2011
Il potere del sacerdozio
Maggio 2011


Il potere del sacerdozio

Possiamo noi oggi e sempre essere degni recipienti del divino potere del sacerdozio che deteniamo. perché possa benedire le nostre vite e possa essere usato per benedire le vite degli altri.

President Thomas S. Monson

Ho pregato e studiato a lungo per sapere ciò che avrei dovuto dire stasera. Non voglio offendere nessuno. Ho pensato: “Quali sono le nostre difficoltà? Quali sono le cose con cui entro quotidianamente in contatto e che a volte mi fanno piangere fino a tardi la notte?” Ho pensato che stasera avrei provato a trattare alcune di queste difficoltà. Alcune si applicano ai Giovani Uomini, mentre altre si applicano ai fratelli di mezza età. Altre ancora si applicano a coloro che hanno da poco superato la mezza età. Non parliamo della vecchiaia.

E così voglio cominciare dicendo semplicemente che è stato bello stare insieme stasera. Abbiamo ascoltato messaggi molto belli e puntuali riguardo al sacerdozio di Dio. Come voi mi sono sentito edificato e ispirato.

Stasera desidero trattare argomenti su cui ho riflettuto spesso ultimamente e dei quali mi sono sentito spinto a parlare. In un modo o nell’altro sono tutti legati alla dignità personale, il requisito necessario per ricevere ed esercitare il sacro potere del sacerdozio che deteniamo.

Inizierò leggendovi un passo dalla sezione 121 di Dottrina e Alleanze:

“I diritti del sacerdozio sono inseparabilmente connessi con i poteri del cielo, e… i poteri del cielo non possono essere controllati né adoperati se non in base ai principi della rettitudine.

Che essi possano essere conferiti su di noi, è vero; ma quando cominciamo a coprire i nostri peccati, o a gratificare il nostro orgoglio, la nostra vana ambizione, o a esercitare controllo, o dominio, o coercizione sull’anima dei figlioli degli uomini con un qualsiasi grado di ingiustizia, ecco, i cieli si ritirano, lo Spirito del Signore è afflitto; e quando si è ritirato, amen al sacerdozio, ossia all’autorità di quell’uomo”.1

Fratelli, questa è la parola perentoria del Signore in merito alla Sua divina autorità. Non vi sono dubbi sugli obblighi che ciò comporta per ogni uomo che detiene il sacerdozio di Dio.

Siamo venuti sulla terra in un periodo difficile. L’ago della bussola morale dei popoli si è gradualmente spostato verso il punto dell’“ormai tutto è lecito”.

Ho vissuto abbastanza a lungo per assistere a molti dei cambiamenti sopravvenuti nella morale collettiva. Se una volta le norme morali della Chiesa e quelle della società erano per lo più compatibili, oggi il divario che le separa è enorme e lo diventa sempre di più.

Molti film e spettacoli televisivi ritraggono comportamenti che sono in diretto contrasto con le leggi del Signore. Non vi esponete alla sozzura implicita o esplicita che tanto spesso viene proposta. I testi di molte canzoni di oggi ricadono nella medesima categoria. Il linguaggio dissacrante così comune oggi non sarebbe mai stato tollerato in un passato non troppo lontano. Il nome del Signore viene profanato continuamente. Ricordiamo insieme uno dei dieci comandamenti che il Signore rivelò a Mosè sul monte Sinai: “Non usare il nome dell’Eterno, ch’è l’Iddio tuo, in vano; perché l’Eterno non terrà per innocente chi avrà usato il suo nome in vano”.2 Mi rattrista come tutti noi siamo esposti al linguaggio blasfemo e vi imploro di non farne uso. Vi prego di non dire o fare nulla di cui non potete essere fieri.

Tenetevi completamente lontani dalla pornografia. Non guardate quelle immagini, mai. È provato che diventa una dipendenza difficilissima da superare. Evitate l’alcol, il fumo o qualsiasi altra droga che crei dipendenze dalle quali fareste molta fatica a liberarvi.

