2010
Vegliando con ogni perseveranza
Maggio 2010


Vegliando con ogni perseveranza

Un sistema di preavvertimento spirituale… può essere di aiuto ai genitori in Sion per vegliare e avere discernimento riguardo ai loro figli.

Elder David A. Bednar

Di recente stavo guidando sotto una pioggia battente che picchiettava sul parabrezza. Al lato della strada, un cartello elettronico avvertiva per tempo: «Manto stradale scivoloso». L’asfalto su cui guidavo sembrava abbastanza sicuro, ma quell’informazione vitale mi permise di prepararmi contro dei possibili rischi che non avevo previsto e non potevo ancora vedere. Proseguendo verso la mia destinazione, rallentai facendo attenzione ad altre indicazioni di pericolo.

Ci sono segnali di preavvertimento in molteplici aspetti della nostra vita. Ad esempio, la febbre può essere il primo sintomo di una malattia; vari indicatori finanziari e del mercato del lavoro vengono impiegati per una previsione dell’andamento dell’economia locale o nazionale; e a seconda del luogo in cui viviamo potremmo ricevere un allarme di alluvione, valanga, uragano, maremoto, tornado o tempesta.

Inoltre, abbiamo la benedizione di avere degli avvertimenti spirituali che ci giungono anticipatamente come fonte di protezione e guida nella nostra vita. Ricordate come Noè fu avvisato da Dio di cose che non si vedevano ancora e «preparò un’arca per la salvezza della propria famiglia» (Ebrei 11:7).

Lehi fu avvertito di abbandonare Gerusalemme e di portare la sua famiglia nel deserto, perché la gente cui aveva dichiarato il pentimento cercava di ucciderlo (vedere 1 Nefi 2:1–2).

Il Salvatore stesso fu risparmiato tramite un avvertimento angelico: «Ecco un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Lèvati, prendi il fanciullino e sua madre, e fuggi in Egitto, e sta’ quivi finch’io non tel dica; perché Erode cercherà il fanciullino per farlo morire» (Matteo 2:13).

Considerate anche le parole pronunciate dal Signore nella rivelazione nota come Parola di Saggezza: «In conseguenza dei mali e degli intenti che esistono ed esisteranno nel cuore dei cospiratori negli ultimi giorni, vi ho avvertito, e vi preavverto, dandovi questa parola di saggezza mediante rivelazione» (DeA 89:4).

Gli avvertimenti spirituali dovrebbero condurre a una sempre più vigile attenzione. Viviamo in un «giorno di avvertimento» (DeA 63:58) e, poiché siamo stati e saremo avvertiti, dobbiamo «veglia[re] con ogni perseveranza» (Efesini 6:18), come l’apostolo Paolo ci ha ammonito.

Invoco la guida dello Spirito Santo nel descrivere un sistema di preavvertimento spirituale che può essere di aiuto ai genitori in Sion per vegliare e avere discernimento riguardo ai loro figli. Questo sistema è valido per i figli di ogni età ed è costituito da tre principi base: (1) leggere e discutere del Libro di Mormon con i figli, (2) rendere spontaneamente testimonianza delle verità del Vangelo ai figli e (3) invitare i figli che stanno apprendendo il Vangelo ad agire e non solo a subire. I genitori che fedelmente faranno queste cose saranno benedetti con la capacità di riconoscere per tempo i segnali di crescita spirituale o le difficoltà dei figli e saranno meglio preparati a ricevere ispirazione per rafforzarli e aiutarli.

Principio numero uno: leggere e discutere del Libro di Mormon.

Il Libro di Mormon contiene la pienezza del vangelo del Salvatore ed è l’unico libro della cui veridicità il Signore stesso abbia testimoniato (vedere DeA 17:6; vedere anche Russell M. Nelson, «Una testimonianza del Libro di Mormon», Liahona, gennaio 2000, 84). Il Libro di Mormon è davvero la chiave di volta della nostra religione.

Il potere del Libro di Mormon per convincere e convertire deriva sia dal suo essere incentrato su Gesù Cristo che dall’ispirata semplicità e chiarezza dei suoi insegnamenti. Nefi dichiarò: «La mia anima si diletta nella semplicità verso il mio popolo, affinché possano imparare» (2 Nefi 25:4). In questo versetto semplicità non fa riferimento a cose ordinarie o facili, ma denota delle istruzioni chiare e semplici da comprendere.

