2012
Da considerare sacro
Maggio 2012


Da considerare sacro

Anziano Paul B. Pieper

Le cose sacre devono essere trattate con più attenzione, avvicinate con maggiore deferenza e considerate con più profonda riverenza.

Circa 1.500 anni prima di Cristo, un pastore fu condotto a un pruno ardente sulle pendici del Monte Horeb. Quell’incontro divino diede avvio alla trasformazione di Mosè da pastore a profeta e la sua opera passò dal raduno di pecore al raduno di Israele. Milletrecento anni più tardi, un giovane sacerdote privilegiato alla corte di un re fu conquistato dalla testimonianza di un profeta condannato. Quell’incontro diede avvio all’evoluzione di Alma da servo del re a servo di Dio. Quasi 2.000 anni dopo, un ragazzo di 14 anni andò in un bosco in cerca di una risposta a una domanda sincera. L’incontro di Joseph Smith nel bosco fu l’inizio del percorso che lo avrebbe visto diventare profeta e realizzare la Restaurazione.

La vita di Mosè, di Alma e di Joseph Smith fu cambiata da incontri col divino. Queste esperienze li rafforzarono, facendoli rimanere fedeli al Signore e alla Sua opera per tutta la loro vita, nonostante una feroce opposizione e le difficili prove che ne derivarono.

Le nostre esperienze col divino possono non essere così dirette o eclatanti, né le nostre difficoltà così sconfortanti. Tuttavia, come per i profeti, la nostra forza per perseverare con fede dipende dal fatto di riconoscere, ricordare e considerare sacre ciò che riceviamo dall’alto.

Oggi, autorità, chiavi e ordinanze sono restaurate sulla terra. Ci sono anche Scritture e testimoni speciali. Coloro che cercano Dio possono ricevere il battesimo per la remissione dei peccati e la confermazione “mediante l’imposizione delle mani per il battesimo del fuoco e dello Spirito Santo” (DeA 20:41). Con questi doni restaurati, i nostri incontri divini riguardano il terzo membro della Divinità, lo Spirito Santo.

Sento dentro me la dolce voce che

sussurra la pace e mi indica la via.

(“La voce dello Spirito Santo”, Liahona, aprile 2006, A13)

Scenda in noi lo Spirto Tuo

e c’insegni ciò ch’è ver,

testimoni di Gesù

quale solo Salvator.

(“Scenda in noi lo Spirto Tuo”, Inni, 87)

Quando cerchiamo risposte da Dio, sentiamo la voce dolce e sommessa sussurrare al nostro spirito. Questi sentimenti — queste impressioni — sono così naturali e così lievi che possiamo trascurarli o attribuirli alla ragione o all’intuizione. Questi messaggi individuali rendono testimonianza dell’amore personale e dell’interesse di Dio per ognuno dei Suoi figli e per la loro vita terrena. Riflettere giornalmente sulle impressioni che giungono dallo Spirito e trascriverle realizza il duplice scopo di aiutarci a (1) riconoscere i nostri incontri personali col divino e (2) preservarne una traccia per noi stessi e la nostra posterità. Trascriverle è anche un riconoscimento formale della nostra gratitudine verso Dio, poiché “in nulla l’uomo offende Dio, ovvero contro nessuno si infiamma la sua ira, se non contro coloro che non riconoscono la sua mano in ogni cosa” (DeA 59:21).

In riferimento a ciò che riceviamo dallo Spirito, il Signore disse: “Ricordatevi che ciò che viene dall’alto è sacro” (DeA 63:64). Questa Sua affermazione è più che un invito a ricordare; è anche una definizione e una spiegazione. La luce e la conoscenza del cielo sono sacre. Sono sacre perché il cielo ne è la fonte.

Sacro significa degno di venerazione e rispetto. Classificando qualcosa come sacro, il Signore indica che ha un valore e una priorità maggiore di altre cose. Le cose sacre devono essere trattate con più attenzione, avvicinate con maggiore deferenza e considerate con più profonda riverenza. La sacralità si posiziona in alto nella gerarchia dei valori celesti.

Ciò che è sacro per Dio diventa sacro per noi solo mediante l’esercizio del libero arbitrio; ognuno deve scegliere di accettare e considerare sacro quello che Dio definisce sacro. Egli manda luce e conoscenza dal cielo. Ci esorta ad accettarle e a trattarle come sacre.

Ma c’è “un’opposizione in tutte le cose” (2 Nefi 2:11). L’opposto di sacro è profano o secolare — ciò che è temporale o mondano. Il mondano rivaleggia costantemente con il sacro per accaparrarsi la nostra attenzione e le nostre priorità. La conoscenza delle cose secolari è essenziale nella nostra vita di tutti i giorni. Il Signore ci istruisce a ricercare il sapere e la saggezza, a studiare e imparare nei libri migliori e a familiarizzare con le lingue, gli idiomi e i popoli (vedere DeA 88:118; 90:15). Quindi, la scelta di preferire il sacro al secolare è una scelta di priorità relativa, non di esclusività; “è bene essere dotti se si dà ascolto ai consigli di Dio” (2 Nefi 9:29; corsivo dell’autore).

