Storia della Chiesa
Capitolo 16: Scritto in cielo


“Scritto in cielo”, capitolo 16 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, volume 3, Risolutezza, nobiltà e indipendenza, 1893–1955 (2021)

Capitolo 16: “Scritto in cielo”

Capitolo 16

Scritto in cielo

ghianda e foglie di quercia

Quando Ernst Biebersdorf, fratello di Anna Kullick, le raccontò dei suoi amici santi degli ultimi giorni al lavoro, lei ne fu incuriosita. Le loro convinzioni le rammentavano un sogno fatto da sua madre in Germania, prima che Anna ed Ernst si trasferissero con le loro famiglie a Buenos Aires, in Argentina, agli inizi degli anni 20 del 1900.

Donna profondamente religiosa, Louise Biebersdorf nel suo sogno aveva visto un posto bellissimo. Benché non le fosse permesso andarci, le era stato detto che un giorno vi sarebbe andata grazie a due dei suoi figli. Nello stesso sogno aveva appreso che la vera chiesa sarebbe venuta dall’America.1

Presto Anna ed Ernst iniziarono a partecipare alle riunioni dei santi degli ultimi giorni a Buenos Aires con gli amici di Ernst, Wilhelm Friedrichs ed Emil Hoppe.2 Dopo la breve missione di Parley Pratt in Cile nel 1851, la Chiesa aveva mandato pochi missionari in Sud America e non vantava una presenza ufficiale nel continente. In effetti, Wilhelm, Emil e le rispettive famiglie si erano uniti alla Chiesa in Germania e ne avevano portato gli insegnamenti a Buenos Aires quando, insieme a migliaia di altri tedeschi, tra cui le famiglie di Anna e di Ernst, erano emigrati in Argentina per sfuggire a un periodo di difficoltà economiche causato dalla recente guerra mondiale.3

La domenica i santi si incontravano in una stanzetta presso l’abitazione di Wilhelm. Poiché né Wilhelm né Emil detenevano l’autorità del sacerdozio per benedire il sacramento, le riunioni erano per lo più un momento dedicato allo studio delle Scritture e alla preghiera. Non possedendo un organo, il gruppo cantava gli inni mentre il figlio di Wilhelm suonava il mandolino. I santi si incontravano anche il giovedì sera alle sette per studiare la Bibbia a casa di Emil. Con il crescere della congregazione, il gruppo iniziò a tenere la Scuola Domenicale: studiavano usando una copia in lingua tedesca del libro Gli articoli di fede di James E. Talmage. Anna iniziò a pagare la decima, che Wilhelm inviava alla sede centrale della Chiesa a Salt Lake City.

Impaziente di diffondere il vangelo restaurato, Wilhelm scriveva e distribuiva opuscoli e pubblicizzava le riunioni della Chiesa sui giornali tedeschi locali. Inoltre scriveva articoli e teneva conferenze su svariati argomenti del Vangelo. Tuttavia, non parlava lo spagnolo, la lingua principale in Argentina, il che era un limite per le sue iniziative. In ogni caso, le persone di lingua tedesca di tanto in tanto si presentavano alla sua porta, curiose di ciò che avevano letto sui Santi.4

Nella primavera del 1925 Anna era pronta per il battesimo. All’inizio suo marito, Jacob, era stato contrario al fatto che lei partecipasse alle riunioni della Chiesa, ma presto aveva cominciato ad andarci anche lui. Anche i loro tre figli adolescenti si stavano interessando al Vangelo. Anche il fratello di Anna, Ernst, e sua moglie, Marie, erano impazienti di unirsi alla Chiesa, ma in Argentina non c’era nessuno che avesse l’autorità di celebrare l’ordinanza.

Con il crescere dell’interesse per la Chiesa, i credenti iniziarono a incontrarsi in tre luoghi diversi sparsi per la città. La loro fede ispirava Wilhelm. “Hanno una testimonianza dell’autenticità di quest’opera e desiderano essere battezzati, non appena sarà possibile”, scrisse ai dirigenti della Chiesa a Salt Lake City.5

Ben presto Wilhelm ricevette risposta dal vescovo presiedente della Chiesa, Sylvester Q. Cannon. “Abbiamo presentato alla Prima Presidenza la questione se mandare missionari in Argentina, ma sinora non è stato deciso nulla di preciso”, scrisse. “Tuttavia, stiamo cercando due uomini adatti che sappiano parlare sia il tedesco che lo spagnolo”6.

