2013
Redenzione
Maggio 2013


Redenzione

Nella misura in cui seguiamo Cristo, contribuiamo a promuovere la Sua opera di redenzione.

Anziano D. Todd Christofferson

Ai tempi del colonialismo, in America gli operai erano molto richiesti. Durante il XVIII e il XIX secolo, venivano reclutate persone dalla Gran Bretagna, dalla Germania e da altri paesi europei per andare a lavorare in America, come operai immigranti. Molti di coloro che erano disposti a farlo, però, non potevano permettersi le spese del viaggio. Spesso capitava che queste persone viaggiassero sotto contratto, con la promessa che, una volta arrivate a destinazione, avrebbero lavorato senza percepire alcun salario per un certo periodo di tempo, ripagando così le spese del viaggio. Altri invece partivano con la promessa che i membri della famiglia già in America avrebbero pagato per loro, al loro arrivo. Se ciò non accadeva, i nuovi arrivati ripagavano il viaggio prestando manodopera a contratto. Il termine utilizzato per descrivere questi immigranti era “redemptioners”, ossia redentori. Dovevano riscattare il costo del loro viaggio — in un certo senso acquistare la propria libertà — lavorando duramente.1

Redentore è uno dei titoli più importanti di Gesù Cristo. Come ho spiegato nella mia breve descrizione degli immigrati “redemptioners”, la parola redimere significa pagare un debito o una obbligazione. Redimere significa anche riscattare. Se qualcuno commette un errore e corregge o fa ammenda, diciamo che ha redento se stesso. Ciascuno di questi significati suggerisce varie sfaccettature della grande redenzione che Gesù Cristo ha compiuto con la Sua Espiazione, la quale comprende, usando le parole del dizionario: “riscatto dal peccato e dalle sue conseguenze, tramite un sacrificio compiuto in favore del peccatore.”2

La redenzione del Salvatore consta di due parti. La prima è l’Espiazione per la trasgressione di Adamo con conseguente caduta dell’uomo. Vengono così sconfitte quelle che potremmo definire le dirette conseguenze della Caduta — la morte fisica e la morte spirituale. La morte fisica è ben conosciuta; la morte spirituale è la separazione dell’uomo da Dio. Come scrisse Paolo: “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati” (1 Corinzi 15:22). La redenzione dalla morte fisica e dalla morte spirituale è universale, e senza condizioni.3

Il secondo aspetto dell’Espiazione del Salvatore è la redenzione dalle conseguenze indirette della Caduta — ovvero, i nostri peccati individuali, anziché la trasgressione di Adamo. In virtù della Caduta, nasciamo in un mondo mortale, dove il peccato — che è la disobbedienza alle leggi divine — è dilagante. Riferendosi a tutti noi, il Signore dice:

“Quando cominciano a crescere, il peccato concepisce nel loro cuore, ed essi assaporano l’amaro, affinché sappiano apprezzare il bene.

Ed è dato loro di distinguere il bene dal male, pertanto agiscono in piena libertà” (Mosè 6:55–56).

Poiché ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte, la redenzione dai nostri peccati è condizionale — condizionata dalla confessione del peccato, e dal suo abbandono, per vivere una vita devota. In altre parole, vincolata dal pentimento (vedere DeA 58:43). “Insegnalo dunque ai tuoi figli”, comanda il Signore, “che tutti gli uomini, ovunque, devono pentirsi, o non possono in alcun modo ereditare il regno di Dio, poiché nessuna cosa impura può dimorarvi, ossia dimorare in sua presenza” (Mosè 6:57).

Le sofferenze del Salvatore nel Getsemani, e la Sua agonia sulla croce, soddisfano le richieste che la giustizia ha nei nostri confronti e ci riscattano dal peccato. Egli estende la Sua misericordia e perdona coloro che si pentono. L’Espiazione, però, soddisfa anche il debito che la giustizia ha nei nostri confronti, guarendo e compensando eventuali sofferenze da noi ingiustamente sopportate. “Poiché ecco, egli soffre le pene di tutti gli uomini, sì, le pene di ogni creatura vivente, siano uomini, donne e bambini, che appartengono alla famiglia d’Adamo” (2 Nefi 9:21, vedere anche Alma 7:11–12).4

Nella misura in cui seguiamo Cristo, contribuiamo a promuove la Sua opera di redenzione. La cosa migliore che possiamo fare per gli altri, a cominciare dai membri della nostra famiglia, è di portarli a Cristo, mediante la fede e il pentimento, in modo che essi possano ricorrere alla Sua Redenzione — pace e gioia adesso, e immortalità e vita eterna nel mondo a venire. Il lavoro dei nostri missionari è una magnifica espressione dell’amore redentore del Signore. Come Suoi messaggeri autorizzati, essi offrono le benedizioni straordinarie della fede in Gesù Cristo, del pentimento, del battesimo e del dono dello Spirito Santo, aprendo la strada alla rinascita spirituale e alla redenzione.

