2012
Risvegliarci ai nostri doveri
Novembre 2012


Risvegliarci ai nostri doveri

Carole M. Stephens

Dobbiamo risvegliarci al nostro dovere e andare avanti con fede attingendo dal potere confortante, fortificante, capacitante e guaritore dell’Espiazione.

Dopo essere stata chiamata nella presidenza generale della Società di Soccorso, ho sentito il desiderio di conoscere meglio le donne che mi avevano preceduto. Sono rimasta colpita dagli insegnamenti della sorella Zina D. Young, prima consigliera della seconda presidenza generale della Società di Soccorso. Disse: “Sorelle, dobbiamo risvegliarci più pienamente ai nostri doveri”.1 Ho riflettuto sulle parole risvegliarci e doveri e ho fatto un’ulteriore ricerca nelle Scritture.

Nel Nuovo Testamento, Paolo insegnò ai santi del suo tempo:

“È ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché la salvezza ci è adesso più vicina…

La notte è avanzata, il giorno è vicino… indossiamo le armi della luce”.2

Nel Libro di Mormon, Alma insegnò al suo popolo i sacri doveri di coloro che entrano in alleanza con Dio:

“Ed ora, se siete desiderosi di entrare nel gregge di Dio e di essere chiamati il suo popolo, e siete disposti a portare i fardelli gli uni degli altri, affinché possano essere leggeri;

Sì, e siete disposti a piangere con quelli che piangono, sì, e a confortare quelli che hanno bisogno di conforto, e a stare come testimoni di Dio in ogni momento e in ogni cosa e in ogni luogo…

Ora io vi dico, se questo è il desiderio del vostro cuore, cosa avete in contrario a essere battezzati nel nome del Signore, a testimonianza dinanzi a lui che siete entrati in alleanza con lui, che lo servirete e obbedirete ai suoi comandamenti, affinché egli possa riversare su di voi il suo Spirito più abbondantemente?

Ed ora, quando le persone ebbero udito queste parole, batterono le mani per la gioia, ed esclamarono: Questo è il desiderio del nostro cuore”.3

La dichiarazione della sorella Young e questi passi scritturali mi hanno portato a considerare i “doveri” ai quali ci dobbiamo risvegliare ai nostri giorni.

Quando siamo battezzate facciamo un’alleanza. L’anziano Robert D. Hales ha insegnato: “Quando stringiamo delle alleanze e vi teniamo fede, usciamo dal mondo ed entriamo nel regno di Dio”.4

Cambiamo, sembriamo diverse e ci comportiamo diversamente. Ciò che ascoltiamo, leggiamo e diciamo è diverso e così anche ciò che indossiamo, perché diventiamo figlie di Dio, legate a Lui tramite alleanza.

Quando veniamo confermate, riceviamo il dono dello Spirito Santo, il diritto di avere costantemente l’influenza di un membro della Divinità che ci guida, ci conforta e ci protegge. Egli ci mette in guardia, quando siamo tentate di allontanarci dalle nostre alleanze per tornare nel mondo. Il presidente Boyd K. Packer ci insegna che nessuno di noi “commetterà mai un grave errore senza essere prima stato avvertito dai suggerimenti dello Spirito Santo”.5

Per ricevere questo dono e avere sempre lo Spirito, dobbiamo essere degne e attente nell’esaminare la condizione del nostro cuore. Il nostro cuore è mite? Abbiamo un cuore umile, un cuore disposto a imparare, un cuore benevolo? O il nostro cuore si è indurito gradualmente man mano che abbiamo permesso al frastuono del mondo di distrarci dai teneri suggerimenti che abbiamo sicuramente ricevuto dallo Spirito?

Quando siamo state battezzate, il nostro cuore è cambiato e si è risvegliato in Dio. Durante il nostro viaggio mortale, dobbiamo chiederci regolarmente: “Se [ho] provato un mutamento di cuore [posso] sentir[mi] così, ora?”6 E se non è così, perché?

Molti dei primi santi “prova[rono] questo possente mutamento nel [loro] cuore”7 e ciò li risvegliò al punto che ricevettero le benedizioni del tempio le quali li rafforzarono nei loro doveri. I primi santi di Nauvoo andarono “al tempio tutto il giorno e fino a notte inoltrata”8 per ricevere le ordinanze e stipulare alleanze, prima di intraprendere il viaggio verso l’Ovest.

