Capitolo 19
Uniti come famiglia
Una sera, nel giugno del 1978, Billy Johnson tornava a casa a Cape Coast, in Ghana. Lui e altri membri della sua congregazione avevano digiunato, come facevano spesso, ma il digiuno non aveva contribuito a risollevare il suo spirito. Era stanco e scoraggiato perché altri credenti avevano smesso di rendere il culto insieme a lui ed erano tornati alle loro vecchie chiese.
Billy desiderava sentirsi di nuovo spiritualmente ed emotivamente forte. Un paio di mesi prima, una donna, membro della sua congregazione, gli aveva parlato di una rivelazione che aveva ricevuto. “Molto presto verranno i missionari”, aveva detto. “Ho visto degli uomini bianchi venire nella nostra chiesa. Ci abbracciavano e si univano a noi nel rendere il culto”. Un’altra donna annunciò di aver ricevuto una rivelazione simile. Billy stesso aveva sognato alcuni uomini bianchi che entravano nella sua cappella e dicevano: “Siamo vostri fratelli e siamo venuti a battezzarvi”. In seguito, aveva sognato gente di colore proveniente da ogni dove che si univa alla Chiesa.
Tuttavia, Billy non riusciva ad allontanare lo scoraggiamento.
Si stava facendo tardi, ma non riusciva a dormire. Una forte impressione lo portò ad ascoltare alla radio la British Broadcasting Corporation (BBC), cosa che non faceva da anni.
Trovò la radio, un modello marrone con quattro manopole d’argento vicino alla base. La radio prese vita quando la accese. Girò le manopole e il puntatore rosso iniziò ad andare avanti e indietro. Purtroppo, non riusciva a trovare il canale.
Poi, dopo un’ora di ricerca, Billy riuscì finalmente a sentire il notiziario della BBC. Il giornalista annunciò che il presidente de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni aveva ricevuto una rivelazione. Tutti gli uomini degni della Chiesa, a prescindere dalla razza, ora potevano detenere il sacerdozio.
Billy crollò, scoppiando in lacrime di gioia. L’autorità del sacerdozio sarebbe finalmente arrivata in Ghana.
Come la stragrande maggioranza dei santi, Ardeth Kapp, seconda consigliera della presidenza generale delle Giovani Donne, festeggiò quando seppe che tutti gli uomini degni potevano ricevere il sacerdozio. “Un’altra nuova rivelazione, e questa è bellissima”, rifletté. “Quanto siamo benedetti, quanto siamo grati che un profeta ci guidi in questi ultimi giorni”.
L’annuncio della rivelazione sul sacerdozio giunse non molto tempo dopo che Ruth Funk, presidentessa generale delle Giovani Donne, aveva informato Ardeth che la loro presidenza sarebbe stata rilasciata con onore. La notizia aveva sorpreso tutti. La maggior parte delle presidenze precedenti aveva servito per almeno un decennio. La sua presidenza sarebbe terminata dopo solo cinque anni e mezzo.
Ardeth stava lottando per comprendere i tempi del Signore. Servire le giovani donne le aveva dato una nuova motivazione. Ora che la sua chiamata stava volgendo al termine, che cosa aveva in serbo per lei il futuro?
“A quarantasette anni non credo che sia tutto finito, soprattutto in un periodo in cui sono più preparata che mai a capire e a vedere il quadro generale”, scrisse nel suo diario. Sapeva di avere altro da offrire. “Eppure”, scrisse, “in questo momento non vedo l’opportunità di avere un grande impatto”.
Il rilascio fu particolarmente difficile perché la presidenza delle Giovani Donne voleva fare molto altro ancora. I primi anni del loro servizio erano stati rallentati da cambiamenti organizzativi nella Chiesa. Il nome AMM del Sacerdozio di Aaronne si era rivelato poco pratico e aveva lasciato le persone confuse su come le giovani donne si inserissero nel programma. Dopo la morte del presidente Harold B. Lee, la nuova Prima Presidenza aveva smesso di usare il nome “Associazione di mutuo miglioramento” e aveva creato due diverse organizzazioni di giovani: le Giovani Donne e il Sacerdozio di Aaronne.