La notizia lasciava ben sperare Anna, Ernst e le loro famiglie. Presto tutti vollero sapere quando potevano aspettarsi di avere i missionari nella loro nazione.7


All’incirca in questo periodo, molti bianchi americani erano turbati a causa dei cambiamenti in corso negli Stati Uniti. Milioni di afroamericani e di immigrati si stavano trasferendo nelle città settentrionali degli Stati Uniti per sfuggire alla discriminazione e per trovare un’occupazione migliore. La loro presenza preoccupava molti bianchi della classe operaia, che temevano di perdere il lavoro a causa dei nuovi arrivati. Con il crescere del risentimento, gruppi di odio come il Ku Klux Klan, che si serviva della segretezza e della violenza per tormentare i neri e altre minoranze, raccoglievano adepti in tutta la nazione.8

Heber J. Grant osservava con sconcerto la diffusione dei gruppi di odio. Decenni prima, nel Sud degli Stati Uniti, gli adepti del Klan in alcune occasioni avevano attaccato i missionari. Tali attacchi contro i santi erano cessati, ma i recenti resoconti delle azioni del Klan erano comunque preoccupanti.

“Il numero di fustigazioni, di omicidi e di violenze di gruppo perpetrati per mano di questa organizzazione scrive una pagina triste nella storia del Sud”, scrisse nel 1924 il presidente della Missione degli Stati meridionali al presidente Grant. “Non ci sono state condanne per questi crimini. Lo spirito di illegalità e di violenza che ha pervaso il Sud è esattamente lo stesso spirito che ispirò i ladroni di Gadianton”9.

Per tutti gli anni 20 del 1900 i gruppi di odio si nutrirono del razzismo diffuso, che si poteva trovare in ogni regione degli Stati Uniti e in altre aree del mondo. Nel 1896 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva deliberato a favore della legittimità delle leggi statali che permettevano la separazione tra americani bianchi e neri nelle scuole, nelle chiese, nei bagni, sui treni e in altri servizi pubblici. Per di più, romanzi e film popolari sminuivano le persone nere e altri gruppi razziali, etnici e religiosi con stereotipi pericolosi. Poche persone, negli Stati Uniti e altrove, ritenevano che i neri e i bianchi dovessero mescolarsi a livello sociale.10

Nella Chiesa, i rioni e i rami ufficialmente erano aperti a tutti, a prescindere dalla razza. Tuttavia, non tutte le congregazioni concordavano. Nel 1920 i santi degli ultimi giorni neri Marie e William Graves furono accolti e completamente integrati come membri del loro ramo in California. Quando però fece visita a un ramo negli Stati Uniti meridionali, a Marie fu chiesto di andarsene a causa del colore della pelle. “Niente in tutta la mia vita mi ha ferito tanto quanto quella richiesta”, scrisse in una lettera indirizzata al presidente Grant.11

I dirigenti sapevano che, per preparare la terra per il ritorno del Signore, il vangelo restaurato doveva essere insegnato a ogni nazione, tribù, lingua e popolo. Per decenni i Santi avevano predicato attivamente tra altri popoli di colore, tra cui i nativi americani, gli abitanti delle isole del Pacifico e i latino americani. Tuttavia, secoli di ostacoli, tra cui il razzismo, impedivano di portare il Vangelo a tutto il mondo.

Nel caso di Marie Graves, la Prima Presidenza non chiese alla congregazione di fare integrazione, per timore che codici razziali conflittuali, come quelli presenti al Sud, mettessero in pericolo sia i santi neri che i santi bianchi. I dirigenti della Chiesa non incoraggiavano neppure il proselitismo attivo tra le comunità nere, poiché la Chiesa aveva posto delle restrizioni all’ordinazione al sacerdozio e alle benedizioni del tempio per le persone di discendenza africana.12

Alcune persone nella Chiesa richiedevano eccezioni a questa pratica. Durante la sua visita alle isole del Pacifico, l’anziano David O. McKay aveva scritto al presidente Grant, chiedendo se fosse possibile fare un’eccezione per un santo nero che aveva sposato una donna polinesiana con cui aveva cresciuto una grande famiglia nella Chiesa.

“David, provo la tua stessa empatia”, aveva risposto il presidente Grant, “ma fino a quando il Signore non ci darà una rivelazione in merito, dovremo rispettare le direttive della Chiesa”13.

