Le fondamenta della nostra fede
Questo articolo è un estratto del discorso fatto ai professori e agli studenti della Harvard Law School il 26 febbraio 2010.
In qualità di apostolo sono chiamato in tutto il mondo come testimone della dottrina, opera e autorità di Cristo. In tale veste rendo testimonianza della verità dei fondamenti della nostra fede.
Noi Santi degli Ultimi Giorni sappiamo che le nostre dottrine e valori non sono compresi da molti tra coloro che non sono della nostra fede. Ciò fu dimostrato dallo studio su scala nazionale di Gary C. Lawrence, pubblicato nel suo recente libro How Americans View Mormonism [Come gli americani vedono il mormonismo]. Tre quarti delle persone su cui è stato compiuto lo studio ha associato la nostra chiesa ad alte norme morali, ma circa metà di loro pensava che fossimo reticenti, misteriosi e che avessimo “credenze bizzarre”.1 Quando invitate a selezionare varie parole che ritenevano descrivessero i Santi degli Ultimi Giorni in generale, l’87 percento delle persone ha segnato “forti valori familiari”, il 78 percento ha scelto “onesti” e il 45 percento ha messo un segno di spunta su “ciechi seguaci”.2
Quando gli intervistatori di Lawrence chiesero “Al meglio delle sue conoscenze, qual è la rivendicazione principale del mormonismo?”, soltanto il 14 percento delle persone descrisse qualcosa che si avvicinasse all’idea della restaurazione o al ristabilimento della religione cristiana originale. Similmente, quando un altro sondaggio a livello nazionale chiese alle persone quale parola descrivesse meglio le impressioni che avevano sulla religione mormone, nessuno suggerì le parole o le idee collegate all’origine o alla restaurazione della cristianità.3
La mia delusione per questi dati è soltanto lievemente ridotta dalle altre scoperte di Lawrence e dall’osservazione che per quanto riguarda la religione gli americani in genere sono “profondamente religiosi” ma “profondamente ignoranti”. Per esempio, il 68 percento ha dichiarato di pregare almeno diverse volte alla settimana e il 44 percento ha indicato di partecipare ai servizi religiosi quasi ogni settimana. Al contempo, soltanto metà degli interpellati è riuscito a nominare almeno uno dei quattro vangeli, la maggior parte di loro non ha saputo nominare il primo libro della Bibbia e il dieci percento pensava che Giovanna d’Arco fosse la moglie di Noè.4
Molti fattori contribuiscono alla predominante superficialità in materia religiosa, ma uno di essi è certamente che l’istruzione superiore è generalmente ostile o indifferente alla religione. A parte poche eccezioni, i college e le università sono diventati luoghi privi di valori, dove l’atteggiamento verso la religione nel migliore dei casi è neutrale. Gli studenti e le altre persone religiose che credono nella realtà vivente di Dio e negli assoluti morali sono stati marginati.
Sembra irrealistico aspettarsi che l’istruzione superiore rioccupi un ruolo principale nell’insegnamento dei valori morali. Ciò rimarrà dominio delle famiglie, delle chiese e dei college e delle università collegate a chiese. Tutti dovrebbero sperare in un successo in questo compito fondamentale. Le scuole possono pretendere la neutralità nelle questioni riguardanti ciò che è giusto o sbagliato, ma la società non può sopravvivere in questa neutralità.
Ho scelto tre gruppi di principi da presentare quali il fondamento della fede dei Santi degli Ultimi Giorni:
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La natura di Dio, compreso il ruolo dei tre membri della Divinità e il corollario che ci sono assoluti morali.
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Lo scopo della vita.
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La triplice fonte della verità sull’uomo e sull’universo: la scienza, le Scritture e la rivelazione continua, e come possiamo conoscerle.
1. La natura di Dio
Il primo fondamento della nostra fede è che Dio è reale e che i principi e i valori eterni non sono verificabili mediante i metodi scientifici attuali. Queste idee sono inevitabilmente collegate. Come altri credenti, proclamiamo l’esistenza del sommo legislatore, Dio il nostro Padre Eterno, e l’esistenza degli assoluti morali. Rigettiamo il relativismo morale che sta diventando il credo non ufficiale di buona parte della cultura moderna.
Per noi la verità sulla natura divina e il nostro rapporto con Lui è il fondamento di tutto il resto. È interessante che il nostro credo nella natura di Dio sia ciò che ci distingue dal credo formale della maggior parte delle denominazioni cristiane. I nostri articoli di fede iniziano così: “Noi crediamo in Dio, il Padre Eterno, e in Suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo” (versetto 1).