Inoltre, possiamo aiutare il Signore nella redenzione di coloro che giacciono nella tomba. “I fedeli anziani di questa dispensazione, quando lasciano questa vita mortale, continuano le loro fatiche nella predicazione del Vangelo di pentimento e di redenzione, tramite il sacrificio dell’Unigenito Figlio di Dio, tra coloro che sono nelle tenebre e sotto la schiavitù del peccato nel grande mondo degli spiriti dei morti” (DeA 138:57). Grazie ai benefici dei riti vicari che offriamo loro nei templi di Dio, anche coloro che sono morti nella schiavitù del peccato possono essere liberati.5

Sebbene gli aspetti più importanti della redenzione abbiano a che fare con il pentimento e il perdono, tuttavia esiste anche un altro aspetto temporale molto importante. Gesù andò in giro facendo il bene (vedere Atti 10:38), guarì i malati e gli infermi, soddisfò i bisogni alimentari delle moltitudini, e insegnò una via più eccellente. “Il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Possiamo noi quindi, sotto l’influenza dello Spirito Santo, andare e fare del bene, contribuendo al disegno redentore del Maestro.

Questo tipo di redenzione prevede che aiutiamo le persone in difficoltà. Significa familiarizzare con i poveri e i deboli, alleviare le sofferenze, correggere gli errori, difendere la verità, rafforzare la nuova generazione, e raggiungere la sicurezza e la felicità nella casa. Gran parte della nostra opera di redenzione sulla terra consiste nell’aiutare gli altri a crescere e realizzare le proprie speranze e aspirazioni.

Un esempio dal romanzo I Miserabili, di Victor Hugo, anche se fittizio, mi ha sempre toccato e ispirato. Più o meno all’inizio della storia, il vescovo Bienvenu offre cibo e rifugio al senzatetto Jean Valjean, che è appena tornato in libertà, dopo aver scontato 19 anni di carcere, per aver rubato un filone di pane per sfamare i figli affamati di sua sorella. Valjean, ormai indurito e amareggiato, ricompensa la bontà del vescovo Bienvenu derubandolo della sua argenteria. Più avanti viene fermato da alcuni gendarmi sospettosi, così Valjean mente, e dice loro che quell’argento gli è stato regalato. Quando i gendarmi lo riportano alla casa del vescovo, Valjean rimane grandemente stupito quando il Vescovo Bienvenu conferma la sua storia, per di più aggiungendo: “‘Ma come? Vi avevo anche donato i candelieri, sono anch’essi d’argento, e dai quali potrete ricavare ben duecento franchi. Perché non li avete portati con voi assieme alle vostre posate?’ …

Il vescovo poi gli si avvicinò, e disse, a bassa voce:

‘Non dimenticate, non dimenticate mai che m’avete promesso di usare questo denaro per diventare un uomo onesto’.

Jean Valjean, che non aveva alcun ricordo di questa promessa, rimase stupefatto. Il vescovo… continuò, solennemente:

‘Jean Valjean, fratello mio: non appartenete più al male, ma al bene. Acquisto la vostra anima. La tolgo ai cupi pensieri e allo spirito di perdizione, e la do a Dio!’”

Jean Valjean davvero divenne un uomo nuovo, un uomo onesto e un benefattore per molti. Per tutta la sua vita conservò i due candelieri d’argento, a ricordargli che la sua vita era stata riscattata da Dio.6

Ci sono forme di riscatto temporale che arrivano grazie ad uno sforzo collaborativo. È una delle ragioni per le quali il Salvatore ha creato una chiesa. Essendo organizzati in quorum e organizzazioni ausiliarie e in pali, rioni e rami, non solo possiamo istruirci ed incoraggiarci l’un l’altro nel Vangelo, ma possiamo anche fornire risorse alle persone, per aiutarle in base alle loro esigenze. Le persone che agiscono da sole o in gruppi ad hoc non sempre riescono a far fronte alle sfide più grandi. Come seguaci di Gesù Cristo siamo una comunità di santi organizzata per venire incontro alle esigenze dei santi e di molti altri, e siamo in grado di raggiungere tutto il mondo.

