La chiamata a servire
«Io venero il sacerdozio del Dio onnipotente. Ho testimonianza del suo potere. Ho visto la sua forza. Sono rimasto incantato davanti ai miracoli avvenuti»
Mi sento molto onorato di trovarmi davanti a voi questa sera in questo meraviglioso Centro delle conferenze e davanti alle assemblee di tutto il mondo. Quale possente corpo del sacerdozio!
Ho tratto spunto per il soggetto del mio discorso dalle parole pronunciate dal profeta Joseph Smith, che si trovano nella sezione 107 di Dottrina e Alleanze. Si applicano a tutti noi, sia che siamo detentori del Sacerdozio di Aaronne o del Sacerdozio di Melchisedec: «Pertanto, che ora ognuno con ogni diligenza apprenda il suo dovere e impari ad agire nell’ufficio a cui è nominato».1
Il presidente Wilford Woodruff dichiarò: «Tutte le organizzazioni del sacerdozio hanno potere. Il diacono ha potere, tramite il sacerdozio che detiene; come pure ne ha l’insegnante. Entrambi hanno il potere di andare dinanzi al Signore ed essere ascoltati ed esauditi, esattamente come il profeta, il veggente o il rivelatore. è con questo sacerdozio che gli uomini ricevono ordinanze, che i loro peccati vengono perdonati e che essi sono redenti. è per questo scopo che è stato rivelato e suggellato sul nostro capo».2
Ai detentori del Sacerdozio di Aaronne deve essere data la possibilità di onorare la loro chiamata in questo sacerdozio.
Ad esempio, quando fui ordinato diacono il nostro vescovato si soffermò sulla sacra responsabilità che hanno coloro che distribuiscono il sacramento. Venne posto l’accento su un abbigliamento adeguato, un comportamento dignitoso e sull’importanza di essere puri «dentro e fuori».
Dopo averci insegnato come passare il sacramento, ci venne detto che con quell’azione assistevamo ogni membro a rinnovare l’alleanza del battesimo, con le sue responsabilità e benedizioni. Ci venne anche detto come aiutare un fratello speciale, Louis, affetto da paresi, a ricevere i sacri simboli.
Ricordo bene quando fui incaricato di passare il sacramento nella fila dove era seduto Louis. Esitavo mentre mi avvicinavo a quel fratello stupendo, poi vidi il suo sorriso e l’espressione di gratitudine che mostrava tutto il suo desiderio di prendere il sacramento. Con il vassoio nella mano sinistra, presi un pezzo di pane e lo misi fra le sue labbra aperte. Dopo gli servii l’acqua nello stesso modo. Mi sembrava di camminare su un suolo santo. In realtà lo era. L’onore di distribuire il sacramento a Louis rese ciascuno di noi diaconi migliore.
Nobili dirigenti dei giovani uomini, vi trovate all’incrocio della vita dei ragazzi ai quali insegnate. Incisa sul muro della Stanford University Memorial Church c’è scritto che dobbiamo insegnare alla gioventù che tutto quello che non è eterno è troppo breve, tutto quello che non è infinito è troppo piccolo. 3
Il presidente Gordon B. Hinckley ha messo in luce le nostre responsabilità quando ha dichiarato: «In questo lavoro deve esserci impegno. Deve esserci devozione. Siamo impegnati in una grande ed eterna lotta che ha in palio l’anima dei figli e delle figlie di Dio. Non stiamo perdendo, stiamo invece vincendo, e continueremo a farlo se rimarremo fedeli e sinceri … Non c’è nulla, di quanto il Signore ci ha chiesto, che con la fede non possiamo compiere».4
Fratelli, è stato affidato l’incarico dell’insegnamento familiare a tutti i ragazzi che sono stati ordinati insegnanti? Che bella possibilità di prepararsi per la missione. Che privilegio imparare la disciplina del dovere. Un ragazzo smette automaticamente di preoccuparsi di sé stesso quando gli viene chiesto di «vegliare» su altre persone.
E che dire dei sacerdoti? Questi giovani hanno la possibilità di benedire il sacramento, di portare avanti i loro compiti come insegnanti familiari e di prendere parte alla sacra ordinanza del battesimo.
Possiamo rafforzarci reciprocamente, abbiamo la capacità di notare le cose che passano inosservate. Se abbiamo occhi che vedono, orecchie che ascoltano e un cuore che sa e percepisce, possiamo raggiungere e salvare coloro di cui noi siamo responsabili.
Nei Proverbi leggiamo il consiglio: «Appiana il sentiero dei tuoi piedi».5
Io venero il sacerdozio del Dio onnipotente. Ho testimonianza del suo potere. Ho visto la sua forza. Sono rimasto incantato davanti ai miracoli avvenuti.
Cinquant’anni fa conoscevo un giovane, un sacerdote, che deteneva l’autorità del sacerdozio di Aaronne. In quanto vescovo, ero il suo presidente di quorum. Robert era balbuziente, incapace di controllarsi. Impacciato, timido, timoroso di se stesso e di tutti gli altri, quel difetto di pronuncia lo stava distruggendo. Non aveva mai portato a termine un incarico; non avrebbe mai guardato qualcuno negli occhi, il suo sguardo era sempre rivolto verso il basso. Poi un giorno, per una serie di circostanze insolite, accettò il compito di adempiere alla responsabilità sacerdotale di battezzare un’altra persona.