All’inizio del Novecento, i dirigenti della Chiesa cominciarono a insegnare che tutti i santi che avevano antenati neri africani, anche pochi, avrebbero subito delle restrizioni. Tuttavia, l’incertezza sull’identità razziale di alcuni santi creò delle incongruenze nell’applicazione delle restrizioni. Nelson Ritchie, il figlio di una donna nera e di un uomo bianco, conosceva poco la storia dei propri genitori quando, con sua moglie Annie, una donna bianca, si unì alla Chiesa nello Utah. Aveva la pelle chiara e molti dei suoi figli passavano per bianchi. Quando furono pronte per il matrimonio, due delle sue figlie andarono al tempio e ricevettero l’ordinanza dell’investitura e del suggellamento.

In seguito, però, quando Nelson e Annie desiderarono essere suggellati nel tempio, il loro vescovo fece a Nelson delle domande sui suoi antenati. Nelson gli raccontò quello che sapeva dei suoi genitori e il vescovo presentò il caso alla Prima Presidenza e al Quorum dei Dodici Apostoli, che rimandarono la richiesta al vescovo perché decidesse lui. Alla fine, il vescovo sostenne che Nelson e Annie erano bravi santi, ma si rifiutò di rilasciare a Nelson la raccomandazione per il tempio a causa della sua discendenza.14

Sebbene molti santi condividessero i pregiudizi razziali dell’epoca, la maggior parte disapprovava le organizzazioni che in segreto, in maniera illegale e con la violenza opprimevano gli altri. Dopo la diffusione del Ku Klux Klan nello Utah all’inizio degli anni 20 del 1900, il presidente Grant e altri dirigenti della Chiesa lo condannarono durante la Conferenza generale e usarono la loro influenza per porvi fine. Furono pochi i membri della Chiesa a unirsi al gruppo. Quando un capo del Klan cercò di ottenere un incontro con i dirigenti della Chiesa, il presidente Grant rifiutò la richiesta.15

“Va oltre la mia comprensione”, annotò il profeta nell’aprile del 1925, “che delle persone che detengono il sacerdozio vogliano unirsi al Ku Klux Klan”16.


A metà del 1925, Heber J. Grant e altri in tutto il mondo si appassionarono al caso di John Scopes, un insegnante di scienze delle superiori che era stato sottoposto a processo negli Stati Uniti meridionali per aver insegnato che gli uomini e le scimmie si fossero evoluti da un antenato comune.17

Il processo Scopes mise in luce una divisione enorme tra le chiese cristiane. Alcuni cristiani “modernisti” credevano che la Bibbia non dovesse essere considerata autorevole in fatto di questioni scientifiche. La scienza forniva una guida più affidabile per comprendere il mondo naturale, sostenevano, e gli insegnanti come Scopes dovevano poter insegnare l’evoluzione nelle scuole senza timore di essere puniti. I cristiani “fondamentalisti”, al contrario, ritenevano la Bibbia la verità ultima e assoluta di Dio. Secondo loro, era una bestemmia affermare che l’umanità, la creazione più elevata di Dio, si fosse evoluta a partire da forme di vita meno progredite.18

Heber aveva un grande rispetto per la scienza moderna e per gli scienziati come gli apostoli James E. Talmage e John Widtsoe, che si erano distinti nel loro campo pur conservando la fede nel vangelo restaurato. Come loro, era aperto alla scoperta di nuove verità al di fuori delle Scritture e aveva fede che la scienza e la religione alla fine potessero andare d’accordo.19

Tuttavia, si preoccupava per i giovani santi degli ultimi giorni che avevano abbandonato la fede mentre studiavano scienze al college e all’università. Da giovane era stato deriso da uno scienziato perché credeva nel Libro di Mormon. L’uomo aveva sottolineato il passo in 3 Nefi in cui la voce di Dio veniva udita da tutti coloro che erano sopravvissuti alla distruzione avvenuta al momento della crocifissione di Cristo. Lo scienziato aveva detto che era impossibile che una voce si diffondesse a tali distanze e che chiunque credeva altrimenti era uno sciocco. Anni dopo, quando l’invenzione della radio ebbe dimostrato che la voce poteva viaggiare per lunghe distanze, Heber si era sentito giustificato.20

Durante il processo Scopes, Heber e i suoi consiglieri decisero di pubblicare una versione ridotta di “L’origine dell’uomo”, il saggio emanato dalla Prima Presidenza nel 1909.21 Invece di condannare l’insegnamento della teoria dell’evoluzione, come facevano i fondamentalisti, il saggio affermava l’insegnamento biblico secondo cui Dio creò maschio e femmina a Sua immagine. Dichiarava inoltre la dottrina restaurata unica secondo cui tutte le persone un tempo vivevano come figli spirituali di Dio prima di nascere sulla terra e secondo cui questi figli e figlie spirituali erano cresciuti e si erano sviluppati nel corso del tempo.

