La corsa di Shelly
Ultimamente sembrava che nessuno potesse dare a Shelly l’aiuto di cui aveva bisogno.
“Tu, non temere, perché io son teco; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro” (Isaia 41:10).
“Ehi, Shelly!” Shelly alzò lo sguardo mentre si allacciava le scarpe da corsa per vedere Rosa che la salutava dalla linea di partenza. “Dai muoviti”, le urlò Rosa. “Oggi segneremo il nostro tempo migliore!”
Shelly sorrise. Rosa lo diceva a tutti gli allenamenti.
Shelly amava due cose della sua nuova scuola media. La prima era quella di essere nella squadra di atletica. Quando correva si sentiva leggera dentro, come se non dovesse preoccuparsi di niente.
La seconda cosa che amava era che nessuno lì sapeva che i suoi genitori avevano appena divorziato.
Shelly diede un’ultima stretta ai suoi lacci e si unì alle altre ragazze della squadra di staffetta. Ahi! Fece una smorfia di dolore quando le dita dei piedi le si incepparono nella punta delle scarpe da corsa. Come avrebbe detto a suo padre che aveva bisogno di scarpe nuove un’altra volta?
Dopo la gara, Shelly, Rosa, Becca e Tiana festeggiarono il loro nuovo miglior tempo alla staffetta. “Te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta oggi!”, disse Rosa.
Shelly si mise a ridere. Consegnò il testimone alla loro istruttrice e si chinò per allentare i lacci delle scarpe.
“Ben fatto ragazze”, disse la signorina Goldman. “Lavorate davvero bene insieme. Non dimenticatevi di pagare la tassa per la pista domani”.
Il sorriso di Shelly svanì. L’aveva completamente dimenticato!
Sull’autobus, tornando a casa, le uniche cose a cui Shelly riusciva a pensare erano le scarpe e la tassa per la pista. Non voleva dare alla mamma un’altra cosa di cui preoccuparsi. L’ultima volta che aveva chiamato suo papà per chiedere dei soldi in più lui sembrava infastidito. Ultimamente sembrava che nessuno potesse dare a Shelly l’aiuto di cui aveva bisogno.
Quando tornò a casa, Shelly andò dritta in camera sua. A cena, i suoi fratelli e le sue sorelle parlavano e scherzavano, ma lei era lì a giocare con il cibo.
Dopo cena la mamma aiutò Shelly a pulire il tavolo. “Incontrerò il vescovo Parker stasera”, disse la mamma. “Ti piacerebbe venire e farti dare una benedizione?”
Shelly annuì. Le mancavano davvero tanto le benedizioni che papà le dava quando era preoccupata o stava male.
Poco dopo, mentre il vescovo Parker la benediva, Shelly sentì qualcosa dentro di lei che le dava un senso di calma. “Shelly, tuo padre non è a casa tua ad aiutarti per ora”, disse nella benedizione. “Ma il tuo Padre Celeste è sempre lì. Ti benedico affinché tu possa essere in grado di parlare con Lui così come parleresti con tuo padre e il tuo Padre Celeste ti darà sempre aiuto”.
Shelly si sentì più sollevata del solito. Provava un sentimento di calore dentro di lei che le diceva che le parole del vescovo erano vere. Il Padre Celeste la amava e la ascoltava. Col Suo aiuto forse poteva anche trovare il coraggio di parlare con i suoi genitori.
Tornando a casa disse a sua mamma delle scarpe e della tassa per la pista. Quella sera ella si inginocchiò e chiese al Padre Celeste di aiutarla ad avere il coraggio di parlare con il suo papà. Pregò di nuovo anche sull’autobus mentre andava a scuola la mattina dopo. Quando fu ora di tornare a casa da scuola, si sentiva abbastanza coraggiosa da chiamare il suo papà. Questa volta non sembrava impaziente o infastidito quando lei gli disse di cosa aveva bisogno. Le sue preghiere avevano ricevuto una risposta.
Alcune settimane dopo, Shelly si allacciò le nuove scarpe da corsa e si unì a Rosa e le altre ragazze. Era bello che lei avesse una grande squadra a sostenerla. Non doveva correre la sua corsa da sola.