La fede è la risposta
Man mano che cresce la nostra fede, diventiamo più capaci non soltanto di superare i momenti difficili, ma di migliorare proprio grazie ad essi.
Perché è capitato proprio a me?» Questa è una domanda che tutte ci siamo poste in momenti difficili. I problemi familiari, la solitudine, l’imbarazzo, le difficoltà a scuola «perché sono capitate proprio a me?» Cosa posso fare? Qual è la risposta?
Il presidente Gordon B. Hinckley, Primo Consigliere della Prima Presidenza, ha detto: «A mio avviso, abbiamo soprattutto bisogno di una maggiore fede» (La Stella, gennaio 1988, pag. 53).
Può la fede essere la risposta? Tutti sappiamo che una fede più grande non farà scomparire i nostri problemi. Ma io penso che man mano che cresce la nostra fede, diventiamo più capaci non soltanto di superare i momenti difficili, ma di diventare migliori proprio grazie ad essi. Credo che la fede sia la risposta.
Questa sera ascoltate con le orecchie e con il cuore, poiché ogni canto, ogni discorso e ogni proiezione hanno lo scopo di aiutarvi a farvi conoscere meglio la fede: che cos’è, come può aiutarvi e come potete aumentarla.
La fede è la prima virtù delle Giovani Donne: «Sono una figlia del Padre celeste, Che mi ama; avrò fede nel Suo piano eterno, che è fondato su Gesù Cristo, il mio Salvatore» (Progresso personale, pag. 7).
Quando trasponiamo questa definizione nel linguaggio di ogni giorno, fede significa credere veramente che:
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Il Padre celeste e Gesù Cristo vivono, e sono Essi che governano questo mondo.
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Essi mi conoscono.
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Essi mi amano.
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Essi hanno un piano per il mio futuro.
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Obbedirò ai comandamenti, lavorerò duramente e confiderò nel Loro piano. Prima o poi tutto andrà bene.
Ora voglio narrarvi tre semplici storie. Cominceremo con una che è nota a tutti.
Dio amava Mosè. Egli lo chiamava «figlio mio» (Mosè 1:6, 7, 40). Egli vegliò su di lui quando era un bambino avvolto in una coperta, in un cestino deposto tra i giunchi (vedi Esodo 2:3). Il piano di Dio prevedeva che Mosè fosse miracolosamente allevato alla corte di Faraone. Poi Dio guidò Mosè da Jethro, che gli insegnò le vie della rettitudine. Mosè osservava i comandamenti di Dio. A mano a mano che Dio gli chiedeva cose sempre più difficili, Mosè continuava a obbedire. Egli andò persino da Faraone, nonostante i suoi timori e i suoi sentimenti di inadeguatezza, chiedendo ripetutamente che Faraone liberasse i figli d’Israele dalla schiavitù: «Lascia andare il mio popolo» (Esodo 7:16).
Il Signore mostrò i Suoi miracoli a Faraone, ma questi continuò a ignorare la richiesta di Mosè, fino a quando il suo figlio primogenito morì. Allora, in preda al timore, Faraone «chiamò Mosè ed Aaronne, di notte, e disse: ‹Levatevi, partite di mezzo al mio popolo, voi e i figliuoli d’Israele; e andate, servite l’Eterno …
Prendete i vostri greggi e i vostri armenti … andatevene›» (Esodo 12:31-32).
E così seicentomila israeliti maschi e mezzo milione di donne e bambini uscirono dall’Egitto a piedi. «E l’Eterno andava davanti a loro … per guidarli per il loro cammino» (Esodo 13:21).
Ma quando gli Israeliti arrivarono al Mar Rosso, Faraone aveva cambiato idea. Rivoleva indietro i suoi seicentomila schiavi; così, alla testa di un esercito di carri, si diede al loro inseguimento.
Con il Mar Rosso agitato e insuperabile davanti a loro e l’esercito che con rumore di tuono si avvicinava alle loro spalle, gli Israeliti erano paralizzati dal timore. In quel momento terribile dimenticarono chi in realtà aveva nelle mani il loro futuro. Dimenticarono i miracoli che avevano già veduto. Dimenticavano che Dio li conosceva. Così gridarono a Mosè: «Meglio era per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto.
