínez del Rione di Huitzilzingo, Palo di Calco, racconta: «Proprio poco tempo fa stavo dicendo a mio marito quanto i nostri figli siano benedetti». Quale convertita è grata per il suggellamento al tempio e per tutte le benedizioni che il Vangelo porta alla sua famiglia.

Isaías Martínez, suo marito, dice: «Ogni volta che guardo le fotografie dei miei nonni mi sento grato per ciò che fecero quali membri della Chiesa». Essi si battezzarono negli anni ’40. Suo nonno e suo padre servirono entrambi come dirigenti locali del sacerdozio. Il fratello Martínez, chiamato come vescovo a venticinque anni, ora è un archivista di palo.

Egli è un perito elettronico e sua moglie ha studiato come educatrice. In un certo modo, egli spiega, essi rappresentano ciò che è accaduto ai santi grazie al fatto che i loro nonni e genitori si sono sforzati per far sì che i figli ricevessero un’istruzione. Questo ha comportato che in Messico molti fedeli della presente generazione di dirigenti della Chiesa siano nella loro comunità dei simboli visibili per quanto riguarda la crescita personale derivata dal seguire i principi evangelici.

Armando e Claudia Galíndez del Rione di Estrella, del Palo di Churubusco a Città del Messico, ne sono un esempio. Lui è un avvocato e proprietario di una compagnia che si offre di addestrare i dipendenti di aziende. La sorella Galíndez, che ha studiato come direttrice turistica, lavora con lui nella sua compagnia. Il fratello, che ha successo in Messico, resiste al richiamo di una maggiore prosperità al nord e, benché potrebbe essere in grado di aprire una compagnia negli Stati Uniti, sceglie di restare in Messico per contribuire all’edificazione della Chiesa. Spiega che desidera favorire l’adempimento del sogno del presidente Spencer W. Kimball riguardo al ruolo dei santi nella società messicana (vedere «Il sogno del presidente Kimball», a pagina 36).

Ancor prima di sposarsi, Armando e Claudia Galíndez si sono posti delle mete incentrate sul Vangelo per loro stessi e per la loro famiglia. Il fratello Galíndez usa un certo numero di principi basati sul Vangelo negli addestramenti che offre, tra cui questo insegnamento: «L’unica cosa che dobbiamo fare per passare dall’ordinario allo straordinario è capire chi siamo».

Come in altre zone del mondo, in Messico ci sono membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che hanno smarrito la via dopo settimane o anni dal battesimo, alcuni per non ritornare più. Tuttavia, i dirigenti del sacerdozio che hanno seguito il consiglio del presidente Gordon B. Hinckley di assicurarsi che ogni fedele abbia un amico, un incarico nella Chiesa e che sia nutrito spiritualmente dalla parola di Dio affermano che esso è molto efficace nel raggiungere e riportare indietro molte persone che non stanno godendo delle benedizioni della piena attività. Alcuni santi ritornano da soli quando un suggerimento o un’impressione spirituale ricorda loro quanto il Vangelo ha da offrire.

Yolanda Elsie Díaz de Vega del Rione di Jardines, Palo di Reforma a Guadalajara, si ricorda di quando nel 1979 lei e suo marito dopo il loro battesimo rimanevano svegli fino a tardi per studiare il Vangelo: «Era come se fossimo stati affamati delle Scritture». Dopo sette mesi di appartenenza alla Chiesa, ella si sentì criticata ingiustamente da un fedele di vecchia data e pensò di non poter ritornare alla riunione successiva. Per quattro anni i Vega non frequentarono la Chiesa, fino a quando la preoccupazione per le benedizioni di cui la famiglia non stava godendo li ricondusse indietro.