Ero seduto accanto a Robert nel battistero del Tabernacolo di Salt Lake. Era vestito di un bianco immacolato, pronto per l’ordinanza che doveva celebrare. Gli chiesi come si sentisse. Guardò verso il pavimento e balbettando quasi senza controllo disse che stava terribilmente male.
Entrambi pregammo ferventemente perché Robert fosse all’altezza del compito. L’archivista disse: «Nancy Ann McArthur verrà ora battezzata da Robert Williams, un sacerdote».
Robert abbandonò il mio fianco, scese nel fonte battesimale, prese la piccola Nancy per la mano e l’aiutò a entrare in quell’acqua che purifica la vita umana e fornisce una rinascita spirituale. Quindi pronunciò le parole: «Nancy Ann McArthur, essendo stato incaricato da Gesù Cristo, io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen». Non balbettò nemmeno una volta! Non tentennò nemmeno una volta! Ero stato testimone di un miracolo moderno. Robert quindi nello stesso modo celebrò l’ordinanza battesimale per altri due o tre bambini.
Quando nello spogliatoio mi congratulai con Robert, mi aspettavo di sentire lo stesso ininterrotto fiume di parole. Mi sbagliavo. Lo sguardo basso, balbettò qualche parola di ringraziamento.
Porto testimonianza a ciascuno di voi, questa sera, che quando Robert agì con l’autorità del sacerdozio di Aaronne, parlò con potere, con convinzione e con l’aiuto divino.
Dobbiamo fornire esperienze che edificano la fede dei nostri giovani del Sacerdozio di Aaronne i quali cercano occasioni per sentire lo Spirito del Signore come lo abbiamo sentito noi mentre li aiutavamo.
Ricordo quando in Chiesa mi venne affidato il mio primo discorso. Il tema era libero. Mi sono sempre piaciuti gli uccelli, e mi venne alla mente il Monumento al Gabbiano. Mentre preparavo il discorso, mi recai nella Piazza del Tempio per dare un’occhiata al monumento. Per prima cosa venni attratto da tutte quelle monete nell’acqua; mi chiedevo chi e come le avrebbe raccolte. Volsi quindi lo sguardo in alto ai gabbiani in cima al monumento e cercai di immaginarmi come sarebbe stato essere un pioniere che osserva il suo prezioso grano, frutto del lavoro di un anno, che viene divorato dai grilli e poi vede arrivare i gabbiani, dalle nobili ali, scendere sui campi e mangiare i grilli. Mi piaceva quel racconto. Mi sedetti con la matita in mano e scrissi il mio discorso di due minuti e mezzo. Non ho mai dimenticato i gabbiani. Non ho mai dimenticato i grilli. Non ho mai dimenticato come mi tremavano le ginocchia mentre parlavo. Non ho mai dimenticato l’esperienza di permettere a qualcuno di ascoltare alcuni dei miei più intimi sentimenti espressi a voce dal pulpito. Vorrei spronarvi a dare al sacerdozio di Aaronne un’occasione per pensare, per ragionare e per servire.
Il presidente David O. McKay fece notare:
«Dio ci aiuta tutti a essere fedeli agli ideali del Sacerdozio di Aaronne e di Melchisedec. Possa Egli aiutarci a onorare le nostre chiamate e ad essere con le nostre azioni un’ispirazione per gli uomini, non solo per i membri della Chiesa ma per tutti gli uomini in ogni dove, perché possano vivere meglio e a un livello più elevato, per aiutarli a essere mariti migliori, vicini migliori, dirigenti migliori, in qualunque circostanza».6
Sembra che il mondo abbia lasciato gli ormeggi sicuri e sia sospinto lontano dal porto della pace. Permissività, immoralità, pornografia e la forza della pressione dei coetanei possono trascinare molti sul mare del peccato, fino a spingerli contro gli scogli appuntiti delle occasioni mancate, delle benedizioni perse e dei sogni infranti.
Ansiosamente qualcuno può chiedere: «C’è un modo per stare al sicuro?» «Qualcuno può guidarmi?» «C’è una via di scampo alla distruzione minacciata?» La risposta è un risonante «Si!» Guardate il faro del Signore. Non c’è nebbia tanto densa, notte tanto buia, vento tanto forte, marinaio tanto perso che la luce del faro non possa soccorrere. Fa luce attraverso le tormente della vita. Il faro del Signore manda segnali facilmente riconoscibili che non si esauriscono mai.
Ce ne sono molti di questi segnali. Io ne indico soltanto tre. Prendetene nota attentamente; l’esaltazione può dipendere da questi segnali – i vostri e i miei:
Primo: la preghiera procura la pace
Secondo: la fede precede i miracoli
Terzo: l’onestà è la migliore condotta.
