2012
L’Espiazione e il viaggio della vita terrena
Aprile 2012


L’Espiazione e il viaggio della vita terrena

Tratto da un devozionale tenuto il 23 ottobre 2001 alla Brigham Young University. Per il testo integrale in inglese, visitare il sito speeches.byu.edu.

Il potere dell’Espiazione ci sostiene e ci dà la forza di fare il bene e di essere buoni, così come di servire oltre la misura dei nostri desideri individuali e delle nostre naturali abilità.

Anziano David A. Bednar

Lo scopo principale del vangelo del Salvatore fu riassunto brevemente dal presidente David O. McKay (1873–1970): “Lo scopo del Vangelo è… di rendere buoni gli uomini malvagi e di rendere migliori gli uomini buoni, e di cambiare la natura umana”.1 Quindi, il viaggio della vita terrena consiste nel progredire dal male al bene a ciò ch’è migliore, e di sperimentare il potente mutamento di cuore, così che la nostra natura decaduta possa essere cambiata (vedere Mosia 5:2).

Il Libro di Mormon è il nostro manuale di istruzioni mentre percorriamo la via che porta dal male al bene a ciò ch’è migliore, e mentre ci sforziamo di fare in modo che il nostro cuore cambi. Re Beniamino ci istruisce sul viaggio della vita terrena e sul ruolo che ha l’Espiazione affinché noi possiamo portarlo a termine con successo: “Poiché l’uomo naturale è nemico di Dio, lo è stato fin dalla caduta di Adamo, e lo sarà per sempre e in eterno, a meno che non ceda ai richiami del Santo Spirito, si spogli dell’uomo naturale e sia santificato tramite l’espiazione di Cristo” (Mosia 3:19; corsivo dell’autore).

Voglio richiamare la vostra attenzione su due frasi specifiche. La prima è: “si spogli dell’uomo naturale”. Il percorso che porta dal male al bene è il processo tramite il quale ci spogliamo dell’uomo o della donna naturale che è in noi. Nella mortalità veniamo tutti tentati dai desideri della carne. Gli elementi stessi con cui sono stati creati i nostri corpi sono per natura decaduti e continuamente soggetti ai richiami del peccato, della corruzione e della morte. Tuttavia, possiamo accrescere la nostra abilità di superare i desideri della carne e le tentazioni “tramite l’espiazione di Cristo”. Quando commettiamo degli errori, quando trasgrediamo e pecchiamo, possiamo pentirci e divenire puri grazie al potere redentore dell’Espiazione di Gesù Cristo.

La seconda frase è: “sia santificato”. Questa frase descrive la continuazione, cioè la seconda fase del viaggio della vita, quella finalizzata a rendere “migliori gli uomini buoni” o, in altre parole, a santificarli. La seconda parte del viaggio, il processo che porta dal bene a ciò ch’è migliore, è un argomento che non studiamo né insegniamo molto spesso e che non comprendiamo abbastanza.

Ho il sospetto che molti membri della Chiesa conoscano meglio la natura redentrice e il potere purificatore dell’Espiazione che non la sua capacità di rafforzare e sostenere. Una cosa è sapere che Gesù Cristo è venuto sulla terra per morire per noi; questo concetto è essenziale ed è alla base della dottrina di Cristo. Cionondimeno, dobbiamo anche renderci conto che il Signore desidera, tramite la Sua Espiazione e per il potere dello Spirito Santo, vivere in noi, non solo per guidarci ma anche per investirci di potere.

La maggior parte di noi sa che, quando fa qualcosa di sbagliato, ha bisogno di aiuto per superare gli effetti del peccato nella propria vita. Il Salvatore ha pagato il prezzo e ha fatto in modo che possiamo diventare puri tramite il Suo potere di redenzione. La maggior parte di noi comprende in modo chiaro che l’Espiazione è per i peccatori. Non sono sicuro, tuttavia, che sappiamo e comprendiamo che l’Espiazione è anche per i santi, per le donne e gli uomini buoni che sono obbedienti, degni e coscienziosi, e che si sforzano di migliorare e di servire con più fedeltà. Forse crediamo erroneamente di dover compiere da soli il viaggio che porta dal bene a ciò ch’è migliore, stringendo i denti e usando la buona volontà e la disciplina, insieme alle nostre abilità, che sono ovviamente limitate.