Il Libro di Mormon è il più corretto di qualsiasi altro libro sulla terra perché è imperniato sulla Verità (vedere Giovanni 14:6; 1 Nefi 13:40), ovvero su Gesù Cristo, e restituisce le cose chiare e preziose che sono state tolte dal vero vangelo (vedere 1 Nefi 13:26, 28–29, 32, 34–35, 40). La combinazione unica di questi due fattori, ossia la centralità di Gesù Cristo e la chiarezza degli insegnamenti, consente di ricevere la potente conferma derivante dalla testimonianza del terzo membro della Divinità, lo Spirito Santo. Pertanto, il Libro di Mormon parla allo spirito e al cuore del lettore come nessun altro volume di Scritture.

Il profeta Joseph Smith insegnò che l’obbedienza ai precetti contenuti nel Libro di Mormon ci avrebbe aiutato ad «avvicina[rci] di più a Dio» di quanto avrebbe fatto qualsiasi altro libro (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph Smith, 67). Leggere e parlare regolarmente del Libro di Mormon dà il potere necessario per resistere alle tentazioni e per infondere sentimenti di amore nella famiglia. Discutere delle dottrine e dei principi del Libro di Mormon dà ai genitori la possibilità di osservare i figli, ascoltarli, imparare da loro e insegnare loro.

I giovani di tutte le età e perfino i bambini possono e hanno un qualche tipo di reazione al particolare spirito del Libro di Mormon. I bambini magari non capiscono tutte le parole e le storie, ma di certo possono sentire uno «spirito familiare» (vedere 2 Nefi 26:16). Le domande che essi pongono, le osservazioni che essi fanno e le conseguenti discussioni costituiscono degli importanti segnali di preavvertimento spirituale. In particolare, tali conversazioni possono aiutare i genitori a discernere ciò che i figli imparano, pensano e sentono in merito alle verità contenute in questo sacro volume di Scritture, e anche le difficoltà che essi affrontano.

Principio numero due: rendere spontaneamente testimonianza

La testimonianza è una conoscenza personale, fondata sulla conferma dello Spirito Santo, che determinati fatti eternamente rilevanti sono veri. Lo Spirito Santo è il messaggero del Padre e del Figlio; egli è l’insegnante di ogni verità e ci guida ad essa (vedere Giovanni 14:26; 16:13). Pertanto «mediante il potere dello Spirito Santo voi potrete conoscere la verità di ogni cosa» (Moroni 10:5).

La conoscenza e la convinzione spirituale che riceviamo dallo Spirito Santo sono il risultato della rivelazione. Cercare e ottenere queste benedizioni richiede un cuore sincero, intento reale e fede in Cristo (vedere Moroni 10:4). Una testimonianza personale, inoltre, comporta responsabilità e affidabilità.

I genitori dovrebbero essere vigili e spiritualmente allerta per cogliere le opportunità che si verificano naturalmente di rendere testimonianza ai loro figli. Tali occasioni non devono essere programmate, pianificate o seguire un copione. Infatti, meno costretta da limiti è questa condivisione, più probabile è che risulti edificante e abbia un’influenza duratura. «E non datevi pensiero in anticipo di ciò che dovrete dire; ma fate continuamente tesoro nella vostra mente delle parole di vita, e vi sarà dato nell’ora stessa la porzione assegnata ad ogni persona» (DeA 84:85).

Ad esempio, una conversazione che nasce spontaneamente tra familiari seduti a cena può essere il contesto perfetto in cui il genitore può spiegare e testimoniare di specifiche benedizioni ricevute nel corso di attività più o meno consuete svolte durante la giornata. Una testimonianza non deve sempre cominciare con la frase «rendo la mia testimonianza». La nostra testimonianza può essere espressa semplicemente con: «So di aver ricevuto ispirazione dal Signore oggi al lavoro», oppure «la verità contenuta in questo versetto è sempre stata una grande guida per me». Simili opportunità di condividere la propria testimonianza possono anche verificarsi quando si viaggia insieme in macchina, in autobus o in tanti altri contesti.

La reazione dei bambini a tali condivisioni spontanee, come pure la loro voglia o riluttanza a parteciparvi, sono dei potenti segnali di preavvertimento spirituale. I commenti di un figlio suscitati da ciò che ha appreso durante lo studio familiare delle Scritture, oppure l’esternazione di dubbi su un principio o pratica del Vangelo possono essere di grande aiuto e condurre i genitori alla comprensione di una specifica esigenza o domanda del figlio. Queste discussioni, soprattutto quando i genitori sono disposti tanto ad ascoltare quanto a parlare, possono generare un ambiente di sostegno e serenità nella casa e facilitare una continua comunicazione su argomenti difficili.

Principio numero tre: invitare i figli ad agire

Nella grandiosa divisione di tutte le creazioni di Dio, ci sono «sia cose per agire che cose per subire» (2 Nefi 2:14). Come figli del nostro Padre celeste, abbiamo ricevuto il dono del libero arbitrio, la capacità e il potere di agire indipendentemente. Investiti del libero arbitrio, siamo dunque agenti e dobbiamo per prima cosa fare e non solo subire, soprattutto nel cercare «l’istruzione… mediante lo studio ed anche mediante la fede» (DeA 88:118).