Ora questi coniugi sono attivi da molti anni e hanno contribuito al rafforzamento dei loro figli, rione e vicinato. Il fratello Vega spiega che sono derivate molte benedizioni dall’apprendere come essere una coppia migliore e dal servire le altre persone. Il Vangelo «ha cambiato il nostro modo di pensare e di vivere». I figli sono cresciuti imparando e mettendo in pratica il Vangelo; ora i nipoti stanno usufruendo delle stesse occasioni spirituali grazie all’attività in Chiesa. La sorella Vega dice: «Sono fiera dei nostri figli perché non abbiamo mai dovuto preoccuparci che la gente sapesse che siamo membri della Chiesa». I loro quattro figli rispondono che nella loro vita seguono l’esempio dei genitori.

La condivisione delle benedizioni

Samuel Briones, undicenne del Rione Primavera, Palo di Moctezuma a Guadalajara, ha contribuito all’interessamento di una sua insegnante scolastica al Vangelo, invitandola all’apertura al pubblico del Tempio di Guadalajara. Dopo la visita al tempio ella iniziò a incontrarsi con i missionari. L’uomo che diede lezioni di karate a Samuel e al fratello di dodici anni, José Julio, cominciò a interessarsi al Vangelo conoscendo i due ragazzini; egli è stato battezzato e ora è il segretario esecutivo del palo.

Il padre dei ragazzi, anche lui di nome José Julio, afferma: «Molte persone cercano la verità ma non sanno dove trovarla». Il fratello Briones spiega che è più facile condividere la propria fede con le persone quando noi, quali santi, siamo sufficientemente attenti allo Spirito Santo per conoscere i loro bisogni. Sua moglie, Josefina, ha imparato che i semi che piantiamo possono impiegare molto tempo per germogliare, poi crescono velocemente. Aveva condiviso il proprio credo con una coppia che sembrava pronta per ascoltare, ma che rifiutò i suoi inviti a partecipare alle riunioni di Chiesa per via di conflitti con altri impegni. Quando alla fine queste persone furono in grado di venire in Chiesa con lei, ella stessa rimase sorpresa nel constatare quanto prontamente e velocemente accettarono il Vangelo.

Mauro Gil di Mérida, che è stato presidente della Missione Messicana di Torreón dal 1999 al 2002, spiega che probabilmente l’esempio dei fedeli è il fattore più importante nell’accoglienza riservata ai missionari. Riflettendo sull’influenza di fedeli esemplari, aggiunge: «Ritengo che il Vangelo renderà il Messico una nazione più grande». Egli nel corso degli ultimi venti anni è stato testimone del continuo progresso nella vita dei santi della penisola dello Yucatan, non solo da un punto di vista spirituale ma anche materiale, quando hanno osservato i principi evangelici, tra cui la legge della decima.

I templi in Messico, come dice, sono semplicemente un simbolo visivo della crescita dei fedeli. «I templi benediranno la vita della gente. Essi saranno una benedizione per i nostri figli».

L’effetto dei templi

I santi che si ricordano dell’epoca dei viaggi al Tempio di Mesa, in Arizona, della durata di una settimana, gioiscono del fatto di avere un tempio entro la distanza di un giorno di macchina da quasi tutte le zone del Paese. In un tipico sabato, i parcheggi dei templi in Messico accolgono diversi pullman che portano i fedeli dalle zone più lontane.

Alcune persone sono felici semplicemente nell’aiutare a pulire la casa del Signore. A Guadalajara, Alfredo Gómez, secondo consigliere della presidenza del tempio, saluta un fedele che se ne sta andando dopo aver finito il turno di pulizia del tempio. Il presidente Gómez chiede se l’uomo sia stanco. «Sì», gli risponde, «ma si tratta di un tipo buono di stanchezza» e se ne va rafforzato.

Il presidente Gómez afferma: «Qui per i santi il valore del tempio è incalcolabile». Alcuni che provengono dalle aree lontane fanno a meno dei generi di prima necessità, come il cibo, per pagare il costo del viaggio. «I fedeli sanno che si tratta del loro tempio. Lo fanno loro quando vengono qua per celebrare le ordinanze o anche per pulire».