Che cosa ci proteggerà dal peccato e dal male attorno a noi? Vi dichiaro che una forte testimonianza del Salvatore e del Suo vangelo vi terrà al sicuro. Se non avete letto il Libro di Mormon, leggetelo. Non ve ne chiederò la prova Ma se lo farete con l’aiuto della preghiera e il desiderio sincero di conoscere la verità, lo Spirito Santo ve ne manifesterà la verità. Se è vero, e loè, allora Joseph Smith fu un profeta che vide Dio Padre e Suo Figlio Gesù Cristo. La Chiesa è vera. Se non avete ancora una testimonianza di queste cose, fate ciò che è necessario per ottenerla. È indispensabile che abbiate una testimonianza personale, perché con la testimonianza degli altri non andrete lontano. Una volta ricevuta, una testimonianza deve essere mantenuta viva e vitale mediante l’obbedienza ai comandamenti di Dio, la preghiera regolare e lo studio delle Scritture. Andate in Chiesa. Voi giovani uomini dovreste frequentare il Seminario o l’Istituto dov’è possibile.

Se nella vostra vita dovessero esserci cose sbagliate troverete il modo per uscirne. Cessate ogni iniquità. Parlate con il vostro vescovo. Qualunque sia il problema potrà essere superato con un adeguato pentimento. Potete diventare nuovamente puri. Il Signore disse di coloro che si pentono: “Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”,3 “e io, il Signore, non li ricordo più”.4

Il Salvatore dell’umanità disse di sé di essere nel mondo ma non del mondo.5 Anche noi possiamo essere nel mondo ma non del mondo se respingiamo i falsi concetti e i falsi insegnamenti, rimanendo fedeli a ciò che Dio ha comandato.

Ultimamente ho pensato spesso a voi giovani uomini che avete l’età per sposarvi ma che non vi siete ancora sentiti di farlo. Vedo amabili fanciulle che desiderano sposarsi e formare una famiglia, ma hanno occasioni limitate perché tanti giovani uomini rimandano il matrimonio.

Questa situazione non è nuova. Molto è stato detto in passato dai presidenti della Chiesa riguardo a questo argomento. Vi citerò un paio dei loro consigli come esempio:

Il presidente Harold B. Lee disse: “Non facciamo il nostro dovere di detentori del sacerdozio quando superiamo l’età del matrimonio e non contraiamo questa sacra unione [con una di queste] brave ragazze”.6

Il presidente Gordon B. Hinckley disse: “Il mio cuore si riempie di compassione per… le nostre sorelle non sposate, che desiderano il matrimonio e sembra che non possano realizzare questo sogno… Provo molta meno simpatia per i giovani che, secondo le usanze della nostra società, hanno la prerogativa di prendere l’iniziativa in queste cose, ma in tanti casi mancano di farlo”.7

Mi rendo conto che vi sono molte ragioni per le quali potreste esitare a compiere il passo del matrimonio. Se è il provvedere economicamente a una moglie e a dei figli che vi preoccupa, sappiate che non vi è nulla di cui vergognarsi nel dover tirare la cinghia. Di solito è proprio in questo tipo di circostanze che si diventa più uniti, perché si impara a fare sacrifici e a prendere decisioni difficili. Forse avete paura di scegliere la persona sbagliata. Vi dico che in questo dovete esercitare la vostra fede. Cercate qualcuno col quale sentite affinità. Siate consapevoli che non potrete prevedere tutte le difficoltà che possono sorgere, ma siate sicuri che quasi tutto si potrà risolvere se sarete intraprendenti e vi impegnerete a far funzionare il matrimonio.

Forse vi state godendo un tantino troppo la vostra libertà di fare ferie stravaganti, comprare auto e aggeggi costosi, o in generale di vivere una vita senza pensieri in compagnia degli amici. Ho incontrato molti gruppi di voi in giro, e ammetto che mi sono chiesto come mai non foste fuori con qualche ragazza al vostro fianco.