La battaglia per le priorità tra il sacro e il secolare può essere esemplificata dall’esperienza di Mosè presso il pruno ardente. Lì Mosè ricevette da Geova la sua sacra chiamata a liberare i figlioli di Israele dalla schiavitù. Tuttavia, inizialmente la sua conoscenza secolare del potere dell’Egitto e del faraone lo fece dubitare. Alla fine, però, Mosè esercitò la fede nelle parole del Signore, sottomettendo la sua conoscenza secolare e confidando nel sacro. Tale fiducia gli fornì il potere per superare le prove temporali e condurre Israele fuori dall’Egitto.

Dopo essere scappato dall’esercito di Noè per poi ritrovarsi schiavo nelle mani di Amulon, Alma avrebbe potuto dubitare della testimonianza spirituale ricevuta mentre ascoltava Abinadi. Tuttavia, confidò nel sacro e gli fu data la forza per perseverare e fuggire dai problemi momentanei.

Joseph Smith si trovò di fronte a un dilemma simile all’inizio del processo di traduzione del Libro di Mormon. Conosceva la natura sacra delle tavole e del lavoro di traduzione. Tuttavia fu persuaso da Martin Harris a dare priorità alle preoccupazioni mondane dell’amicizia e delle finanze, andando contro le sacre istruzioni. Come conseguenza, il manoscritto della traduzione andò perduto. Il Signore riprese Joseph per aver consegnato “ciò che era sacro alla malvagità” (DeA 10:9) e lo privò per un periodo delle tavole e del dono di tradurre. Quando le priorità di Joseph furono rimesse in ordine, le cose sacre furono restituite e il lavoro proseguì.

Il Libro di Mormon dà altri esempi della difficoltà a dare la giusta priorità a ciò che è sacro. Parla di credenti la cui fede li condusse all’albero della vita per mangiarne il sacro frutto, l’amore di Dio. Poi i beffeggiamenti di quelli che erano nell’edificio grande e spazioso fecero sì che i credenti spostassero la loro attenzione dal sacro al secolare (vedere 1 Nefi 8:11, 24–28). In seguito i Nefiti scelsero l’orgoglio e negarono lo spirito di profezia e rivelazione, “beffa[ndosi] di ciò che era sacro” (Helaman 4:12). Persino alcuni testimoni oculari dei segni e dei miracoli relativi alla nascita del Signore scelsero di rigettare le sacre manifestazioni del cielo a favore di spiegazioni secolari (vedere 3 Nefi 2:1–3).

Oggi la difficoltà persiste. Le voci secolari crescono di numero e di intensità. Esse invitano i credenti ad abbandonare ciò che il mondo considera irrazionale e irragionevole. Poiché “vediamo come in uno specchio, in modo oscuro” (1 Corinzi 13:12) e non conosciamo “il significato di tutte le cose” (1 Nefi 11:17), a volte possiamo sentirci vulnerabili e pensare di aver bisogno di maggiori rassicurazioni spirituali. Il Signore disse a Oliver Cowdery:

“Se desideri un’ulteriore testimonianza, torna con la mente alla notte in cui gridasti a me nel tuo cuore, per poter conoscere la verità di queste cose.

Non sussurrai pace alla tua mente a questo riguardo? Quale più grande testimonianza puoi avere che da Dio?” (DeA 6:22–23).

Il Signore ha ricordato ad Oliver Cowdery e a noi di rifugiarci nelle testimonianze personali già avute, quando la nostra fede è messa alla prova. Come per Mosè, Alma e Joseph Smith prima di noi, queste esperienze spirituali divine servono come ancore spirituali che ci tengono al sicuro nei momenti di prova.

Non si può rigettare a piacere ciò che è sacro. Coloro che scelgono di abbandonare anche fosse una sola cosa sacra avranno la mente oscurata (vedere DeA 84:54) e, a meno che non si pentano, la luce che possiedono sarà loro tolta (vedere DeA 1:33). Senza l’ancora del sacro, si ritroveranno moralmente alla deriva in un mare secolare. Al contrario, coloro che considerano sacre le cose sacre ricevono delle promesse: “Ciò che è da Dio è luce; e colui che riceve la luce e continua in Dio riceve più luce; e quella luce diventa sempre più brillante fino al giorno perfetto” (DeA 50:24).

Possa il Signore benedirci affinché riconosciamo, ricordiamo e consideriamo per sempre sacro ciò che abbiamo ricevuto dall’alto. Attesto che, se lo faremo, avremo il potere di perseverare nelle prove e superare le difficoltà del nostro tempo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.