Anche dopo questi cambiamenti, Ardeth e altre dirigenti delle Giovani Donne continuarono a non essere sicure del posto che avevano le giovani donne nella struttura della Chiesa. Inizialmente, i cambiamenti crearono dei canali di comunicazione che non permettevano alla presidenza generale di addestrare o di contattare direttamente le dirigenti locali delle Giovani Donne. Al contrario, dovevano trasmettere i loro messaggi tramite i dirigenti locali del sacerdozio. Anche se da allora la comunicazione con i dirigenti locali era migliorata, la presidentessa generale delle Giovani Donne aveva ancora pochi contatti con la Prima Presidenza o con il Quorum dei Dodici, poiché la maggior parte dei contatti con loro avveniva tramite un membro dei Settanta che fungeva da intermediario.
La presidenza delle Giovani Donne aveva fatto del suo meglio per andare avanti. All’inizio della sua chiamata, la presidentessa Funk aveva deciso di sviluppare un programma per aiutare le giovani donne a nutrire la loro spiritualità, a raggiungere obiettivi personali e a onorare i ruoli di moglie e madre, che riteneva fossero sotto l’attacco dei mass media più popolari.
Il nuovo programma fu presentato nel 1977. Chiamato “Il mio Progresso personale”, incoraggiava le giovani donne a sviluppare capacità in sei aree: consapevolezza spirituale, servizio compassionevole, economia domestica, attività all’aperto e mondo della natura, arti culturali e istruzione, e perfezionamento personale e sociale. Inoltre, incoraggiava le giovani donne a tenere un diario, cosa che il presidente Kimball aveva invitato tutti i Santi a fare. Quello stesso anno, Ardeth pubblicò un bestseller, Miracles in Pinafores and Bluejeans [miracoli in scamiciato e in blue jeans] che raccontava storie passate e presenti della sua vita e di eroiche giovani donne.
Alla fine di giugno del 1978, Ardeth e altri dirigenti della Chiesa si trovarono a Nauvoo, nell’Illinois, per la dedicazione del Monument to Women Memorial Garden [giardino memoriale in onore delle donne]. Il giardino di quasi un ettaro dava risalto a dodici statue di donne in diversi stadi della vita, con particolare enfasi sulla maternità. Insieme a una trasmissione generale via satellite per le donne che si sarebbe tenuta più avanti quell’anno — una delle prime nella Chiesa — il monumento fu progettato per onorare l’importanza delle donne nel piano del Vangelo, per confermare il loro contributo come mogli e madri e per commemorare la fondazione della Società di Soccorso avvenuta nel 1842. Il giorno della dedicazione pioveva, ma duemilacinquecento donne furono presenti alla cerimonia sotto un enorme tendone
Alcune settimane dopo la dedicazione, la Prima Presidenza rilasciò onorevolmente la presidenza generale delle Giovani Donne. Ora Ardeth si sentiva meglio al riguardo. “In questo momento”, scrisse, “mi sento più ottimista, più impegnata, più fiduciosa e più grata di quanto riesca a esprimere”.
Il vescovo di Ardeth la chiamò presto a servire come consulente delle Laurette del suo rione che erano al primo anno. Era ansiosa di attingere alla sua recente esperienza nella presidenza generale per istruire e addestrare queste ragazze di sedici anni. Nel suo diario, scrisse: “Con l’aiuto del Signore, credo veramente di poter raggiungere ciascuna di loro”.
Il 29 settembre 1978 il presidente Kimball parlò a un seminario a Salt Lake City per i rappresentanti regionali della Chiesa. “Abbiamo l’obbligo, il dovere, il mandato divino”, disse, “di predicare il Vangelo in ogni nazione e ad ogni creatura”.
La Chiesa contava più di quattro milioni di membri e cresceva di oltre centomila convertiti l’anno. Ma c’erano persone ovunque che avevano ancora bisogno del Vangelo. Lui sentiva l’urgenza di raggiungerle. “Non abbiamo neanche scalfito la superficie”, dichiarò.
Più di ventiseimila missionari stavano servendo a tempo pieno in tutto il mondo, molti di più di quanti potessero essere addestrati nelle strutture esistenti. Per preparare questo vasto gruppo, i dirigenti della Chiesa avevano da poco costruito il Centro di addestramento per i missionari a Provo, nello Utah, dove i nuovi missionari si sarebbero recati per un periodo da quattro o otto settimane per studiare una delle venticinque diverse lingue disponibili, compresa la lingua dei segni per i sordi.
