Servizio nella Chiesa
Servizio solitario a Sarajevo
L’autore vive a Rhineland-Palatinate, Germania.
La domenica cantavo, pregavo e tenevo i discorsi da solo. Avrebbero cominciato a venire alle riunioni anche altri membri?
Come membro dell’esercito tedesco, nel 1999 trascorsi più di sei mesi a Sarajevo, la capitale della Bosnia ed Erzegovina. Il mio incarico militare fu accompagnato da grandi sfide e lunghe giornate di lavoro, ma trovai sempre il tempo per andare in chiesa in una piccola cappella utilizzata da varie denominazioni nel nostro campo di settecentocinquanta soldati.
Una domenica pomeriggio arrivai in cappella e trovai le porte chiuse a chiave. Scoprii che gli altri membri della Chiesa presenti nel campo erano stati trasferiti. Ne rimasi deluso perché aspettavo con ansia il momento di rendere il culto e di prendere il sacramento. Prima di arrivare a Sarajevo, ero stato impegnato a servire come presidente di ramo in Germania e potevo prendere il sacramento regolarmente.
Alcune settimane dopo mi fu dato l’incarico di accompagnare il mio generale durante una visita a una divisione americana. A pranzo un capitano americano, che mi aveva visto parlare con altri soldati, mi chiese se fossi un membro della Chiesa. Dopo aver risposto in modo affermativo, diede il mio nome e le mie informazioni di contatto al capogruppo più anziano della Chiesa lì presente.
Poco dopo un certo fratello Fisher si mise in contatto con me. Dopo avermi intervistato, mi mise a parte come capogruppo della Chiesa a Sarajevo con l’incarico di organizzare un gruppo (un gruppo è un’unità della Chiesa presso un’installazione militare, simile a un ramo).
Iniziai ad affiggere gli orari delle riunioni nelle bacheche e a mandare inviti, con la speranza di trovare altri membri della Chiesa nelle caserme militari a Sarajevo. Per le prime settimane, non venne nessuno. Così la domenica cantavo, pregavo e tenevo i discorsi da solo. Seguendo le linee guida date dalla Chiesa per i dirigenti e per i membri nell’esercito, potei benedire e prendere il sacramento senza che ci fosse un altro detentore del sacerdozio. Questo mi diede grande gioia.
Tenevo le mie riunioni solitarie in inglese in modo da migliorare le mie competenze linguistiche. Il primo discorso che feci riguardava Joseph Smith. Nessuna persona visibile era nella stanza, ma sentii la presenza di altri. Lo Spirito Santo mi rafforzò e mi rivelò quanto fosse importante che l’opera del Signore avesse inizio nuovamente in questo luogo.
Alcune settimane dopo aver tenuto la mia prima riunione domenicale, una soldatessa americana entrò in cappella. Era stata battezzata soltanto qualche mese prima. Ero così felice! Due settimane dopo, arrivò un’altra sorella; poi due fratelli. Con l’aiuto del Signore, la Chiesa cominciò a crescere a Sarajevo.
Ora, a Sarajevo, vi è un ramo. Quando ripenso al periodo trascorso lì, medito sull’onore che il Signore mi diede di servire in un modo speciale, di essere un piccolo ingranaggio nella Sua opera e di sapere che “ciò che è grande procede da piccole cose” (DeA 64:33).