Il vangelo di Gesù Cristo non consiste semplicemente nell’evitare il male nella nostra vita; è anche e soprattutto fare il bene e diventare buoni. E l’Espiazione ci dà l’aiuto di cui abbiamo bisogno per superare ed evitare il male così come per fare il bene e diventare buoni. L’aiuto che proviene dal Salvatore è alla nostra portata per tutto il viaggio della vita terrena: per passare dal male, al bene, a ciò ch’è migliore, e per cambiare la nostra stessa natura.

Non sto dicendo che il potere di redenzione e il potere di sostegno dell’Espiazione sono due cose separate e diverse. Sono piuttosto due dimensioni collegate e complementari dell’Espiazione, poiché entrambe devono essere operative in ogni fase del viaggio della vita. È di importanza eterna che tutti noi riconosciamo che entrambi questi elementi essenziali del viaggio della vita terrena, sia lo spogliarsi dall’uomo naturale che il santificarsi, sia superare il male che diventare buoni, si ottengono grazie al potere dell’Espiazione. La forza di volontà individuale, la determinazione e la motivazione personale, la pianificazione efficace e il fissare obiettivi sono cose necessarie ma sostanzialmente insufficienti perché noi possiamo portare a termine il viaggio della vita in modo trionfale. In verità, dobbiamo arrivare ad affidarci ai “meriti e [al]la misericordia e [al]la grazia del Santo Messia” (2 Nefi 2:8).

La grazia e il potere di forza e sostegno dell’Espiazione

Nella Guida alle Scritture apprendiamo che la parola grazia viene spesso usata nelle Scritture per connotare un potere che dà forza e sostegno:

“[Grazia è] una parola che ricorre con frequenza nel Nuovo Testamento, soprattutto negli scritti di Paolo. Il significato principale del termine è aiuto o risorsa divina dato tramite la misericordia e l’amore di Gesù Cristo.

È tramite la grazia del Signore Gesù, resa possibile dal Suo sacrificio espiatorio, che tutta l’umanità risorgerà diventando immortale, ogni persona riceverà il suo corpo dalla tomba per non morire mai più. Parimenti, è mediante la grazia del Signore che le persone, grazie alla fede nell’Espiazione di Gesù Cristo e al pentimento dei loro peccati, ricevono la forza e l’assistenza per compiere le buone opere che altrimenti non potrebbero portare avanti se abbandonate ai propri mezzi. Questa grazia è quel potere di forza e sostegno che consente agli uomini e alle donne di raggiungere la vita eterna e l’esaltazione dopo che avranno fatto del loro meglio”.2

La grazie è l’assistenza divina o aiuto celeste di cui ognuno di noi ha disperatamente bisogno per qualificarsi per il regno celeste. Così, il potere dell’Espiazione ci sostiene e ci dà la forza di fare il bene e di essere buoni, così come di servire oltre la misura dei nostri desideri individuali e delle nostre naturali abilità.

Nel mio studio personale delle Scritture, inserisco spesso l’espressione “potere di forza e sostegno” ogni volta che incontro la parola grazia. Considerate, per esempio, questo versetto che tutti conosciamo bene: “Sappiamo che è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare” (2 Nefi 25:23). Credo che possiamo imparare molto da questo aspetto fondamentale dell’Espiazione se scriviamo “potere di forza e sostegno” ogni volta che nelle Scritture troviamo la parola grazia.

Esempi e implicazioni

Il viaggio della vita terrena consiste nel passare dal male, al bene, a ciò ch’è migliore, e nel fare in modo che la nostra stessa natura cambi. Il Libro di Mormon è pieno di esempi di discepoli e profeti che, nel compiere questo viaggio, conobbero e compresero questo potere di forza e sostegno dell’Espiazione e che furono da esso trasformati. Nel giungere ad una migliore comprensione di questo potere sacro, la nostra prospettiva evangelica viene notevolmente ampliata ed arricchita. Tale prospettiva ci cambia in modi incredibili.

