Lezione 10
Patriarchi e benedizioni patriarcali
Questa lezione ha lo scopo di aiutarci a comprendere il ruolo dei patriarchi e a prepararci a ricevere una benedizione patriarcale.
Introduzione
Il Signore ama tutti i Suoi figli e desidera aiutarli. Tuttavia è dalle nostre azioni e scelte che dipende l’entità dei doni che Egli può conferirci. Il presidente Joseph F. Smith disse: «Ogni persona riceverà la sua giusta ricompensa per il bene che fa e per ogni sua azione; ma ricordiamo che tutti i benefici che riceveremo, sia quaggiù che nell’aldilà, devono pervenirci quale frutto dell’obbedienza alle leggi di Dio in base alla quali tali benefici vengono conferiti» (“What Is to Become of Such as Me?” Improvement Era, novembre 1912, pag. 71).
Quando ci viene impartita la nostra benedizione patriarcale ci vengono descritti in anticipo molti doni che il Padre celeste ha in serbo per noi in questo mondo e nell’eternità. Godremo di queste benedizioni soltanto se vivremo rettamente e fedelmente. Conoscendo queste cose in anticipo, possiamo sforzarci di diventare degni per ricevere i benefici promessi.
Cos’è un patriarca?
I patriarchi sono padri. Adamo è il padre della razza umana, e così egli fu il primo patriarca. Come patriarca egli ebbe la responsabilità di benedire i suoi posteri e di aiutarli a vivere rettamente. Uno degli ultimi atti di servizio svolti da Adamo per i suoi figli fu quello di impartire loro la sua benedizione patriarcale.
Chiedi ai membri della classe di leggere DeA 107:53–57.
In una visione Joseph Smith vide Adamo che radunava i suoi figli e impartiva loro le sue benedizioni patriarcali. Poi egli vide il Signore apparire loro, e Adamo predisse ciò che sarebbe accaduto alla sua famiglia nel futuro. Parlando di questo grande evento il profeta Joseph Smith disse: «Questo è il motivo per cui Adamo benedisse i suoi posteri; egli voleva condurli alla presenza di Dio» (Insegnamenti del Profeta, pag. 122).
La parola patriarca è anche l’appellativo di un ufficio del Sacerdozio di Melchisedec. Nell’organizzazione della Chiesa ai tempi di Gesù i patriarchi venivano chiamati evangelisti (vedi Efesini 4:11). Quando la Chiesa fu restaurata, fu pure restaurato questo ufficio del sacerdozio. Joseph Smith spiegò che «un evangelista è un patriarca… Ovunque sulla terra esista la Chiesa di Cristo, là deve esservi un patriarca per il beneficio della posterità dei santi» (Insegnamenti, pag. 116).
Mostra l’illustrazione 10-a, «Le benedizioni patriarcali rivelano il lignaggio e promettono i doni che si possono ottenere mediante la vita retta».
La maggior parte dei pali della Chiesa hanno almeno un degno detentore del Sacerdozio di Melchisedec chiamato sotto la direzione del Quorum dei Dodici come patriarca di palo. Nella sua qualità di sommo sacerdote egli ha l’autorità di assolvere qualsiasi dovere proprio di un sommo sacerdote; ma poiché egli è un patriarca, ha la specifica responsabilità di impartire benedizioni ai membri del palo che chiedono una benedizione patriarcale.
I patriarchi hanno il diritto e l’ispirazione di impartire benedizioni patriarcali nel nome del Signore. Queste benedizioni possono portare conforto in tempi di dolore o di difficoltà, possono rafforzare la fede e motivarci a ottenere le benedizioni che il Signore ha in serbo per noi (vedi Dottrine di Salvezza, 3:144).
Cos’è la benedizione patriarcale?
Nel 1957 la Prima Presidenza della Chiesa spiegò che la benedizione patriarcale contiene una dichiarazione ispirata del nostro lignaggio, oltre a una guida ispirata e profetica e a promesse circa la missione che ci è stata affidata in questa vita. La benedizione contiene la promessa di doni spirituali e materiali, consigli e avvertimenti che ci aiuteranno a compiere tale missione (vedi il Manuale generale di Istruzioni, 5–5-6).