Grazie agli sforzi umanitari da noi compiuti specificatamente lo scorso anno, come menzionato dall’anziano Dallin H. Oaks, ora 890.000 persone in 36 paesi hanno acqua pulita, 70.000 persone in 57 paesi hanno sedie a rotelle, 75.000 persone in 25 paesi vedono meglio, e 52 paesi hanno ricevuto gli aiuti necessari a risollevarsi dopo essere stati colpiti da catastrofi naturali. Lavorando con altre istituzioni, la Chiesa ha contribuito a vaccinare circa 8 milioni di bambini e ha aiutato i siriani nei campi profughi in Turchia, Libano e Giordania, in base alle loro necessità. Al tempo stesso, nel 2012, i membri della Chiesa nel bisogno hanno ricevuto milioni di dollari in beni e servizi dai fondi del digiuno. Grazie per la vostra generosità.

Tutto questo senza contare i singoli atti di bontà e solidarietà — donazioni di cibo, indumenti, denaro, assistenza, e mille altre forme di conforto e compassione — grazie alle quali possiamo partecipare all’opera redentrice di Cristo. Da ragazzo ho osservato gli atti compiuti da mia madre per riscattare una donna che aveva bisogno di aiuto. Molti anni fa, quando i suoi figli erano piccoli, mia madre subì una grave operazione, nella quale quasi perse la vita, rimanendo costretta a letto quasi un anno intero. Durante quel periodo, famigliari e membri del rione sono stati di grande aiuto per mia madre e per la nostra famiglia. La presidentessa della Società di Soccorso del rione, la sorella Abraham, consigliò ai miei genitori di assumere una donna del rione che aveva disperatamente bisogno di lavoro, affinché ci aiutasse con le faccende di casa. Nel raccontare questa storia, mi riferirò a questa donna e a sua figlia usando nomi di fantasia come Sara e Annie. Ecco il resoconto di mia madre:

“Lo ricordo come se fosse ieri. Ero a letto quando la sorella Abraham portò Sara alla porta della mia camera. Mi venne un colpo. Era la persona meno attraente che avessi mai incontrato — magrissima; sciatta, capelli sporchi; spalle incurvate; la testa china a fissare il pavimento. Indossava una vecchia vestaglia di quattro taglie più grande di lei. Non alzava lo sguardo e parlava talmente piano che non riuscivo a sentirla. Nascosta dietro di lei c’era una bambina di tre anni. Cosa mai avrei dovuto fare con questa creatura? Appena uscirono dalla stanza, piansi e piansi ancora. Avevo bisogno di aiuto, non di altri problemi. La sorella Abraham rimase un po’ con lei e in breve tempo sistemarono la casa e prepararono qualcosa di buono da mangiare. Poiché questa ragazza aveva passato momenti terribili, e le serviva aiuto, la sorella Abraham mi chiese di tenerla in prova qualche giorno.

La mattina successiva, quando arrivò Sara, la convinsi ad avvicinarsi al letto, dove potevo sentirla. Mi chiese cosa volessi che facesse. Glielo dissi e poi aggiunsi: ‘Ma la cosa più importante sono i miei figli; stai con loro, leggi loro qualcosa — sono più importanti della casa’. Era brava a cucinare e mantenne pulita la casa, si occupava del bucato, ma sopratutto, era brava con i miei figli.

Con il passare delle settimane, scoprii la storia di Sara. [Aveva problemi di udito, così ebbe difficoltà a scuola, al punto da smettere di andarci. Sposò un giovane dissoluto. Nacque Annie e divenne la gioia della vita di Sara. Una notte d’inverno suo marito tornò a casa ubriaco, costrinse Sara e Annie a salire in auto in pigiama, e poi le scaricò in autostrada. Non lo videro mai più. A piedi nudi, e congelate, Sara e Annie camminarono per diversi chilometri, fino a casa della madre di Sara]. La madre accettò di ospitarle se in cambio Sara si fosse occupata di tutte le faccende domestiche, avesse cucinato e si fosse presa cura di sua sorella e di suo fratello, che frequentavano le scuole superiori.

“Portammo Sara dall’otorino e le prendemmo un apparecchio acustico… La portammo anche ad una scuola per adulti e finalmente ottenne un diploma di scuola superiore. Frequentò una scuola serale, si laureò e divenne poi un insegnante di sostegno per ragazzi con bisogni particolari. Si comprò una casetta. Sua figlia Annie si sposò al tempio ed ebbe due bambini. Finalmente Sara subì alcune operazioni alle orecchie e fu in grado di sentire bene. Anni dopo andò in pensione e svolse una missione… Sara ci ringraziò spesso, disse molte volte di aver imparato tanto da me, soprattutto quella volta in cui le dissi che i miei figli erano più importanti della casa. Disse di aver imparato a far sentire Annie importante… Sara è una donna davvero molto speciale”.