“L’uomo, come spirito, fu generato da genitori celesti e allevato sino a raggiungere la maturità nelle magioni eterne del Padre”, attestò la Prima Presidenza.

La dichiarazione terminava sottolineando un altro tipo di cambiamento nel tempo, un cambiamento che riguardava un futuro lontano. “Come il figlio neonato di un padre e di una madre terreni è capace a tempo debito di diventare un uomo”, sosteneva la dichiarazione, “così il figlio non sviluppato di genitori celesti è capace, mediante l’esperienza acquisita nelle epoche e nelle ere, di evolversi sino a diventare un Dio”22.

Tre giorni dopo la pubblicazione della dichiarazione da parte della Prima Presidenza, la giuria del processo Scopes emise il verdetto. John Scopes fu dichiarato colpevole e gli fu ordinato di pagare una multa di cento dollari.23 In seguito, quando le persone scrivevano a Heber chiedendo l’opinione della Chiesa sull’evoluzione, lui inviava loro una copia della dichiarazione della Prima Presidenza. Non doveva dire alle persone cosa credere. La verità si poteva vedere dai frutti, disse, come aveva insegnato Gesù nel Sermone sul Monte.24


Quando aveva circa diciassette anni, Len Hope trascorse due settimane partecipando a un raduno battista vicino a casa sua, in Alabama, negli Stati Uniti meridionali. La sera il giovane uomo nero tornava a casa dall’incontro, si sdraiava nei campi di cotone e guardava il cielo. Implorava Dio per trovare una religione, ma al mattino l’unica cosa che aveva ottenuto dal suo impegno erano gli abiti bagnati di rugiada.

Un anno dopo Len decise di battezzarsi in una chiesa locale. Poco dopo, però, sognò di doversi battezzare di nuovo. Confuso, iniziò a leggere la Bibbia, così tanto da far preoccupare i suoi amici. “Se non smetti di leggere così tanto, impazzirai”, gli dicevano. “Il manicomio è già pieno di predicatori”.

Len non smise di leggere. Un giorno lesse che lo Spirito Santo poteva guidarlo alla verità. Su consiglio di un predicatore, si ritirò nel bosco per pregare in una vecchia casa vuota nascosta tra un groviglio di arbusti. Lì pianse per ore, implorando Dio per ricevere lo Spirito Santo. Al mattino, era disposto a rimanere senza cibo e acqua fino a che non avesse ricevuto il dono. Lo Spirito però lo spinse a non farlo. Soltanto qualcuno con l’autorità di Dio poteva conferirgli lo Spirito Santo.

Poco tempo dopo, mentre Len aspettava una risposta alle sue numerose preghiere, un missionario santo degli ultimi giorni diede a sua sorella un opuscolo sul piano di salvezza di Dio. Len lo lesse e credette al messaggio che conteneva. Apprese anche che i missionari santi degli ultimi giorni avevano l’autorità di conferire il dono dello Spirito Santo a coloro che accettavano di essere battezzati.

Cercati gli Anziani, Len chiese se lo potessero battezzare.

“Certamente, con piacere”, disse uno dei missionari, “ma se fossi in te, leggerei ancora un po’”25.

Len ottenne una copia del Libro di Mormon, una di Dottrina e Alleanze, una di Perla di Gran Prezzo e altri libri della Chiesa e in poco tempo li lesse tutti. Prima che potesse essere battezzato, però, fu arruolato per combattere nella guerra mondiale. L’esercito lo mandò oltreoceano dove servì al fronte con coraggio. Poi, dopo aver fatto ritorno a casa in Alabama, fu battezzato da un membro locale della Chiesa, il 22 giugno 1919, e finalmente ricevette il dono dello Spirito Santo.26

Alcune sere dopo il suo battesimo, un gruppo di uomini bianchi andò alla casa dove si trovava e lo chiamò fuori. “Vogliamo solo parlarti”, dissero. In mano avevano carabine e fucili.

