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Appendice: “Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente”


Appendice: “Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente”

Riunione della Brigham Young University – Idaho

13 maggio 2003

Ricordo che una sera, quando avevo sedici anni, tornai a casa presto da un’attività, molto sveglio e affatto pronto ad andare a letto. Pensai di uscire a fare qualche canestro, ma sapevo che i vicini non avrebbero apprezzato questa attività dato che probabilmente erano a letto. Pensai anche che avrei potuto mettere un po’ di musica sul mio giradischi, ma sapevo che i miei genitori si sarebbero opposti dato che la loro camera da letto era sotto la mia!

Appoggiata sul mio comodino c’era una copia del Libro di Mormon che mia madre metteva sempre lì nella speranza che lo leggessi. A quel tempo avevo letto qualcosa nel Libro di Mormon, ma non avevo davvero letto il Libro di Mormon. In effetti, l’unica frase del libro che sicuramente ricordavo era: “Io, Nefi, essendo nato da buoni genitori”. Quella sera, non avendo grandi motivazioni oltre a quella di non avere nulla di meglio da fare, cominciai a leggere il Libro di Mormon.

Alle undici del mattino seguente, dato che era sabato, i miei genitori pensavano che stessi dormendo perché non dovevo andare al lavoro fino al pomeriggio. Tuttavia, ero molto sveglio. Stavo leggendo le parole conclusive di Moroni: “Sì, venite a Cristo, e siate resi perfetti in lui, e rifuggite da ogni empietà; e se rifuggite da ogni empietà e amate Dio con tutta la vostra forza, mente e facoltà, allora la sua grazia vi sarà sufficiente” (Moroni 10:32). Dopo aver letto l’invito conclusivo e il commiato di Moroni, mi inginocchiai accanto al letto e misi alla prova la promessa da lui fatta poco prima: “E quando riceverete queste cose, vorrei esortarvi a domandare a Dio, Padre Eterno, nel nome di Cristo, se queste cose non sono vere; e se lo chiederete con cuore sincero, con intento reale, avendo fede in Cristo, egli ve ne manifesterà la verità mediante il potere dello Spirito Santo” (Moroni 10:4).

Quel sabato mattina chiesi di ricevere la testimonianza dello Spirito Santo e la ricevetti con maggior chiarezza e potere di qualsiasi conclusione sperimentale o deduzione razionale che io abbia mai fatto. È diventata il fondamento da cui sono sorte le convinzioni più importanti.

Il lunedì mattina seguente, a scuola, incontrai un caro amico che non apparteneva alla Chiesa e con il quale avevo avuto molte discussioni sul Vangelo. Mi disse che aveva un elenco di cinquanta anacronismi presenti nel Libro di Mormon che dimostravano che il Libro di Mormon non si basa su un testo antico, ma è un’invenzione del diciannovesimo secolo (per anacronismo si intende una persona, un evento o una cosa che è cronologicamente fuori posto, un po’ come dire che Giulio Cesare guidava il suo SUV a Roma).

Ebbene, dissi al mio amico che era arrivato troppo tardi, poiché avevo una testimonianza certa del Libro di Mormon! Tuttavia gli dissi: “Dammi il tuo elenco e lo conserverò”. Ho davvero conservato quell’elenco e nel corso degli anni, man mano che diversi analisti e studiosi hanno condotto ricerche e studi, un punto dopo l’altro è stato eliminato dall’elenco. Alla fine, alcuni anni fa stavo parlando a un gruppo presso la Cornell University e menzionai il mio elenco, osservando che dopo tutti quegli anni restava solo un punto, ma che potevo aspettare. Dopo la mia presentazione, un illustre professore si avvicinò a me e mi disse: “Ebbene, può rimuovere il suo ultimo punto, poiché i nostri studi indicano che non è un anacronismo”.

