Storia della Chiesa
23 Tutto quello che è necessario


Capitolo 23

Tutto quello che è necessario

Giardini del Tempio di Laie, Hawaii, con fontane e palme

Il 6 febbraio 1935, la quindicenne Connie Taylor e altri membri del Ramo di Cincinnati aspettavano nella loro casa di riunione di ricevere la benedizione patriarcale da James H. Wallis.

Per gran parte dell’ultimo secolo, le benedizioni patriarcali erano state impartite solo ai santi adulti, che spesso nel corso della vita ricevevano benedizioni da più di un patriarca. Negli ultimi anni, invece, i dirigenti della Chiesa avevano iniziato a incoraggiare i giovani come Connie a ricevere la propria benedizione in modo da rafforzare la fede e ricevere guida per la vita. I dirigenti della Chiesa chiarirono inoltre che i Santi dovevano ricevere soltanto una benedizione patriarcale.1

Il fratello Wallis, un convertito che veniva dalla Gran Bretagna, era stato chiamato dalla Prima Presidenza a impartire le benedizioni patriarcali ai santi dei rami della Chiesa più lontani. Aveva da poco portato a termine una missione di due anni in Europa dove aveva impartito più di millequattrocento benedizioni, e in quel momento era incaricato di benedire i santi degli Stati Uniti orientali e del Canada. Poiché a Cincinnati ricevere la benedizione patriarcale era un’opportunità rara per chiunque, egli aveva lavorato molte ore per assicurarsi che tutti i membri del ramo idonei avessero tale opportunità.2

Quando fu il suo turno di ricevere la benedizione, Connie prese posto nella stanza della Società di Soccorso. Il fratello Wallis pose quindi le mani sul suo capo e la chiamò con il suo nome completo: Cornelia Belle Taylor. Mentre pronunciava la benedizione, la rassicurò che il Signore la conosceva e stava vegliando su di lei. Le promise che sarebbe stata guidata nel corso della vita se avesse cercato il Signore in preghiera, evitato il male e osservato la Parola di Saggezza. La esortò a interessarsi maggiormente alle attività della Chiesa, usando i suoi talenti e la sua intelligenza per diventare una lavoratrice volenterosa nel regno di Dio. Inoltre, le promise che un giorno sarebbe andata al tempio per essere suggellata ai suoi genitori.

“Non dubitare di questa promessa”, le disse il patriarca. “Nel momento stabilito dal Signore, il Suo Santo Spirito toccherà il cuore di tuo padre, e mediante la Sua influenza egli vedrà la luce della verità e sarà partecipe delle tue benedizioni”3.

Per quanto quelle parole fossero confortanti, richiedevano una gran fede. Il padre di Connie, un produttore di sigari di nome George Taylor, era un uomo amorevole e di buon cuore, ma la sua famiglia di origine odiava i Santi degli Ultimi Giorni. Quando la madre di Connie, Adeline, all’inizio aveva espresso interesse nella Chiesa, lui non le aveva permesso di unirvisi.

Un giorno però, quando Connie aveva circa sei anni, un’automobile investì suo padre mentre attraversava la strada. Mentre giaceva in ospedale con una gamba rotta, Adeline lo sollecitò nuovamente perché le permettesse di unirsi alla Chiesa, e quella volta diede il suo consenso. I suoi sentimenti continuarono a addolcirsi, e di recente aveva permesso a Connie e ai suoi fratelli di battezzarsi. Lui però non aveva mostrato alcun interesse a unirsi alla Chiesa o a partecipare alle riunioni con la sua famiglia.4

Non molto tempo dopo aver ricevuto la sua benedizione patriarcale, Connie cominciò a partecipare regolarmente all’impegno del ramo di condividere il Vangelo con i vicini.5 Per compensare la diminuzione di missionari durante la Grande Depressione, i Santi nel mondo venivano spesso chiamati a servire a tempo parziale vicino a casa. Nel 1932 Charles Anderson, presidente del Ramo di Cincinnati, organizzò un gruppo missionario per far avanzare l’opera in città.6 Poiché la Scuola Domenicale si teneva al mattino e la riunione sacramentale alla sera, Connie e altri giovani di solito trascorrevano un’oretta del pomeriggio a bussare alle porte e a parlare con le persone del vangelo restaurato7.

