Capitolo 7
Figli dello stesso Dio
All’inizio di ottobre del 1963, la sezione locale di Salt Lake City della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) [associazione nazionale per la promozione delle persone di colore] si preparò per attuare una protesta pacifica nei pressi della Piazza del Tempio durante la Conferenza generale. Mentre l’imminente protesta faceva notizia in tutti gli Stati Uniti, gli organizzatori speravano che la manifestazione avrebbe persuaso i dirigenti della Chiesa a chiarire la loro posizione sui diritti civili.
Anche se nel 1956 il giornale Deseret News, di proprietà della Chiesa, aveva avallato la graduale abolizione della segregazione razziale, lo Utah era ancora in ritardo rispetto ad altri stati vicini nell’approvare leggi sui diritti civili. La NAACP sperava che una dichiarazione forte da parte della Chiesa avrebbe influenzato i legislatori nel garantire pari tutele e opportunità a tutti gli abitanti dello stato.
La protesta sarebbe stata una di tante altre in quel periodo negli Stati Uniti. All’inizio dell’anno, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy aveva proposto una legge sui diritti civili per proteggere gli afroamericani e le altre persone di colore dalla discriminazione. Alcuni mesi dopo, la NAACP contribuì a organizzare una marcia imponente a Washington DC per protestare contro l’ineguaglianza sociale ed economica negli Stati Uniti. La marcia si concluse con un appassionato discorso del dottor Martin Luther King jr, un importante leader per i diritti civili, che ispirò molte persone a opporsi all’ingiustizia razziale.
Dopo aver saputo della protesta in programma alla Piazza del Tempio, Sterling McMurrin, professore di filosofia presso la University of Utah, organizzò un incontro tra i dirigenti della NAACP di Salt Lake City e Hugh B. Brown, membro della Prima Presidenza.
La sera del 3 ottobre, il presidente Brown accolse Albert Fritz, presidente della sezione locale della NAACP, e altri organizzatori della protesta, presso l’edificio amministrativo della Chiesa. Anche N. Eldon Tanner, che era stato chiamato poco prima quello stesso giorno a sostituire Henry D. Moyle nella Prima Presidenza, si unì a loro.
Durante la riunione, gli organizzatori chiesero se la Chiesa intendesse parlare a sostegno dei diritti civili.
“Come sapete”, disse il presidente Brown, “la Chiesa non si fa coinvolgere nella politica”. Aveva una posizione di neutralità politica da lungo tempo.
Gli organizzatori fecero quindi notare che la Chiesa parlava spesso di questioni morali. E i diritti civili, argomentarono, erano una questione morale.
Il presidente Brown fu d’accordo con loro, ma né lui né il presidente Tanner pensavano che fosse necessaria una protesta pubblica. Promisero di parlare con il presidente McKay del fatto che la Chiesa rilasciasse una dichiarazione sui diritti civili.
Dopo la riunione, il presidente Brown e il presidente Tanner chiesero a Sterling McMurrin di aiutarli a preparare una dichiarazione da sottoporre all’approvazione del presidente McKay. Albert Fritz, nel frattempo, esortò i membri della NAACP a posticipare la manifestazione e a dare alla Chiesa il tempo di rilasciare la dichiarazione. Alcuni dei manifestanti avevano già realizzato dei cartelli di protesta, ma accettarono di aspettare almeno un’altra settimana.
Sabato 5 ottobre, il presidente Brown informò la NAACP che il presidente McKay aveva approvato una dichiarazione, che fu poi letta dal presidente Brown alla Conferenza generale la mattina seguente.
“In questa Chiesa non c’è dottrina, credenza o pratica che abbia lo scopo di negare a qualsiasi persona il godimento di tutti i diritti civili, a prescindere dalla razza, dal colore o dal credo”, dichiarò. “Noi crediamo che tutti gli uomini siano figli dello stesso Dio, e che sia un male morale per qualsiasi persona o gruppo di persone negare a qualsiasi essere umano il diritto di avere un lavoro redditizio, la possibilità di ricevere un’istruzione completa e ogni privilegio legato alla cittadinanza.