Abbiamo questa credenza sulla Divinità in comune con il resto della cristianità, ma per noi significa una cosa diversa che per la maggior parte degli altri. Noi asseriamo che questi tre membri della Divinità sono esseri separati e distinti, che Dio Padre non è uno spirito, ma un Essere glorificato con un corpo tangibile, come pure il Suo Figlio risorto, Gesù Cristo. Pur avendo un’identità separata, sono tutt’uno nello scopo. Affermiamo che Gesù si riferì a questo rapporto quando pregò il Padre affinché i Suoi discepoli “[fossero] uno”, come Gesù e il Padre sono uno (Giovanni 17:11), ossia sono uniti nello scopo ma non nell’identità. È per noi fondamentale questo credo che ci rende unici: “Il Padre ha un corpo di carne ed ossa, tanto tangibile quanto quello dell’uomo; il Figlio pure; ma lo Spirito Santo non ha un corpo di carne e ossa, ma è un personaggio di Spirito” (DeA 130:22). Come però dimostrano le interviste di Gary Lawrence, non abbiamo trasmesso in maniera efficace il nostro credo agli altri.5
La nostra credenza sulla natura di Dio proviene da quella che chiamiamo Prima Visione, che diede inizio alla restaurazione della pienezza del vangelo di Gesù Cristo. Joseph Smith, un quattordicenne illetterato che cercava di sapere a quale chiesa dovesse unirsi, ricevette una visione nella quale vide “due Personaggi” di un’indescrivibile “splendore e… gloria”. Uno di Loro indicò l’altro e disse: “Questo è il mio Figlio diletto. Ascoltalo!” (Joseph Smith—Storia 1:17). Dio, il Figlio, spiegò al giovane profeta che tutti i “credi” delle chiese di quel tempo “erano un’abominazione al suo cospetto” (Joseph Smith—Storia 1:19). Questa dichiarazione divina condannava i credi, non i fedeli ricercatori che credevano in essi.
La prima visione di Joseph Smith mostrò che i concetti prevalenti sulla natura di Dio e sulla Divinità non erano veri e che non potevano portare i loro seguaci al destino che Dio desiderava per loro. Una successiva effusione di Scritture moderne rivelò l’importanza di questo principio fondamentale e ci fornì il Libro di Mormon. Questo nuovo libro di Scritture è un secondo testamento di Gesù Cristo. Riafferma le profezie e gli insegnamenti biblici sulla natura e sulla missione di Cristo. Accresce la nostra comprensione del Suo vangelo e degli insegnamenti che impartì durante il ministero terreno. Fornisce inoltre molti insegnamenti ed esemplificazioni delle rivelazioni attraverso le quali possiamo conoscere la verità di queste cose.
Questi insegnamenti spiegano la nostra testimonianza di Cristo. Non siamo fondati sulla saggezza del mondo o sulle filosofie degli uomini, per quanto tradizionali o rispettate che siano. La nostra testimonianza di Gesù Cristo è basata sulle rivelazioni di Dio ai Suoi profeti e a noi individualmente.
Che cosa ci fa dichiarare la nostra testimonianza di Gesù Cristo? Gesù Cristo è il Figlio Unigenito di Dio, il Padre Eterno. Egli è il Creatore. Grazie al Suo ineguagliabile ministero mortale è il nostro Insegnante. Grazie alla Sua resurrezione tutti coloro che sono mai vissuti saranno risuscitati dai morti. È il Salvatore, il cui sacrificio espiatorio ci apre la porta affinché possiamo essere perdonati dei peccati, in modo che possiamo essere purificati e ritornare alla presenza di Dio, il Padre Eterno. Questo è il messaggio principale dei profeti di tutte le epoche. Joseph Smith dichiarò questo grande principio nel terzo articolo di fede: “Noi crediamo che tramite l’espiazione di Cristo tutta l’umanità può essere salvata, mediante l’obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo”.
Come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, attestiamo con il re Beniamino, un profeta del Libro di Mormon, “che non sarà dato alcun altro nome, né alcun altro modo né mezzo per cui la salvezza possa giungere ai figlioli degli uomini, se non nel nome e tramite il nome di Cristo, il Signore Onnipotente” (Mosia 3:17).
