Solo digitale: Giovani Adulti
Come posso provare la gioia del Vangelo malgrado la malattia mentale?
Ho avuto problemi di salute mentale per tutta la vita, ma un cambiamento di prospettiva mi ha mostrato quanto sono cresciuta durante queste difficoltà.
La mia vita non è sempre stata facile. Ho iniziato da adolescente a provare sintomi di ansia sociale e depressione e alle scuole superiori mi è stato diagnosticato l’ADHD [disturbo da deficit di attenzione/iperattività]. Quando ero in missione a tempo pieno da circa quindici mesi, ho iniziato ad avere pensieri suicidi. Poco dopo, mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare II.
Mi sono trovata ad affrontare una decisione difficile. Io e il mio presidente di missione abbiamo parlato del fatto che sarei dovuta tornare a casa dove avrei potuto ricevere l’aiuto necessario. Ma non potevo fare a meno di sentirmi frustrata nei confronti del Signore. Sentivo che il mio desiderio di rimanere e continuare a servire le persone che avevo imparato ad amare era un desiderio retto.
Alla fine, ho imparato che c’erano persone che il Signore aveva bisogno che io incontrassi a casa e che c’era la possibilità di guarire il mio cuore spezzato. E sono anche arrivata a capire che Lui ha accettato il mio servizio missionario.
Nonostante questa rassicurazione, mi chiedevo comunque perché dovessi lottare così tanto. Le Scritture insegnano che “gli uomini sono affinché possano provare gioia” (2 Nefi 2:25) e che l’“opera” e la “gloria” del Signore sono di “fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo” (Mosè 1:39). Quindi tutto ciò che il Signore fa lo fa affinché tutti noi possiamo tornare a Lui e in ultima analisi essere felici, giusto?
E io? Perché sono affetta da malattie mentali che mi impediscono di scegliere la felicità? Perché il Signore permette che io provi così tanto dolore? Ho fatto qualcosa di sbagliato per meritarmi la mia malattia? Vedere alcune cose in prospettiva mi ha aiutato a trovare qualche risposta.
Arrivare a conoscere il Salvatore
Penso spesso alla storia di Cristo che guarisce un uomo cieco e Gli viene chiesto chi ha peccato per causare la sua infermità. La risposta ispirata di Gesù è molto importante per me: “Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui” (Giovanni 9:3). Cristo poi guarisce miracolosamente l’uomo, insegnando una lezione che accresce la fede, la fiducia e la comprensione verso il Suo potere e il Suo piano.
Le opere di Dio furono manifestate in quest’uomo e so che possono essere manifestate anche in me. Ho visto le Sue opere manifestarsi nella compassione che ho ottenuto attraverso le mie prove e nella compassione che cerco di dimostrare a coloro che mi circondano. Ho visto le Sue opere manifestarsi nel modo in cui ho conosciuto il mio Salvatore e ho imparato che Egli mi conosce perché ha sofferto per me nel Getsemani e sulla croce.
Provare una gioia ancora più dolce
Un paio di mesi fa, mia madre si è sentita spinta dallo Spirito a dirmi che aveva pensato alle prove che avevo affrontato. Mi ha chiesto: “E se queste cose non stessero succedendo a te ma per te?”. Mi ha reso testimonianza che, grazie al dolore che avevo provato, avrei avuto una capacità più profonda di provare gioia.
Questo è un principio che Adamo ed Eva avevano compreso. Nel Giardino di Eden, si trovavano “in uno stato di innocenza, senza provare gioia, poiché non conoscevano l’infelicità” (2 Nefi 2:23). Quando provo gioia, è ancora più dolce perché so cos’è l’infelicità.
Lehi insegnò a Giacobbe, il quale era nato nel deserto e non aveva mai conosciuto la più facile vita di Gerusalemme, che il Signore avrebbe consacrato le sue afflizioni per il suo profitto (vedere 2 Nefi 2:2). Alla fine, sono grata per le mie difficoltà con la malattia mentale. So che, se lasciamo che le nostre afflizioni ci avvicinino al Padre Celeste e a Gesù Cristo e ci purifichino, diventeremo più simili a Loro.
Questa conoscenza non rende le mie difficoltà molto più facili, ma mi dà una prospettiva eterna. Nei giorni difficili trovo speranza nel pensare alle alleanze che ho stretto con il Padre Celeste. So che Egli mantiene le Sue promesse quando io mantengo le mie. Ho ancora bisogno di benedizioni materiali come la terapia, le medicine e le abitudini che mantengono la mia mente sana, ma combinarle con strumenti spirituali come lo studio delle Scritture, la preghiera e il culto nel tempio fa la differenza più grande per la mia salute mentale.
E i giorni in cui provo gioia nonostante le mie difficoltà mi ricordano i miracoli che Gesù Cristo e la Sua Espiazione possono portare nella mia vita.