Invitiamo tutti gli uomini di ogni dove, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, a impegnarsi a stabilire una piena uguaglianza civile per tutti i figli di Dio”, continuò. “Qualsiasi cosa meno di questo sconfessa il nostro alto ideale di fratellanza del genere umano”.
La dichiarazione comparve sulla prima pagina dei giornali a Salt Lake City e altre città. Su richiesta di Albert Fritz, la NAACP non attuò alcuna manifestazione durante la conferenza. Nutriva speranza nel fatto che la sua organizzazione e la Chiesa potessero essere alleate.
“Se lavoreremo in armonia”, disse, “avremo uno stato migliore”.
Durante tutto il 1963, Hélio da Rocha Camargo si spostò frequentemente in Brasile. Aveva ricevuto il Sacerdozio di Melchisedec non molto tempo dopo il viaggio dell’anziano Spencer W. Kimball in Sud America nel 1959 e ora serviva come consigliere nella presidenza della Missione brasiliana. Data la rapida crescita della Chiesa in molte parti del paese, la sua chiamata gli richiedeva di incontrare i santi in città lontane come Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Recife e Brasilia, la capitale del Brasile di recente costruzione.
Negli ultimi quattro anni, più di trentacinquemila persone si erano unite alla Chiesa in America Latina. Nel dicembre del 1961 fu organizzato il primo palo della Chiesa in lingua spagnola a Città del Messico. Nello stesso periodo, il numero di missioni in Sud America era più che raddoppiato. C’erano ora due missioni in Brasile, due in Argentina, una in Uruguay, una in Cile e una che comprendeva Perù e Bolivia.
In ognuna di queste missioni, l’obiettivo era quello di diffondere il Vangelo su larga scala, aiutare i santi a vivere fedelmente e istituire i primi pali in Sud America. L’organizzazione di questi pali avrebbe dato ai membri maggiore autorità per dirigere e servire nella Chiesa, eliminando la necessità di avere dirigenti esterni alla loro area.
Wayne Beck, presidente della Missione brasiliana, e il suo predecessore, Grant Bangerter, credevano entrambi che il modo migliore per preparare i santi ad assumersi la responsabilità dei pali fosse quello di rafforzare e formare dirigenti locali della Chiesa. L’esperienza di Hélio come ministro metodista lo rendeva un candidato ideale per essere un dirigente della Chiesa e il presidente Bangerter lo chiamò presto a ricoprire varie posizioni di responsabilità.
Una delle sue prime chiamate come dirigente fu quella di consigliere in una presidenza di distretto con altri due santi brasiliani. All’inizio non conosceva bene i suoi nuovi doveri e dopo essersi trovato in difficoltà nel capirne lo scopo, parlò con il presidente Bangerter. “Qui non sto facendo nulla che abbia valore”, disse.
“Che cosa vorresti fare?”, chiese il presidente.
“Vorrei tornare nel mio ramo e fare l’insegnante”, rispose Hélio. “Potrei essere un buon insegnante”.
Il presidente Bangerter spiegò quindi che i santi locali erano cruciali per lo sviluppo della Chiesa nel loro paese. Quale membro della presidenza del distretto, Hélio aveva un ruolo fondamentale nel chiamare e addestrare dirigenti e insegnanti locali della Chiesa.
“Questo è il momento in cui il Signore sta facendo crescere i Suoi servitori per stabilire la Sua opera con potere in Sud America”, disse il presidente. “Alcuni sono chiamati a portarne l’onere, e questo è toccato a te”.
Hélio vide improvvisamente la dirigenza della Chiesa da una nuova prospettiva. Nel giro di poche settimane, lui e gli altri membri della presidenza del distretto cominciarono a lavorare in maniera efficace.