Pensate per un attimo a come sarebbe stata la mia vita se mi fossi impedito di credere nel Libro di Mormon fino a quando non avessi risolto tutte le domande che il mio amico mi aveva dato. Ho detto spesso che, quando si tratta delle verità fondamentali, non ho dubbi, anche se posso avere alcune domande! Ci sono alcune cose per le quali dobbiamo avere una certezza che trascende la nostra comprensione incompleta e le domande immediate. Moroni indicò la via per ricevere una conoscenza reale sia delle domande fondamentali sia delle verità sublimi.

L’11 gennaio 2003, alla prima riunione di addestramento dei dirigenti a livello mondiale, il presidente Boyd K. Packer del Quorum dei Dodici Apostoli ha invitato i nostri dirigenti a “valutare ogni cosa [che avrebbero appreso sulla propria] ordinazione e chiamata alla luce [di verità] fondamentali” e ha esposto tali verità, tra cui vi sono la missione divina di Gesù Cristo e la Chiesa che Egli ha stabilito; la perdita di preziose verità del Vangelo, il cambiamento delle ordinanze e la perdita delle chiavi apostoliche nell’Apostasia; la restaurazione, sotto la direzione del Padre e del Figlio e tramite il profeta Joseph Smith, di ciò che era andato perduto; e la persistenza delle chiavi apostoliche e del sacerdozio nella Chiesa oggi.

Il presidente Packer ha indicato lo Spirito Santo come il sestante che ogni persona riceve al battesimo per poter discernere e stabilire queste verità nella nostra vita. L’anziano Neal A. Maxwell, anch’egli membro del Quorum dei Dodici Apostoli, ha parlato in maniera analoga della nostra responsabilità di ricevere rivelazione personale affinché ognuno di noi possa avere una testimonianza certa di queste verità fondamentali.

Qual è esattamente la natura della verità della rivelazione e della testimonianza dello Spirito?

Dalle informazioni alla conoscenza

Si dice che ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione dell’informazione: computer, sistemi di archiviazione, analisi e recupero delle informazioni, reti, intelligenza artificiale; satelliti di comunicazione, sistemi televisivi e telefonici. Anche se siamo inondati di informazioni, molti stanno annegando nell’ignoranza. A dire il vero, anche nel contesto di questa grande rivoluzione secolare, una questione fondamentale è come traduciamo le informazioni in conoscenza, come mettiamo insieme i vari pezzi, i dati, in modelli tali da poter effettivamente dire di sapere qualcosa. Una volta che abbiamo integrato le informazioni nella conoscenza, come facciamo a sapere che quello che sappiamo è accurato o completo? Sia gli scienziati che i filosofi concordano che, di fatto, non possiamo saperlo. Tutta la conoscenza empirica è provvisoria, soggetta a ulteriori informazioni e a modelli interpretativi diversi.

A volte, tuttavia, confondiamo la nostra conoscenza provvisoria con le cose conosciute. Un titolo del New York Times riportava: “Mass Found in Elusive Particle; Universe May Never Be the Same” [trovata una massa in una particella sfuggente; l’universo potrebbe non essere più lo stesso] (5 giugno 1998). L’articolo suggeriva che il fatto che ora che gli scienziati sanno che i neutrini hanno una massa rallenterà l’espansione dell’universo. In qualche modo penso che oggi l’universo sia uguale al giorno prima che la comunità scientifica rivedesse le proprie teorie!

Pertanto, è possibile sapere senza conoscere. Infatti è scritto che, nel Concilio nei cieli, Satana, che aveva sicuramente molte informazioni, “non conosceva il disegno di Dio; pertanto cercò di distruggere il mondo” (Mosè 4:6). Paolo parlò di coloro che “imparan sempre e non possono mai pervenire alla conoscenza della verità” (2 Timoteo 3:7). Amos predisse che ai nostri giorni ci sarebbe stata una fame di conoscenza e Moroni parlò di un velo d’incredulità che fa rimanere gli uomini nella cecità della loro mente (Ether 4:15).

