2007
Il tuo modo di parlare rivela chi sei
Luglio 2007


Il tuo modo di parlare rivela chi sei

Le parole che usi possono classificarti.

Uno dei grandi personaggi del Nuovo Testamento che ha sempre esercitato un fascino particolare su di me è stato Pietro. Egli dovette faticare assai per vincere le cose del mondo e per prepararsi a diventare un testimone e insegnante del vangelo di Gesù Cristo. La conversazione tra il Salvatore e Pietro nelle ore che precedettero il processo e la Crocifissione insegna una lezione interessante.

«Gesù gli disse: In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte.

E Pietro a lui: Quand’anche mi convenisse morir teco, non però ti rinnegherò» (Matteo 26:34–35).

Il nostro modo di parlare rivela chi siamo

Giunsero poi quelle ore fatali nelle quali Pietro non s’identificò con il Salvatore, tuttavia l’amore che provava per Lui richiese che egli fosse presente al processo per vedere che cosa accadeva.

«Pietro, intanto, stava seduto fuori nella corte; e una serva gli si accostò, dicendo: Anche tu eri con Gesù il Galileo.

Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: Non so quel che tu dica.

E come fu uscito fuori nell’antiporto, un’altra lo vide e disse a coloro ch’eran quivi: Anche costui era con Gesù Nazareno.

Ed egli daccapo lo negò giurando: Non conosco quell’uomo.

Di lì a poco, gli astanti, accostatisi, dissero a Pietro: Per certo tu pure sei di quelli, perché anche la tua parlata ti dà a conoscere.

Allora egli cominciò ad imprecare ed a giurare: Non conosco quell’uomo! E in quell’istante il gallo cantò.

E Pietro si ricordò della parola di Gesù che gli aveva detto: Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. E uscito fuori, pianse amaramente» (Matteo 26:69–75).

Proprio come la foto di un passaporto, una firma o un’impronta digitale contraddistingue le persone, il modo di parlare di Pietro rivelò chi era e dove era cresciuto. Senza dubbio anche tu sei classificato in una categoria ben particolare da coloro che ti ascoltano quando parli. Ciò che diciamo riflette il tipo di persone che siamo, mostra il nostro passato e lo stile di vita che conduciamo. Evidenzia il nostro modo di pensare e i sentimenti interiori che nutriamo.

Una parola shockante

Oggi, probabilmente più che in qualsiasi altro periodo storico, sentiamo pronunciare bestemmie e parole volgari. Feci un’esperienza particolare che mi mostrò come l’uso di una parola sbagliata può scandalizzare coloro che non si aspettano una simile espressione da parte tua. Durante la seconda guerra mondiale mi trovavo in un campo di addestramento dei Marine americani. Certo il linguaggio tra i miei commilitoni non era del tipo che vuoi ripetere. Essendo da poco ritornato dalla missione, ero determinato a mantenere il mio modo di parlare ad un livello superiore a quello usato dagli altri. Cercavo costantemente di evitare anche la più semplice e comune parolaccia.

Un giorno eravamo al poligono di tiro per le selezioni. Avevo ottenuto buoni risultati da cento, duecento e trecento iarde. Eravamo poi nella postazione distante cinquecento iarde dal bersaglio. Per diventare un tiratore scelto mi bastava un punteggio mediocre, ossia avevo bisogno solo di colpire il bersaglio in qualsiasi punto, senza aver bisogno di centrare l’occhio del bisonte. Eravamo assai desiderosi di eccellere e di diventare il miglior plotone di tiratori. Nella postazione da cinquecento iarde m’irrigidii. Portai il calcio del fucile alla spalla. Sparai e la bandierina sventolò: avevo mancato il bersaglio. In questa maniera persi anche l’occasione di essere nominato tiratore scelto.

Dalla bocca mi uscì una parola di quattro lettere che mi ero ripromesso di non usare mai. Con mio forte shock e mortificazione, improvvisamente tutto il poligono smise di sparare e tutti si voltarono a bocca aperta per guardarmi. Quel giorno da quella postazione qualsiasi altro marine avrebbe potuto usare quella parola senza che altri gli prestassero attenzione, ma poiché avevo stabilito che avrei mantenuto gli standard del campo di missione nel corpo dei marine, tutti rimasero shockati quando mi dimenticai di ciò che mi ero ripromesso.

Il Salvatore in persona ci ha istruito su come dobbiamo parlare. Egli insegnò: «Non è quel che entra nella bocca che contamina l’uomo; ma quel che esce dalla bocca, ecco quel che contamina l’uomo» (Matteo 15:11).

Molte volte, cercando di non dire parolacce, troviamo delle parole sostitutive, che però talvolta sono tanto simili alle espressioni volgari che chiunque probabilmente capisce che stiamo solo sostituendo delle parole, senza migliorare veramente il nostro vocabolario.

Sono rimasto a volte inorridito nell’ascoltare dei missionari ritornati che parlavano alla riunione sacramentale. Ho udito parole o frasi imparate sul campo di missione che in realtà sostituivano espressioni volgari, il che dimostrava la loro incapacità a gestire un vocabolario adeguato e dava la giusta impressione di ciò che avevano fatto in missione.

Come migliorare il linguaggio

A coloro che hanno regolarmente detto parole profane o volgari e che vorrebbero correggere questa abitudine vorrei offrire alcuni suggerimenti.

  1. Impegnatevi a cancellare queste parole dal vostro vocabolario.

  2. Se vi capita di dire una parolaccia o una parola sostitutiva, ricostruite mentalmente la frase senza la volgarità o la sostituzione.

  3. Ripetete ad alta voce la nuova frase.

Alla fine svilupperete l’abitudine di parlare in maniera non volgare.

Ritengo che le istruzioni che Paolo diede ai santi di Efeso siano utili per tutti noi:

«Niuna mala parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete alcuna buona che edifichi, secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l’ascolta.

E non contristate lo Spirito Santo di Dio col quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione» (Efesini 4:29–30).

Abbiate il coraggio di mantenere il vostro linguaggio sano e pulito. Migliorate il vostro vocabolario, così sarete trovati tra coloro che servono il Signore.

Il Salvatore insegnò: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore reca fuori il bene; e l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro reca fuori il male; poiché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca» (Luca 6:45).

Prego che la vostra bocca possa parlare dall’abbondanza di ciò che è buono nel vostro cuore.