Nefi è un esempio di persona che conosceva e comprendeva il potere di forza e sostegno che proviene dal Salvatore e che si affidava ad esso. Ricorderete che i figli di Lehi erano tornati a Gerusalemme per arruolare alla loro causa Ismaele e la sua famiglia. Laman e gli altri della compagnia che viaggiò con Nefi per tornare da Gerusalemme al deserto si ribellarono e Nefi esortò i suoi fratelli ad avere fede nel Signore. Fu a questo punto del viaggio che i fratelli legarono Nefi con delle corde e pianificarono la sua distruzione. Vi prego di fare attenzione alla preghiera di Nefi: “O Signore, secondo la mia fede che è in te, liberami dalle mani dei miei fratelli; sì, anzi, dammi la forza di strappare questi legami con cui sono legato” (1 Nefi 7:17; corsivo dell’autore).

Sapete per cosa avrei pregato io, se fossi stato legato dai miei fratelli? Avrei detto: “Ti prego, tirami fuori da questo pasticcio SUBITO!” Trovo particolarmente interessante il fatto che Nefi non pregò perché le circostanze in cui si trovava venissero cambiate. Piuttosto, pregò per avere la forza di cambiare tali circostanze e credo che pregò in questa maniera proprio perché conosceva, comprendeva e aveva sperimentato il potere di forza e sostegno che proviene dall’Espiazione.

Non credo che le corde con cui era legato Nefi caddero dalle sue mani e dai suoi polsi per magia. Sospetto, invece, che egli venne benedetto con perseveranza e forza personale oltre le sue naturali inclinazioni, così che poi, “nella forza del Signore” (Mosia 9:17), si mise all’opera torcendo e tirando le corde e ricevendo letteralmente, infine, la capacità di romperle.

I risvolti di questo episodio per ognuno di noi sono lampanti. Quando sia io che voi giungeremo a comprendere e ad utilizzare nella nostra vita personale il potere di forza e sostegno che proviene dall’Espiazione, pregheremo e ricercheremo la forza per cambiare le circostanze in cui ci troviamo invece di pregare perché queste vengano cambiate. Diventeremo persone che agiscono e non oggetti che subiscono (vedere 2 Nefi 2:14).

Prendete in considerazione, nel Libro di Mormon, l’esempio di Alma e della sua gente che vengono perseguitati da Amulon. La voce del Signore giunse a queste persone rette nella loro afflizione e suggerì:

“Ed allevierò pure i fardelli che sono posti sulle vostre spalle, cosicché non possiate sentirli più sulla schiena. …

Ed ora avvenne che i fardelli che erano stati imposti ad Alma ed ai suoi fratelli furono resi leggeri; sì, il Signore li fortificò cosicché potessero portare agevolmente i loro fardelli, ed essi si sottoposero allegramente e con pazienza a tutta la volontà del Signore” (Mosia 24:14–15; corsivo dell’autore).

Cos’è che fu cambiato in questo episodio? Non furono i fardelli a cambiare; alle persone non furono immediatamente tolte le sfide e le difficoltà legate alla persecuzione. Tuttavia, Alma e i suoi seguaci vennero rafforzati e la loro accresciuta capacità di sopportazione e la loro forza resero più leggeri i fardelli che portavano. Queste brave persone furono investite di potere grazie all’Espiazione per agire in modo attivo e in fluenzare le circostanze in cui si trovavano. E “nella forza del Signore” Alma e la sua gente furono condotti in un luogo sicuro nella terra di Zarahemla.

Forse vi starete legittimamente chiedendo: “Cosa rende l’episodio di Alma e della sua gente un esempio del potere di forza e sostegno che proviene dall’Espiazione?” Possiamo trovare la risposta se paragoniamo Mosia 3:19 con Mosia 24:15.