E Mosè disse al popolo: ‹Non temete, state fermi …
L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete quieti›» (Esodo 14:12-14).
Ed essi ricordarono la loro fede. Sapete il resto della storia: «E l’Eterno … ridusse il mare in terra asciutta …
E i figliuoli d’Israele entrarono in mezzo al mare sull’asciutto; e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra» (Esodo 14:21-22).
Gli Egiziani li inseguirono. «Le acque tornarono e coprirono i carri, i cavalieri, tutto l’esercito di Faraone … e non ne scampò neppure uno… .
Così, in quel giorno, l’Eterno salvò Israele …
E Israele … credette nell’Eterno e in Mosè suo servo» (Esodo 14:28, 30-31).
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Il Padre celeste e Gesù Cristo vivono, e sono Essi che governano questo mondo.
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Il Padre celeste conosceva gli Israeliti.
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Il Padre celeste amava gli Israeliti.
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Il Padre celeste aveva un piano per il loro futuro.
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Mosè e il suo popolo obbedirono ai comandamenti, lavorarono duramente e confidarono nel piano del Padre celeste. Prima o poi, tutto andò bene.
La nonna della mia bisnonna si chiamava Mary Goble Pay. Aveva dodici anni e viveva a Brighton, in Inghilterra, quando i missionari fecero conoscere il Vangelo alla sua famiglia. Era il 1855, e tutto quello che la madre di Mary voleva fare era unirsi agli altri santi nell’Utah. Così la primavera successiva la madre, il padre e quattro fratelli e sorelle minori di Mary salirono sulla nave Horizon diretta in America.
Quando finalmente raggiunsero il punto di partenza della carovana, era ormai la metà di luglio. Quell’anno le tormente dell’inverno vennero presto, e i Goble trascorsero cinque terribili mesi lungo la pista che portava da St. Louis a Salt Lake City. Mary scrisse: «Dovevamo tenerci vicini alle carovane dei carretti a mano per aiutarli, se potevamo. Cominciammo anche noi ad avere scarsità di cibo e i nostri animali morirono» (A Believing People, a cura di Richard H. Cracroft e Neal E. Lambert, Provo: Brigham Young University Press, 1974, pag. 144). Molti morirono, tra i quali la sorella di Mary di appena due anni, il fratello di cinque e Edith, che era nata durante il viaggio e fu sepolta nel Wyoming.
E poi, quando tutto sembrava perduto, i santi bloccati nella prateria furono miracolosamente soccorsi dagli uomini e dai carri mandati da Brigham Young. Ma proprio mentre la carovana dei carretti a mano attraversava l’ultima montagna prima di entrare nella valle, morì anche la madre di Mary.
Mary descrive la scena: «Arrivammo a Salt Lake City alle nove di sera dell’11 dicembre 1856. Tre di noi quattro sopravvissuti soffrivano di congelamento. Il corpo di mia madre stava nel carro …
Ci portarono in una casa, e le sorelle ci dettero cibo in abbondanza.
Il mattino dopo, molto presto, fratello Brigham Young e un medico vennero a trovarci. Quando fratello Young entrò nella stanza strinse la mano a tutti. Quando vide le nostre condizioni – i nostri piedi congelati e nostra madre morta – le sue guance si bagnarono di lacrime» (ibidem, pag. 145).
Ebbene, Mary crebbe. Sposò un brav’uomo. Ebbero tredici figli, ai quali insegnarono ad amare il Vangelo. Ella disse che diventava triste quando parlava del viaggio attraverso le praterie, ma ricordava sempre le parole di sua madre: «Voglio andare a Sion mentre i miei figli sono piccoli, in modo che possano essere allevati nel vangelo di Gesù Cristo. Infatti so che questa è la vera chiesa». Mary conclude: «Penso che il desiderio di mia madre si avverò» (ibidem, pagg. 149-150).
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Il Padre celeste e Gesù Cristo vivono, e sono Essi che governano questo mondo.
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Essi conoscevano Mary Goble Pay.
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Essi la amavano.
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Essi avevano un piano per il suo futuro.
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Ella obbedì ai comandamenti, lavorò duramente e confidò nel piano del Padre celeste. Prima o poi, tutto andò bene.