Una parte importante della benedizione patriarcale è la dichiarazione del nostro lignaggio, che ci indica attraverso quale tribù d’Israele riceviamo le nostre benedizioni. Grazie al nostro lignaggio abbiamo il diritto di ricevere, secondo la nostra rettitudine, le stesse benedizioni impartite a Adamo, Abrahamo, Giacobbe e agli altri grandi profeti di Dio (vedi Eldred G. Smith, «Tutti possiamo godere delle benedizioni di Adamo», La Stella, febbraio 1972, pag. 79–80).
Quando ci siamo uniti alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni siamo divenuti eredi del Padre celeste. Questo significa che abbiamo ottenuto il diritto di ricevere tutti i doni che il Padre celeste ha in serbo per noi, sempreché viviamo rettamente. Soltanto i figlioli di Israele hanno questo diritto. I membri della Chiesa o discendono direttamente da Abrahamo, o sono figli adottivi delle tribù d’Israele, poiché essi hanno accettato il vero vangelo (vedi Romani 8:14–17, Galati 3:26–29, DeA 86:8–10 e DeA 63:20).
Un altro aspetto importante di questa benedizione è la conoscenza che ci viene data della nostra missione su questa terra. Tramite la nostra benedizione patriarcale il Padre celeste ci dice quali sono i nostri obiettivi qui sulla terra e come possiamo raggiungerli. La realizzazione delle nostre benedizioni è tuttavia condizionale.
L’anziano John A. Widtsoe indicò che alcune di queste benedizioni possono anche non realizzarsi in questa vita: «Si deve sempre tenere presente che la realizzazione delle promesse fatte può verificarsi in questa vita o in quella futura. A volte gli uomini hanno dubitato, poiché le benedizioni promesse non si sono realizzate in questa vita. Essi non hanno tenuto presente che nel Vangelo la vita con tutte le sue attività continua per sempre, e che il lavoro intrapreso sulla terra può essere continuato in cielo» (Evidences and Reconcilations, pag. 323).
Chiedi al membro della classe incaricato di portare testimonianza della guida e del sostegno che ha ricevuto dalla sua benedizione patriarcale.
Come ricevere una benedizione patriarcale
Per ricevere la nostra benedizione patriarcale è necessario che soddisfiamo determinati requisiti personali. Dobbiamo:
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Essere membri degni e battezzati della Chiesa.
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Sentire il desiderio di ricevere istruzioni dal Signore.
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Aver studiato il Vangelo e conoscere lo scopo della benedizione patriarcale.
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Essere sufficientemente maturi da apprezzare il significato della benedizione e da riceverne incoraggiamento.
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Ricevere una raccomandazione dal nostro vescovo o presidente di ramo.
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Prendere un appuntamento con il patriarca designato per ricevere la benedizione.
Quando ci rechiamo a ricevere la benedizione dobbiamo pregare e se possibile digiunare per prepararci spiritualmente. Dobbiamo anche pregare per il patriarca, affinché egli possa essere ispirato in nostro favore.
Chiedi alla persona incaricata di descrivere come si è preparata a ricevere la sua benedizione patriarcale.
Quando i patriarchi ci impartiscono la nostra benedizione, ne tengono una registrazione e ciò al fine di poterci consegnare una copia scritta della benedizione. Una copia viene inviata agli archivi ufficiali della Chiesa. In questo modo, se qualcuno perde la sua benedizione, può chiederne una copia agli archivi della Chiesa.
Poiché la benedizione patriarcale è personale e sacra, si deve conservare in un luogo sicuro; ma accessibile. Il suo contenuto deve essere fatto conoscere soltanto a coloro che vi sono più vicini e a coloro che lo Spirito può indicare. Perché la nostra benedizione patriarcale ci sia di aiuto dobbiamo studiarla spesso. Se lo faremo, sapremo che cosa dobbiamo fare per ricevere le benedizioni promesse.
Conclusione
La storia seguente mostra come una persona fu aiutata quando si adoperò fedelmente per seguire i consigli impartitigli nella sua benedizione patriarcale:
«Avevo sempre pensato che la mia vita avesse uno scopo e che avrei svolto una grande missione; ma non sapevo come avrei potuto realizzare tale obiettivo, poiché anche quando ormai ero adulto non avevo imparato, né a leggere, né a scrivere in modo adeguato.