Fratelli, arriva il momento in cui bisogna pensare seriamente al matrimonio e cercare una compagna con la quale si desideri passare l’eternità. Se sarete accorti nella scelta e vi dedicherete alla riuscita del vostro matrimonio, niente in questa vita vi porterà maggiore felicità.

Quando vi sposerete vorrete farlo nella casa del Signore. Per i detentori del sacerdozio non ci dovrebbero essere altre opzioni. Fate attenzione a non distruggere la vostra eleggibilità al matrimonio nel tempio. Il corteggiamento sarà un’esperienza meravigliosa anche mantenendolo nei limiti appropriati.

Ora, fratelli, passo a un altro argomento di cui ho sentito di dovervi parlare. In questi tre anni da quando sono stato sostenuto come presidente della Chiesa, il compito più triste e scoraggiante è stato occuparmi delle cancellazioni dei suggellamenti. Ognuna di queste era stata preceduta da un matrimonio gioioso nella casa del Signore, in cui una coppia che si amava iniziava una nuova vita insieme, l’uno ansioso di trascorrere con l’altra il resto dell’eternità. Poi passano i mesi, gli anni, e per una ragione o per l’altra l’amore scompare. Può dipendere da problemi economici, mancanza di comunicazione, temperamento incontrollato, intromissione dei parenti, coinvolgimento nel peccato. Vi è una lunga serie di motivi. Nella maggior parte dei casi non è detto che si debba arrivare al divorzio.

La stragrande maggioranza delle richieste di cancellazione di suggellamento viene da donne che hanno provato disperatamente a far funzionare il matrimonio ma alla fine non sono riuscite a risolvere i problemi.

Scegliete la vostra compagna con giudizio e con la preghiera e quando sarete sposati siate assiduamente leali l’uno all’altra. A casa dei miei zii, c’era una piccola targa incorniciata con su scritto un consiglio di grande valore. “Scegli chi amare, e ama chi scegli”. C’è una grande saggezza in quelle poche parole. L’impegno nel matrimonio è fondamentale.

Vostra moglie è vostra pari. Nel matrimonio nessuno dei due è superiore o inferiore all’altro. Camminiamo fianco a fianco, entrambi come figli di Dio. La moglie non deve essere umiliata o offesa, ma amata e rispettata. Il presidente Gordon B. Hinckley disse: “Qualsiasi uomo in questa chiesa che… eserciti un dominio ingiusto su[lla moglie] è indegno di detenere il sacerdozio. Per quanto egli possa essere stato ordinato, i cieli si ritireranno, lo Spirito del Signore sarà afflitto e amen all’autorità del sacerdozio di quell’uomo”.8

Il presidente Howard W. Hunter disse riguardo al matrimonio: “Essere felicemente sposati non dipende di solito dall’aver sposato la persona giusta quanto dall’essere la persona giusta”. Questo mi piace: “Lo sforzo coscienzioso di fare la propria parte è l’elemento che contribuisce maggiormente al successo”.9

Molti anni fa, nel rione in cui presiedevo come vescovo viveva una coppia che aveva spesso profondi e accesi contrasti. Dico contrasti veri. Ognuno dei due era certo di avere ragione e non voleva cedere all’altro. Quando non litigavano mantenevano uno stato che definirei di “tregua precaria”.

Una volta mi chiamarono al telefono alle due di notte. Volevano parlarmi e volevano farlo subito. Mi trascinai fuori dal letto, mi vestii e mi recai da loro. Stavano seduti nella stanza uno di fronte all’altra senza parlarsi. La moglie parlava al marito rivolgendosi a me e lui le rispondeva rivolgendosi a me. Pensai: “Come farò mai a rimettere insieme questa coppia?”

Pregai per ricevere ispirazione e mi venne in mente di porre loro una domanda: “Da quanto tempo non siete stati al tempio per assistere a un suggellamento?” Ammisero che era da un bel po’ di tempo. Si trattava peraltro di persone degne, che detenevano una raccomandazione per il tempio e che andavano al tempio a celebrare le ordinanze per gli altri.