D’altro canto, il Signore ci ha comandato di servirLo con tutta la nostra mente (Dottrina e Alleanze 4:2) e di cercare l’istruzione mediante lo studio e mediante la fede (Dottrina e Alleanze 88:118). Egli ci ha consigliato di ricercare la conoscenza di paesi e regni, della storia e della natura, delle cose passate, delle cose presenti e delle cose a venire (Dottrina e Alleanze 88:79; 93:24, 53). Egli ha promesso che il velo sarà tolto dalla nostra mente (Dottrina e Alleanze 10:1) e che essa sarà illuminata dallo Spirito (Dottrina e Alleanze 11:13). Di conseguenza, saremo sia liberi sia santi (Helaman 14:30; Dottrina e Alleanze 20:31). Conosceremo la verità, e la verità ci renderà liberi (Giovanni 8:32).

Liberi da cosa? Dall’ignoranza, dal peccato e dalle sofferenze acute della morte. “Se chiedi, riceverai rivelazione su rivelazione, conoscenza su conoscenza, affinché tu possa conoscere i misteri e le cose che danno pace: ciò che porta gioia, ciò che porta vita eterna” (Dottrina e Alleanze 42:61).

Il carattere della conoscenza spirituale – Il paradigma divino

In ogni campo dell’intelligenza umana, quasi ogni asserzione può essere sottoposta alla domanda “Perché?”. Ogni genitore lo sa. Tuttavia, dopo una lunga sequela di “perché”, si raggiunge un punto in cui l’unica risposta è: “Beh, le cose stanno così e basta!”. In effetti, stiamo dicendo che questo è proprio il modo in cui è fatto il mondo. Sappiamo anche che a volte persino queste “verità fondamentali” vengono sovvertite da ulteriori prove. Così sono le rivoluzioni nella storia della scienza. C’è qualcosa che possa essere stabilito definitivamente senza aspettare ulteriori esperienze? Sì.

In questa vita ci sono determinate verità talmente fondamentali che devono essere fissate così saldamente nella nostra mente e nel nostro cuore da non richiedere alcuna ulteriore prova della loro veridicità. Per affrontare le prove della vita terrena, il nostro Padre Celeste ha fornito una testimonianza certa di quelle cose vitali da comprendere, all’interno delle quali possiamo inserire l’ulteriore luce e conoscenza che potremmo ricevere in seguito. Potremmo non conoscere tutte le risposte; in effetti, potremmo non comprendere tutte le domande, ma avremo stabilito nella nostra vita una determinata struttura di comprensione che ci fornirà non solo un incrollabile fondamento intellettuale e spirituale, ma trasformerà [anche] la nostra stessa vita.

Qual è questa testimonianza che ci dà una comprensione che trascende la comprensione dei sensi? La testimonianza dello Spirito Santo. La comprensione ricevuta dallo Spirito Santo ha tre aspetti [chiave]: primo, riguarda le verità più cruciali e trascendenti; secondo, è definitiva nella sua certezza; terzo, cambia il comportamento.

La comprensione portata dalla testimonianza dello Spirito Santo fornisce, in primo luogo, un’architettura della conoscenza, delle stanze all’interno delle quali può essere inserita ulteriore conoscenza. Un altro modo per spiegarlo è che lo Spirito Santo ci fornisce una comprensione delle prime premesse della saggezza. Ricordate che l’autore di Proverbi dichiarò che il principio della saggezza è il timore del Signore.

Il profeta Joseph Smith disse che ci sono tre certezze necessarie affinché un uomo o una donna possano sopportare le prove della vita: la conoscenza che Dio esiste; la comprensione della Sua natura, delle Sue qualità e delle Sue perfezioni; e la convinzione che il corso della vita che stiamo seguendo è in accordo con la Sua volontà.

Quando ero studente all’università, ho imparato che la premessa o l’asserzione iniziale di un sillogismo o di un ragionamento logico è fondamentale. Si può procedere lungo linee di ragionamento meravigliosamente sofisticate e complesse che sembrano sufficientemente convincenti a ogni passo logico, ma se le premesse sono sbagliate o incomplete, anche l’intera linea di ragionamento sarà fallace, a prescindere da quanto brillanti siano le deduzioni.

