Vivere in un mondo frenetico
Da un discorso tenuto alla conferenza generale di ottobre 2010.
Se la vita, con i suoi ritmi serrati e molte pressioni, vi ha reso difficile provare gioia, allora forse questo è il momento giusto per riconcentrarvi su ciò che conta di più.
Siete mai stati su un aereo che attraversava delle zone di turbolenza? La causa più comune delle turbolenze è un cambiamento improvviso delle correnti d’aria, cosa che induce l’aereo a beccheggiare, imbardare e rollare. Sebbene gli aerei siano costruiti per resistere a turbolenze ben più grandi di quelle che chiunque di noi possa incontrare su un volo normale, queste possono essere momenti di grande sconcerto per i passeggeri.
Che cosa pensate facciano i piloti quando incontrano delle turbolenze? Uno studente pilota potrebbe ritenere che aumentare la velocità sia una buona strategia in quanto ridurrebbe il tempo di permanenza in quella situazione. Potrebbe però essere la cosa sbagliata da fare. I piloti professionisti sanno che c’è una velocità ottimale di penetrazione della turbolenza che ne minimizza gli effetti negativi, e la maggior parte delle volte si raggiunge riducendo la velocità. Lo stesso principio si applica anche ai dossi artificiali sulle strade.
Pertanto, il consiglio migliore è quello di rallentare un po’, ristabilire la rotta e concentrarsi sulle cose essenziali, ogniqualvolta ci si trova in condizioni avverse.
Il ritmo della vita moderna
Sembra che una delle caratteristiche della vita moderna sia che facciamo le cose sempre più velocemente a prescindere dalle turbolenze e dagli ostacoli.
Siamo onesti: è alquanto facile essere indaffarati. Tutti possiamo pensare a lunghe liste di cose da fare che possono ingolfare le nostre giornate. Alcuni credono addirittura che il loro valore dipenda da quante cose devono fare.
[I saggi] resistono alla tentazione di lasciarsi travolgere dal ritmo frenetico della vita quotidiana. Seguono il consiglio secondo cui “la vita è molto più che aumentarne la velocità”.1 In breve, si concentrano sulle cose che contano di più.
L’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Dobbiamo rinunciare a delle cose buone per poterne scegliere altre che sono migliori o eccellenti perché sviluppano la fede nel Signore Gesù Cristo e rafforzano la famiglia”.2
La ricerca delle cose migliori porta inevitabilmente ai principi fondamentali del vangelo di Gesù Cristo — le verità semplici e belle rivelateci da un Padre nei cieli amorevole, eterno e onnisciente.
Come posso imparare quali sono le cose che contano di più?
Credo che tutti noi comprendiamo intuitivamente l’importanza delle cose basilari. A volte però ci lasciamo distrarre dalle molte cose che sembrano più attraenti.
La carta stampata, varie risorse multimediali, strumenti elettronici e gadget — tutte cose utili se usate appropriatamente — possono diventare diversivi dannosi o camere di isolamento senz’anima.
Eppure nel mezzo della moltitudine di voci e scelte, l’umile Uomo di Galilea attende con le mani tese. Il Suo semplice messaggio è: “Vieni e seguitami” (Luca 18:22). Egli non parla con un potente megafono, ma con un suono dolce e sommesso (vedi 1 Re 19:12). È facile che il messaggio basilare del Vangelo si perda tra la valanga di informazioni che ci colpiscono da ogni lato.
Le Sacre Scritture e le parole dei profeti viventi danno enfasi ai principi e alle dottrine fondamentali del Vangelo. Il motivo per cui facciamo ritorno ai principi fondamentali, alle dottrine pure, è che rappresentano la porta per arrivare alla conoscenza di verità profonde.
I fondamentali: quattro rapporti chiave
Se ci rivolgiamo al nostro Padre Celeste e ricerchiamo la Sua saggezza in merito alle cose di maggior valore, impariamo volta dopo volta l’importanza di quattro rapporti chiave: quello con Dio, quello con la nostra famiglia, quello con il nostro prossimo e quello con noi stessi. Se facciamo un esame della nostra vita, con mente aperta, capiamo quali sono i momenti in cui abbiamo abbandonato la via per eccellenza. Gli occhi della nostra comprensione si apriranno e riconosceremo ciò che deve essere fatto per purificare il nostro cuore e reindirizzare la nostra vita.