In seguito, Hélio addestrò molti dirigenti locali, una responsabilità che mantenne anche dopo che ricevette una chiamata nella presidenza della missione. In qualità di consigliere sia del presidente Bangerter che del presidente Beck, aiutò gli altri santi a migliorare la qualità delle loro riunioni sacramentali, incoraggiò la partecipazione ai progetti di costruzione della Chiesa e lavorò per rafforzare i rami. Ora, nelle zone della missione in cui la Chiesa era ben stabilita, i rami e i distretti funzionavano essenzialmente come rioni e pali. Se c’era bisogno di celebrare un battesimo o una confermazione, veniva fatto da un detentore del sacerdozio brasiliano.
Nair, la moglie di Hélio, servì come consigliera nell’organizzazione della Primaria della missione, dove fece la sua parte per preparare i santi a essere dirigenti di un palo. Seguendo una prassi tipica dei pali in tutta la Chiesa, ogni anno la presidenza teneva una conferenza per dirigenti e insegnanti della Primaria. Nelle sue lezioni rivolte alle donne, Nair offriva suggerimenti su come insegnare ai bambini piccoli, migliorare la frequenza alla Primaria e usare il materiale di studio e i sussidi visivi disponibili.
“Chiediamo a Dio di benedire tutto il lavoro che avete fatto per i bambini”, disse a chi serviva nella Primaria in occasione della conferenza del 1963, “e di accrescere la nostra fede e il nostro desiderio di vivere secondo i principi del Vangelo, dedicandoci con entusiasmo e sincerità all’opera che Egli ci ha affidato”.
Nel lavoro svolto nella presidenza di missione, Hélio magnificò la sua chiamata con lo stesso fervore che aveva avuto come ministro. Un volta disse al presidente Bangerter che il vero discepolato richiedeva totale devozione e dedizione alla causa di Cristo.
“Qualsiasi buon metodista lo sa”, disse Hélio. E credeva che anche i Santi degli Ultimi Giorni dovessero comprenderlo.
Verso la fine del 1963, il quarantaquattrenne Walt Macey era irrequieto. Come comproprietario di tre negozi di alimentari a Salt Lake City, era indeciso sul fatto di tenere aperti i suoi negozi la domenica. Da piccolo gli era stato insegnato che il giorno del Signore era un giorno sacro di riposo. Di recente, però, aveva notato che molti santi degli ultimi giorni facevano compere la domenica proprio come le altre persone.
Ovunque guardasse vedeva ristoranti, stazioni di servizio e negozi aperti la domenica. E il suo socio d’affari di lunga data, Dale Jones, pensava che anche i loro negozi di alimentari dovessero rimanere aperti. La domenica gli affari andavano a gonfie vele e Walt accettò il ragionamento secondo cui rimanere aperti aiutava le famiglie che dovevano fare compere nel fine settimana. Poche famiglie avevano due automobili e, dato che di solito i mariti usavano l’auto per andare a lavorare nei giorni feriali, la domenica era un giorno importante per fare acquisti.
Walt non si era mai sentito completamente a suo agio nel tenere i negozi aperti la domenica. Era angosciato dal pensiero che stesse impedendo ai suoi giovani dipendenti di partecipare alle loro riunioni religiose. Alcuni anni prima aveva detto a Dale che le loro attività sarebbero state benedette se avessero chiuso la domenica. Dale non era d’accordo. “Non chiuderemo”, disse mettendo fine alla questione.
Di recente, però, una conversazione con Joseph Fielding Smith, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, aveva turbato Walt. Il presidente Smith e sua moglie, Jessie, erano clienti abituali del loro negozio nell’area occidentale di Salt Lake City. Un giorno, il presidente Smith si recò al banco della carne dove stava lavorando Walt.
“Fratello Macey”, disse, “voglio che lei rimuova quel cartello dalla vetrina”. C’erano molti cartelli sulla vetrina, quindi Walt chiese a quale si riferisse.