Len uscì. Era un uomo nero nel Sud americano, dove gruppi armati a volte facevano rispettare la segregazione razziale con la violenza. Avrebbero potuto ferirlo o ucciderlo all’istante, probabilmente senza dover mai rendere conto del loro crimine.27

Qualcuno dei riottosi pretese di sapere il motivo per cui Len si era unito ai Santi degli Ultimi Giorni. In Alabama era legale che i neri e i bianchi rendessero il culto insieme, ma lo Stato aveva anche una serie di leggi di segregazione severe e codici sociali non scritti per mantenere le razze separate nei contesti pubblici. Poiché quasi tutti i santi degli ultimi giorni in Alabama erano bianchi, quei riottosi consideravano il battesimo di Len un affronto alla separazione basata sul colore della pelle, separazione profondamente radicata nella regione.28

“Quindi, tu hai attraversato l’oceano e hai imparato alcune cose”, continuò l’uomo, facendo riferimento al servizio militare di Len. “E adesso vuoi unirti ai bianchi”.

“Ero interessato alla Chiesa ben prima di andare in guerra”, disse alla fine Len. “Ho scoperto che è l’unica vera chiesa sulla terra. Ecco perché mi sono unito ad essa”.

“Vogliamo che tu vada e faccia rimuovere il tuo nome dai registri”, dissero quelli del gruppo. “In caso contrario ti impiccheremo a un ramo e ti riempiremo di pallottole”29.

Il mattino seguente Len partecipò a una conferenza di santi dell’area e disse loro della minaccia ricevuta dai riottosi. Sapeva di rischiare grosso andando alla riunione, ma era disposto a morire per la sua nuova fede.

“Fratello Hope, non potremmo cancellare il tuo nome dai registri neppure se provassimo”, lo rassicurarono i membri della Chiesa. “Il tuo nome è a Salt Lake City ed è anche scritto in cielo”. Molti di loro si offrirono di aiutare Len se i riottosi lo avessero cercato ancora.30

Ma non tornarono mai. Poco dopo, nel 1920, Len sposò una donna di nome Mary Pugh e si trasferirono a Birmingham, una grande città nell’Alabama centrale. Lo zio di Mary, un pastore battista, previde che si sarebbe unita alla Chiesa prima della fine dell’anno.

Mary lesse il Libro di Mormon e ottenne una testimonianza della sua veridicità. Ci volle un po’ più di quanto previsto, ma dopo cinque anni di matrimonio decise di unirsi alla Chiesa. Il 15 settembre 1925 gli Hope si recarono con due missionari presso una sorgente isolata vicino a Birmingham. Mary fu battezzata senza incidenti, diventando alla fine un membro della Chiesa, come suo marito.31

“Non potrei essere niente di meglio”, disse a suo zio, “e non potrei trovare chiesa migliore”32.


Nel frattempo, a Buenos Aires, Anna Kullick e la sua famiglia diedero il benvenuto nella loro città all’anziano Melvin J. Ballard e ai suoi compagni, Rey L. Pratt e Rulon S. Wells, membri dei Settanta. La Prima Presidenza aveva mandato tre autorità generali in Argentina per dedicare il Sud America all’opera missionaria, per fondare un ramo della Chiesa e per predicare il Vangelo in tedesco e in spagnolo agli abitanti della città. I Kullick avevano aspettato per mesi che arrivasse qualcuno. I missionari erano gli unici nel continente sud americano ad avere la debita autorità di battezzarli nella Chiesa di Gesù Cristo.33

L’anziano Wells parlava bene il tedesco e l’anziano Pratt parlava un ottimo spagnolo. L’anziano Ballard, invece, non parlava nessuna delle due lingue e sembrava sopraffatto dal nuovo ambiente. Tutto ciò che riguardava Buenos Aires — la lingua, l’aria calda di dicembre, le stelle nel cielo meridionale — gli era estraneo.34

I missionari trascorsero i primi giorni in Argentina facendo visita ai santi tedeschi in città. Tennero riunioni a casa di Wilhelm Friedrichs e parteciparono a una lezione sul Libro di Mormon a casa di Emil Hoppe. Poi, il 12 dicembre 1925, battezzarono Anna, Jacob e la figlia sedicenne della coppia, Herta. Anche il fratello di Anna, Ernst, e sua moglie, Marie, furono battezzati, come pure la figlia adottiva di Wilhelm Friedrichs, Elisa Plassmann. Il giorno dopo, i missionari ordinarono Wilhelm ed Emil come sacerdoti e Jacob ed Ernst come diaconi.35

Due settimane dopo, la mattina di Natale, i tre missionari andarono a Parque Tres de Febrero, un noto parco della città con estesi prati verdi, laghi blu e boschi tranquilli di salici piangenti. Trovandosi da soli, gli uomini cantarono inni e poi chinarono il capo mentre l’anziano Ballard dedicava il continente per l’opera del Signore.

