Che essi si ricordano sempre di Lui
Amo studiare e riflettere sulla vita di Colui che ha dato tutto per me e per tutti noi.
Amo l’inno della Primaria che dice:
Credo che dare inizio alla tradizione di raccontare le storie di Gesù ai nostri figli e alle nostre famiglie sia un modo molto speciale di osservare il giorno del Signore in casa.
Questo porterebbe sicuramente uno spirito speciale nella nostra casa, oltre a fornire alla nostra famiglia degli esempi dal Salvatore stesso.
Amo studiare e riflettere sulla vita di Colui che ha dato tutto per me e per tutti noi.
Amo leggere i passi scritturali sulla Sua vita senza peccato e, dopo aver letto i versetti che raccontano le esperienze che Egli visse, chiudo gli occhi e provo a visualizzare quei sacri momenti che mi istruiscono e mi rafforzano spiritualmente.
Momenti come:
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Quando sputò in terra e, avendo fatto del fango con la saliva, ne spalmò sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’, lavati nella vasca di Siloe”. L’uomo obbedì, “si lavò, e tornò che ci vedeva”.
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Quando guarì la donna col flusso di sangue che aveva toccato l’orlo della Sua veste poiché credeva che sarebbe bastato toccarLo per essere guarita.
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Quando andò con i discepoli sulla strada per Emmaus e spiegò loro le Scritture.
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Quando apparve alle persone nelle Americhe e disse loro di venire a Lui, di porre le loro mani nel Suo costato e di sentire le impronte dei chiodi nelle Sue mani e nei Suoi piedi, così che potessero sapere che Egli era “il Dio d’Israele e il Dio di tutta la terra e che [era] stato ucciso per i peccati del mondo”.
Gioisco nel sapere che ci sono genitori che raccontano le storie di Cristo ai loro figli. Me ne accorgo mentre guardo i bambini in chiesa, nelle presentazioni della Primaria e in altre occasioni.
Sono grato ai miei genitori per avermi insegnato di Cristo. Continuo a vedere come l’esempio del Salvatore aiuta me e la mia cara moglie a educare i nostri figli.
Il mio cuore si riempie di gioia quando vedo i miei figli che raccontano le storie di Cristo ai miei nipoti. Ciò mi ricorda uno dei miei passi scritturali preferiti che si trova in 3 Giovanni capitolo 1, versetto 4, che dice: “Io non ho maggiore allegrezza di questa, d’udire che i miei figliuoli camminano nella verità”; e perché non pure i nostri nipoti?
Sono grato ai nostri dirigenti che ci istruiscono costantemente su Cristo, sull’osservanza della santità del giorno del Signore e sul prendere il sacramento ogni domenica in onore del Salvatore.
La domenica e il sacramento diventano molto più piacevoli quando studiamo le storie di Cristo. Così facendo, creiamo delle tradizioni che edificano la nostra fede e la nostra testimonianza, e che proteggono la nostra famiglia.
Alcune settimane fa, mentre studiavo di nuovo il messaggio che il presidente Russell M. Nelson ha pronunciato alla scorsa conferenza generale e mentre meditavo sul giorno del Signore, ho provato una profonda gratitudine per la benedizione e per il privilegio di poter prendere il sacramento. Lo considero un momento molto solenne, sacro e spirituale. Amo molto la riunione sacramentale.
Mentre riflettevo, ho studiato attentamente le preghiere per la benedizione del pane e dell’acqua. Ho letto e ho riflettuto profondamente sulle preghiere e sull’ordinanza del sacramento. Ho iniziato a ripassare nella mia mente e nel mio cuore gli eventi associati al sacramento.
In uno spirito di meditazione ho riflettuto su quel giorno, il primo giorno degli azzimi, in cui il Salvatore, in risposta alla domanda dei Suoi apostoli riguardo al luogo in cui preparare per la Pasqua, Gesù disse: “Andate in città dal tale, e ditegli: Il Maestro dice: il mio tempo è vicino; farò la pasqua da te, co’ miei discepoli”.
Ho provato a immaginare nella mia mente i discepoli che compravano il cibo e preparavano attentamente il tavolo per mangiare con Lui in quel giorno speciale. Un tavolo per tredici persone: Lui e i Suoi dodici discepoli che amava.
Ho pianto nell’immaginare Cristo che, mentre mangiava con loro, dichiara: “In verità io vi dico: Uno di voi mi tradirà”.
Ho pensato ai discepoli rattristati che Gli chiedevano: “Sono io quello, Signore?”.