Ad esempio, se partiamo dalla premessa che la vita è nata per caso e che il suo sviluppo è in gran parte casuale, interpreteremo le informazioni o i dati fisici, biologici e sociali in un certo modo, un modo che distorcerà e frammenterà la nostra comprensione. Tali pensieri avranno conseguenze sul modo in cui opera la nostra società e su come noi agiamo. Se, d’altro canto, partiamo dalla premessa che la vita terrena è nata per un proposito e si svilupperà secondo la legge eterna, comprenderemo i frammenti delle nostre informazioni in un modo diverso, vedremo l’interconnessione e l’interezza della vita. Riusciremo a cogliere la gerarchia della verità, vedremo modelli e scopo dove gli altri vedono disordine e caso. Giobbe colse l’importanza cruciale della premessa iniziale quando dichiarò, pur nel profondo della sua infelicità:

“Ma la saggezza, dove trovarla? E dov’è il luogo dell’intelligenza? […] E disse all’uomo: ‘Ecco, temere il Signore: questa è saggezza, e fuggire il male è intelligenza’” (Giobbe 28:12, 28).

La portata della ragione umana è di per sé straordinaria, di origini eterne e divine e illuminata alla nascita dalla Luce di Cristo, ma non sottovalutiamo il restringimento della prospettiva che scaturisce dal perseguire la verità lontano da Dio. Sono sempre più colpito dai limiti e dai pericoli di quelle che Paolo chiamerebbe psicologia, sociologia, filosofia, scienze politiche, letteratura, teatro, musica, fisica, chimica e biologia “carnali”.

Non dobbiamo lasciarci intrappolare da costrutti o spiegazioni teorici che ci impediscono di “oltrepassare i limiti del tempo”. Dobbiamo rifiutare la premessa di una causalità arbitraria e senza scopo che ci spinge a porre domande sbagliate, a concentrarci sul transitorio a discapito del duraturo, a fare deduzioni improprie e a suggerire raccomandazioni incomplete o inappropriate. Riassumendo, rischiamo di predicare come verità consolidata le dottrine transitorie degli uomini, vedendo, come ha detto Paolo, “solo espressioni sconcertanti in uno specchio”, mentre siamo chiamati dal nostro Padre Celeste a vederLo “faccia a faccia”. [Parafrasando quanto scritto da] Paolo: “La mia conoscenza ora è parziale; allora, [quando sarà illuminata dalla rivelazione dello Spirito Santo], sarà completa, come la conoscenza che Dio ha di me” (vedere 1 Corinzi 13:12).

Tutto questo è il motivo per cui i profeti ci hanno consigliato di tuffarci nelle profondità delle Scritture e delle parole dei profeti viventi con fede e in preghiera. Sotto la guida dello Spirito Santo, le Scritture costituiscono a tutti gli effetti la vera “guida dei perplessi”.

Secondo, come ho già suggerito, questa conoscenza è definitiva. Sebbene le nostre esperienze, le nostre osservazioni e le nostre facoltà razionali possano portarci a determinate conclusioni, non possono mai determinare la convinzione che dissipa il dubbio e motiva la perseveranza. Gesù disse a Pietro che “non la carne e il sangue” lo avevano portato a comprendere che Gesù è il Cristo, ma il “Padre [Suo] che è ne’ cieli” (Matteo 16:17). Come scrisse l’apostolo Paolo: “Nessuno può dire: Gesù è il Signore! se non per lo Spirito Santo” (1 Corinzi 12:3). Riuscite a capire perché è una cosa spaventosa negare la testimonianza dello Spirito Santo? A differenza di altre prove, essa pone fine alla discussione. Una tale conferma da parte dello Spirito porta una certezza sconosciuta in qualunque altro ambito di pensiero. Possono esserci molte dimostrazioni filosofiche relative all’esistenza di Dio o alla divinità di Gesù come Figlio di Dio o alla veridicità della Restaurazione, ma esse rimangono nell’arena delle speculazioni, a prescindere da quanto convincenti siano.