“A meno che non… si spogli dell’uomo naturale e sia santificato tramite l’espiazione di Cristo, il Signore, e diventi come un fanciullo, sottomesso, mite, umile, paziente, pieno d’amore, disposto a sottomettersi a tutte le cose che il Signore ritiene conveniente infliggergli, proprio come un fanciullo si sottomette a suo padre” (Mosia 3:19; corsivo dell’autore).

Se, nel viaggio della vita terrena, stiamo progredendo da male al bene a ciò ch’è migliore, se ci stiamo spogliando dell’uomo o della donna naturale che è in ognuno di noi, e se ci stiamo sforzando di diventare santi e di fare in modo che la nostra stessa natura cambi, allora le caratteristiche descritte minuziosamente in questo versetto dovrebbero descrivere il tipo di persona che sia io che voi stiamo diventando. Diventeremo più come dei fanciulli, più sottomessi, più pazienti e più disposti a sottometterci.

Ora paragonate le caratteristiche elencate in Mosia 3:19 con quelle utilizzate per descrivere Alma e la sua gente: “Ed essi si sottoposero allegramente e con pazienza a tutta la volontà del Signore” (Mosia 24:15; corsivo dell’autore).

Trovo sorprendenti le analogie esistenti tra gli attributi descritti in questi versetti e penso che questo indichi chiaramente che le brave persone che seguivano Alma stavano diventando migliori grazie al potere di forza e sostegno che proviene dall’Espiazione di Cristo, il Signore.

Ricorderete la storia di Alma e Amulec contenuta in Alma 14. In questo episodio molti santi fedeli erano stati bruciati a morte e questi due servitori del Signore erano stati imprigionati e percossi. Esaminate la supplica offerta da Alma mentre pregava in prigione: “O Signore, dacci la forza, secondo la nostra fede che è in Cristo, fino a liberarci” (Alma 14:26; corsivo dell’autore).

Qui, ancora una volta, vediamo come la comprensione e la fiducia che ha Alma nel potere di forza e sostegno dell’Espiazione si rifletta nella sua richiesta. E notate il risultato di questa preghiera:

“Ed essi [Alma e Amulec] spezzarono le corde con cui erano legati; e quando il popolo vide ciò, cominciò a fuggire, poiché il timore della distruzione era sceso su di loro. …

Ed Alma ed Amulec uscirono dalla prigione, e non erano feriti; poiché il Signore aveva accordato loro il potere, secondo la loro fede che era in Cristo” (Alma 14:26, 28; corsivo dell’autore).

Ancora una volta questo potere di forza e sostegno si manifesta nel momento in cui delle persone rette lottano contro il male e si sforzano di divenire anche migliori e di servire in modo più efficace “nella forza del Signore”.

Anche un altro esempio tratto dal Libro di Mormon è istruttivo. In Alma 31, Alma sta guidando una missione per riportare alla Chiesa gli Zoramiti apostati che, dopo aver costruito il Rameumpton, offrono preghiere prestabilite e piene d’orgoglio.

Notate la richiesta di forza nella preghiera personale di Alma: “O Signore, voglia tu accordarmi di aver forza, affinché io possa sopportare con pazienza queste afflizioni che cadranno su di me a causa dell’iniquità di questo popolo” (Alma 31:31; corsivo dell’autore).

Alma prega anche affinché i suoi compagni missionari possano ricevere una simile benedizione: “Voglia tu accordare loro di avere forza, affinché possano sopportare le afflizioni che cadranno su di loro a causa delle iniquità di questo popolo” (Alma 31:33; corsivo dell’autore).

Alma non pregò perché le sue afflizioni fossero eliminate. Sapeva di essere un rappresentante del Signore e pregò per avere il potere di agire e influenzare la sua situazione.

Il punto cruciale di questo esempio si trova nel versetto finale di Alma 31: “[Il Signore] diede loro la forza, affinché non soffrissero alcuna sorta di afflizioni, salvo quelle che sarebbero state sopraffatte dalla gioia di Cristo. Ora, ciò fu secondo la preghiera di Alma, e ciò perché egli aveva pregato con fede” (versetto 38; corsivo dell’autore).