Nuove aree in cui svolgere l’opera si aprivano continuamente. Con l’incoraggiamento del presidente Kimball, David Kennedy, rappresentante personale della Prima Presidenza, aveva recentemente aiutato la Chiesa a essere riconosciuta ufficialmente in Portogallo e in Polonia. Ora stava operando allo stesso modo in India, Sri Lanka, Pakistan, Ungheria, Romania e Grecia; ma c’era ancora molto altro da fare.
Nel suo discorso tenuto davanti ai rappresentanti regionali, il presidente Kimball menzionò i credenti del Ghana e della Nigeria. “Hanno già aspettato molto a lungo”, disse. “Possiamo chiedere loro di aspettare ancora?”. Lui non pensava che fosse il caso. “Che cosa dire di Libia, Etiopia, Costa d’Avorio, Sudan e altri paesi?”, chiese. “Questi sono nomi che devono suonarci familiari come lo sono diventati Giappone, Venezuela, Nuova Zelanda e Danimarca”.
Anche la Cina, l’Unione Sovietica e molte altre nazioni avevano bisogno del vangelo restaurato, ma non avevano ancora riconosciuto ufficialmente la Chiesa e non avevano congregazioni locali. “Ci sono quasi tre miliardi di persone che vivono sulla terra in nazioni in cui il Vangelo ora non viene predicato”, disse. “Se solo potessimo avere un piccolo inizio in ogni nazione, presto i convertiti di ogni stirpe e lingua potrebbero farsi avanti come luci per il loro popolo e il Vangelo sarebbe quindi predicato in tutte le nazioni prima della venuta del Signore”.
Voleva che i Santi pregassero e si preparassero. Pensava che le barriere che impedivano la crescita della Chiesa sarebbero rimaste fino a quando i Santi non fossero stati pronti a farle cadere. La Chiesa aveva bisogno che i suoi membri, giovani e vecchi, imparassero le lingue e svolgessero una missione. “L’unica pace duratura che può giungere è la pace del vangelo di Gesù Cristo”, disse ai rappresentanti regionali. “Dobbiamo portarla dappertutto a tutti”.
Il giorno dopo, il Tabernacolo di Salt Lake era completamente pieno per la Conferenza generale. Su richiesta del presidente Kimball, il suo consigliere N. Eldon Tanner si avvicinò al pulpito e lesse la dichiarazione della Prima Presidenza che annunciava che tutti gli uomini degni potevano detenere il sacerdozio, a prescindere dalla razza.
“Riconoscendo Spencer W. Kimball come profeta, veggente e rivelatore e presidente de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, si propone che noi, come assemblea costituente, accettiamo questa rivelazione come parola e volontà del Signore”.
Chiese a tutti coloro che erano a favore di alzare la mano destra e una marea di mani si levò in aria. Chiese se vi fossero dei contrari. Non una sola mano si alzò.
Poco dopo la Conferenza, il presidente Kimball si sedette alla fine di un lungo tavolo in una sala riunioni dell’Edificio amministrativo della Chiesa. Insieme a lui c’erano i suoi consiglieri, diverse autorità generali e due coppie più anziane, Edwin e Janath Cannon e Rendell e Rachel Mabey. I Cannon e i Mabey avevano appena accettato di servire come primi missionari nell’Africa occidentale, anche se la chiamata significava che Janath avrebbe dovuto essere rilasciata come prima consigliera della presidenza generale della Società di Soccorso.
Il gruppo discusse l’incarico dei missionari e le difficoltà che probabilmente avrebbero dovuto affrontare nel prendere contatto con i credenti in Ghana e in Nigeria. Quando giunse il momento di concludere la riunione, quaranta minuti dopo, il presidente Kimball ringraziò le coppie per la loro fedeltà.
“Ci sono altre domande?”, chiese.
L’anziano Mabey guardò gli altri missionari. “Solo una per il momento”, disse. “Tra quanto tempo vuole che partiamo?”.
Il presidente Kimball sorrise.
Rudá Martins fu il primo membro della sua famiglia a venire a sapere della rivelazione sul sacerdozio. Quando la notizia si diffuse, le linee telefoniche nel loro quartiere di Rio de Janeiro non funzionavano, quindi un’amica di famiglia aveva viaggiato quaranta minuti in autobus per comunicargliela. La giovane aveva bussato alla porta, gridando che aveva delle novità.
