Fino al giorno in cui ci rivedrem
Lascia stare
Tratto dal discorso “Il balsamo di Galaad”, La Stella, gennaio 1988, 14–15.
Il mondo crollò addosso al mio amico. Aveva perso sua moglie.
Se soffrite a causa di preoccupazioni, dolore, vergogna, gelosia, delusione o invidia, senso di colpa o presunzione di essere nel giusto, tenete presente questa lezione che mi fu insegnata da un patriarca tanti anni or sono. Era l’uomo più santo che avessi mai conosciuto. […]
Era cresciuto in una piccola comunità con il desiderio di diventare qualcuno. Riuscì a fatica a terminare gli studi.
Sposò la ragazza che amava e tutto sembrava andare per il meglio. Aveva un buon lavoro e un futuro promettente. Erano molto innamorati e lei aspettava il loro primo figlio.
La sera in cui doveva nascere il bambino ci furono delle complicazioni. L’unico medico della zona si trovava da qualche parte nella campagna, in visita presso altri ammalati. […]
Finalmente fu possibile localizzare il medico. Nell’emergenza, egli agì prontamente e ben presto riportò la situazione alla normalità. Il bambino nacque e la crisi sembrava superata.
Alcuni giorni dopo, la giovane madre morì a causa della stessa infezione che il medico aveva curato presso un’altra abitazione la sera del parto.
Il mondo crollò addosso a John. Ora tutto non andava affatto bene; tutto andava male. Aveva perso sua moglie. Non poteva badare al neonato e al tempo stesso occuparsi del proprio lavoro.
Man mano che passavano le settimane, il suo dolore si inaspriva. “Non dovrebbero permettere a quel dottore di esercitare la professione”, diceva. “Ha trasmesso lui quell’infezione a mia moglie. Se fosse stato attento, lei oggi sarebbe viva”.
Non pensava ad altro e, nella sua amarezza, cominciò a proferire minacce. […]
Una sera qualcuno bussò alla porta. Una bambina disse semplicemente: “Papà vuole che venga a casa nostra. Vuole parlarle”.
“Papà” era il presidente di palo. […]
Questo pastore spirituale aveva vegliato sul proprio gregge e aveva qualcosa da dirgli.
Il consiglio di quel saggio servitore fu semplicemente: “John, lascia stare. Niente che tu possa fare la riporterà indietro. Qualunque cosa tu faccia, peggiorerai la situazione. John, lascia stare”. […]
Lottò disperatamente per riprendere il controllo di sé. Alla fine decise che, a prescindere da quali fossero i problemi in questione, sarebbe stato obbediente.
L’obbedienza è una potente medicina spirituale; è quasi una panacea.
Decise di seguire il consiglio di quel saggio dirigente spirituale. Avrebbe lasciato stare.
Poi mi disse: “Fu soltanto quando ero già vecchio che riuscii finalmente a vedere nella mia mente un povero medico di campagna, oberato di lavoro, sottopagato, che correva da un paziente all’altro fino all’esaurimento, con poche medicine, nessun ospedale e con pochi strumenti, che si sforzava di salvare delle vite, cosa che in genere gli riusciva.
Era venuto in un momento critico, quando due vite erano in pericolo, e aveva agito senza indugi.
“Ero ormai vecchio — ripeté — prima che riuscissi finalmente a capire! Avrei rovinato la mia vita — disse — e quella di altri”.
Molte volte egli si era inginocchiato per ringraziare il Signore di avergli dato un saggio dirigente spirituale, il quale gli aveva consigliato semplicemente: “John, lascia stare”.