Quando ebbi quindici anni, mia madre mi suggerì di chiedere la mia benedizione patriarcale. Anche se non ci avevo pensato, il suo suggerimento mi sembrò giusto e cominciai a prepararmi. Non ricordo l’intervista col mio vescovo, né che presi un appuntamento, ma ricordo che provavo un senso di riluttanza sempre maggiore a mano a mano che si avvicinava quel giorno.
La mia ansietà era tutta rivolta al futuro. Avevo udito tante storie di benedizioni straordinarie contenenti promesse insolite. Certi giorni mi sentivo piena di entusiasmo – come se mi aspettassero cose straordinarie. Ma di solito mi sentivo normalissima, certi giorni anche invisibile. E se il futuro non avesse avuto nulla di bello in serbo per me? Meglio non saperlo. Forse il patriarca non avrebbe avuto nulla da dire, e la benedizione avrebbe contenuto soltanto una o due frasi. Mi chiedevo se sarei andata in missione, se mi sarei sposata, se avrei avuto dei figli e quanti.
Come potete vedere, in realtà non conoscevo la differenza tra una benedizione patriarcale e i dolci della fortuna col bigliettino che vi danno nei ristoranti cinesi. Ma sapevo che c’era una differenza importante: non credevo nei messaggi contenuti nei dolci, mentre credevo fermamente nella benedizione patriarcale. Ero pronta a credere a qualsiasi cosa fosse o non fosse detta in essa.
Arrivò il giorno tanto atteso. Andai con i miei genitori nell’intimo, piccolo studio del patriarca. Quando pose le mani sul mio capo, provai un senso di fermezza che fece svanire ogni incertezza. Ricordo la sorpresa e lo stupore di quel giorno, ma anche di ogni altro momento in cui ho letto la benedizione patriarcale, ossia la notizia sorprendente: Egli mi conosce davvero. Il Padre celeste mi conosce davvero! E ha un piano per il mio futuro. Non era necessario conoscere tutti i dettagli, ma se avessi fatto la mia parte tutto sarebbe andato meravigliosamente bene.
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Il Padre celeste e Gesù Cristo vivono, e sono Essi che governano questo mondo.
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Essi mi conoscono.
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Essi mi amano.
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Essi hanno un piano per il mio futuro.
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Obbedirò ai comandamenti, lavorerò duramente e confiderò nel Loro piano. Prima o poi, tutto andrà bene.
Ecco, vi ho narrato queste storie questa sera per un motivo molto importante. Ognuna di esse appartiene a voi: gli Israeliti dei tempi antichi sono il vostro popolo. I miracoli che Dio fece per loro fanno parte del vostro retaggio spirituale. I pionieri sono il vostro popolo. Non ha importanza che i loro nomi non compaiano nel vostro albero genealogico. I miracoli che Dio fece per loro fanno parte del vostro retaggio personale e spirituale. Se Dio li fece per Mosè al Mar Rosso, per Mary Goble Pay nelle praterie dell’America, per me per mano di un patriarca, li farà per voi!
Ricordate, ricordate, ricordate come Dio è intervenuto nella loro vita. Ricordate come Egli è intervenuto nella vostra vita. Scrivete nel vostro diario le occasioni in cui avete sentito il Suo amore per voi. Scrivete le occasioni in cui Egli è intervenuto in maniera nascosta o palese per mettere le cose a posto per voi. E quando vi sentite abbandonate e disperate, quei ricordi rinnoveranno la vostra fede e terranno viva la vostra fiducia, sino a quando conoscerete meglio le cose.
Ora prestate attenzione ai vostri sentimenti mentre definirò per l’ultima volta cos’è la fede:
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Il Padre celeste e Gesù Cristo vivono, e sono Essi che governano questo mondo.
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Essi vi conoscono.
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Essi vi amano.
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Essi hanno un piano per il vostro futuro.
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Dovete obbedire ai comandamenti, lavorare duramente e confidare nel Loro piano. Prima o poi, tutto andrà bene.
Avete preso nota dei vostri sentimenti? Anche il solo parlare della fede porta dei sentimenti di pace e di fermezza, non è vero? La fede è la risposta. Ho bisogno di più fede. Avete bisogno di più fede. Il Padre celeste accresca la vostra fede. Questa è la mia preghiera, nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9