“Ho sentito che la Chiesa ha ricevuto una rivelazione”, disse, spiegando a Rudá che ora tutti gli uomini degni potevano detenere il sacerdozio.
Helvécio era al lavoro, quindi Rudá dovette aspettare per dirglielo. “Ho notizie meravigliose!”, gli disse quando finalmente tornò a casa. “Helvécio, deterrai il sacerdozio”.
Helvécio rimase senza parole. Non riusciva a crederci. Poi il telefono cominciò a squillare e lui rispose. Dall’altra parte c’era un collega di Salt Lake City.
“Ho tra le mani la dichiarazione ufficiale”, disse il collega, “e ora te la leggo”.
Dopo che Helvécio ebbe riagganciato il telefono, lui e Rudá piansero mentre offrivano una preghiera di gratitudine al loro Padre Celeste. Mancavano solo pochi mesi alla dedicazione del Tempio di San Paolo. E ora avrebbero potuto ricevere la loro investitura ed essere suggellati insieme ai loro quattro figli.
Due settimane dopo, Helvécio e Marcus ricevettero il Sacerdozio di Aaronne. Una settimana dopo, Helvécio fu ordinato anziano e conferì immediatamente il Sacerdozio di Melchisedec a Marcus. Marcus era fidanzato con una missionaria ritornata, Mirian Abelin Barbosa, e avevano già inviato gli inviti per il loro matrimonio. Ciò nonostante, decisero di posticiparlo in modo che Marcus potesse svolgere una missione.
All’inizio di novembre del 1978, i Martins parteciparono alla dedicazione del tempio. Rudá si sedette con il coro vicino al presidente Kimball e ad altre autorità generali che erano andate lì per la cerimonia. Helvécio era seduto tra la congregazione con i loro figli. Ai missionari delle quattro missioni brasiliane era stato dato il permesso di partecipare alla dedicazione, così anche Marcus, che ora era un missionario a tempo pieno nella Missione di San Paolo Nord, poté partecipare.
Alcuni giorni dopo, il 6 novembre, Rudá, Helvécio e Marcus ricevettero la loro investitura. Furono poi mandati in una sala dei suggellamenti, dove Marcus funse da testimone mentre Rudá e Helvécio furono suggellati per il tempo e per l’eternità. I tre figli più piccoli furono portati nella stanza, vestiti di bianco.
“Mamma”, chiese la figlia di tre anni della coppia, “che cosa faremo qui?”.
“Ci inginocchieremo a questo tavolo”, disse Rudá, riferendosi all’altare, “e saremo uniti come famiglia”.
La bambina allora disse: “Sono felice che sarò davvero tua figlia”.
“Sei già mia figlia”, la rassicurò Rudá.
La famiglia prese posto attorno all’altare e il suggellatore celebrò la cerimonia. Dei loro figli, solo Marcus era grande abbastanza da comprendere appieno il significato di quel momento. Ognuno dei figli sembrava tuttavia percepire la meraviglia e la felicità presenti nella sala. Per Rudá e Helvécio, vedere la loro famiglia nel tempio fu bellissimo. Erano sopraffatti dalla gioia.
“Ora sono miei”, pensò Rudá. “Sono davvero miei”.
Dopo il suo battesimo, Katherine Warren si recava spesso nella città di Baton Rouge, in Louisiana, circa centotrenta chilometri a nord-ovest della sua casa a New Orleans, per studiare la Bibbia con la sua famiglia estesa. Molti di loro avevano da poco iniziato a frequentare una chiesa pentecostale della zona. Katherine avrebbe apportato allo studio degli spunti tratti dal vangelo restaurato, ma stava attenta a non tediare i suoi parenti con il suo entusiasmo per la Chiesa. “Non voglio riempirvi di informazioni tutte in una volta”, disse loro.
Quando venne a conoscenza della rivelazione sul sacerdozio, tuttavia, Katherine non riuscì a trattenersi. Katherine chiamò sua nipote Betty Baunchand per darle la notizia. La famiglia di Betty aveva studiato la Bibbia con lei, ma non sapeva molto della Chiesa e non comprendeva l’importanza della rivelazione.