“Il cartello che dice ‘Domenica aperto’”, spiegò il presidente Smith. Disse a Walt che preferiva fare acquisti nei negozi che onoravano il giorno del Signore chiudendo la domenica. Poi si voltò e uscì. Da allora Walt non lo vide più nel negozio.
Il presidente Smith era apostolo da più di mezzo secolo. Nell’arco di quel periodo aveva visto diminuire il rispetto per il giorno del Signore tra i cristiani in tutto il mondo. Pur riconoscendo che c’erano motivi comprensibili per lavorare nel giorno del Signore, lui e altri dirigenti della Chiesa si preoccupavano che la domenica stesse diventando semplicemente un altro giorno di intrattenimento e commercio. Più volte si erano espressi contro l’uso del giorno del Signore per eventi sportivi, uscite al cinema, acquisti e altre attività che potevano essere svolte in altri giorni. Più di qualsiasi altro apostolo del suo tempo, Joseph Fielding Smith implorò i Santi di osservare la santità del giorno del Signore.
“Dobbiamo smettere di violare il giorno del Signore”, aveva dichiarato alla conferenza generale di aprile del 1957. “Prometto, a voi che tenete aperti i vostri negozi la domenica che, se osserverete il giorno del Signore, se li terrete chiusi e vi occuperete dei doveri che il Signore vi ha affidato e osserverete i Suoi comandamenti, allora prospererete”.
Due anni dopo, la Prima Presidenza insegnò lo stesso principio, invitando i Santi a cessare di fare acquisti la domenica.
Dopo aver parlato con il presidente Smith, Walt decise di cambiare. Ebbe l’impressione di non stare facendo ciò che sapeva essere giusto.
Ancora una volta parlò con Dale per chiudere i negozi la domenica e lui rifiutò di considerare la cosa. “Beh”, disse Walt, “dato che questo significa così tanto per me, ti conviene rilevare la mia parte di attività o lo farò io con la tua”.
Un mese dopo, Dale accettò di sciogliere la società. Lui avrebbe preso due dei negozi e Walt l’altro. Walt decise di riaprire il suo negozio con un nuovo nome: Macey’s.
Non molto tempo dopo, il Deseret News annunciò che Macey’s sarebbe stato chiuso la domenica. Quella sera, alle 23:15, Walt ricevette una chiamata a casa sua. Era la sorella Smith. “Il presidente desidera parlare con lei”, disse.
Udì quindi la voce del presidente Smith. “Fratello Macey”, disse, “vedo sul giornale di stasera che terrà chiuso il suo negozio di domenica. Tornerò da lei”.
Poco tempo dopo, Walt notò il presidente Smith che faceva compere nel negozio.
All’inizio del 1964, Belle Spafford era nel suo diciannovesimo anno di servizio come presidentessa generale della Società di Soccorso. L’organizzazione contava 262.002 donne in tutto il mondo, distribuite in oltre seimila Società di Soccorso di rione e di ramo, che si riunivano regolarmente per imparare l’una dall’altra e offrire servizio compassionevole. La Società di Soccorso raccoglieva e gestiva i propri fondi per portare avanti molti programmi, attività e iniziative, tra cui Relief Society Magazine, una rivista che avrebbe presto celebrato i suoi cinquant’anni di stampa.
La presidentessa Spafford era immensamente fiera delle sue sorelle della Società di Soccorso. “In un’epoca in cui le donne si dedicano a molte attività e in cui un gran numero di loro ha un’occupazione lavorativa, è incoraggiante che la frequenza media alle riunioni regolari della società sia aumentata”, aveva da poco osservato in occasione della conferenza annuale dell’organizzazione. “Siamo grate della vostra devozione alla Società di Soccorso e della rettitudine delle vostre vite”.
All’inizio del nuovo anno, la presidentessa Spafford e le sue consigliere, Marianne Sharp e Louise Madsen, avevano diversi mesi di viaggio davanti a loro.