Una delle sue colleghe nel gruppo missionario era Judy Bang. Negli ultimi tempi, Judy aveva iniziato a frequentare Milton, il fratello maggiore di Connie. Lui e Judy non avevano molto in comune, a parte il fatto di essere membri della Chiesa, ma insieme si divertivano. La stessa Connie era da poco uscita per il suo primo appuntamento — con Henry, il fratello maggiore di Judy. Tuttavia, non le piaceva Henry tanto quanto le piaceva il suo bel fratello più giovane Paul, che aveva la sua stessa età.8

A marzo, Judy disse a Connie che Paul voleva chiederle di andare con lui alla festa coi pattini a rotelle dell’Associazione di mutuo miglioramento. Connie aspettò tutta la sera che Paul glielo chiedesse, ma non lo fece. Il giorno successivo, qualche ora prima della festa, Henry chiese a Milton di chiedere a Connie se sarebbe andata a pattinare con Paul. Fu un modo molto indiretto di chiederle di uscire, ma lei acconsentì.

Connie e Paul si divertirono a pattinare insieme. In seguito, alcuni giovani si ammucchiarono nella macchina di Henry per recarsi in un ristorante a mangiare un piatto di chili tipico di Cincinnati. “Sono stata benissimo con Paul”, scrisse Connie sul suo diario quella sera. “Meglio di quanto mi aspettassi”9.

Durante la primavera, Connie ricevette una copia cartacea della sua benedizione patriarcale, che le ricordò ancora una volta la promessa che aveva ricevuto. In essa si leggeva: “Questa benedizione, cara sorella, guiderà i tuoi passi. Ti mostrerà la strada da percorrere affinché non inciampi al buio ma che tu sia in grado di fissare lo sguardo sulla vita eterna”10.

Con tutto quello che stava accadendo nella sua vita, Connie aveva bisogno della guida del Signore. Quando si era unita alla Chiesa, si era impegnata a fare sempre la cosa giusta. Credeva che il Vangelo fosse uno scudo di protezione. Se si fosse rivolta a Dio per chiederGli aiuto, Egli l’avrebbe benedetta e protetta nel corso della sua vita.11


Intanto, a Salt Lake City, il presidente di palo Harold B. Lee sedeva nell’ufficio della Prima Presidenza. Si considerava un ragazzo di campagna con poca esperienza che veniva da un paesino dell’Idaho. Eppure era lì, faccia a faccia con Heber J. Grant mentre il profeta gli chiedeva la sua opinione su come provvedere ai poveri.

Il presidente Grand annunciò: “Voglio prendere spunto dal Palo di Pioneer per tutta la Chiesa”12.

Lui e i suoi consiglieri, J. Reuben Clark e David O. McKay, avevano osservato da vicino l’opera di Harold.13 Erano trascorsi circa tre anni da quando era stato avviato l’ambizioso programma di assistenza del Palo di Pioneer. In quel periodo, il palo aveva creato molteplici lavori per i disoccupati. I Santi avevano raccolto piselli, confezionato e rammendato vestiti, inscatolato frutta e verdura e costruito una nuova palestra di palo.14 Il magazzino di palo serviva come centro delle attività, e Jesse Drury ne supervisionava il complesso funzionamento.15

Contemporaneamente, la Prima Presidenza era molto preoccupata per il numero di membri della Chiesa che facevano affidamento sui fondi pubblici. Non era contraria al fatto che i Santi accettassero gli aiuti del governo quando erano senza soldi per pagare la spesa o l’affitto. Non era neanche contraria al fatto che i membri della Chiesa ricevessero aiuto tramite i progetti di lavori pubblici federali.16 Ma mentre lo Utah diventava uno degli Stati più dipendenti dagli aiuti governativi, la presidenza si preoccupava che alcuni membri della Chiesa stessero accettando dei fondi di cui non avevano bisogno.17 Inoltre si chiedeva per quanto tempo il governo avrebbe potuto continuare a finanziare i sussidi.18