Le afflizioni non furono eliminate, ma, grazie al potere di forza e sostegno dell’Espiazione, Alma e i suoi compagni vennero rafforzati e ricevettero la benedizione di non soffrire “alcuna sorta di afflizioni, salvo quelle che sarebbero state sopraffatte dalla gioia di Cristo”. Quale meravigliosa benedizione e che lezione per ognuno di noi.

Non troviamo solo nelle Scritture degli esempi di questo potere di forza e sostegno. Daniel W. Jones nacque nel Missouri nel 1830 e si unì alla Chiesa in California nel 1851. Nel 1856 partecipò al salvataggio delle compagnie di carretti a mano che si erano arenate nel Wyoming a causa di alcune intense bufere di neve. Dopo che il gruppo giunto in soccorso ebbe trovato i santi in difficoltà, dopo che ebbe offerto il conforto immediato possibile, e dopo che ebbe organizzato il trasporto a Salt Lake City dei malati e di coloro che erano indeboliti, Daniel e altri giovani si offrirono volontariamente di rimanere a tutelare i possedimenti della compagnia. Il cibo e le provviste lasciati a Daniel e ai suoi colleghi erano scarsi e si esaurirono rapidamente. La seguente citazione tratta dal diario personale di Daniel Jones descrive gli eventi che seguirono.

“Presto le bestie divennero così sparute che non riuscivamo a ucciderne alcuna. Mangiammo tutta la carne magra; a mangiarla veniva persino più fame. Poi finì e non rimasero altro che le pelli. Provammo a mangiarle. Molte ne cuocemmo e le mangiammo senza condimento, cosa che fece rivoltare lo stomaco a tutta la compagnia. …

La situazione sembrava disperata, dal momento che non rimaneva nulla delle misere pelli crude provenienti dal bestiame affamato. Chiedemmo al Signore di guidarci e di dirci cosa fare. I fratelli non mormorarono, ma sentirono di dover confidare in Dio… Infine fui ispirato e compresi come preparare quella roba, perciò diedi dei consigli ai miei compagni: dissi loro come cucinarla e come bruciare e sfregare via i peli. Questo di solito annullava e purificava il cattivo sapore dato dalla bollitura. Dopo aver sfregato via i peli, bisognava bollirla per un’ora in una grande quantità d’acqua, che poi andava buttata via perché conteneva tutta la colla che era venuta fuori. Poi bisognava lavare e sfregare la pelle a fondo, lavarla in acqua fredda e farla bollire fino a fare della gelatina. Dopo averla fatta raffreddare, si poteva mangiare con una spolveratina di zucchero. Era un lavoro estenuante, ma non avevamo molto altro da fare, ed era meglio che morire di fame.

Chiedemmo al Signore di benedire il nostro stomaco affinché si adattasse a questo cibo… Ora, quando mangiavamo, tutti sembravano apprezzare il banchetto. Rimanemmo tre giorni senza mangiare prima di fare questo tentativo. Godemmo di questo lauto banchetto per circa sei settimane”.3

In circostanze come queste forse avrei pregato per ricevere qualcos’altro da mangiare: “Padre Celeste, ti prego, mandami una quaglia o un bisonte”. Probabilmente non mi sarebbe neanche venuto in mente di pregare affinché il mio stomaco potesse essere rinforzato ed adattato al cibo disponibile. Che cosa conosceva Daniel W. Jones? Conosceva il potere di forza e sostegno dell’Espiazione di Gesù Cristo. Non pregò affinché le circostanze in cui si trovava venissero mutate. Pregò di ricevere la forza per poter affrontare queste circostanze. Proprio come Alma e la sua gente, Amulec e Nefi ricevettero forza, Daniel W. Jones ebbe l’intuizione spirituale di sapere cosa chiedere nella sua preghiera.