Dopo aver cercato e ricevuto la testimonianza dello Spirito Santo, ci si assume un obbligo che cambia la vita. Questo suggerisce la terza caratteristica di questa comprensione proveniente dallo Spirito. Essa è trasformativa. Paolo scrisse che aveva “la mente di Cristo” (1 Corinzi 2:16) e il popolo di re Beniamino dichiarò di non avere “più alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene” (Mosia 5:2). Avendo ricevuto la testimonianza dello Spirito, essi furono chiamati dallo Spirito e risposero. Se conosciamo Cristo tramite lo Spirito, Lo amiamo e osserviamo i Suoi comandamenti e veniamo ulteriormente confortati e istruiti dallo Spirito, fino a quando, come dichiarò Mormon, “[Egli] apparirà, saremo simili a Lui, poiché lo vedremo come egli è; affinché possiamo avere questa speranza: di poter essere purificati proprio come egli è puro” (Mormon in Moroni 7:48; vedere anche 1 Giovanni 3:1–3).

Nella sua epistola ai Romani, l’apostolo Paolo scrisse:

“E non vi conformate [al mondo], ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà” (Romani 12:2).

Paolo fa una distinzione tra una natura umana distorta dalla disobbedienza e dalle false credenze e una soggetta a Dio e rinnovata dallo Spirito Santo. È solo quando questo rinnovamento inizia a verificarsi che sappiamo quali sono le domande giuste e sappiamo per cosa dobbiamo pregare (vedere Romani 8:6–8, 26–27). Quando lo Spirito opera in noi, siamo “con ogni premura” preparati a discernere la verità e possiamo ottenere “la mente di Cristo” (Atti 17:11; 1 Corinzi 2:14, 16).

Alma sostiene che quando sottomettiamo la nostra volontà al Padre mediante la fede in Cristo, il nostro intelletto “comincia ad essere illuminato e la [nostra] mente incomincia ad espandersi” (Alma 32:34). Negli ultimi giorni il Signore ha detto che Egli “richiede il cuore e una mente ben disposta” (Dottrina e Alleanze 64:34) e ci ha consigliato di “[fare] continuamente tesoro nella [nostra] mente delle parole di vita” (Dottrina e Alleanze 84:85), santificandoci affinché la nostra “mente sia rivolta unicamente a Dio, e verrà il giorno in cui lo [vedremo]; poiché egli [ci] svelerà il suo volto” (Dottrina e Alleanze 88:68).

Il potere trasformatore della conoscenza spirituale non è limitato all’individuo. Come osservò Paolo, quando noi, come popolo, pieghiamo la nostra volontà a quella di Dio e rivolgiamo la nostra mente unicamente a Lui, la comunità dei santi sarà resa perfetta cosicché non ci saranno divisioni fra noi e saremo “perfettamente uniti in una medesima mente e in un medesimo sentire” (1 Corinzi 1:10; vedere anche Romani 14:1, 5, 19).

I requisiti per ottenere la conoscenza spirituale

Come possiamo raggiungere una conoscenza così completa, definitiva e trasformatrice? Esaminiamo quattro aspetti dei requisiti per ottenere la conoscenza spirituale: primo, una ricerca pressante della verità; secondo, la volontà di obbedire alla verità così scoperta; terzo, la disposizione a rendere testimonianza della verità in ogni luogo e in ogni momento; e, quarto, una motivazione a servire gli altri nella verità.

La ricettività e l’apprendimento diligente: una forma di umiltà

Primo, dunque, dobbiamo essere aperti a essere istruiti e diligenti nel ricercare l’apprendimento proveniente dallo Spirito. Una tale ricerca richiede una percezione della nostra necessità e più di un interesse superficiale verso le risposte che cerchiamo. Il Signore ha dichiarato che coloro che hanno fame e sete di rettitudine saranno riempiti dallo Spirito Santo (Matteo 5:6; 3 Nefi 12:6), ma ha detto anche: “Guai a voi che siete ora satolli, perché avrete fame” (Luca 6:25). Il Signore dichiarò a Giovanni il Rivelatore che avrebbe rigettato coloro che sono tiepidi, non essendo né freddi né ferventi nonché aventi la sensazione di essere autosufficienti e di non aver bisogno di nulla (Apocalisse 3:16–17).