Con il nuovo programma di correlazione, la presidenza e il consiglio generale della Società di Soccorso dovevano partecipare alle conferenze di palo durante la prima metà dell’anno per addestrare le dirigenti locali della Società di Soccorso e parlare con le presidenze di palo, i sommi consigli, i vescovati e gli altri dirigenti di palo e di rione. Partecipare a queste conferenze dava loro nuove opportunità di istruire i dirigenti del sacerdozio sull’opera della Società di Soccorso.
Man mano che la Chiesa istituiva sempre più pali al di fuori degli Stati Uniti, la presidenza si ritrovava a viaggiare più spesso anche a livello internazionale. Avevano da poco portato a termine degli addestramenti in diversi pali in Australia, in Nuova Zelanda e nelle Samoa, e in primavera avevano fatto visita ai santi in Europa.
Quando presenziavano alle conferenze di palo in varie parti del mondo, la presidentessa Spafford e i membri del suo consiglio mostravano Il risveglio [The Awakening], un filmino che sottolineava l’importanza della Società di Soccorso. I filmini stavano diventando un popolare strumento didattico sia all’interno che all’esterno della Chiesa, in gran parte perché erano a buon mercato e facili da usare. Attraverso una serie di immagini proiettate su uno schermo, Il risveglio raccontava la storia romanzata di Mary Smith, un membro della Chiesa la cui fede in declino si riaccende grazie alla Società di Soccorso e alle visite personali dei membri del rione. Nelle ultime immagini del filmino, Mary e la sua famiglia tornano in Chiesa e si preparano per essere suggellati nel tempio.
Da anni il materiale didattico della Società di Soccorso veniva solitamente approvato dalla presidentessa Spafford e dalle sue consigliere. Il risveglio, per esempio, era stato scritto e prodotto dalle sorelle della Società di Soccorso del Palo di Salt Lake’s Butler prima di venire adottato dalla presidenza generale della Società di Soccorso come parte della loro presentazione da mostrare ai pali.
Da poco, però, la responsabilità di sviluppare i corsi di studio per le organizzazioni della Chiesa era stata affidata all’anziano Harold B. Lee e al Consiglio di coordinamento di tutta la Chiesa appena creato. Anche se la Società di Soccorso non stava ancora utilizzando gli schemi correlati delle lezioni, il comitato aveva iniziato a richiedere che tutte le organizzazioni della Chiesa presentassero degli schemi di lezioni e altro materiale da approvare. La presidentessa Spafford sostenne questo cambiamento e, come membro del consiglio di coordinamento, prese parte al processo di correlazione delle lezioni della Chiesa.
Il 24 giugno 1964, i viaggi della presidentessa Spafford la portarono negli Stati Uniti orientali per la “Giornata della Società di Soccorso” presso la Fiera Mondiale di New York. Come in occasione della Fiera Colombiana del 1893, la Chiesa considerava l’evento un’opportunità per condividere il suo messaggio su un palcoscenico globale. Fece costruire un’imponente sala espositiva progettata per assomigliare al Tempio di Salt Lake e fornì varie presentazioni sul Salvatore e sul Suo vangelo, tra cui un famoso film di quindici minuti intitolato La ricerca della felicità [Man’s Search for Happiness] che insegnava ai visitatori il piano di salvezza.
La Giornata della Società di Soccorso fu istituita per mostrare i conseguimenti delle donne della Chiesa. Il momento più bello della giornata fu un coro composto da “madri che cantano” appartenenti a diverse Società di Soccorso di palo di New York e di altre città. Le loro esibizioni attirarono folle considerevoli e la presidentessa Spafford pensò che ogni concerto fosse migliore del precedente. La fiera era un luogo rumoroso, ma mentre le donne univano le loro voci per cantare inni e altra musica sacra, tutto il trambusto sembrava svanire. Per la presidentessa Spafford era come se gli angeli stessero cantando insieme a loro.
In seguito, un giornalista le chiese perché non c’era nessun coro di “padri che cantano”.