I dirigenti locali li incoraggiano e li sostengono in quest’opera, egli spiega. «Possiamo proprio dire che il piano del presidente Hinckley era di portare i templi ai fedeli e poi di portare i fedeli al tempio».

In tutto il Messico i santi si stanno adattando velocemente all’adorazione nel tempio e alle benedizioni che ne scaturiscono. Da Matamoros e Ciudad Victoria a Mazatlán e Guaymas, da Puebla e Campeche ad Acapulco ci sono fedeli che gioiscono delle benedizioni ricevute grazie ai templi, che ora sono alla loro portata.

A Monterrey ci fu molta opposizione alla costruzione di un tempio, tuttavia ci sono santi che possono testimoniare di averlo visto in sogno e di aver saputo che sarebbe stato lì, dice il presidente del tempio Eran A. Call, membro dei Settanta dal 1997 al 2000. Anche qui i fedeli ne parlano definendolo « nostro tempio». Il presidente Call informa che non ci sono missionari che servono nel tempio ma che tutti i lavoranti sono dei fedeli locali. Molte persone del distretto del tempio hanno afferrato lo spirito del lavoro. Non molto tempo fa un gruppo di palo è venuto al tempio portando tremila nomi di persone decedute, per le quali celebreranno le ordinanze del tempio.

Una speranza nell’eternità

Saidy Castillo de Gaona del Primo Rione di Zacil-Ha, Palo di Mérida, ricorda che la prima casa di riunione edificata dalla Chiesa a Mérida fu molto importante per i fedeli che contribuirono alla sua costruzione e, come allora era previsto dalle disposizioni, si sobbarcarono dei costi. Ella spiega: «I santi pagarono la metà con il lavoro, puro e semplice duro lavoro». La giovane Saidy, mentre contribuiva al progetto, imparò a usare la macchina per fare i mattoni. Fu in quel contesto che incontrò il suo futuro marito, Noé, che era un missionario dedito alla costruzione dell’edificio.

Saidy continua: «Quando demolirono l’edificio fu un momento molto commovente per me. La cosa importante, però, è che hanno costruito qualcosa di grande valore». Ora il Tempio di Mérida si erge su quel terreno.

Da ragazza Saidy si era vista in sogno in un tempio a Mérida. «Seppi che ci sarebbe stato un tempio. Chiesi al Signore di lasciarmi vivere abbastanza da vederlo».

Lei e suo marito si sposarono più di trentacinque anni fa. Furono suggellati nel Tempio di Città del Messico poco dopo la sua dedicazione. Nel corso degli anni hanno sostenuto fedelmente la Chiesa in una gran varietà di chiamate del sacerdozio e delle organizzazioni ausiliarie. Quando nel 2000 è stato dedicato il Tempio di Mérida, i Gaona erano pronti a servire anche lì; sono stati i primi due lavoranti del tempio messi a parte.

Alla fine del 2002 egli stava servendo nel tempio quando morì improvvisamente. Saidy afferma che è stata solo la conoscenza della natura del matrimonio che le ha consentito di affrontare la perdita del suo compagno. «Penso che se non fosse stato per il Vangelo avrei voluto morire. La conoscenza del Vangelo mi dà la forza di continuare. Il Vangelo è tutto per me. Era tutto anche per mio marito».

Ancora una volta si è dedicata al servizio evangelico per alleviare il dolore causato dalla scomparsa del marito. Oltre a lavorare nel tempio, ha trovato sollievo nel dedicarsi ai cinque figli e ai nipoti, come pure alle sue chiamate di Chiesa. Spiega: «Penso di essere più felice quando sono impegnata».

Questo può valere per tutti i santi del Messico: coloro che sembrano essere più felici sono coloro che sono dediti a servire le altre persone e a proclamare il Vangelo. Forse senza neanche rendersene conto, giorno per giorno stanno contribuendo all’adempimento del sogno del presidente Kimball, che ha visto la Chiesa crescere e fiorire in Messico.

