2018
Il dono di pace del Salvatore
Dicembre 2018


Il dono di pacedel Salvatore

Tratto da “Non temere”, discorso tenuto il 6 dicembre 2015 presso il Centro Conferenze durante la Riunione di Natale della Prima Presidenza.

Anche in un mondo in cui la pace sembra lontana, il dono di pace del Salvatore può vivere nel nostro cuore indipendentemente dalle circostanze.

Mary holding baby Jesus

Nativity in Copper and Umber [Natività in rame e terra di Siena], di J. Kirk Richards

C’è qualcosa di meglio della bella musica e dei canti natalizi, degli incontri con i parenti e gli amici, dei volti sorridenti e della gioiosa esuberanza dei bambini? Il Natale ha una capacità divina di unirci come famiglie, amici e comunità. Siamo ansiosi di scambiare regali e di goderci un pasto per celebrare le feste.

In Canto di Natale, scritto dall’autore inglese Charles Dickens, il nipote di Ebenezer Scrooge cattura la magia di questo periodo sacro dell’anno osservando: “Ho sempre considerato il periodo di Natale, quando arriva, […] come un bel periodo, un periodo in cui ci si vuol bene, si fa la carità, si perdona e ci si diverte; il solo periodo, nel lungo calendario dell’anno, in cui pare che uomini e donne, per mutuo accordo, aprano il cuore e pensino [agli altri]. […]E quindi, […] benché non mi abbia mai messo in tasca il becco di un quattrino, io credo che il Natale mi abbia fatto del bene e me ne farà. Dunque dico: che Dio lo benedica!”1.

Come genitore, e ora come nonno, mi è stata ricordata la magia del Natale quando ho osservato i miei figli, e ora i loro figli, celebrare la nascita del Salvatore e godere della reciproca compagnia mentre la nostra famiglia si riuniva. Sono sicuro che anche voi abbiate notato, come me, la gioia e l’innocenza con cui i bambini attendono e apprezzano questa festa speciale. Vedere la loro gioia ricorda a ciascuno di noi ogni felice Natale del passato. È stato sempre Dickens a osservare: “A volte fa bene tornar bambini, e più che mai a Natale, quando il suo potente fondatore era Egli stesso un bambino”2.

Sono cresciuto vicino a Los Angeles, in California, negli Stati Uniti, dove la nostra casa era circondata da aranceti. Una sera, a ogni Natale, i miei genitori invitavano parenti, amici e vicini a casa nostra per cantare canti natalizi e godersi un rinfresco. Era una tradizione meravigliosa per tutti noi, e il canto sembrava andare avanti per ore. Noi bambini cantavamo finché ci sentivamo in dovere di farlo, poi sgattaiolavamo fuori per andare a giocare nell’aranceto.

Anche io e mia moglie, Kathy, abbiamo allevato la nostra famiglia nel sud della California, relativamente vicino alla costa. Lì il Natale è caratterizzato da palme che ondeggiano nella brezza. Ogni anno, i nostri figli non vedevano l’ora di scendere al porto per assistere all’annuale parata natalizia delle barche. Centinaia di yacht magnifici, che brillavano di luci di tutti i colori, giravano attorno al porto mentre noi guardavamo stupefatti.

Ora che viviamo a Salt Lake City, Kathy e io abbiamo reso una tradizione portare i nostri figli e i nostri nipoti a una rappresentazione locale dello spettacolo Canto di Natale. Ogni anno, mentre guardiamo Scrooge intraprendere la sua miracolosa trasformazione da eremita senza cuore a vicino felice e pieno di gioia natalizia, sentiamo l’impulso di disfarci dello Scrooge che è dentro di noi. Ci sentiamo spinti a fare un po’ meglio per seguire l’esempio di carità verso tutti datoci del Salvatore.

Il potere redentore di Gesù Cristo

Lo spirito trasformatore del periodo natalizio affonda le sue radici nel potere redentore di Gesù Cristo che cambia in meglio la nostra vita. L’amato racconto della nascita del Figlio di Dio, avvenuta più di duemila anni fa a Betlemme, è riportato nel libro di Luca:

“Or in que’ dì avvenne che un decreto uscì da parte di Cesare Augusto, che si facesse un censimento di tutto l’impero. […]

E tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.

Or anche Giuseppe salì di Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di Davide, chiamata Betleem, […]

a farsi registrare con Maria sua sposa, che era incinta.