Prima di tutto, il nostro rapporto con Dio è il più sacro e vitale. Noi siamo i Suoi figli di spirito. Egli è nostro Padre e desidera la nostra felicità. Quando Lo cerchiamo, impariamo da Suo Figlio Gesù Cristo e apriamo il nostro cuore all’influenza del Santo Spirito, la nostra vita diventa più stabile e sicura. Proviamo pace, gioia e appagamento maggiori, se facciamo del nostro meglio per vivere secondo il piano eterno di Dio e osserviamo i Suoi comandamenti.
Miglioriamo il nostro rapporto con il Padre Celeste imparando da Lui, entrando in comunione con Lui, pentendoci dei nostri peccati e seguendo Gesù Cristo in modo attivo; poiché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di [Cristo]” (Giovanni14:6). Per rafforzare il nostro rapporto con Dio, abbiamo bisogno di trascorrere del tempo significativo da soli con Lui. Concentrarci serenamente sulla preghiera personale e sullo studio delle Scritture quotidianamente, sforzandoci sempre di essere degni di una raccomandazione per il tempio, sono alcuni investimenti saggi del nostro tempo e degli sforzi per avvicinarci di più al nostro Padre Celeste. Accettiamo l’invito del salmista che dice: “Fermatevi, ei dice, riconoscete che io sono Dio” (Salmi 46:10).
Il secondo rapporto chiave è quello con la nostra famiglia. Dal momento che “nessun successo può compensare il fallimento nella casa”3, dobbiamo dare elevata priorità alla nostra famiglia. Creiamo rapporti familiari profondi e amorevoli facendo cose semplici insieme, come cenare insieme, tenere la serata familiare o semplicemente divertendoci insieme. Nei rapporti familiari, la parola amore si scrive con le lettere t-e-m-p-o, ovvero tempo. Il segreto dell’armonia nella casa è il tempo che dedichiamo gli uni agli altri. Dobbiamo parlare l’uno con l’altro, piuttosto che l’uno dell’altro. Apprendiamo l’uno dall’altro e impariamo ad apprezzare le nostre differenze così come le cose in comune. Creiamo un legame divino gli uni con gli altri quando ci rivolgiamo al Signore insieme nella preghiera familiare, nello studio del Vangelo e nel culto domenicale.
Il terzo rapporto chiave riguarda il nostro prossimo. Creiamo questo rapporto una persona alla volta, essendo sensibili ai bisogni degli altri, servendoli e offrendo il nostro tempo e talenti. Mi ha colpito molto l’esempio di una sorella la quale, sebbene gravata da difficoltà dovute all’età e alla malattia, aveva deciso che, pur non potendo fare molto altro, avrebbe ascoltato. Così ogni settimana cercava qualcuno che sembrasse travagliato o scoraggiato e poi vi passava del tempo insieme, ascoltando. È stata una grande benedizione nella vita di tante persone.
Il quarto rapporto chiave è quello con noi stessi. Può sembrare strano avere un rapporto con noi stessi, ma lo abbiamo. Alcuni non riescono ad andare d’accordo con se stessi. Si criticano e si sminuiscono tutto il giorno fino ad arrivare al punto di odiarsi. Lasciate che vi suggerisca di ridurre la fretta e di ritagliarvi un po’ di tempo per conoscervi meglio. Fate una passeggiata tra la natura, guardate un’alba, godetevi le creazioni di Dio, meditate le verità del vangelo restaurato e cercate di scoprire cosa significano per voi. Imparate a vedervi come vi vede il Padre Celeste — Suoi figlie e figli preziosi con un potenziale divino.
Forza nella semplicità
La forza non scaturisce da un’attività frenetica, ma dall’essere fissati su fondamenta solide di verità e luce. Scaturisce dal riporre la nostra attenzione e impegno sui principi basilari del vangelo restaurato di Gesù Cristo. Scaturisce dal prestare attenzione alle cose divine che contano di più.
Semplifichiamo un po’ la nostra vita. Apportiamo i cambiamenti necessari per reindirizzare la nostra vita verso la bellezza sublime del sentiero, semplice e umile, del vero discepolo cristiano; questo sentiero conduce sempre a una vita piena di significato, gioia e pace.