“Beh”, rispose, “siamo un’organizzazione di donne”.
Circa in quel periodo, Giuseppa Oliva prese posto in una casa di riunione parzialmente ultimata a Quilmes, in Argentina. Era la prima cappella del paese costruita dai missionari nell’ambito del programma edilizio della Chiesa, e i santi che parteciparono alla conferenza di distretto quella mattina attendevano con ansia il suo completamento. Come molte case di riunione in tutto il mondo, rappresentava anni di servizio e sacrificio devoti da parte dei santi che vi si riunivano.
Giuseppa e suo marito, Renato, provenivano dalla Sicilia, un’isola italiana. Come molti italiani, dopo la Seconda guerra mondiale si erano trasferiti in Argentina per trovare un lavoro migliore. Sebbene adattarsi a un nuovo paese, una nuova cultura e un nuova lingua fosse stato difficile, avevano costruito una casa per i loro cinque figli in Sud America. Sette anni dopo aver lasciato la Sicilia, Giuseppa incontrò alcuni missionari santi degli ultimi giorni, e lei e le sue due figlie accolsero presto il loro messaggio. In seguito, entrambe le figlie sposarono dei giovani appartenenti alla Chiesa.
Eppure, mentre assisteva alla conferenza, Giuseppa era turbata. Una crisi economica stava schiacciando la nazione. Il costo della vita in Argentina aumentava del 20% di anno in anno e molte persone stavano perdendo il loro lavoro mentre le aziende faticavano a pagare i dipendenti. Di fronte a tanta incertezza economica Renato, che faceva il cestaio, era tornato in Sicilia e voleva che la sua famiglia lo raggiungesse.
Giuseppa, tuttavia, era riluttante ad andare. Nei cinque anni trascorsi dalla visita dell’anziano Spencer W. Kimball in Argentina, il numero di membri della Chiesa nel paese era salito a più di ottomila persone. I suoi rami erano forti e le decime dei santi fedeli avevano reso la Missione argentina economicamente autosufficiente per la prima volta nella sua storia. Il numero dei battesimi di convertiti era in aumento, rafforzando le congregazioni come quella che frequentava Giuseppa.
L’Italia, d’altro canto, non aveva nemmeno un ramo della Chiesa. Se avesse scelto di raggiungere Renato, Giuseppa avrebbe dovuto rinunciare alle benedizioni derivanti dal frequentare regolarmente la Chiesa. E dato che Renato non era membro della Chiesa, non poteva amministrarle il sacramento né altre ordinanze del sacerdozio.
Al termine della sessione mattutina della conferenza di distretto, Giuseppa si avvicinò ad Arthur Strong, il presidente della Missione argentina, e gli parlò del suo dilemma. Disse che voleva stare con le sue figlie in Argentina, ma che sentiva anche di dover stare con suo marito in Europa.
Il presidente Strong ascoltò e poi le raccomandò di tornare in Italia. “Quello è il luogo a cui appartieni”, disse.
“Che cosa dovrei fare con la Chiesa?”, chiese Giuseppa.
“La Chiesa crescerà proprio nella tua città”, promise. “Non dovrai preoccuparti”.
Giuseppa era scettica. Una cosa del genere poteva davvero essere possibile? Tuttavia, decise di confidare nel Signore e di tornare in Italia. La sua fede, dopotutto, non l’aveva mai portata fuori strada.
Nel giugno del 1964, il diciottenne Darius Gray vide che una nuova famiglia si era trasferita nel suo quartiere. Mentre passava davanti a casa loro, notò un gruppo di bambini che giocavano in cortile.
“Siamo i Felix”, annunciò uno di loro. “Siamo mormoni!”.
Darius, un ragazzo afroamericano, era cresciuto frequentando varie chiese con i suoi genitori, alcune delle quali avevano una predominanza di membri di colore. In seguito, il suo interesse per la religione lo aveva portato a studiare il cattolicesimo, il giudaismo, l’islam e la fede baha’i. Tuttavia, pur vivendo in Colorado, uno stato che confinava con lo Utah, sapeva molto poco sui Santi degli Ultimi Giorni ed era sicuro di non averne mai incontrato uno.