Pensavo di essere in gamba come qualsiasi altro ragazzo; ma i voti che riportavo a scuola indicavano altrimenti. Non raggiungevo mai la sufficienza in nessuna materia. Una speciale serie di accertamenti eseguiti dalla scuola, basati sulla lettura, indicarono che non ero troppo brillante e che forse non sarei mai stato autosufficiente. Anche gli esercizi più semplici, che gli altri ragazzi sembravano fare quasi automaticamente, costituivano per me difficoltà insormontabili. Quand’ero adolescente, una volta mi fu chiesto da uno degli altri ragazzi di sillabare la parola gas, cosa che non riuscii a fare. A causa di questi precedenti cominciai a temere di essere davvero ritardato come la gente ormai insinuava da qualche tempo e adesso cominciava a dire apertamente.
Ottenni la licenza di scuola media soltanto perché questo sembrava il modo più semplice in cui la scuola poteva liberarsi di me, di uno studente che essi giudicavano incapace di imparare i più semplici elementi della lettura.
Il mio primo contatto con le verità del vangelo restaurato avvenne in modo strano quando avevo quattordici anni e cercai di leggere un libro che avevo preso da uno scaffale di casa nostra. Si trattava del Libro di Mormon di proprietà di mia madre, che molti anni prima era stata battezzata nella Chiesa in una zona rurale del Tennesse meridionale. Mia madre a causa della sua lontananza da altri membri della Chiesa non aveva studiato molto il Vangelo e ben presto se ne era allontanata, perciò le mancavano la conoscenza e il desiderio di insegnare ai suoi figli il Vangelo contenuto nel Libro di Mormon.
Faticai enormemente per leggere la testimonianza di Joseph Smith, concentrandomi soltanto sulle parole più semplici e saltando quelle lunghe e difficili che non sarei riuscito a comprendere. Non dovete sorprendervi se qualche volta leggevo senza comprendere affatto il significato delle parole. Stranamente uno spirito era entrato in me e mi ero convinto che ciò che stavo cercando di leggere era vero. Ciò che infatti riuscii a leggere mi fece sentire il desiderio di conoscere meglio la Chiesa. Perciò la domenica successiva mi feci dare un passaggio per andare alla chiesa mormone che si trovava dall’altra parte della città. Quello fu l’inizio di un periodo di otto anni che passai accumulando una testimonianza del Vangelo, sino al punto in cui lasciai la mia posizione di mormone non battezzato ed entrai nelle acque del battesimo all’età di ventidue anni.
Ora che ero membro della Chiesa e mi ero incamminato sulla via che portava all’esaltazione celeste, non mi accontentavo più della mia mancanza di sviluppo e successo personale. Volevo crescere come individuo in valore e utilità nel regno; e per fare questo c’era molto che dovevo imparare, inclusa la capacità di leggere.
Allora feci come mi era sempre stato consigliato di fare, quando si trattava di prendere decisioni o di formulare piani che avrebbero influenzato il nostro progresso eterno: mi rivolsi al Signore per ottenere la Sua guida; e una guida mi fu data nella benedizione patriarcale, nella quale mi veniva detto:
‹Tu sei un essere eletto agli occhi di Dio, come fu l’apostolo Paolo, un servo eletto a cui è stato dato il potere e la capacità di compiere molte buone opere. Continua la tua ricerca della conoscenza e prega per ottenere la saggezza che ti metterà in grado di glorificare il Padre celeste con la tua intelligenza›.
Se il Signore pensava che ero capace di imparare, allora potevo imparare. Ma mi resi conto che questa benedizione non si sarebbe adempiuta automaticamente senza ulteriore preoccupazione o azione da parte mia. L’adempimento di questa benedizione, come ogni altra cosa promessa nelle benedizioni patriarcali, era subordinato al mio merito e alla volontà di fare tutto ciò che era necessario per la sua realizzazione.
Ormai avevo fede che con l’aiuto del Signore avrei potuto imparare, se mi fossi applicato, e così mi misi a studiare alacremente dalle sei del mattino fino a mezzanotte, sei giorni alla settimana.