Perché Cristo è l’unico modo? Come poté spezzare i legami della morte? In che modo fu per Lui possibile prendere su di Sé i peccati di tutto il genere umano? Noi che siamo macchiati e peccatori, come possiamo essere purificati e in che modo il nostro corpo può risorgere grazie alla Sua Espiazione? Questi sono misteri che non comprendo del tutto. Il miracolo dell’Espiazione di Gesù Cristo è incomprensibile per me, ma lo Spirito Santo mi ha dato una testimonianza della sua veridicità e gioisco nel fatto che posso passare la mia vita a proclamarlo.
2. Lo scopo della vita terrena
Il mio secondo fondamento riguarda lo scopo della vita terrena. Esso procede dalla nostra comprensione degli scopi di Dio Padre Eterno e riguarda il nostro destino come Suoi figli. La nostra teologia inizia con la rassicurazione che prima di venire sulla terra vivevamo come spiriti. Afferma che questa vita ha uno scopo. Insegna che la nostra massima aspirazione è diventare come i genitori celesti, il che ci darà il potere di perpetuare nell’eternità i nostri rapporti familiari. Siamo stati posti sulla terra al fine di acquisire un corpo fisico e, tramite l’Espiazione di Gesù Cristo e l’obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo, di qualificarci per quella condizione gloriosa e celeste, che è chiamata Esaltazione o vita eterna.
Siamo giustamente conosciuti per essere una chiesa che ruota attorno alla famiglia, ma ciò che le persone non comprendono bene è che questo non è dovuto soltanto al fatto che ci concentriamo sui rapporti familiari terreni, ma che è anche una questione teologica fondamentale. Sotto il grande piano dell’amorevole Creatore, la missione della Sua chiesa è di aiutarci a raggiungere l’Esaltazione nel regno celeste, il che è possibile soltanto attraverso il matrimonio eterno tra un uomo e una donna (vedere DeA 131:1–3).
La mia fedele madre vedova non era confusa sulla natura eterna della famiglia. Ha sempre onorato la posizione del nostro defunto padre. Lo rendeva presente nella nostra casa. Parlava della durata eterna del loro matrimonio del tempio e del nostro destino di essere insieme come famiglia nella prossima vita. Spesso ci rammentava ciò che nostro padre avrebbe voluto che facessimo per realizzare la promessa del Salvatore di essere una famiglia eterna. Ella non si era mai definita una vedova, e io non avevo mai pensato che lo fosse. Per me, come ragazzo che stava crescendo, non era vedova. Aveva un marito e noi avevamo un padre. Era solo via per un po’.
Noi affermiamo che il matrimonio è necessario per il compimento del piano di Dio, per fornire l’ambiente da Lui approvato per la nascita sulla terra e preparare i componenti della famiglia per la vita eterna. La conoscenza del piano di Dio fornisce ai Santi degli Ultimi Giorni una prospettiva unica sul matrimonio e sui figli. Guardiamo al generare e al crescere i figli quale parte del piano di Dio e come un dovere sacro per coloro cui è stato dato il potere di prendervi parte. Crediamo che il tesoro più grande in terra e in cielo siano i nostri figli e i nostri posteri. Crediamo che dobbiamo lottare per il tipo di famiglie terrene che offrono le migliori condizioni per lo sviluppo e la felicità dei figli, di tutti i figli.
Il potere di creare la vita sulla terra è il più nobile potere che Dio abbia concesso ai Suoi figli. L’uso di questo potere ci fu affidato nel primo comandamento: “Crescete e moltiplicate” (Genesi 1:28). Un altro comandamento importante proibì il suo cattivo uso: “Non commettere adulterio” (Esodo 20:14) e “che v’asteniate dalla fornicazione” (1 Tessalonicesi 4:3). L’enfasi che diamo alla legge della castità è spiegata dalla nostra conoscenza dello scopo che il potere di procreare ha per mandare a compimento il piano di Dio.
Ci sono molte pressioni politiche, legali e sociali per apportare dei cambiamenti che confondono il sesso delle persone, tolgono importanza al matrimonio o ne cambiano la definizione, omogeneizzano le differenze tra l’uomo e la donna che sono fondamentali per compiere il grande piano di felicità di Dio. La nostra prospettiva eterna ci mette contro tali cambiamenti.