Nei mesi successivi fece conoscenza con la nuova famiglia. John Felix era un radioamatore e insegnò a Darius il codice Morse. Barbara, la moglie di John, era più interessata a condividere la sua religione. Lei e i suoi figli gli diedero una copia del Libro di Mormon. Egli mostrò una certa esitazione nel prenderlo, ma gli piacevano i libri e alla fine iniziò a leggerlo.
Le parole del Libro di Mormon parlarono alla sua anima e lui invitò i missionari a fargli visita. Suo padre era morto alcuni anni prima, quindi in casa c’erano solo lui e sua madre, Elsie. Lei era una cristiana convinta ed era sempre aperta a parlare con persone di altre religioni. Darius non pensava che sarebbe stato un problema per lei se i missionari fossero andati a trovarli.
Durante l’incontro, però, lei rimase in camera sua. E quando i giovani se ne andarono, chiamò Darius dicendogli di andare da lei.
“Non voglio che quei due giovani tornino qui”, affermò.
“Perché no?”, chiese Darius.
“Questa è casa mia”, disse, “e non voglio che vengano qui”.
Darius sapeva che non doveva contraddirla, ma era difficile lasciar perdere la questione. Quando alla fine le chiese di nuovo perché si opponesse ai missionari, lei spiegò che una volta due missionari santi degli ultimi giorni le avevano fatto visita. Non appena erano entrati in casa, uno dei missionari le aveva chiesto se fosse nera.
“Sì, certo”, aveva risposto.
I due missionari, quindi, se ne erano andati senza dare alcuna spiegazione, e da allora lei aveva avuto un sentimento negativo nei confronti della Chiesa.
Quella storia turbò Darius. Credeva a sua madre, ma si chiedeva anche se la sua esperienza negativa non fosse in qualche modo un caso isolato.
Darius continuò a studiare con i missionari e in breve tempo decise di unirsi alla Chiesa. Il giorno prima del suo battesimo, però, chiese ai missionari quali fossero gli insegnamenti della Chiesa in merito all’etnia. Si chiedeva come si applicassero a lui.
Per un momento, nessuno parlò. Uno dei missionari poi si alzò e camminò lentamente fino a un angolo della stanza, con la schiena rivolta verso Darius. L’altro missionario disse: “Beh, fratello Gray, la principale implicazione è che non potrai detenere il sacerdozio”.
D’un tratto, Darius sentì di aver fatto la figura dello sciocco. “La mamma aveva ragione”, pensò. Come poteva unirsi alla Chiesa adesso? Sapeva cosa si provava a essere trattato in modo diverso per essere nero e si rifiutava di considerarsi meno di chiunque altro.
Quella sera, Darius si mise a letto e si avvolse in una coperta. Credeva in Dio e nella salvezza tramite Gesù Cristo. E, fino a quel momento, aveva creduto in tutto ciò che i missionari gli avevano insegnato. Ora non sapeva cosa fare. Come poteva riconciliare la sua fede con ciò che aveva appreso riguardo alle restrizioni della Chiesa sul sacerdozio?
Aprì una finestra vicina e sporse la testa sul davanzale. L’aria notturna gli riempì i polmoni e lui offrì una preghiera. Quando finì, chiuse la finestra e cercò di dormire. Tuttavia, continuò a girarsi e rigirarsi nel letto finché non sentì di dover pregare ancora una volta. Aprì di nuovo la finestra e iniziò a pregare.
Questa volta, una voce chiara e udibile gli parlò. “Questo è il vangelo restaurato”, diceva, “e tu devi farne parte”.
D’un tratto, Darius sapeva cosa doveva fare. Il giorno dopo entrò nelle acque del battesimo e divenne membro de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.