Il Sogno del Presidente Kimball

«Mentre nel 1946 mi trovavo in Messico… sognai il vostro progresso e sviluppo…

Invece che lavorare sotto altre persone, vidi che acquisivate posizioni di dirigenza e responsabilità…

Vidi il popolo di Lehi impegnato come ingegneri e costruttori…

Vidi molti dei vostri figli diventare procuratori legali e contribuire alla risoluzione di problemi mondiali. Vidi il vostro popolo proprietario di industrie e fabbriche…

Vidi medici e avvocati che si prendevano cura del benessere della gente. Vidi giovani uomini e donne messicani diventare professori, proprietari di giornali che influiscono sugli affari pubblici. Vidi tra voi grandi artisti…

Vidi la Chiesa crescere a grandi passi e organizzarsi in rioni e pali… Vidi un tempio di Dio e mi aspetto di vederlo pieno di uomini, donne e giovani…

Ora, questo è stato un mio sogno. Forse si è trattato di una visione. Forse il Signore mi stava mostrando ciò che questo grande popolo compirà».

Presidente Spencer W. Kimball (1895–1985), Conference Report, conferenza dell’area di Città del Messico 1977, 31.

Le radici messicane

Sin dalla metà degli anni a cavallo tra il 1870 e 1880, il presidente Brigham Young mandò in Messico degli inviati affinché cercassero dei luoghi da colonizzare, sia come rifugio dalle persecuzioni negli Stati Uniti che per introdurre il Vangelo nell’America Latina. Nel 1885 arrivarono i primi coloni Santi degli Ultimi Giorni e, alla fine, furono formate sette colonie lungo il fiume Casas Grandes, nella regione settentrionale di Chihuahua, e altre due sul fiume Bavispe, nella zona settentrionale di Sonora.

Nonostante le difficoltà incontrate dai pionieri nel deserto, le colonie prosperarono in pace per diversi anni. Nel 1895 a Colonia Juárez fu organizzato il primo palo del Messico. I coloni di lingua inglese furono scacciati dal Paese durante la rivoluzione che iniziò nel 1910, ma un po’ di tempo dopo ritornarono rivendicando la casa e i terreni di loro proprietà. La maggior parte delle colonie andarono scomparendo, ma Colonia Dublán e Colonia Juárez nella regione settentrionale di Chihuahua sono ancora la dimora di molti discendenti di quei primi coloni.

Molti nomi dei coloni di lingua inglese sono ben conosciuti nella storia della Chiesa: Bowman, Brown, Call, Eyring, Hatch, Ivins, Romney, Smith, Taylor, Turley e altri. Il presidente Marion G. Romney (1897–1988), primo consigliere della Prima Presidenza, nacque lì. Lo stesso vale per i fratelli Camilla e Henry Eyring, rispettivamente moglie del presidente Spencer W. Kimball e padre dell’anziano Henry B. Eyring, membro del Quorum dei Dodici Apostoli. Quei primi coloni fecero bene il loro dovere d’impiantare il Vangelo e oggi i discendenti dei pionieri di lingua inglese sono in minoranza nelle congregazioni locali rispetto ai fedeli con antenati messicani.

Colonia Juárez è ora sede di uno dei templi della Chiesa in Messico; il Tempio di Colonia Juárez, Chihuahua, Messico, fu dedicato nel 1999.

Eventi salienti per la Chiesa in Messico

Luglio 1847: i pionieri Santi degli Ultimi Giorni guidati dal presidente Brigham Young arrivano nella Valle del Lago Salato, che si trova nel territorio messicano.

1874: il presidente Brigham Young chiama Daniel W. Jones a tradurre in spagnolo il Libro di Mormon, ma il fratello non ha padronanza della lingua. Melitón G. Trejo, uno spagnolo, giunge a Salt Lake City e con il suo aiuto vengono pubblicate alcune parti del Libro di Mormon.

6 gennaio 1875: i primi missionari Santi degli Ultimi Giorni entrano in Messico.

1876: inizia una seconda spedizione missionaria, nello stato di Sonora. Sono battezzati i primi fedeli.