C’è una storia che parla di un giovane che una volta andò da Socrate, l’antico filosofo greco, chiedendogli di insegnargli la saggezza. Si dice che Socrate afferrò subito il giovane e gli mise la testa sotto l’acqua di un torrente adiacente tenendocela fino a quando alla fine lo lasciò tornare su, boccheggiante. Poi Socrate disse: “Quando desidererai la saggezza tanto quanto desideravi l’aria, allora potrò istruirti”.

Come disse Robert Frost, dobbiamo avventurarci al largo e in profondità nelle acque degli impegni che ci siamo assunti, se vogliamo raggiungere qualcosa di duraturo. Il profeta Joseph Smith collegò la ricerca della vera comprensione al sacrificio e suggerì che si può conoscere la verità solo se si è preparati a sacrificare ogni cosa (sesta lezione di “Lectures on Faith”).

Contrapposta a questa fame e a questa sete c’è quella che i profeti chiamano “durezza di cuore”, un’incapacità di vedere le cose come sono realmente, di ascoltare ciò che viene realmente detto e di provare un’apertura di cuore. Nel suo ultimo volume dei racconti di Narnia, L’ultima battaglia (“I nani non vogliono essere imbrogliati”), C. S. Lewis spiega che, dopo la sconfitta delle forze della Strega bianca per mano di Aslan il Leone (una rappresentazione di Cristo) e dei suoi seguaci, le prigioni e le catene con cui lei aveva legato molti scomparvero. All’interno di una stalla-prigione un gruppo di nani era stato incatenato in cerchio. Improvvisamente, la stalla e le loro catene scomparvero ed essi furono liberi, ma si rifiutarono di credere alla loro liberazione e rimasero dentro il loro cerchio chiuso, senza sentire l’aria fresca, né vedere il sole, né annusare i fiori. Persino mentre Aslan ruggiva nelle loro orecchie per risvegliarli, scambiarono il ruggito per un tuono o un trucco. Come osservò Aslan, avevano un tale timore di essere imbrogliati da non poter essere tirati fuori dalla prigione che ora era nella loro stessa mente. In un’altra occasione, Aslan osservò: “Oh figli di Adamo, quanto furbescamente vi difendete da tutto ciò che potrebbe farvi del bene” (C. S. Lewis, Il nipote del mago). Come scrisse Nefi lamentosamente:

“Ed ora [a me], Nefi, […] non […] resta che piangere a causa dell’incredulità, la malvagità, l’ignoranza e l’ostinazione degli uomini; poiché essi non cercheranno la conoscenza, né comprenderanno grande conoscenza, quando essa sarà data loro in semplicità, sì, tanto semplice quanto può essere la parola” (2 Nefi 32:7).

Molti non riescono a udire i suggerimenti dello Spirito o a trovare la verità perché la loro spiegazione di eventi apparentemente miracolosi diventa una negazione. Molti studi su Cristo cercano di spiegare la Sua missione e la Sua influenza negando la Sua divinità come Figlio di Dio, e altri cercano di spiegare il profeta Joseph Smith negando la sua chiamata profetica. Come osservò molto saggiamente Giacobbe, è follia riporre troppa fiducia nelle nostre osservazioni e nella nostra comprensione limitate e rigettare la saggezza che proviene dallo Spirito Santo, ma, egli conclude, “è bene essere dotti se si dà ascolto ai consigli di Dio” (2 Nefi 9:28–29).

Affinché lo Spirito ci insegni la saggezza, dobbiamo essere preparati a investire tutto ciò che siamo nel cercarla, uno studio accelerato da molte preghiere e molti digiuni. È scritto che Alma “[digiunò] e [pregò] molti giorni” per poter sapere (Alma 5:46). La saggezza richiede, quindi, non solo uno studio diligente e devoto, ma anche il sacrificio di cose che potrebbero essere preziose per noi, persino i nostri peccati, quegli elementi del “nostro stile di vita” che ostacolano l’apprendimento. Dobbiamo fare come dichiarò il padre di Lamoni riguardo al suo desiderio di conoscere Dio: “Io abbandonerò tutti i miei peccati per conoscerti” (Alma 22:18). Le ultime parole di Giacobbe riassumono l’intera questione: “Oh, siate saggi; cosa posso dire di più?” [Giacobbe 6:12].