E quando Giuda fece la stessa domanda, Egli rispose con calma: “L’hai detto”.
Ho potuto immaginare quelle mani che avevano guarito, confortato, edificato e benedetto, che spezzavano il pane, mentre Gesù diceva: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo”.
Poi prese un calice riempito col vino, rese grazie, e lo diede loro dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per la remissione dei peccati”.
Nelle mie riflessioni ho guardato i discepoli, uno a uno, e ho visto nei loro occhi la preoccupazione per il Maestro, che loro tanto amavano. Era come se fossi seduto lì con loro e stessi osservando tutto. Ho sentito un dolore intenso nel mio cuore pieno di rimorso e di dispiacere per ciò a cui Egli stava andando incontro per me.
La mia anima si è riempita di un travolgente desiderio di essere una persona migliore. Nel pentimento e nel dolore ho intensamente sperato di poter asciugare e fermare almeno alcune delle gocce del Suo sangue versato nel Getsemani.
Poi ho riflettuto sul sacramento che prendiamo ogni settimana in ricordo di Lui. Mentre lo facevo, ho meditato su ogni parola della preghiera per la benedizione del pane e dell’acqua. Ho riflettuto intensamente sulle parole “e a ricordarsi sempre di Lui”, contenute nella benedizione del pane, e in quelle “ch’essi si ricordano sempre di Lui”, contenute nella benedizione dell’acqua.
Ho riflettuto sul significato di ricordarsi sempre di Lui.
Per me significa:
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Ricordare la Sua vita pre-terrena, quando questo bellissimo pianeta fu da Lui creato.
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Ricordare la Sua umile nascita in una mangiatoia, a Betleem di Giudea.
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Ricordare quando, a soli dodici anni, insegnò e predicò ai dottori della legge nel tempio.
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Ricordare quando si ritirò nel deserto per prepararsi al Suo ministero terreno.
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Ricordare quando istituì il sacramento durante l’Ultima Cena con loro.
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Ricordare quando andò nel giardino del Getsemani e soffrì così intensamente per i nostri peccati, le nostre sofferenze, le nostre delusioni e le nostre malattie da sanguinare da ogni poro.
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Ricordare quando, dopo così tanta sofferenza e intenso dolore, ancora nel Getsemani fu tradito con un bacio da uno dei Suoi discepoli che Egli considerava un amico.
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Ricordare quando fu portato da Pilato e da Erode per essere processato.
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Ricordare quando gli sputarono addosso e fu umiliato, preso a pugni, percosso e flagellato con una frusta che lacerò la Sua pelle.
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Ricordare quando una corona di spine fu posta brutalmente sulla Sua testa.
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Ricordare che ha dovuto portare la propria croce sul Golgota e che lì fu inchiodato alla croce, soffrendo ogni dolore fisico e spirituale.
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Ricordare che quando era sulla croce, con le Sue viscere piene di carità, guardò coloro che L’avevano crocifisso e, alzando gli occhi al cielo, disse supplicando: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
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Ricordare quando, sapendo di aver adempiuto la Sua missione di salvare l’umanità, Egli rese il Suo spirito nelle mani di Suo Padre, nostro Padre.
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Ricordare la Sua risurrezione, che assicura la nostra risurrezione e la possibilità di vivere al Suo fianco per tutta l’eternità in base alle nostre scelte.
Infine, riflettere sulle preghiere sacramentali e sulle parole speciali e significative in esse contenute mi ricorda quanto sia meraviglioso, durante la benedizione del sacramento, ricevere la promessa che ricordandoci sempre di Lui avremo il Suo spirito sempre con noi.
Credo che il Signore segua i Suoi tempi quando si tratta di darci rivelazione. L’ho compreso molto chiaramente mentre studiavo Ecclesiaste 3:1, 6 che dice:
“Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: […]
un tempo per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per buttar via”.
Il sacramento è anche un momento in cui il Padre Celeste può istruirci sull’Espiazione del Suo Beneamato Figliuolo, il nostro Salvatore Gesù Cristo, e in cui noi possiamo ricevere rivelazione in merito. È un momento per bussare affinché ci sia aperto, per richiedere e per ricevere questa conoscenza. È giunto il momento in cui ciascuno di noi chieda riverentemente a Dio questa conoscenza. Se lo faremo, non ho dubbi sul fatto che riceveremo questa conoscenza, la quale benedirà le nostre vite oltre misura.
Amo il giorno del Signore, il sacramento e il loro significato. Amo il Salvatore con tutta la mia anima. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.