15 novembre 1879: i primi missionari della Chiesa arrivano nella capitale, ossia l’anziano Moses Thatcher, membro del Quorum dei Dodici Apostoli, Melitón G. Trejo e James Z. Stewart.

Novembre 1879: è organizzato il primo ramo in Messico, con Plotino Rhodakanaty come presidente.

25 gennaio 1880: il Messico è dedicato per la prima volta per il lavoro missionario dall’anziano Thatcher, in una stanza d’albergo a Città del Messico.

6 aprile 1881: a Popocatépetl, l’anziano Thatcher dedica nuovamente il Messico per la predicazione del Vangelo e l’organizzazione di colonie. Altri otto si uniscono a lui sul pendio del vulcano per la prima conferenza della Chiesa in Messico.

1885: ha inizio il primo tentativo dei Santi degli Ultimi Giorni di lingua inglese di colonizzare il Messico. Vengono organizzate sette colonie nell’area di Chihuahua e due in quella di Sonora.

1886: Melitón G. Trejo e James Z. Stewart completano la traduzione in spagnolo del Libro di Mormon, cui segue la pubblicazione.

Metà 1889: tutto il lavoro missionario in Messico è temporaneamente sospeso per via delle persecuzioni nello Utah contro la Chiesa.

9 dicembre 1895: il palo di Juárez è organizzato nelle colonie dei Santi degli Ultimi Giorni di Chihuahua, con Anthony W. Ivins (in seguito membro del Quorum dei Dodici Apostoli) come presidente.

8 giugno 1901: la Missione Messicana è riaperta.

Settembre 1907: Rey Lucero Pratt (in seguito membro dei Settanta) è chiamato a presiedere alla Missione Messicana. L’incarico durerà ventiquattro anni. Tra il 1901 e il 1910 la Missione Messicana allarga i territori di competenza fino a comprendere gli stati di Messico, Hidalgo, Morelos e il Distretto Federale.

29 agosto 1913: la Rivoluzione Messicana, iniziata nel 1910, costringe il presidente Pratt e i suoi missionari ad abbandonare il Messico, chiudendo la missione. La rivoluzione causa grandi sofferenze tra i fedeli. Alcuni sono uccisi; Rafael Monroy e Vicente Morales, giustiziati nel 1915, divengono conosciuti tra i santi quali martiri della fede. La guerra incita i santi all’esodo dalle colonie.

1922: i missionari dagli Stati Uniti ritornano in Messico.

1937: la Missione Messicana inizia la pubblicazione della rivista In Yaotlapiyoui, precorritrice della Liahona.

1960: è organizzato in Messico un sistema scolastico della Chiesa. Benemérito de las Américas, una scuola di formazione aperta nel 1964 a Città del Messico, è diventata famosa per le capacità dei suoi studenti.

3 dicembre 1961: è formato a Città del Messico il primo palo tra i santi con antenati per lo più messicani. È il primo palo di lingua spagnola nella Chiesa.

1967: il Palo di Città del Messico è diviso ed è organizzato il Palo Nord di Città del Messico, con Agricol Lozano Herrera che diventa il primo presidente di palo con antenati messicani.

1972: in Messico gli appartenenti alla Chiesa raggiungono quota centomila.

2 dicembre 1983: sono dedicati il Tempio di Città del Messico e l’adiacente Centro Visitatori.

25 luglio 1989: con l’organizzazione del Palo di Decalco, il Messico diventa il primo Paese al di fuori degli Stati Uniti a raggiungere i cento pali. Gli appartenenti alla Chiesa sono stimati essere più di mezzo milione.

11 dicembre 1994: il presidente Howard W. Hunter, in visita, crea il duemillesimo palo della Chiesa, il Palo di Contreras a Città del Messico.

2004: il Messico, con due aree amministrative, dodici templi, venti missioni e quasi duecento pali, raggiunge quota un milione di membri.

Per gentile concessione de El Museo de Historia del Mormonismo en México, A. C.