Sarah Rich, una sorella della Società di Soccorso di Nauvoo, disse: “Molte furono le benedizioni che avevamo ricevuto nella Casa del Signore che ci portarono gioia e conforto durante le nostre afflizioni, e ci permisero di avere fede in Dio, sapendo che Egli ci avrebbe guidati e sostenuti nel viaggio sconosciuto che dovevamo affrontare”.9

Con il cuore mutato attraverso la fede nel Salvatore e confidando nel potere della Sua Espiazione, essi furono risvegliati all’azione. Sapevano nel profondo del loro cuore che c’era Uno — il Salvatore — che comprendeva le loro avversità, perché ne aveva sofferto per loro nel Giardino del Getsemani e sulla croce. Aveva provato le loro paure, i loro dubbi, i loro dolori e la loro solitudine. Aveva sofferto per le loro afflizioni, le loro persecuzioni, la loro fame, la loro stanchezza e le perdite che subirono. E poiché aveva sofferto per tutte queste cose, Egli poteva dire loro: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo”.10

Ed essi lo fecero; ebbero fiducia nel profeta e lo seguirono. Sapevano che il viaggio sarebbe stato lungo e il loro dovere difficile. Sapevano che avrebbero dovuto fare sacrifici, ma — sostenuti dalla fede e saldi alle loro alleanze — erano preparati spiritualmente.

Prima di lasciare Nauvoo, un gruppo di santi scrisse questo messaggio nella sala delle assemblee del tempio che furono costretti ad abbandonare: “Il Signore ha visto il nostro sacrificio, seguite il nostro esempio”.11

Di recente ho ripercorso la strada dei pionieri con i giovani uomini e le giovani donne del mio rione. Ogni mattina mi sono chiesta: “Quale sacrificio sto facendo io? Come posso seguire il loro esempio?”

Durante il secondo giorno di viaggio, dopo aver tirato i carretti a mano per circa 13 chilometri, siamo arrivate in un punto del percorso in cui dovevano tirare solo le donne. Gli uomini e le donne si sono separati e gli uomini sono stati mandati avanti su per la collina. Quando abbiamo iniziato a tirare i carretti su per la collina, ho alzato lo sguardo e ho visto i nostri detentori del sacerdozio, giovani e vecchi, allineati lungo entrambi i lati del percorso, con i cappelli in mano in segno di rispetto per noi donne.

All’inizio è stato facile, ma presto ci siamo trovate nella sabbia profonda e la collina diventava sempre più ripida. A testa bassa stavo spingendo con tutta la mia forza quando ho sentito qualcuno tirare il carro. Ho alzato lo sguardo e ho visto Lexi, una delle nostre giovani donne e mia vicina di casa. Aveva già spinto il suo carretto fino alla cima e, vedendoci in difficoltà, è tornata subito dietro. Una volta raggiunta la cima e appoggiato a terra il carretto, ho desiderato molto correre in aiuto di quelli che erano ancora indietro, ma avevo il respiro pesante e il mio cuore batteva talmente forte che la parola infarto mi è passata per la mente più di una volta! Ho osservato con gratitudine le altre giovani donne appoggiare il loro carretto e correre in aiuto delle altre.

Una volta che tutte sono arrivate in cima, ci siamo fermate per scrivere i nostri sentimenti nel diario. Io ho scritto: “Non mi sono preparata abbastanza fisicamente, così non ho avuto la forza di aiutare coloro che erano indietro. Forse non dovrò più spingere un carretto a mano, ma non voglio abbandonare spiritualmente le mie sorelle — mai!”

È stata un’esperienza sacra che mi ha risvegliato spiritualmente ai doveri che ho verso la mia famiglia e gli altri. Durante il nostro viaggio, ho riflettuto su ciò che ho imparato.

Prima di tutto ho pensato alle mie sorelle, quelle che hanno spinto e quelle che continuano tuttora a spingere il loro carretto a mano da sole. Quasi il 20 percento delle donne in quelle compagnie di carretti a mano era costituito da donne sole per almeno parte del percorso. Si trattava di donne che non si erano sposate, avevano divorziato o erano vedove. Molte erano madri single.12 Spingevano tutte insieme: figlie dell’alleanza, giovani e anziane, con diverse condizioni alle spalle, sullo stesso cammino e con lo stesso obiettivo.

Coloro che sono corse ad aiutare le sorelle in difficoltà mi hanno fatto pensare ai soccorritori, sia visibili che invisibili, che sono veloci nell’osservare, nel vedere una necessità e nell’agire.