Come discepoli di Gesù Cristo, dobbiamo fare tutto il possibile per riscattare gli altri dalle loro sofferenze e fatiche. Il servizio più grande che possiamo offrire consiste nel condurli a Cristo. Senza la Sua Redenzione dalla morte e dal peccato, avremmo solo un Vangelo di giustizia sociale; che potrebbe essere di aiuto e riconciliazione nel presente, ma non avrebbe il potere di attingere dal cielo la giustizia perfetta e la misericordia infinita. La redenzione finale è in Gesù Cristo, e in Lui soltanto. Con umiltà e gratitudine Lo riconosco come il Redentore. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere Merriam-Webster’s Collegiate Dictionary, 10a edizione (1993), “redemptioner”.

  2. Webster’s New World College Dictionary, 3a ed. (1988), “redeem”.

  3. “Il Figlio di Dio ha espiato per la colpa originale, per cui i peccati dei genitori non possono ricadere sulla testa dei figli, poiché questi sono puri fin dalla fondazione del mondo” (Mosè 6:54). Mediante la redenzione di Cristo, siamo tutti vincitori sulla tomba e risorgiamo per essere immortali. Per di più, tutti supereremo la morte spirituale, quando saremo ricondotti alla presenza di Dio per essere giudicati. Gesù disse: “Come io sono stato innalzato [sulla croce] dagli uomini, così siano gli uomini innalzati dal Padre, per stare davanti a me, per essere giudicati dalle loro opere” (3 Nefi 27:14). Coloro che sono purificati dal peccato rimarranno con Dio nel regno dei cieli, ma coloro che non si pentono e sono impuri non possono dimorare con un Dio santo, e dopo il Giudizio dovranno andarsene, e perciò, soffriranno ancora di una morte spirituale. A volte ci si riferisce a questo stato come seconda morte, o seconda sofferenza di una morte spirituale (vedere Helaman 14:15–18).

  4. È in riferimento ai nostri peccati che le Scritture parlano di alcuni che non riceveranno il beneficio della redenzione: “I malvagi rimangono come se non vi fosse stata nessuna redenzione, eccetto che i legami della morte saranno sciolti” (Alma 11:41). “Colui che non esercita la fede fino a pentirsi è esposto all’intera legge delle esigenze della giustizia; perciò solo per colui che ha fede fino a pentirsi si realizza il grande ed eterno piano della redenzione” (Alma 34:16). Se un uomo rifiuta l’Espiazione del Salvatore, allora dovrà riscattare da solo il proprio debito nei confronti della giustizia. Gesù disse: “Poiché ecco, io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno; ma se non volessero pentirsi, essi dovranno soffrire proprio come me” (Dottrina e Alleanze 19:16–17). Le sofferenze di una persona irredenta sono conosciute come inferno. Significa essere soggetti al diavolo. Questa condizione viene metaforicamente descritta nelle Scritture come essere in catene o come un lago di fuoco e di zolfo. Lehi supplicò i suoi figli di scegliere la redenzione di Cristo “E che non sceglieste la morte eterna, secondo la volontà della carne e del male che è in essa, che dà allo spirito del diavolo il potere di farvi schiavi e di trascinarvi giù in inferno, per poter governare su di voi nel suo regno” (2 Nefi 2:29). Grazie all’Espiazione di Gesù Cristo, anche l’inferno ha una fine, e coloro che sono costretti a passarvi attraverso saranno “redenti dai lacci del diavolo all’ultima risurrezione” (Dottrina e Alleanze 76:85). I relativamente pochi “figli di perdizione” sono “i soli sui quali la seconda morte avrà alcun potere [duraturo]; sì, in verità, i soli che non saranno rendenti al tempo debito del Signore, dopo aver sofferto la sua ira” (Dottrina e Alleanze 76:32, 37–38).

  5. Il profeta Joseph Smith esultò: “Che i morti esclamino inni di eterna lode al Re Emmanuele, che ordinò, prima che fosse il mondo, ciò che ci avrebbe messo in grado di redimerli dalla loro prigione, poiché i prigionieri saranno liberati” (Dottrina e Alleanze 128:22).

  6. Vedere Victor Hugo, I Miserabili.