La gratitudine
«La gratitudine può essere accresciuta meditando costantemente sulle benedizioni ricevute e ringraziando per queste nelle nostre preghiere quotidiane».
Essendo cresciuti nella parte meridionale dell’Utah, alcuni di noi cercarono impiego presso le tante stazioni di servizio lungo la statale 91, che porta diritto a St. George. Mio fratello minore, Paul, allora diciottenne, lavorava alla Tom’s Service, una stazione di servizio a circa tre isolati da casa.
Un giorno d’estate, arrivò un’auto targata New York e, fermatasi presso la pompa di benzina, il conducente chiese che gli venisse fatto il pieno. (Quanti fra voi hanno meno di trent’anni sappiano che a quel tempo il servizio comprendeva il pieno, il lavaggio dei vetri e il controllo dell’olio). Paul era appunto intento a lavare il parabrezza, quando il conducente gli chiese quanto distasse il Grand Canyon. Paul rispose che distava circa 360 chilometri.
«Da tutta la vita aspetto di vedere il Grand Canyon», esclamò l’uomo. «È bello?»
«Non ne ho idea», rispose Paul. «Non ci sono mai stato».
«Vuole dire», replicò l’uomo stupito, «che non ha mai visto una delle sette meraviglie del mondo, sebbene viva a meno di un paio d’ore di strada?»
«Proprio così», ammise Paul.
Dopo un momento, l’uomo disse: «Beh, credo di riuscirla a capire. Io e mia moglie viviamo a Manhattan da più di vent’anni e non abbiamo mai visitato la Statua della Libertà».
«Là ci sono stato!» esclamò Paul.
Non trovate buffo che spesso si compiano lunghi viaggi per vedere le meraviglie naturali o compiute dall’uomo, ignorando poi le bellezze che ci circondano quotidianamente?
È nella natura umana, suppongo, cercare la felicità altrove. Carriera, benessere economico e beni materiali possono offuscare la nostra prospettiva e spesso conducono a una mancanza di apprezzamento delle tante benedizioni di cui già siamo beneficiari.
Domandarsi continuamente il perché non ci sia stato concesso di più, conduce ad una situazione di precarietà. Meditare su quanto ci sia stato concesso, invece, è un atto di positiva umiltà.
Un antico proverbio recita così: «La più grande ricchezza è essere contenti con poco».
Nella lettera ai Filippesi, Paolo scrisse: «Non lo dico perché io sia in bisogno, giacché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo» (Filippesi 4:11).
Alma impartì al figlio Helaman un insegnamento che ogni padre dovrebbe a sua volta impartire ai propri figli: «Prendi consiglio dal Signore in tutte le tue azioni, ed Egli ti dirigerà per il bene; sì, quando ti corichi la sera, coricati nel Signore, affinché egli possa vegliare su di te durante il sonno; e quando ti alzi al mattino, che il tuo cuore sia pieno di gratitudine verso Dio; e se farai queste cose, sarai elevato all’ultimo giorno» (Alma 37:37).
Alma dice: « … che il tuo cuore sia pieno di gratitudine verso Dio». Il Signore desidera che Lo ringraziamo. In Tessalonicesi, leggiamo: «In ogni cosa rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1 Tessalonicesi 5:18).
Quali detentori del sacerdozio, dobbiamo continuamente sforzarci di accrescere la nostra gratitudine. La gratitudine può essere accresciuta meditando costantemente sulle benedizioni ricevute e ringraziando per queste nelle nostre preghiere quotidiane.
Il presidente David O. McKay ha detto: «Chiunque, avendo tirato la tenda e chiuso la porta della propria stanza, si inginocchia per pregare il Signore e chiedere il Suo aiuto, dovrebbe innanzitutto ringraziarLo per la salute, gli amici, le persone care, il Vangelo, la testimonianza dell’esistenza di Dio. Dovrebbe per prima cosa ricordare le benedizioni avute e nominarle una per una» (relazione sulla conferenza, aprile 1961, 7-8).
Ogni nostra preghiera deve includere una costante espressione di gratitudine. Spesso, pregando, chiediamo benedizioni che, data la nostra limitata prospettiva, pensiamo assolutamente necessarie. Se da un lato il Signore risponde alle preghiere secondo la Sua volontà, dall’altro sarà sicuramente lieto quando diciamo umili preghiere di ringraziamento.
Fratelli, la prossima volta che preghiamo, invece di fare continue richieste al Signore, ringraziamoLo di cuore per tutte le cose che ci ha concesse.
Il presidente Joseph F. Smith ci ha insegnato che «Lo spirito di gratitudine è benefico poiché ci fa sentire disposti ad aiutare il prossimo. Esso porta amore e amicizia, ed esercita su tutti un’influenza divina. La gratitudine è la memoria del nostro cuore» (Joseph F. Smith, Dottrina evangelica, 262).
Nell’ottobre 1879, un gruppo di coraggiosi individui provenienti da diverse cittadine situate nella parte sud-occidentale dell’Utah, fu chiamato a costruire una nuova strada e colonizzare quella che oggi è conosciuta come la contea di San Juan, nella parte sud-orientale dello stato. Il viaggio sarebbe dovuto durare sei settimane, invece durò sei mesi. Gli sforzi e i sacrifici di quelle persone sono ben documentati, in particolar modo il compito ritenuto impossibile di attraversare il fiume Colorado, in un luogo chiamato Hole-in-the-Rock. Quanti hanno visitato il suddetto luogo, si sono meravigliati del fatto che carri e animali siano stati fatti calare attraverso una fenditura nella parete del canyon di roccia rossa per giungere al fiume Colorado, situato molto più in basso. Attraversato il Colorado, però, il gruppo dovette affrontare altre dure prove, prima di giungere nella contea di San Juan. Spossati, all’inizio dell’aprile del 1880, si trovarono di fronte all’ultimo ostacolo: Comb Ridge, un blocco di pietra desertica che presenta una parete di roccia ripidissima alta quasi 350 metri.
Centoventi anni più tardi, la mia famiglia si arrampicò sul Comb Ridge, in un giorno di primavera. Era ripidissimo e assai pericoloso. Non riuscivo a immaginare come dei carri, animali, uomini, donne e bambini avessero potuto scalarlo. Sulla roccia erano visibili le tracce lasciate dalle ruote dei carri. In esse si poteva notare tutta la fatica compiuta nel corso dell’impresa. Come dovettero sentirsi quelle persone una volta superata la prova? L’amarezza ebbe forse il sopravvento su di loro a causa dei mesi trascorsi fra privazioni e difficoltà? Criticarono i loro dirigenti, i quali li avevano costretti a sopportare una così ardua impresa, per la quale avevano rinunciato a molte cose? Le nostre domande trovarono risposta non appena giungemmo sulla cima di Comb Ridge. Nella roccia rossastra si leggevano queste parole, incise tanti anni prima: «Ti ringraziamo, o Signore».
Fratelli, prego il Signore affinché possiamo avere un cuore pieno di gratitudine e apprezzamento per ciò che abbiamo, senza lasciarci ossessionare da ciò che non abbiamo. Quali detentori del sacerdozio, adottiamo un’attitudine di gratitudine in ogni cosa che facciamo, questa è la mia preghiera, nel nome di Gesù Cristo. Amen.