“Giro la chiave, apro e spalanco la porta alla predicazione del Vangelo in tutte queste nazioni del Sud America”, pregò, “e comando che venga fermato ogni potere che si oppone alla predicazione del Vangelo in queste terre”36.

Una volta aperta ufficialmente la Missione America Sud, i missionari e i membri lavorarono insieme per proclamare il Vangelo ai loro vicini. Herta Kullick, che parlava lo spagnolo, a volte a scuola parlava del Vangelo con le sue amiche di lingua spagnola. L’anziano Ballard e l’anziano Pratt, nel frattempo, andavano di porta in porta a distribuire opuscoli e a invitare le persone alle riunioni della Chiesa. Il lavoro era stancante. Spesso i missionari dovevano viaggiare per lunghe distanze attraverso campi aperti o strade fangose in tutte le condizioni atmosferiche.37

Nel gennaio del 1926 l’anziano Wells ritornò a casa per motivi di salute, così Herta si assunse la responsabilità di aiutare l’anziano Ballard e l’anziano Pratt a comunicare con i santi tedeschi. L’anziano Ballard preparava un messaggio per i santi in inglese, l’anziano Pratt lo traduceva in spagnolo e Herta traduceva il messaggio dallo spagnolo al tedesco. Era un processo complicato e a volte molto divertente, ma i missionari erano grati per il suo aiuto.38

Durante le loro riunioni, i missionari spesso mostravano delle diapositive usando un proiettore che avevano portato dagli Stati Uniti. Pensando che i suoi amici potessero essere interessati, Herta li invitava a partecipare alle presentazioni. In poco tempo circa un centinaio di giovani — la maggior parte di lingua spagnola — iniziarono a presentarsi alla casa di riunione presa in affitto dai santi e gli Anziani organizzarono una Scuola Domenicale per istruirli.39

Anche i genitori dei giovani, curiosi di quello che i loro figli stavano imparando, iniziarono a incontrarsi con i santi. Durante un incontro, più di duecento persone affollarono la casa di riunione per vedere diapositive sulla Restaurazione e per ascoltare l’anziano Pratt insegnare nella loro lingua madre.40

Sei mesi dopo l’arrivo dell’anziano Ballard, dell’anziano Pratt e dell’anziano Wells a Buenos Aires, arrivarono un presidente di missione e due giovani missionari fissi con il compito di portare avanti l’opera al loro posto. Il nuovo presidente, Reinhold Stoof, e sua moglie, Ella, si erano uniti alla Chiesa in Germania solo qualche anno prima. Uno dei missionari, J. Vernon Sharp, parlava lo spagnolo; in questo modo sia i sudamericani di lingua tedesca che quelli di lingua spagnola avrebbero potuto ascoltare il Vangelo nella propria lingua. Non molto dopo il loro arrivo, la missione ebbe il suo primo convertito di lingua spagnola, Eladia Sifuentes.41

Il 4 luglio 1926, proprio prima di ritornare negli Stati Uniti, l’anziano Ballard rese la sua testimonianza a una piccola congregazione di santi argentini. “Il lavoro del Signore crescerà lentamente per un certo periodo, proprio come una quercia cresce lentamente da una ghianda”, dichiarò. “Non crescerà a vista d’occhio come il girasole che si sviluppa velocemente e poi muore”.

“Migliaia […] si uniranno qui alla Chiesa”, profetizzò. “[Il paese] sarà diviso in più di una missione e sarà uno dei più forti della Chiesa”42.

  1. Kullick, “Life of Herta”; Anna Kullick, Hamburg Passenger List, 20 aprile 1922, 499; Ernst Biebersdorf, Hamburg Passenger List, 27 marzo 1923, 689, disponibile su ancestry.com. Argomento: Argentina

  2. Wilhelm Friedrichs a Charles W. Nibley, 15 dicembre 1924; 15 aprile 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL.

  3. Palmer e Grover, “Parley P. Pratt’s 1851 Mission to Chile”, 115; Williams e Williams, From Acorn to Oak, 13–15, 17–20; Newton, German Buenos Aires, 75–85. Argomento: Cile

  4. Wilhelm Friedrichs a Charles Nibley, 2 marzo 1924; 5 marzo 1924; 2 maggio 1924; 15 dicembre 1924; 15 aprile 1925; Wilhelm Friedrichs a Sylvester Q. Cannon, 29 giugno 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL.

  5. Wilhelm Friedrichs a Charles Nibley, 15 dicembre 1924; 15 aprile 1925; Wilhelm Friedrichs a Sylvester Q. Cannon, 29 giugno 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL.

