Un passaggio fino in chiesa
Quando avevo sette anni, i miei genitori seguivano una famiglia meno attiva del rione, composta dalla madre sola e da due figli. Io e mio fratello maggiore, John, avevamo la stessa età dei due bambini, Robin e Shannon, così sembrava giusto che cercassimo di stringere un rapporto d’amicizia con loro.
Questa famiglia non aveva una macchina, pertanto mio padre si offrì di andarli a prendere a casa nella cittadina vicina e di portarli in chiesa, e viceversa. Ricordo i giorni quando papà ci chiamava per accompagnarlo per andare a prenderli. A quel tempo ci andavo mal volentieri, ma nonostante i miei lamenti papà continuava a dar loro passaggi sino a quando iniziarono a partecipare attivamente ed ebbero una propria automobile. Presto Robin e Shannon furono battezzati e confermati, la loro mamma iniziò a prendere parte alla Società di Soccorso. Allora non mi resi conto delle ripercussioni positive che sarebbero scaturite grazie a questo atto di servizio.
Pochi mesi prima che iniziassi il mio ottavo anno scolastico, mio padre morì. Ad aggravare il mio dolore, ero insicuro del mio aspetto fisico e non avevo amici. Iniziai a soccombere alla disperazione e trascorrevo la pausa pranzo andando e ritornando da casa a piedi, perché non potevo sopportare di sedermi da solo.
Quello stesso anno la famiglia che avevamo aiutato si trasferì nello stesso nostro distretto scolastico e Shannon iniziò a frequentare la mia scuola. Diventammo immediatamente amici. Mi sentivo accettato e non ero più tanto triste. Sapere che qualcuno era felice di essere mio amico fece crescere la mia fiducia in me stesso e la mia stima personale. Non dovevo più rimanere da solo durante la pausa pranzo.
La nostra amicizia si fece più profonda alle superiori. Quando i nostri fratelli maggiori partirono per andare al college e in missione, io e Shannon divenimmo l’uno per l’altro fratelli sostitutivi. Ricevemmo il nostro riconoscimento Aquila Scout alla medesima cerimonia, andammo alla stessa università, partimmo in missione durante la stessa estate e poi divenimmo compagni di stanza. Ci sposammo entrambi nel Tempio di Salt Lake con donne meravigliose e i nostri primogeniti nacquero a tre mesi di distanza.
Una sera, poco prima del matrimonio di Shannon, iniziammo a parlare della nostra fanciullezza. Gli raccontai come mi aveva aiutato a vincere la mia insicurezza e ad affrontare la morte di mio padre. Fu la sua amicizia, aggiunsi, che mi aveva aiutato a cambiare in meglio. Fu poi Shannon che mi spiegò che se mio padre non avesse dato alla sua famiglia i passaggi in macchina, egli non sarebbe andato in chiesa, come neppure in missione, e che non sarebbe stato suggellato nel tempio.
Durante quella conversazione lo Spirito mi toccò fortemente, mentre mi rendevo conto di quante benedizioni avesse portato quel semplice passaggio fino alla chiesa. Riflettendo sulla nostra amicizia, capii che mio padre non solo aveva aiutato a salvare la famiglia di Shannon, ma aveva anche preparato un amico che avrebbe contribuito a salvare il proprio figlio.