E avvenne che, mentre eran quivi, si compié per lei il tempo del parto;

ed ella diè alla luce il suo figliuolo primogenito, e lo fasciò, e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non v’era posto per loro nell’albergo.

Or in quella medesima contrada v’eran de’ pastori che stavano ne’ campi e facean di notte la guardia al loro gregge.

E un angelo del Signore si presentò ad essi e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore.

E l’angelo disse loro: Non temete, perché ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà:

Oggi, nella città di Davide, v’è nato un salvatore, che è Cristo, il Signore.

E questo vi servirà di segno: troverete un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia.

E ad un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Iddio e diceva:

Gloria a Dio ne’ luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce!” (Luca 2:1–11, 3–14).

Non temete

shepherds abiding in the field

The Shepherds Made Known Abroad, [i pastori divulgarono], di J. Kirk Richards

L’angelo percepì la paura dei pastori quando apparve loro, dicendo: “Non temete”. La stupefacente gloria di Dio, che irradiava dall’inaspettato messaggero celeste, aveva infatti destato paura nel loro cuore. Ma la notizia che l’angelo recava con sé non rappresentava nulla di cui temere. Egli era venuto per annunciare un miracolo, per portare la suprema buona novella, per dire loro che la redenzione dell’umanità era letteralmente iniziata. Nessun altro messaggero, prima o dopo, ha mai portato notizie migliori.

L’Unigenito del Padre stava cominciando il Suo soggiorno terreno: “Oggi, nella città di Davide, v’è nato un salvatore, che è Cristo, il Signore”. Questo era veramente il buon annunzio di una grande allegrezza.

Ognuno di noi affronta momenti nella vita in cui la grande gioia promessa dall’angelo può apparire inafferrabile e distante. Tutti noi siamo soggetti alle debolezze e alle difficoltà della vita: malattie, fallimenti, problemi, delusioni e, alla fine, la morte. Mentre molte persone hanno la benedizione di vivere in condizioni di sicurezza fisica, altre non ce l’hanno. In tanti affrontano grandi difficoltà nel sostenere le prove della vita e gli effetti fisici ed emotivi che tali prove possono portare.

Eppure, nonostante le difficoltà della vita, il messaggio del Signore a ciascuno di noi è ancora oggi lo stesso di quello dato ai pastori che facevano la guardia duemila anni fa: “Non temete”. Forse l’invito dell’angelo a non temere ha un’importanza più trascendente per noi oggi di quanta ne avesse nel calmare la paura dei pastori quella prima notte di Natale. Voleva forse che noi capissimo che, grazie al Salvatore, la paura non trionferà mai? Voleva forse rafforzare il fatto che la paura nella sua forma suprema non è mai giustificata, che nessun problema terreno è permanente e che nessuno di noi è fuori dalla portata della redenzione?

Il dono più dolce offerto a Natale sarà sempre quello del nostro Salvatore in persona: la Sua pace perfetta. Egli ha detto: “Io vi lascio la pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Giovanni 14:27).

Anche in un mondo in cui la pace sembra lontana, il dono di pace del Salvatore può vivere nel nostro cuore indipendentemente dalle circostanze. Se accettiamo l’invito del Salvatore a seguirLo, la paura duratura verrà bandita per sempre. Il nostro futuro è al sicuro. Questo è il “buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà”.

“Tu, non temere, perché io son teco; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Isaia 41:10).

Speranza nel Salvatore

Grazie al Salvatore, nato duemila anni fa a Betleem, c’è speranza, e molto altro ancora. C’è redenzione, liberazione, vittoria e trionfo. “L’error sul bene non preval”3.

Non c’è da stupirsi che un coro di angeli apparve improvvisamente, come un punto esclamativo celeste all’annuncio dell’angelo della nascita del Salvatore, cantando: “Gloria a Dio ne’ luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce!”. Nessun messaggio potrebbe essere più rassicurante. Nessun messaggio è mai stato così colmo di benevolenza verso gli uomini.

Possa questo essere un periodo di pace e di gioia per tutti noi, poiché per noi nacque quel giorno nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo il Signore.

Note

  1. Charles Dickens, A Christmas Carol [Canto di Natale] (1858), 5–6.

  2. A Christmas Carol, 67.

  3. “Campane il giorno di Natal”, Inni, 128.