  6. Sylvester Q. Cannon a Wilhelm Friedrichs, 24 giugno 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL. Citazione inglese modificata per fornire maggior chiarezza.

  7. Wilhelm Friedrichs a Sylvester Q. Cannon, 29 giugno 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL.

  8. Schrag, Not Fit for Our Society, 70, 123, 144–145; Pegram, “Ku Klux Klan, Labor, and the White Working Class during the 1920s”, 373–396; Smith, Managing White Supremacy, 73–75; Jackson, Ku Klux Klan in the City, 5–23; Higham, Strangers in the Land, 285–299.

  9. Grant, Journal, 6 febbraio 1923; Seferovich, “History of the LDS Southern States Mission”, 122–124; Mason, Mormon Menace, 145–147, 159–160; Charles A. Callis alla Prima Presidenza, 31 gennaio 1924; la Prima Presidenza a Charles A. Callis, 5 febbraio 1924, First Presidency Mission Files, CHL; vedere anche Helaman 2:12–13; 6:16–32.

  10. Gerlach, Blazing Crosses in Zion, 1–16; Bornstein, Colors of Zion, 34–39; Thomas, Plessy v. Ferguson, 3–4, 29–31; Jackson, “Race and History in Early American Film”, 27–51; la Prima Presidenza a Joseph W. McMurrin, 23 novembre 1920, First Presidency Mission Files, CHL. Argomento: Segregazione razziale

  11. Marie Graves a Heber J. Grant, 10 novembre 1920, First Presidency Mission Files, CHL.

  12. Dottrina e Alleanze 58:64; Marco 16:15; Santi, volume 1, capitolo 46; volume 2, capitoli 13, 3132; la Prima Presidenza a Joseph W. McMurrin, 23 novembre 1920, First Presidency Mission Files, CHL.

  13. David O. McKay a Stephen L. Richards e J. Reuben Clark jr, 19 gennaio 1954, David O. McKay Scrapbook, CHL.

  14. Bush, “Mormonism’s Negro Doctrine”, 37–38; “Ritchie, Nelson Holder”, Biographical Entry, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu; Salt Lake Temple Records, Living Sealings Previously Married, Book A, 1893–1902, microfilm 186.213; Salt Lake Temple Records, Sealings for the Living, Book A, 1893–1905, microfilm 186.206, Special Collections, FHL; Nelson H. Ritchie e Annie C. Ritchie, Sugar House Ward, Granite Stake, nn. 483 e 484, in Sugar House Ward, Parte 1, Record of Members Collection, CHL; Whitaker, Journal, 10 dicembre 1909. Argomento: Restrizioni riguardanti il sacerdozio e il tempio

  15. Gerlach, Blazing Crosses in Zion, 23–53, 55–101, 104–105; Grant, Journal, 6 marzo 1924.

  16. Grant, Journal, 4 aprile 1925.

  17. Passing Events”, Improvement Era, agosto 1925, 28:1013; “William Jennings Bryan”, Improvement Era, settembre 1925, 28:1092–1093.

  18. Larson, Summer for the Gods, 31–59, 112, 116–121, 155, 168, 263; Marsden, Fundamentalism and American Culture, 175–177, 184–185; Numbers, Creationists, 51–68. Argomento: Evoluzione organica

  19. Grant, Journal, 11 aprile 1924; Heber J. Grant a Charles W. Lovett, 25 agosto 1919, Letterpress Copybook, volume 54, 994; Heber J. Grant a Henry W. Beyers, 28 giugno 1933, Heber J. Grant Collection, CHL; Heber J. Grant a Fred W. Shibley, 21 gennaio 1930, Letterpress Copybook, volume 67, 646, Heber J. Grant Collection, CHL.

  20. Grant, Journal, 11 aprile 1924; 3 Nefi 9:1; Heber J. Grant a George T. Odell, 17 marzo 1925, Letterpress Copybook, volume 63, 8; Heber J. Grant a Eva G. Moss, 26 novembre 1925, Letterpress Copybook, volume 63, 612, Heber J. Grant Collection, CHL; Heber J. Grant a Earl Foote, 27 novembre 1925, First Presidency Letterpress Copybooks, volume 65.

  21. Grant, Journal, 18 giugno 1925.

  22. The Origin of Man”, Improvement Era, novembre 1909, 13:75–81; “‘Mormon’ View of Evolution”, Deseret News, luglio 18, 1925, sezioni 3, 5.

