2022
Che cos’è davvero la riverenza?
Marzo 2022


“Che cos’è davvero la riverenza?”, Liahona, marzo 2022.

Che cos’è davvero la riverenza?

Quando ampliamo la nostra comprensione della riverenza, incrementiamo la nostra capacità di essere riverenti anche nelle situazioni più improbabili.

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un giovane uomo che indossa le cuffie e porta un vassoio del sacramento

In seguito ad alcune esperienze singolari che ho vissuto, ho riflettuto sul significato della riverenza. Ecco come il presidente Dallin H. Oaks, primo consigliere della Prima Presidenza, definisce la riverenza:

“L’adorazione spesso include delle azioni, ma la vera adorazione comprende sempre un particolare atteggiamento mentale,

che richiama i sentimenti più profondi di fedeltà, adorazione e timore riverenziale. L’adorazione combina l’amore e la riverenza in uno stato di devozione che avvicina il nostro spirito a Dio”1.

Che cosa vi viene in mente quando pensate alla riverenza? Come considerereste i seguenti comportamenti durante una riunione sacramentale: riverenti o irriverenti?

  1. Una bambina che colora il suo libro.

  2. Un uomo che distribuisce il sacramento mentre indossa le cuffie.

  3. Un giovane uomo che salta e muove le braccia in modo frenetico.

  4. Una giovane donna che gioca sul suo telefono.

  5. Un missionario che urla improvvisamente.

  6. Una donna seduta sempre all’ingresso e mai nella cappella.

  7. Un uomo steso su un materasso nel corridoio.

  8. Un gruppo di membri che gesticola e fa rumore.

  9. Un’adolescente seduta sotto la sedia.

  10. Una donna che cammina avanti e indietro in fondo alla cappella.

Molti di noi sarebbero d’accordo che un missionario che grida durante una riunione sacramentale è molto meno riverente dei bambini che disegnano per tenersi occupati. Ma prendiamoci un momento per rivedere le nostre supposizioni sulla riverenza analizzando questi dieci comportamenti reali a cui ho personalmente assistito durante delle riunioni della Chiesa.

  1. Una bambina che disegna in chiesa. È una pratica comune e accettata senza problemi da quasi tutti i membri. Sappiamo che, a meno che noi stessi non lasciamo che ci distragga, questa pratica di solito non è irriverente.

  2. Un uomo che distribuisce il sacramento mentre ascolta la musica nelle cuffie. Questo sarebbe estremamente inappropriato in molti casi. Ma lasciate che vi dica qual è “il resto della storia”. Conoscevo un uomo con una forte testimonianza che aveva svolto una missione e accettato numerose chiamate. Tuttavia, negli ultimi anni gli è stato diagnosticato un disturbo schizoaffettivo. Indossare le cuffie gli permette di ascoltare musica tranquilla e rasserenante, aiutandolo a tenere lontani le voci sempre presenti nella sua mente. Con l’aiuto delle cuffie, è in grado di sentire lo Spirito e di servire riverentemente gli altri.

  3. Un giovane uomo che salta e muove le braccia in modo frenetico. Ecco il resto della storia: questo fratello con autismo non parla e si emoziona ogni volta che vede il vescovo sul pulpito. Egli comunica il suo entusiasmo agitando le mani e saltando.

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    un gruppo di bambini della Primaria; uno ha un cane da servizio e un altro è in un passeggino
  4. Una giovane donna che gioca sul suo telefono. Il resto della storia: questa sorella combatte la sua ansia sociale giocando in silenzio sul suo telefono. Anzi, riesce ad ascoltare in maniera più riverente e a cogliere i messaggi degli oratori perché la sua ansia si concentra su qualcos’altro.

  5. Un missionario che urla improvvisamente. Il resto della storia: quando ero al centro di addestramento per missionari, nella mia zona c’era un missionario con la sindrome di Tourette. Ogni tanto urlava in classe, in mensa e durante le riunioni della Chiesa. Le sue urla non erano viste come irriverenti: ci accorgemmo subito che era preparato a servire, impaziente di condividere il Vangelo e colmo di Spirito.

  6. Una donna seduta sempre all’ingresso ogni settimana e mai nella cappella. Il resto della storia: mentre lavoravo per la Chiesa a Salt Lake City, una sorella scrisse all’ufficio dei Servizi per le disabilità parlando della sua esperienza con il disturbo da stress post-traumatico causato dal suo servizio nell’esercito. Poiché lo squillo di un telefono o un rumore improvviso avrebbero potuto scatenarle un flashback, non si è mai seduta in cappella così da non fare male a nessuno involontariamente.

  7. Un uomo steso su un materasso nel corridoio. Il resto della storia: quando mi trasferii in un nuovo rione, fui sorpresa di vedere un fratello su un letto di ospedale mobile in cappella. Questo uomo aveva molte disabilità e poteva frequentare la chiesa solo in quel modo. Capii presto che questo era normale in quel rione e mi adattai rapidamente. Il fatto che fosse lì in quel modo non era irriverente, anzi, era proprio l’opposto. Dopotutto, il Salvatore non aveva forse guarito un uomo su un letto che era stato calato giù dai suoi amici in una casa affollata? (Vedere Luca 5:18–20).