Per finire, la comprensione dello scopo dell’esistenza terrena si estende ad alcune dottrine uniche in merito a ciò che segue dopo questa vita. Come gli altri cristiani, crediamo che quando lasceremo questa vita andremo in cielo (paradiso) o all’inferno. Per noi, tuttavia, questa divisione in due dei giusti dai malvagi è solo temporanea mentre gli spiriti dei morti attendono la risurrezione e il giudizio finale (vedere Alma 40:11–14). Dopo il giudizio finale le destinazioni sono molto più diversificate e mettono in rilievo la grandiosità dell’amore di Dio per i Suoi figli, tutti loro.
L’amore di Dio è tanto grande che Egli richiede ai Suoi figli di obbedire alle Sue leggi perché solo grazie a questa obbedienza possono progredire verso la destinazione eterna che desidera per loro. Pertanto, nel giudizio finale ci sarà assegnato il regno di gloria che è commisurato all’obbedienza che abbiamo prestato alla Sua legge. Nella seconda epistola ai Corinzi, l’apostolo Paolo raccontò la visione di un uomo che “fu rapito fino al terzo cielo” (2 Corinzi 12:2). Parlando della risurrezione dei morti, descrisse i “corpi” aventi gloria diversa, come la rispettiva gloria del sole, della luna e delle stelle. Si riferì ai primi due come ai “corpi celesti, e… corpi terrestri” (vedere 1 Corinzi 15:40–42). Per noi, la vita eterna nella massima gloria, quella celeste, non è un’unione mistica con un incomprensibile Dio di spirito. La vita eterna, invece, è la vita in famiglia con il nostro affettuoso Padre in cielo, con i nostri progenitori e i nostri posteri.
La teologia del vangelo restaurato di Gesù Cristo è completa, universale, misericordiosa e vera. Dopo le necessarie esperienze della vita terrena, tutti i figli e le figlie di Dio infine risorgeranno ed entreranno in un regno di gloria più meraviglioso di quello che gli esseri mortali possono immaginare. Anche i malvagi, o quasi tutti, infine andranno in un regno di gloria meraviglioso anche se inferiore. Tutto questo avverrà grazie all’amore di Dio per i Suoi figli e grazie all’Espiazione e alla resurrezione di Gesù Cristo, “il quale glorifica il Padre, e salva tutte le opere delle sue mani” (DeA 76:43).
3. Le fonti della verità
Ai Santi degli Ultimi Giorni interessa molto perseguire la conoscenza. Brigham Young (1801–1877) ben affermò: “La [nostra] religione… [ci] sprona… a cercare diligentemente la conoscenza. Non esiste popolo più ansioso di vedere, di udire, di imparare e di capire la verità”.6
In un’altra occasione spiegò che incoraggiamo i nostri fedeli “ad aumentare la loro conoscenza… in ogni branca della [conoscenza], perché tutta la sapienza e tutte le arti e scienze del mondo provengono da Dio e sono destinate al bene del Suo popolo”.7
Cerchiamo la conoscenza, ma lo facciamo in un modo speciale, perché riteniamo che questa abbia due dimensioni: una materiale e una spirituale. Cerchiamo la conoscenza nella dimensione materiale attraverso la ricerca scientifica e nella dimensione spirituale mediante la rivelazione. La rivelazione è la comunicazione di Dio con l’uomo—ai profeti e a chiunque di noi la cerchi.
La rivelazione è chiaramente una caratteristica distintiva della nostra religione. Il profeta Joseph Smith durante la sua vita fu guidato e edificato attraverso un flusso continuo di rivelazione. La quantità immensa delle sue rivelazioni pubblicate, tra cui il Libro di Mormon e Dottrina e Alleanze, rese unica la sua chiamata di profeta di questa ultima dispensazione dei tempi. Mediante la rivelazione profetica diretta a Joseph Smith e a coloro che gli sono succeduti come presidenti della Chiesa Dio ha rivelato i principi e i comandamenti ai Suoi dirigenti profeti per illuminare il Suo popolo e per governare la Sua chiesa.
Questo è il tipo di rivelazione descritto nell’Antico Testamento che insegna che “il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti” (Amos 3:7). Joseph Smith dichiarò: “La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni fu fondata sulla rivelazione diretta, come è sempre accaduto per la vera chiesa di Dio, secondo le Scritture”.8 Si chiese: “Togliete il Libro di Mormon e le rivelazioni, e dov’è la nostra religione?” e rispose: “Non esiste più”.9
Joseph Smith insegnò inoltre che poiché la rivelazione non cessò per sempre con i primi apostoli, ma continua in questi tempi moderni, ogni persona può ricevere rivelazioni personali per la sua conversione, comprensione e per prendere decisioni. Dichiarò: “È privilegio dei figli di Dio presentarsi davanti a Lui e ricevere rivelazioni… Dio non ha riguardo alla qualità delle persone; abbiamo tutti gli stessi privilegi”.10
Il Nuovo Testamento descrive le rivelazioni personali. Per esempio, quando Pietro affermò la propria convinzione che Gesù fosse il Figlio di Dio, il Salvatore dichiarò: “Non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è ne’ cieli” (Matteo 16:17).