Per prima cosa, in merito alla preghiera: Adamo pregava; Gesù pregava; Joseph pregava. Conosciamo il risultato delle loro preghiere. Colui che si accorge di un passero che cade sente certamente le suppliche del nostro cuore. Ricordate la promessa: «Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chiegga a Dio, che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata».7
Poi, la fede precede i miracoli. È sempre stato così e sarà sempre così. Non stava piovendo quando a Noè venne chiesto di costruire un’arca. Non si vedeva nessun montone nel cespuglio quando Abrahamo preparava il sacrificio del figlio Isacco. I due personaggi celesti non erano ancora stati visti quando Joseph si inginocchiò e pregò. Prima viene la prova della fede, poi il miracolo.
Ricordate che fede e dubbio non possono esistere nella stessa mente allo stesso momento, perché l’una dissipa l’altro. Scacciate i dubbi. Coltivate la fede.
Infine, l’onestà è la migliore condotta. Ho imparato questa verità in modo drammatico cinquantacinque anni fa durante un addestramento militare mentre prestavo servizio in marina. Dopo tre settimane di addestramento isolato, ci venne data la bella notizia che avremmo avuto la prima licenza e avremmo potuto visitare San Diego. Tutti gli uomini erano agitati per questo cambiamento di routine. Stavamo per salire sull’autobus che ci avrebbe portati in città quando quel sottufficiale comandò: «Tutti gli uomini che sanno nuotare si mettano da questa parte. Voi andrete a San Diego in permesso. Chi non sa nuotare si metta in fila da questa parte. Andrete in piscina dove vi verranno date alcune lezioni per imparare a nuotare. Soltanto allora potrete andare in licenza».
Avevo nuotato per buona parte della mia vita, perciò mi stavo accingendo a salire sull’autobus quando quel sottufficiale disse al nostro gruppo: «Ancora una cosa prima che saliate sull’autobus. Seguitemi. Avanti, marsch!» Ci portò diritti alla piscina, ci fece spogliare e rimanere in piedi sul bordo della piscina dalla parte più profonda. Quindi ci disse: «Saltate dentro e nuotate per tutta la lunghezza della vasca». In quel gruppo, composto da uomini che si presupponeva sapessero nuotare, ce n’erano almeno dieci che avevano pensato di poter prendere in giro qualcuno, ma che in realtà non sapevano nuotare. La catastrofe era alla porta. Il sottufficiale li fece andare sotto una o due volte prima di passare loro la lunga canna di bambù e trarli in salvo. Con poche parole scelte quindi disse: «Questo vi insegnerà a dire la verità!»
Come ero contento di aver detto la verità, che sapevo nuotare e potevo arrivare facilmente dall’altra parte della vasca. Questa lezione ci insegna a essere fedeli: fedeli alla fede, fedeli al Signore, fedeli al nostro compagno, fedeli a tutto ciò che è sacro e che ci è caro. Non ho mai dimenticato quella lezione.
Il faro del Signore ci indica la salvezza e la gioia eterna mentre siamo guidati dai Suoi segnali che non si esauriscono mai:
La preghiera procura la pace.
La fede precede i miracoli.
L’onestà è la migliore condotta .
Vi porto testimonianza questa sera che Gesù è veramente il Cristo, il nostro amato Redentore e Salvatore. Siamo guidati da un profeta dell’Iddio onnipotente, il presidente Gordon B. Hinckley. Io so che voi condividete questa stessa convinzione.
Chiudo leggendo una lettera semplice ma profonda che riflette il nostro amore per il nostro profeta e la sua guida:
Caro presidente Monson,
Cinque anni fa il presidente Hinckley è stato sostenuto come profeta, veggente e rivelatore. Quando lei ha richiesto il voto di sostegno della Chiesa è stata per me un’occasione speciale.
Quella mattina avevo dovuto trasportare il fieno per il mio bestiame. A bordo del mio camion mi godevo la conferenza per radio. Avevo caricato il fieno, ero entrato a marcia indietro nella stalla e stavo buttando balle di fieno giù dal retro del camion quando la sentii chiamare i fratelli del sacerdozio «in qualunque parte vi troviate» a prepararsi per sostenere il Profeta. Mi domandai se intendeva anche me. Mi chiesi se il Signore si sarebbe offeso perché ero sudato e coperto di polvere, ma presi alla lettera le sue parole e saltai giù dal camion.
Non dimenticherò mai quella scena: ero in piedi nella stalla, il cappello in mano, con il sudore che mi colava giù per il viso, la mano alzata per sostenere il presidente Hinckley. Le lacrime si mescolarono al sudore mentre seduto per alcuni minuti meditavo quel sacro momento.
Nella nostra vita quando accadono avvenimenti che hanno grandi conseguenze ci troviamo a volte in situazioni particolari. È quello che è accaduto a me, ma non vi è nulla di più spirituale o tenero o degno di essere ricordato di quella mattina nella stalla, presenti soltanto qualche mucca e un cavallo roano.
Cordialmente,
Clark Cederlof
Presidente Hinckley, noi, i fratelli del sacerdozio della Chiesa, le vogliamo bene e la sosteniamo. Testimonio questo nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9