  8. Un gruppo di membri che fanno rumori forti e gesticolano in modo evidente. Il resto della storia: le congregazioni di persone sorde possono essere “rumorose” per le persone udenti che vi partecipano. Per la comunità sorda non è irriverente se qualcuno fa rumore, ride o tossisce a voce alta, ma è considerato irriverente che i membri usino i segni per riferirsi a cose mondane durante la riunione sacramentale.

  9. Un’adolescente seduta sotto la sedia. Il resto della storia: quando ero adolescente, una delle ragazze della mia età sedeva sempre sotto la sedia in classe. Questa giovane sorella era cresciuta in tante famiglie affidatarie e si sentiva al sicuro solo in spazi ben circoscritti. Da allora, mi sono accorta che non possiamo aspettarci che gli studenti imparino quando sono in “modalità di attacco, di fuga o di blocco”. Per imparare, gli studenti devono sentirsi al sicuro e, soprattutto, sentire l’amore del Salvatore.

  10. Una donna che cammina avanti e indietro in fondo alla cappella. Il resto della storia: questa, in realtà, sono io. Combatto con l’ansia da oltre un decennio, con attacchi di ansia acuta e altri problemi di salute. Durante questi periodi, riesco a frequentare la chiesa solo se posso muovermi. Andare su e giù o giocare con un oggetto divertente da tenere in mano a volte è l’unico modo in cui riesco a prestare attenzione agli oratori e sentire lo Spirito. 

Satana sfrutta molto il fatto che non sempre conosciamo il resto della storia, che non sempre conosciamo le sfide che i nostri fratelli e le nostre sorelle affrontano ogni giorno. Vuole che ci dimentichiamo che la maggior parte dei membri sta facendo il meglio che può, a prescindere da come questo appaia agli occhi degli altri. Gli scenari che ho elencato qui sopra possono essere rari, ma rappresentano le numerose battaglie personali che i membri intorno a noi stanno conducendo nella loro partecipazione in chiesa.

Penso che Satana vorrebbe farci credere che le lotte personali, le diversità o le debolezze altrui inibiscano la nostra adorazione. In realtà, ho scoperto che è precisamente durante questi momenti di apparente disagio che mi viene insegnato di più sull’amore del mio Salvatore.

Che cosa ho imparato sulla riverenza

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donna che usa la lingua dei segni

1. La riverenza è una scelta e un’abilità.

Sta a me sentirmi riverente. Troppo spesso non mi sento riverente perché mi lascio distrarre. Quando sviluppo la mia disciplina spirituale e alleno il mio spirito a concentrarsi su ciò che conta davvero, riesco meglio ad assumermi la piena responsabilità del mio rapporto con il mio Padre Celeste.

2. La riverenza non è uguale per tutti.

Un amico di famiglia che era stato in prigione per 17 anni, invitava lo Spirito nella sua cella costruendo complicati modellini dei templi con la carta. La riverenza può essere presente in qualsiasi situazione se invitiamo lo Spirito.

3. La riverenza può essere incoraggiata, ma è una scelta personale.

La riverenza passa attraverso l’impegno interiore di nutrire un “atteggiamento di adorazione”. Può essere presente solo se sentiamo e mostriamo sinceramente il nostro amore per il Signore e per gli altri membri. Mio padre una volta mi disse che quando accettiamo la responsabilità della nostra riverenza, la nostra prospettiva cambia da “Stai rovinando la mia adorazione!” a “Va tutto bene. Sei il benvenuto qui. Non stai rovinando la mia riverenza perché io scelgo di essere riverente”. Allora ci accorgiamo che le azioni degli altri non devono necessariamente intralciare il nostro personale rapporto con il Salvatore e con il Padre Celeste. Naturalmente prendersi la responsabilità personale della nostra riverenza non significa che dobbiamo ignorare l’impatto che il nostro comportamento potrebbe avere sull’esperienza altrui. I nostri sforzi volti alla riverenza personale possono essere un’estensione dell’amore che proviamo per gli altri in quanto nostri fratelli e sorelle.

Il ministero del Salvatore

In un bellissimo esempio di ministero, il Salvatore ebbe compassione dell’uomo posseduto da una legione di spiriti. Sebbene l’uomo gridasse e andasse in giro senza vestiti, Gesù non si rifiutò di guarirlo. Fu solo dopo essere stato guarito che quest’uomo fu in grado di sedere “a’ piedi di Gesù, vestito ed in buon senno”, e chiedere di poter restare con il Signore (vedere Luca 8:27–39; vedere anche Marco 5:1–20).

Similmente, Gesù non disse al ragazzo con uno spirito immondo di smettere di buttarsi per terra, di schiumare e di stridere i denti prima di guarirlo (vedere Marco 9:17–27). Egli vedeva queste condizioni come esperienze della mortalità, non come difetti spirituali. Egli allontanò solo i Farisei, e lo fece perché la loro ipocrisia e superbia impedivano loro di essere guariti.

Se voi ed io amplieremo la nostra definizione di riverenza, saremo meglio in grado di insegnare e ministrare alla maniera del Salvatore. Ricorderemo che il valore di ogni anima è grande agli occhi di Dio (vedere Dottrina e Alleanze 18:10). Riusciremo a essere riverenti anche nelle situazioni più improbabili.

Forse la riverenza, agli occhi del Signore, ha meno a che fare con lo stare seduti fermi e il parlare sommesso e più con la fermezza della nostra mente e la dolcezza dei nostri cuori.

L’autrice vive in Texas, USA.

Nota

  1. Dallin H. Oaks, Pure in Heart (1988), 125.

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