Obbedienza

Dopo aver ricercato la verità con diligenza, dobbiamo essere preparati a obbedire alla verità. Alma parla di risvegliare e stimolare le nostre facoltà (ossia il nostro cuore e la nostra mente) in modo da fare un esperimento sulla parola (Alma 32:27). Sicuramente questo non si riferisce a un apprendimento passivo, ma all’agire attivamente. L’apostolo Giovanni biasimò coloro che dicono di conoscere Cristo ma non seguono i Suoi consigli: “Chi dice: Io l’ho conosciuto e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui” (1 Giovanni 2:4). Come dichiara il Signore in Dottrina e Alleanze: “E nessuno riceve una pienezza [di verità] a meno che non rispetti i suoi comandamenti. Colui che rispetta i suoi comandamenti riceve verità e luce, fino a che sia glorificato nella verità e conosca ogni cosa” (Dottrina e Alleanze 93:27–28).

Questo ricercare e seguire può anche richiedere di avere pazienza e confidare nel Signore, che ha detto: “Ecco, voi siete dei fanciulli e non potete sopportare adesso ogni cosa; dovete crescere in grazia e nella conoscenza della verità” (Dottrina e Alleanze 50:40). Come ha osservato l’anziano Neal A. Maxwell: “Trovare un equilibrio tra cercare e accontentarsi di aspettare ulteriore luce e conoscenza sembra non essere un compito da poco!” (We Talk of Christ, We Rejoice in Christ, Salt Lake City: Deseret Book, Co., 1984, 93).

Il cercare, l’apprendere e il seguire diligentemente, insieme all’attendere pazientemente, sono espressi bene nelle parole di John Henry Newman: “Non chiedo di vedere già lontan, rischiara quel che vivo ogni dì” (Inni, 58). Se seguiremo la verità con obbedienza, i canali della verità si apriranno sempre di più alla nostra vista e noi cresceremo a immagine della verità. C’è un significato profondo nell’affermazione di Cristo “Io sono la verità” unita ai suoi appelli a diventare proprio come Egli è.

Testimoniare e servire

Infine, se vogliamo acquisire la conoscenza spirituale, dobbiamo essere preparati a testimoniare della verità che abbiamo ottenuto ed essere disposti a servire e a edificare gli altri nella verità, avendo, come Enos, “un desiderio per il bene dei [nostri] fratelli” (Enos 1:9).

Nell’invito esteso al popolo di re Noè a entrare nelle acque del battesimo in alleanza con il Signore, Alma il Vecchio espresse meravigliosamente il collegamento logico tra testimoniare della verità scoperta in Cristo tramite lo Spirito Santo e servirla. I frutti della verità scoperta sono la volontà di confortarsi a vicenda, di portare i fardelli gli uni degli altri e di “stare come testimoni di Dio in ogni momento e in ogni cosa” (Mosia 18:8–9). Inoltre, l’integrità dimostrata con una vita simile, caratterizzata dal parlare della verità e compiere buone azioni, espande sempre più gli orizzonti della verità. La promessa del Signore si adempie quindi nella nostra vita: “Allora la tua fiducia si rafforzerà alla presenza di Dio; e la dottrina del sacerdozio si distillerà sulla tua anima come una rugiada del cielo. Lo Spirito Santo sarà tuo compagno costante” (Dottrina e Alleanze 121:45–46).

Santificati dalle cose che sappiamo, otteniamo la certezza che scaccia il dubbio e la paura e, con l’apostolo Paolo, possiamo affrontare le difficoltà della vita con il “perfetto fulgore di speranza” che nulla “[potrà] separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (2 Nefi 31:20; Romani 8:39).

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