Spesi trecento dollari per acquistare una serie di dischi che contenevano le lettere dell’alfabeto in termini semplici. Passai una notte dopo l’altra a imparare a memoria l’alfabeto, a pronunciare le lettere per poter insegnare a me stesso a leggere e a scrivere. La mia ortografia era ancora incerta, ma riuscivo a leggere dividendo le parole foneticamente fino a quando mi era possibile comprenderle.
Molto fiducioso e sicuro della mia nuova capacità di leggere e di sillabare, mi iscrissi all’Università di Stato dell’Ohio. Cercavo di prendere nota di quanto dicevano i professori; ma incontravo difficoltà nell’ortografia delle parole più complicate e non mi riusciva scriverle. Dividevo ancora quasi tutte le parole in fonemi, e quindi riuscivo a annotare soltanto una piccola parte delle lezioni tenute dai professori. Senza note accurate e complete mi era impossibile studiare e prepararmi adeguatamente per gli esami e così, di nuovo, i miei tentativi accademici terminarono in un fallimento e fui obbligato a ritirarmi dall’Università.
Mi scoraggiai e cominciai a dubitare delle mie capacità di raggiungere un qualche successo in questo campo; ma mi era stata impartita una benedizione con la promessa che potevo imparare. Così, rendendomi conto che l’adempimento di quella promessa dipendeva soltanto dalla mia fede e dalle mie opere, continuai a sforzarmi di migliorare la mia ortografia e la capacità di leggere.
Fiducioso della parola del Signore che sarei stato da Lui aiutato se avessi fatto la mia parte, mi iscrissi al Ricks College a Rexburg, nell’Idaho. Non mancavo mai di svolgere completamente i miei incarichi di insegnamento familiare e portavo fedelmente a compimento tutti i compiti che mi erano delegati nella Chiesa, oltre a studiare diciotto ore al giorno. Dovevo ancora sforzarmi per leggere; ma ormai riconoscevo immediatamente le parole mentre prima, come ho già detto, dovevo dividerle in fonemi. Quando davo un esame imparavo a memoria ogni parola dei miei appunti, così da saperle scrivere correttamente durante la prova. Quando lasciai il Ricks College sapevo leggere bene ed ero classificato tra i migliori studenti, avendo ottenuto voti molto alti.
Ora ho una laurea dell’Università Brigham Young, dove ho portato a compimento i miei studi.
La promessa del Signore che mi era stata data la capacità di svolgere molte buone opere si era adempiuta, come si adempiranno le altre promesse che mi sono state fatte nella benedizione patriarcale, se avrò fede in Lui e lavorerò per favorire l’adempimento di queste promesse» (Dorvis Rodgers, “You Shall Glorify Your Father in Heaven With Your Intelligence”, When Faith Writes the Story, pagg. 34–37).
Quel giovane si era preparato e si era dimostrato obbediente e quindi la sua benedizione patriarcale gli fu di guida e di conforto. Dobbiamo esercitare questa stessa fede nella ricerca delle benedizioni promesseci nella nostra benedizione patriarcale.
Incarichi
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Preparati a ricevere la tua benedizione patriarcale, se non l’hai ancora ricevuta.
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Se hai già ricevuto la tua benedizione, leggila spesso e sforzati di vivere in modo degno da godere delle benedizioni ivi promesse.
Scritture supplementari
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Genesi 49:1–28 (il patriarca Israele benedice i suoi figli)
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DeA 107:39–56 (è compito dei Dodici ordinare i ministri di culto; il sacerdozio patriarcale nei tempi antichi)
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DeA 124:91–92 (i patriarchi ricevono le chiavi per impartire le benedizioni)
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Mosè 6:1–6 (il comandamento di tenere un libro della rimembranza per aiutare i figli di Adamo)
Preparazione dell’insegnante
Prima di esporre questa lezione:
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Chiedi a un membro della classe che ha ricevuto la benedizione patriarcale di portare testimonianza della guida e della benedizione che essa ha rappresentato nella sua vita. (Avvertilo che la benedizione patriarcale è personale e che non deve essere letta agli altri. Per questo motivo egli non dovrà riferire troppi dettagli delle promesse e istruzioni che gli sono state impartite nella benedizione).
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Incarica un altro membro della classe di dire che cosa ha fatto per ricevere la sua benedizione patriarcale.