2013
Il più grande miracolo
Dicembre 2013


Il più grande miracolo

Ellen Knell, Utah, USA

In una splendente giornata di settembre la nostra figlia più giovane, Erica, ebbe un grave incidente automobilistico. Fu trasportata con l’elicottero in ospedale e, dopo diverse ore in sala operatoria, ricevemmo la terribile notizia: la nostra bella e vivace figlia di 17 anni era deceduta.

I mesi successivi per noi furono terribili. Superammo il giorno del suo compleanno e il Giorno del ringraziamento e ci preparavamo al nostro primo Natale senza di lei. Ci avevano avvertito che il periodo delle feste sarebbe stato difficile, ma nessun tipo di avvertimento avrebbe potuto prepararci.

Oltre alla sensazione schiacciante di dolore e di disperazione, io ero gelosa delle altre famiglie che stavano insieme e celebravano con gioia. Mi chiedevo con amarezza: “Perché a noi? Perché a noi non è stato concesso un miracolo come quelli di cui sentiamo parlare?”

Nella mia disperazione, mi ricordai un’attività del nostro rione chiamata “Natale a Betleem”. I membri del rione si erano vestiti come se vivessero all’epoca della nascita di Gesù. Erica, che allora aveva quattro anni, indossava un vestito di seconda mano, lungo e bianco, e una sciarpa avvolta intorno alla testa. Il momento culminante della serata fu la rievocazione della Natività in una stalla finta decorata con balle di fieno e una mangiatoia. Una giovane coppia con un neonato faceva la parte di Maria, Giuseppe e il bambin Gesù.

Quando ci siamo riuniti intorno al presepe, notai che Erica non era al mio fianco. Fui presa dal panico fino a quando scorsi il suo abito bianco vicino al presepe. Poi il mio panico per il suo benessere divenne paura che lei avrebbe potuto interrompere la scena. Stavo per chiamarla, ma mi fermai e la guardai dirigersi alla mangiatoia.

Erica si inginocchiò tranquillamente accanto a Maria e la guardava come se aspettasse il suo permesso. Poi si avvicinò al bambino addormentato e lo accarezzò teneramente. Non fui l’unica a notare la scena. Anche gli altri si zittirono e guardarono mentre lei si inginocchiava vicino al bambino. Un tenero sentimento pervase il gruppo nel comprendere che questo neonato per Erica rappresentava il bambin Gesù.

Nel mio dolore, rivivendo la devozione della mia bambina, questo ricordo di Natale mi portò sentimenti di pace e conforto. La mia mente era piena di interrogativi sulla vita e la morte—domande che prima della morte di Erica non sembravano avere tanta importanza. Nel ponderare la Resurrezione e la Crocifissione, mi identificai con Maria. Ella amava il suo Figlio neonato, e in seguito provò un dolore e un’angoscia terribili nel vedere la Sua sofferenza e la Sua morte. A Cristo non fu risparmiata la croce e a Maria non fu risparmiato il suo dolore.

A Natale celebriamo l’inizio della vita del Salvatore sulla terra, ma per me la Sua nascita sarà ora sempre avvolta dalla Sua sofferenza, dalla Sua morte e dalla Sua resurrezione: la Sua Espiazione. Poiché il Salvatore spezzò le catene della morte, so che la morte di Erica non è definitiva. Questo è un miracolo per cui essere grati: il più grande miracolo di tutti i tempi.