Ho meditato sulle parole del Signore: “Andrò davanti al vostro volto. Sarò alla vostra destra e alla vostra sinistra, e il mio Spirito sarà nel vostro cuore e i miei angeli tutt’attorno a voi per sostenervi”.13

Allineati a entrambi i lati del percorso si trovavano uomini fedeli, obbedienti e che osservano le alleanze. Il potere del sacerdozio, cioè il potere di cui si serve Dio per benedire tutti i Suoi figli, ci ha ispirato, rafforzato e sostenuto. Ci ha ricordato che non siamo mai sole. Possiamo avere sempre con noi questo potere se teniamo fede alle nostre alleanze.

Ho pensato agli uomini che durante il viaggio erano lontani dalle loro famiglie, lasciate sole a spingere i carretti a mano. Molti uomini morirono durante il viaggio. Molti figli restarono dietro per svolgere missioni nelle loro terre d’origine. Altri li avevano preceduti per preparare il loro arrivo nella Valle del Lago Salato. Altri uomini non erano presenti per scelta, poiché avevano scelto di non tener fede alle proprie alleanze.

Come coloro che ci hanno preceduto, molti oggi vivono in situazioni per nulla favorevoli. Continuiamo a insegnare e a lavorare per una vita migliore perché sappiamo che, così facendo, continueremo ad avanzare lungo il cammino e saremo preparate a ricevere tutte le benedizioni promesse se “sper[iamo] nell’Eterno”.14

Ognuna di noi ha avuto e continuerà ad avere prove nella vita. Questa vita mortale è un periodo di prova e continueremo ad avere opportunità di usare la nostra libertà di scelta per decidere cosa imparare dalle difficoltà che sicuramente incontreremo.

Come figlie di Dio, andiamo avanti nel cammino della fede, poiché riconosciamo, come ha insegnato il presidente Thomas S. Monson, che “le ordinanze di salvezza ricevute nei templi, che ci permetteranno un giorno di tornare al nostro Padre Celeste con dei rapporti familiari eterni e di essere investiti di benedizioni e potere dall’alto, valgono qualsiasi sacrificio e sforzo”.15

Non è sufficiente essere semplicemente in viaggio; dobbiamo risvegliarci al nostro dovere e andare avanti con fede attingendo dal potere confortante, fortificante, capacitante e guaritore dell’Espiazione.

Sorelle, vi voglio bene. Non conosco molte di voi personalmente, ma so chi siete! Siamo figlie nel Suo regno che tengono fede alle proprie alleanze e, investite del potere proveniente da esse, siamo pronte per compiere il nostro dovere.

La Società di Soccorso prepara le donne alle benedizioni della vita eterna, risvegliandole spiritualmente in modo che possano crescere nella fede e nella rettitudine personale. Cominciamo da noi stesse; cominciamo da dove ci troviamo e cominciamo oggi. Quando ci risvegliamo spiritualmente, siamo meglio in grado di rafforzare le famiglie e di aiutare gli altri.

Questa è un’opera di salvezza e il potere fortificante e capacitante dell’Espiazione la rende possibile. Rendiamoci conto di chi siamo; risvegliamoci al nostro dovere. Siamo figlie del Padre Celeste, che ci ama. Di questo rendo testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Zina D. Young,Woman’s Exponent, 15 ottobre 1877, 74.

  2. Romani 13:11–12.

  3. Mosia 18:8–11.

  4. Robert D. Hales, “La modestia: riverenza verso il Signore”, Liahona, agosto 2008, 20–21.

  5. Boyd K. Packer, “Sopravvivere in territorio nemico”, Liahona, ottobre 2012, 35.

  6. Alma 5:26.

  7. Alma 5:14.

  8. Figlie nel mio regno – La storia e l’opera della Società di Soccorso (2011), 29.

  9. Sarah Rich, Figlie nel mio regno, 30.

  10. Matteo 11:28.

  11. Figlie nel mio regno, 30.

  12. Ricerca condotta da Jolene S. Allphin, dalle storie e dai resoconti della compagnia in Tell My Story, Too, ottava edizione (2012).

  13. Dottrina e Alleanze 84:88.

  14. Isaia 40:31.

  15. Thomas S Monson, “Il sacro tempio: un faro per il mondo”, Liahona, maggio 2011, 92.