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Il fallimento fa parte del piano
Quattro lezioni che possiamo apprendere dai “fallimenti” preferiti nelle Scritture.
Una buona parte di Internet sembra essere dedicata a celebrare gli “epic fail”, ovvero “fallimenti epici” — dai fallimenti nel riprodurre un progetto di Pinterest ai video di capriole in aria finite male. Forse, quando i nostri migliori sforzi non sembrano abbastanza, desideriamo semplicemente sapere di non essere soli. Bene, c’è un altro modo per saperlo.
Se pensi che le tue giornate siano costellate di fallimenti, fatti coraggio con le Scritture. Sono piene di sforzi non proprio perfetti di persone piuttosto sorprendenti. Ecco solo alcune delle loro lezioni che possono aiutarti a capire che probabilmente stai facendo meglio di quanto credi.
1. La fede non evita i fallimenti, li rende significativi.
Nefi era pieno di fede quando con i suoi fratelli tornò a prendere le tavole di bronzo, ma ciò non impedì loro di fallire miseramente — due volte (vedere 1 Nefi 3). Ma, ciò nonostante, la sua fede lo aiutò a trasformare il suo fallimento in preparazione per il successo. I precedenti incontri con Labano prepararono Nefi a riconoscerlo, imitarlo, trovare la sua casa e ottenere i sacri annali? Non lo sappiamo per certo. Ma sappiamo che il nostro successo futuro è spesso costruito su fallimenti passati.
2. Dio ha previsto i nostri fallimenti e ha pianificato con anticipo.
Dopo che Joseph Smith venne a sapere della perdita delle 116 pagine del manoscritto del Libro di Mormon, gridò: “Tutto è perduto!”.1 Sapeva di aver fallito. Egli sapeva che sarebbe stato ammonito e forse persino rigettato. Eppure non tutto era perduto. Dio aveva previsto il fallimento di Joseph quasi 2.000 anni prima ed era preparato.
Allo stesso modo, Dio ha previsto i nostri fallimenti molto prima che il mondo fosse creato.2 Egli può trasformare persino i nostri errori in benedizioni (vedere Romani 8:28). Ed Egli ha fornito un Salvatore in modo che, quando i nostri fallimenti includono il peccato, possiamo pentirci, permettendoci di “imparare dalle [nostre] esperienze senza venire da esse condannati”.3
3. Non arrenderti, non sempre vediamo il nostro successo.
Abinadi fu chiamato a predicare il pentimento al popolo. Se Abinadi avesse misurato il proprio successo basandosi sul numero di persone che si pentirono, sarebbe morto credendo di essere un completo fallimento. La prima volta che avvisò il popolo di re Noè di pentirsi, fu rigettato e si salvò la vita a malapena. (vedere Mosia 11:20–29). Invece di arrendersi, provò di nuovo, sapendo che avrebbe potuto essere ucciso — e così fu.
Ma poiché non si era arreso, le persone alla fine si pentirono (vedere Mosia 21:33). Inoltre, Alma si convertì, istruì e battezzò molti e organizzò la Chiesa tra i Nefiti. I discendenti di Alma guidarono la Chiesa, e a volte la nazione, fino alla venuta di Gesù Cristo, convertendo migliaia di persone, inclusa la maggior parte dei Lamaniti (vedere Helaman 5:50). Una persona che non si arrende nonostante i fallimenti può fare una grande differenza.
4. A volte risolvere i problemi è meno importante che imparare da essi.
Oliver Granger era abituato ad avere l’autorità di farsi obbedire. Prima di unirsi alla Chiesa negli anni tra il 1830 e 1840, era stato uno sceriffo di contea, un colonnello nell’esercito e un predicatore ufficiale nella sua chiesa. Dopo essersi unito alla Chiesa, svolse due missioni e fu un membro del sommo consiglio di Kirtland. Ma poi Joseph Smith diede a Oliver il compito quasi impossibile di mettere in ordine gli affari dei dirigenti della Chiesa che erano stati costretti a lasciare Kirtland.4
Sentendosi un fallimento, Oliver andò da Joseph e sentì il Signore dire: “Mi ricordo del mio servitore Oliver Granger; … e quando cadrà si rialzi; poiché il suo sacrificio mi sarà più sacro del suo guadagno” (DeA 117:12–13). Da Oliver, impariamo che il risultato che Dio persegue non è sempre che noi troviamo la soluzione giusta ai nostri problemi, ma che cresciamo affrontandoli.
Il progresso può essere caotico
Siamo qui per imparare e crescere, ma la crescita non avviene senza l’opposizione. Tutti facciamo errori, ha detto il presidente Dieter F. Uchtdorf, secondo consigliere della Prima presidenza, ma “il nostro destino non è determinato dal numero di volte che inciampiamo, ma da quello in cui ci rialziamo, ci diamo una ripulita e andiamo avanti”.5