La rivelazione personale, a volte chiamata “ispirazione”, giunge in molte forme. La maniera più comune è con parole o pensieri comunicati alla mente tramite un’illuminazione improvvisa o con sentimenti positivi o negativi su un dato corso d’azione proposto. Di solito giunge in risposta a una ricerca seria e fervente. Gesù insegnò: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto” (Matteo 7:7). Le rivelazioni giungono quando osserviamo i comandamenti di Dio e così ci qualifichiamo per la compagnia e la comunicazione dello Spirito Santo.
Alcuni si chiedono come mai i membri della Chiesa accettano come guida gli insegnamenti di un profeta moderno, cosa che è insolita nella maggior parte delle tradizioni religiose. La nostra risposta all’accusa che i Santi degli Ultimi Giorni seguono i dirigenti con “cieca obbedienza” è questa stessa rivelazione personale. Rispettiamo i nostri dirigenti e presumiamo che siano ispirati nella guida della Chiesa e negli insegnamenti che ci impartiscono. Ognuno di noi, tuttavia, ha il privilegio ed è incoraggiato a conoscere da sé stesso la veridicità dei loro insegnamenti mediante una ricerca fervente e ricevendo una conferma rivelatoria direttamente da Dio.
La maggior parte dei cristiani crede che Dio abbia chiuso il canone scritturale, ossia la raccolta autorevole dei libri sacri usati come Scritture, poco dopo la morte di Cristo e che da allora non ci siano state rivelazioni simili. Joseph Smith insegnò e dimostrò che il canone scritturale è aperto.11 Di fatto, il canone scritturale è aperto in due modi e l’idea della rivelazione continua è fondamentale per entrambi.
Primo, Joseph Smith insegnò che Dio guiderà i Suoi figli fornendo nuove aggiunte al canone scritturale. Il Libro di Mormon è una di queste. Lo stesso vale per le rivelazioni in Dottrina e Alleanze e Perla di Gran Prezzo. La rivelazione continua è necessaria per ricevere ciò che il Signore vuole che comprendiamo e facciamo al nostro tempo e nelle nostre circostanze.
Secondo, sotto l’influenza dello Spirito Santo la rivelazione continua ci apre il canone come lettori delle Scritture, che in esse possono scoprire nuovi significati e guida per le circostanze personali. L’apostolo Paolo scrisse che “ogni Scrittura è ispirata da Dio” (2 Timoteo 3:16; vedere anche 2 Pietro 1:21) e “chi, fra gli uomini, conosce le cose [di Dio] se non [ha] lo spirito [di Dio]… ?” (1 Corinzi 2:11; vedere nota c a piè di pagina nella traduzione di Joseph Smith in inglese). Ciò significa che per capire le Scritture dobbiamo avere l’ispirazione personale dello Spirito del Signore che illumina la nostra mente. Di conseguenza, incoraggiamo i nostri fedeli a studiare le opere canoniche e a cercare ferventemente l’ispirazione per conoscerne da se stessi il loro significato. La massima conoscenza giunge con la rivelazione personale attraverso lo Spirito Santo.
Gesù insegnò: “Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti” (Matteo 7:20). Per me e per innumerevoli altri credenti, come pure per molti osservatori, i frutti sono buoni: buoni per i fedeli, buoni per la loro famiglia, buoni per la loro comunità e buoni per la loro nazione. I milioni di dollari in merci e servizi che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e i suoi fedeli offrono in maniera silenziosa ed efficace in risposta alle tragedie, come il terremoto che a gennaio di un anno fa colpì Haiti, ne sono una prova.
In qualità di apostolo sono chiamato in tutto il mondo come testimone della dottrina, opera e autorità di Cristo. In tale veste rendo testimonianza della verità dei fondamenti della nostra fede.
Per il testo integrale in inglese, andate sul sito www.lds.org/fundamental-premises-of-our-faith.