  23. Larson, Summer for the Gods, 191–192.

  24. Heber J. Grant a Tenney McFate, 5 agosto 1925, First Presidency Letterpress Copybooks, volume 65; Heber J. Grant a Martha Geddes, 23 settembre 1925, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; Heber J. Grant ad Arne Arnesen, 15 agosto 1925, First Presidency Letterpress Copybooks, volume 65; vedere anche Matteo 7:16–20. Argomento: Evoluzione organica

  25. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, 1–[2]; “Hope, Len”, Biographical Entry, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu.

  26. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, 1–[2]; “Hope, Len”, Biographical Entry, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu; annotazione di Len Hope, Genealogical Record, Alabama Conference, Southern States Mission, 70, in Alabama (Stato), parte 1, segmento 1, Record of Members Collection, CHL; annotazione di John Matthew Tolbert, Genealogical Record, Alabama Conference, Southern States Mission, 149, in Alabama (Stato), parte 1, segmento 1, Record of Members Collection, CHL.

  27. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, [2]; DuRocher, “Violent Masculinity”, 49–60.

  28. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, [2]; Stephenson, “Short Biography of Len, Sr. and Mary Hope”, [9]; Flynt, Alabama in the Twentieth Century, 227–228, 317–331, 446–449; Feldman, Sense of Place, 12–15, 26–28, 73–76. Argomento: Segregazione razziale

  29. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, 1–[2]; “Hope, Len”, Biographical Entry, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu. Citazione inglese di Len Hope modificata per fornire maggior chiarezza.

  30. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, 1–[2]; “Hope, Len”, Biographical Entry, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu; Joseph Hancock a Gloria Gunn, 31 dicembre 1949, Joseph P. Hancock Mission Letters and Autobiography, CHL.

  31. Joseph Hancock a Gloria Gunn, 31 dicembre 1949, Joseph P. Hancock Mission Letters and Autobiography, CHL; Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, [2], [3]; “Hope, Len” e “Hope, Mary Lee Pugh”, Biographical Entries, sito Internet Century of Black Mormons, exhibits.lib.utah.edu; Stephenson, “Short Biography of Len, Sr. and Mary Hope”, [9].

  32. Testimonianza di Len R. Hope e Mary Hope, [3]. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  33. Rey L. Pratt, Diary, 6 dicembre 1925; Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 26 gennaio 1926, First Presidency Mission Files, CHL; Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 35; Wilhelm Friedrichs a Sylvester Q. Cannon, 29 giugno 1925, Argentine Mission Correspondence, CHL.

  34. Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 26 gennaio 1926, First Presidency Mission Files, CHL; Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 35.

  35. Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 15 dicembre 1925, First Presidency Mission Files, CHL; Rey L. Pratt, Diary, 10 dicembre 1925; South American Mission Index, in South American Mission, Manuscript History, [1]–7; South American Mission, Manuscript History, 13 dicembre 1925, [17].

  36. “Dedicatorial Prayer, Dedicating the Lands of South America to the Preaching of the Gospel”, First Presidency Mission Files, CHL; Melvin J. Ballard, “Prayer Dedicating the Lands of South America to the Preaching of the Gospel”, Improvement Era, aprile 1926, 29:575–577.

  37. Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 15 dicembre 1925; 15 marzo 1926, First Presidency Mission Files, CHL; Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 35–36; “The Missions: The Sunday School in South America”, Instructor, dicembre 1939, 74:539; “Elder Ballard Dedicated South American Nations”, South American Mission, Manuscript History, [19].

  38. Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 34–36; Rey L. Pratt, Diary, 1–2, 3 e 14 gennaio 1926; Rey L. Pratt alla famiglia, 8 febbraio 1926, Rey L. Pratt Papers, CHL.

  39. Rey L. Pratt alla famiglia, 14 febbraio 1926, Rey L. Pratt Papers, CHL; “The Missions: The Sunday School in South America”, Instructor, dicembre 1939, 74:539; Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 22 marzo 1926, First Presidency Mission Files, CHL.

  40. Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 36; Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 1 marzo 1926, First Presidency Mission Files, CHL.

  41. La Prima Presidenza a Melvin J. Ballard, 23 marzo 1926; Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 22 marzo 1926; 16 giugno 1926, First Presidency Mission Files, CHL; Curbelo, History of the Mormons in Argentina, 38–39; Williams e Williams, From Acorn to Oak Tree, 29; Melvin J. Ballard, in Ninety-Seventh Semi-annual Conference, 37.

  42. Sharp, Oral History Interview, 10; vedere anche Sharp, Autobiography, 48; e Sharp, Journal, 4 luglio 1926, e il cartoncino dell’indice inserito nel diario. Argomento: Argentina