Dissi loro: “Volete venire con me al tempio mercoledì mattina alle otto? Assisteremo a una cerimonia di suggellamento”.

“Chi si sposa?” domandarono all’unisono.

“Non lo so” risposi. “Qualcuno che si è prenotato per quella mattina”.

Il mercoledì seguente, all’ora stabilita, ci incontrammo al tempio di Salt Lake. Entrammo tutti e tre in una delle splendide stanze dei suggellamenti, senza conoscere nessuno dei presenti, eccetto l’anziano ElRay L. Christiansen, allora assistente al Quorum dei Dodici, una posizione di autorità generale che esisteva a quel tempo. Quella mattina in quella stanza l’anziano Christiansen doveva celebrare una cerimonia di suggellamento tra marito e moglie. Sono sicuro che la sposa e suoi parenti abbiano pensato: “Devono essere amici dello sposo” e che i parenti dello sposo pensassero: “Devono essere amici della sposa”. La mia coppia si era seduta su una piccola panca, a mezzo metro di distanza l’uno dall’altra.

L’anziano Christiansen iniziò impartendo consigli alla coppia che era in procinto di sposarsi, usando parole bellissime. Parlò di come un marito dovrebbe amare la moglie, trattarla con rispetto e gentilezza, e onorarla come il cuore della famiglia. Poi parlò alla sposa di come avrebbe dovuto onorare il marito quale capo della famiglia e sostenerlo in ogni modo.

Notai che mentre l’anziano Christiansen parlava agli sposi, i miei due coniugi si erano leggermente avvicinati. Presto si trovarono seduti l’uno accanto all’altra. Quello che mi fece piacere fu che si erano mossi quasi contemporaneamente. Alla fine della cerimonia, i due erano seduti così vicini che sembravano loro i novelli sposi. Entrambi sorridevano.

Quel giorno lasciammo il tempio senza che nessuno sapesse chi fossimo o perché fossimo venuti, ma i miei amici uscirono dall’ingresso del tempio mano nella mano. I loro dissapori erano stati messi da parte. Non avevo dovuto dire una parola. Essi avevano ricordato il giorno del loro matrimonio e le alleanze che avevano stretto nella Casa di Dio. Erano pronti a ricominciare e a impegnarsi più di prima d’ora in avanti.

Se il vostro matrimonio è in difficoltà, vi esorto a fare ogni aggiustamento necessario, affinché torniate a essere felici come lo eravate all’inizio. Chi si sposa nella Casa del Signore lo fa per il tempo e per tutta l’eternità, ma poi dovrà compiere gli sforzi necessari perché il suo matrimonio duri in eterno. Ci sono situazioni in cui non è possibile salvare il matrimonio, ma sento fortemente che nella maggior parte dei casi è possibile e deve essere salvato. Non lasciate che il vostro matrimonio arrivi al punto di essere in pericolo.

Come detentori del sacerdozio di Dio sta a ciascuno di noi disciplinare sé stesso per ergersi al disopra delle vie del mondo. In ogni caso, è fondamentale che siamo uomini onesti e rispettabili. Le nostre azioni devono essere irreprensibili.

Le parole che usiamo, il modo in cui trattiamo gli altri, il nostro stile di vita influenzano la nostra efficacia di detentori del sacerdozio, giovani o adulti.

Il dono del sacerdozio è inestimabile. Comporta l’autorità di agire come servitori di Dio per benedire gli ammalati, le nostre famiglie e ogni altra persona. La sua autorità si estende oltre il velo della morte fino alle eternità a venire. Non c’è nient’altro al mondo paragonabile al sacerdozio. Difendetelo, valorizzatelo, rimanetene degni.10

Cari fratelli, possa la rettitudine guidare ogni nostro passo nel corso della vita. Possiamo noi oggi e sempre essere degni recipienti del divino potere del sacerdozio che deteniamo, perché possa benedire le nostre vite e possa essere usato per benedire le vite degli altri, come fece Colui che visse e morì per noi, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Questa è la mia preghiera, nel Suo sacro nome. Amen.