Il potere di sostegno dell’Espiazione di Cristo ci dà la forza di fare cose che non potremmo mai fare da soli. A volte mi chiedo se in questi ultimi giorni, in questo nostro mondo fatto di agi come forni a microonde, cellulari, auto con aria condizionata e case confortevoli, impariamo mai a riconoscere la nostra dipendenza quotidiana dal potere di forza e sostegno che proviene dall’Espiazione.

La sorella Bednar è una donna incredibilmente fedele e piena di saggezza e conoscenza, e dal suo esempio silenzioso ho imparato delle importanti lezioni sul potere di forza e sostegno. Nel corso di ognuna delle sue tre gravidanze l’ho vista perseverare, affrontando nausee mattutine forti e continue; stava veramente male ogni giorno per otto mesi. Insieme pregavamo affinché venisse benedetta, ma quella prova non veniva mai eliminata. Ricevette invece la capacità di fare fisicamente ciò che, con le sue sole forze, non riusciva fare. Negli anni ho anche visto come ha ricevuto la forza di sopportare lo scherno e il disprezzo che vengono dalla società secolare quando una donna della Chiesa dà ascolto ai consigli dei profeti e fa della famiglia e della cura dei figli la sua massima priorità. Ringrazio Susan e le rendo omaggio per avermi aiutato ad apprendere delle lezioni di tale inestimabile valore.

Il Salvatore sa e comprende

Nel capitolo 7 di Alma apprendiamo in che modo e perché il Salvatore è in grado di fornire questo potere di forza e sostegno:

“Ed egli andrà, soffrendo pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie; e ciò affinché si possa adempiere la parola che dice: egli prenderà su di sé le pene e le malattie del suo popolo.

E prenderà su di sé la morte, per poter sciogliere i legami della morte che legano il suo popolo; e prenderà su di sé le loro infermità, affinché le sue viscere possano essere piene di misericordia, secondo la carne, affinché egli possa conoscere, secondo la carne, come soccorrere il suo popolo nelle loro infermità” (Alma 7:11–12; corsivo dell’autore).

Il Salvatore non ha sofferto solo per le nostre iniquità, ma anche per le diseguaglianze, l’ingiustizia, il dolore, l’angoscia e le ansie emotive che ci assediano così di frequente. Non c’è dolore fisico, né angoscia dell’anima, né sofferenza dello spirito, né infermità né debolezza che io o voi possiamo mai provare durante questo nostro viaggio della vita terrena che il Salvatore non abbia provato per primo. Nei momenti di debolezza possiamo gridare: “Nessuno capisce, nessuno lo sa”. Forse nessun essere umano lo sa, ma il Figlio di Dio lo sa perfettamente e comprende, perché lo ha provato portando i nostri fardelli molto tempo prima di noi. E dal momento che ha pagato il prezzo supremo e ha portato quei fardelli, Egli prova un’empatia perfetta e può tenderci il Suo braccio misericordioso in tantissime fasi della nostra vita. Egli può tenderci la mani, toccarci, soccorrerci (correndo letteralmente da noi), e rafforzarci più di quanto possiamo mai fare da soli e aiutarci a fare ciò che non riusciremmo mai fare affidandoci solo al nostro potere.

“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.

Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;

poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:28–30).

Proclamo la mia testimonianza e il mio apprezzamento per il sacrificio infinito ed eterno del Signore Gesù Cristo. So che il Salvatore vive. Ho provato sia il Suo potere di redenzione che il Suo potere di forza e sostegno, e attesto che essi sono reali e alla portata di ognuno di noi. Invero, “nella forza del Signore” possiamo compiere e superare ogni cosa se ci spingiamo innanzi nel nostro viaggio della vita terrena.

Note

  1. Vedere Franklin D. Richards, in Conference Report, ottobre 1965, 136–37; vedere anche David O. McKay, in Conference Report, aprile 1054, 26.

  2. Guida alle Scritture e Bible Dictionary, “Grazia”; corsivo dell’autore.

  3. Daniel W. Jones, Forty Years among the Indians (n.d.), 57–58.