Il vescovo di Katherine invece la comprendeva. La chiamò subito. “Sorella Katherine”, disse, “sei al corrente di quello che sta succedendo adesso?”.
“Sì”, rispose.
Il vescovo non sapeva esattamente cosa dire. “Sei una brava persona”, disse alla fine. “Sto pensando di fare di te una missionaria”.
Un mese dopo l’annuncio, Freda Beaulieu, l’altra donna di colore del Rione di New Orleans, viaggiò per oltre milleseicento chilometri fino al tempio più vicino, a Washington, DC, dove ricevette l’investitura e fu suggellata per procura al suo defunto marito.
Sebbene le benedizioni del tempio fossero ora disponibili per la prima volta per lei e molte altre persone, Katherine non andò subito al tempio, ma rese grazie al Suo Padre Celeste.
Un giorno, Severia, il marito di Betty Baunchand, vide un collega che leggeva un Libro di Mormon. Avendo già parlato della Chiesa con Katherine, Severia avviò con lui una conversazione. L’uomo chiese a Severia se voleva incontrare i missionari. “Va bene”, disse Severia, “falli venire”.
Gli anziani gli fecero visita quella sera e tennero la prima delle sette lezioni del Sistema uniforme per insegnare alle famiglie, che era l’ultima versione delle lezioni missionarie della Chiesa. Pubblicate nel 1973, le lezioni erano disponibili in venti lingue, compreso l’inglese, e iniziavano con un’introduzione sulla Prima Visione, il Libro di Mormon e la restaurazione del sacerdozio.
La famiglia apprezzò la lezione e programmò un’altra visita dei missionari. Sia Betty che Severia erano ansiosi di saperne di più e invitarono altri familiari a partecipare agli incontri. Ben presto, casa Baunchand si ritrovò piena ogni volta che i missionari erano lì.
Un fine settimana, mentre Katherine faceva visita alla famiglia, sentì Betty parlare al telefono. “No”, disse Betty, “andremo un’altra volta. Mia zia è qui in visita da New Orleans”.
“Chi è?”, chiese Katherine.
“Gli anziani della Chiesa degli Ultimi Giorni”. Stavano invitando la famiglia a partecipare alle riunioni domenicali.
“Di’ loro di sì”.
Così quella domenica, tutti i membri della famiglia parteciparono alle riunioni a Baker, in Louisiana. E durante le lezioni successive con i missionari, tutti si impegnarono a obbedire alla Parola di Saggezza e alla legge della castità, a pagare la decima, ad accettare Gesù Cristo come loro Salvatore e Redentore e a perseverare fino alla fine.
Circa due settimane dopo la loro prima visita in chiesa, i Baunchand telefonarono a Katherine. “Indovina un po’?”, dissero. “Ci battezziamo, e tu devi venire al nostro battesimo!”.
Il giorno del battesimo, la casa di riunione era gremita. Centodieci membri della Chiesa erano venuti per accogliere Betty e Severia e altri undici parenti di Katherine nel loro rione. La sala culturale e la zona del fonte battesimale erano in costruzione, quindi l’intera cerimonia si svolse al freddo. Ma lo Spirito era potente, e riscaldò tutti nella sala.
Katherine pianse mentre avvolgeva negli asciugamani asciutti i suoi familiari appena battezzati. “È stato un momento per il quale ho aspettato e pregato a lungo”, disse in seguito. Amava la Chiesa e voleva che i membri di colore come lei e la sua famiglia ricevessero tutte le benedizioni che offriva.
Sapeva che il Salvatore teneva lo sguardo sui Santi.
Il 18 novembre 1978, Anthony Obinna si avvicinò solennemente a tre americani — una donna e due uomini — che lo aspettavano nella casa di riunione della sua congregazione nel sudest della Nigeria. Anthony era giunto non appena aveva saputo del loro arrivo. Li aveva aspettati per più di dieci anni.
Gli americani erano l’anziano Rendell Mabey, la sorella Rachel Mabey e l’anziano Edwin Cannon. Chiesero: “Sei tu Anthony Obinna?”.
“Sì”, rispose Anthony, ed entrarono nella casa di riunione. L’edificio era lungo circa nove metri. Le lettere “LDS” [SUG] adornavano il muro sopra una porta e le parole “Casa missionaria” erano sopra un’altra porta. Proprio sotto il tetto qualcuno aveva dipinto le parole “santi degli ultimi giorni nigeriani”.