Nell’apprendere il Vangelo, dovremmo essere «facitori della Parola e non soltanto uditori» (Giacomo 1:22). Il nostro cuore sarà aperto all’influenza dello Spirito Santo se eserciteremo adeguatamente il libero arbitrio e agiremo in base a principi corretti, ricevendo così il Suo potere che insegna e rende testimonianza. I genitori hanno la sacra responsabilità di aiutare i figli ad agire e a cercare l’istruzione mediante la fede. Un figlio non è mai troppo giovane per applicare questo schema di apprendimento.

Dare un pesce a un uomo lo sfama per un solo pasto, ma insegnargli a pescare lo sfama per tutta la vita. Come genitori e insegnanti evangelici, noi non distribuiamo pesci, ma la nostra opera consiste nell’aiutare i nostri figli a imparare a “pescare” e diventare spiritualmente saldi. Questo obiettivo importante può essere raggiunto più facilmente se incoraggiamo i nostri figli ad agire secondo i principi corretti, ossia aiutandoli ad apprendere attraverso l’azione. «Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio» (Giovanni 7:17). Questo processo di apprendimento richiede uno sforzo spirituale, mentale e fisico, non solo di ricevere passivamente.

Invitare i figli che stanno apprendendo il Vangelo ad agire e non solo a subire si fonda sulla lettura e discussione del Libro di Mormon, nonché sulla condivisione spontanea della testimonianza in casa. Immaginate, per esempio, una serata familiare dove i figli sono invitati a partecipare essendosi preparati per fare domande su ciò che stanno leggendo nel Libro di Mormon, o su un argomento recentemente affrontato in una di–scussione sul Vangelo o in una testimonianza spontanea condivisa in casa. Immaginate anche che i figli facciano domande cui i genitori non sappiano rispondere adeguatamente: alcuni genitori potrebbero sentirsi preoccupati all’idea di un approccio alla serata familiare così poco strutturato, ma le migliori serate familiari non sono necessariamente il frutto di una serie di schemi e sussidi visivi preparati, acquistati o scaricati precedentemente. Che gloriosa opportunità hanno le famiglie di investigare le Scritture assieme e di essere ammaestrate dallo Spirito Santo. «Poiché chi predicava non era migliore di chi ascoltava, né l’insegnante era migliore di chi imparava… e tutti lavoravano, ciascuno secondo la sua forza» (Alma 1:26).

Stiamo noi aiutando i nostri figli a divenire persone che agiscono e cercano l’istruzione mediante lo studio e mediante la fede, oppure li abbiamo educati ad aspettare di acquisirla passivamente e a subire? Come genitori, stiamo nutrendo i nostri figli con l’equivalente di un pesce spirituale, o li stiamo continuamente aiutando ad agire, a imparare da sé stessi e a rimanere costanti e fermi? Stiamo aiutando i nostri figli a diventare ansiosamente impegnati a chiedere, cercare e bussare? (Vedere 3 Nefi 14:7).

La comprensione spirituale che noi abbiamo avuto la benedizione di ricevere, e che è stata confermata come veritiera nel nostro cuore, semplicemente non può essere passata ai nostri figli. Il prezzo da pagare per ottenere una conoscenza “propria” è la diligenza e l’apprendimento mediante lo studio ed anche mediante la fede. Solo in questo modo ciò che conosciamo nella mente può anche sentirsi nel cuore. Soltanto così un figlio può crescere e non affidarsi alla conoscenza spirituale e alle esperienze dei genitori e degli adulti, ma rivendicare tali benedizioni per sé stesso. Solamente in questo modo i nostri figli possono prepararsi spiritualmente per le prove della mortalità.

Promessa e testimonianza

Rendo testimonianza che i genitori che leggono e discutono il Libro di Mormon regolarmente con i loro figli, che condividono con loro spontaneamente la loro testimonianza e che li invitano, nell’apprendere il Vangelo, ad agire e non solo a subire saranno benedetti con occhi che potranno vedere lontano (vedere Mosè 6:27) e con orecchie che potranno udire il suono del corno (vedere Ezechiele 33:2–16). Il discernimento spirituale e l’ispirazione che riceverete dalla combinazione di queste tre sacre abitudini vi permetteranno di essere delle sentinelle sulla torre per la vostra famiglia, «vegliando con ogni perseveranza» (Efesini 6:18) per essere una benedizione per la vostra famiglia e posterità. Questo vi prometto e attesto nel sacro nome del Signore Gesù Cristo. Amen.