“È stata un’attesa lunga e difficile”, disse Anthony ai visitatori, “ma ora non ha importanza. Finalmente siete arrivati”.
“Davvero una lunga attesa”, disse l’anziano Cannon, “ma ora il Vangelo è davvero qui in tutta la sua pienezza”.
I missionari chiesero a Anthony di raccontare la sua storia, egli quindi disse loro che aveva quarantotto anni e che era l’assistente del direttore scolastico in una scuola vicina. Raccontò di come anni prima avesse sognato il Tempio di Salt Lake e ciò che accadde in seguito quando vide un’immagine di questo tempio in una vecchia rivista. Prima di allora non aveva mai sentito parlare della Chiesa. “Ma là, davanti ai miei occhi”, disse Anthony, con voce emozionata, “c’era proprio l’edificio che avevo visitato nel mio sogno”.
Parlò ai missionari del suo attento studio del vangelo restaurato di Gesù Cristo, della sua corrispondenza con LaMar Williams e del suo dolore per la continua mancanza di una presenza della Chiesa in Nigeria. Rese anche testimonianza della sua fede e del suo rifiuto di rinunciare alla speranza, anche quando lui e i suoi compagni di fede avevano affrontato persecuzioni a causa della loro devozione alla verità.
Dopo che Anthony ebbe finito di raccontare la sua storia, l’anziano Mabey chiese di parlare con lui in privato. Entrarono nella stanza vicina, e l’anziano Mabey chiese se ci fossero leggi in Nigeria che limitassero il battesimo poiché la Chiesa non era ancora legalmente registrata. Anthony disse che non ce n’erano.
“Bene”, disse l’anziano Mabey, “sono felice di sentirtelo dire. Nelle prossime settimane dovremo viaggiare molto per visitare altri gruppi come il tuo”. Disse che per visitare quei gruppi ci sarebbero volute da cinque a sei settimane e che poi i missionari potevano tornare a battezzare Anthony e il suo gruppo.
“No, per favore”, disse Anthony. “‘So che ci sono molte altre persone, ma noi abbiamo aspettato per tredici anni’. Guardò negli occhi dell’anziano Mabey. “Se è umanamente possibile”, disse Anthony, “proceda ora con i battesimi”.
“La maggior parte della sua gente è veramente pronta?”, chiese l’anziano Mabey.
“Sì, assolutamente sì!”, rispose Anthony. “Battezziamo ora coloro che sono più forti nella fede e continuiamo a insegnare agli altri”.
Tre giorni dopo, Anthony si incontrò con l’anziano Mabey per parlare di come dirigere un ramo della Chiesa. Fuori, i bambini cantavano un nuovo inno che avevano imparato dai missionari:
Presto, Anthony, i missionari e gli altri credenti si riunirono sulla riva in una rientranza appartata del fiume Ekeonumiri. L’ansa era larga circa nove metri, circondata da fitti cespugli e alberi verdi. Chiazze di luce brillante filtravano tra gli alberi e danzavano sulla superficie dell’acqua, mentre pesciolini colorati nuotavano avanti e indietro vicino alla riva.
L’anziano Mabey entrò nell’acqua e prese Anthony per mano. Anthony sorrise e lo seguì. Dopo essersi messo a posto, Anthony strinse il polso dell’anziano Mabey e il missionario alzò la mano destra.
“Anthony Uzodimma Obinna”, disse, “essendo stato incaricato da Gesù Cristo, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Anthony sentì che l’acqua lo avvolgeva mentre l’anziano Mabey lo immergeva. E quando uscì dall’acqua, la folla lungo la riva fece un sospiro collettivo — seguito da gioiose risate.
Dopo che Fidelia, la moglie di Anthony, e altre diciassette persone furono battezzate, il gruppo tornò alla casa di riunione. Anthony e tre dei suoi fratelli — Francis, Raymond e Aloysius — furono ordinati all’ufficio di sacerdote nel Sacerdozio di Aaronne. L’anziano Mabey mise a parte Anthony come presidente del Ramo di Aboh, con Francis e Raymond come suoi consiglieri.
Con l’autorità del sacerdozio che deteneva, Anthony mise poi a parte Fidelia come presidentessa della Società di Soccorso di ramo.