Il presidente Clark raccomandò al presidente Grant di fornire ai Santi un’alternativa all’assistenza federale. Ritenendo che alcuni programmi di assistenza del governo producessero ozio e sconforto, chiese ai membri della Chiesa di assumersi la responsabilità della cura reciproca, secondo le istruzioni di Dottrina e Alleanze, e di lavorare in cambio dell’aiuto che ricevevano, quando possibile.19

Il presidente Grant aveva anche altre preoccupazioni. Sin dall’inizio della Grande Depressione aveva ricevuto lettere su lettere da Santi degli Ultimi Giorni buoni e operosi che avevano perso il lavoro e la fattoria. Spesso si sentiva incapace di aiutarli. Essendo cresciuto in povertà, conosceva le privazioni. Inoltre, per decenni aveva avuto grossi debiti, quindi era molto comprensivo verso le persone in condizioni simili. Egli infatti stava usando i suoi soldi personali per aiutare vedove, familiari e completi sconosciuti a pagare il mutuo, a rimanere in missione o a onorare altri impegni.20

Sapeva tuttavia che i suoi sforzi, come pure gli sforzi di programmi governativi benintenzionati, non erano sufficienti. Riteneva che la Chiesa avesse il dovere di prendersi cura dei suoi poveri e disoccupati, e voleva che Harold attingesse alla sua esperienza con il Palo di Pioneer per ideare un nuovo programma — un programma che avrebbe permesso ai Santi di lavorare insieme in soccorso dei bisognosi.

Il presidente Grant disse: “Non vi è nulla di più importante che la Chiesa possa fare del prendersi cura dei suoi bisognosi”21.

Harold rimase sbalordito. Il pensiero di organizzare e sviluppare un programma per l’intera Chiesa era travolgente. Dopo la riunione guidò la sua automobile attraverso il parco di un canyon nelle vicinanze, pensando intensamente mentre viaggiava tra le colline che sovrastano Salt Lake City.

Si chiedeva: “Come posso farlo?”.

Quando la strada finì all’estremità del parco, spense il motore e vagò tra gli alberi finché non trovò un posto isolato. Si inginocchiò e pregò per ricevere guida. Disse al Signore: “Per la sicurezza e la benedizione del Tuo popolo, io devo avere la Tua guida”22.

Nel silenzio, ebbe una possente impressione: “Non è necessaria alcuna nuova organizzazione per soddisfare le necessità di questo popolo. Tutto quello che è necessario è mettere all’opera il sacerdozio di Dio”.23

Nei giorni che seguirono, Harold cercò il consiglio di tante persone esperte e ben informate, tra cui l’apostolo ed ex senatore Reed Smoot. Poi dedicò diverse settimane a creare una proposta preliminare, completa di rapporti dettagliati e di tabelle che spiegavano la sua visione di un possibile programma di assistenza della Chiesa.24

Quando Harold presentò il suo piano alla Prima Presidenza, il presidente McKay pensò che fosse attuabile. Tuttavia il presidente Grant esitò, non certo che i Santi fossero preparati ad attuare un programma di tale portata. Dopo la riunione, cercò la guida del Signore in preghiera, ma non ricevette alcuna indicazione.

Disse al suo segretario: “Non mi muoverò finché non sarò certo di ciò che il Signore vuole”25.


Mentre il presidente Grant aspettava di ricevere la guida del Signore riguardo al programma di assistenza, fece un viaggio nelle Hawaii per organizzare un palo sull’isola di Oahu.26 Erano trascorsi quindici anni da quando vi aveva dedicato il tempio, e tante cose erano cambiate. Una volta, i giardini del tempio erano aridi e caratterizzati da arbusti. Ora erano pieni di vita con bouganville in fiore e fontane a cascata incorniciate da palme le cui fronde sventolavano dolcemente.27

La Chiesa nelle Hawaii stava fiorendo nello stesso modo. Negli ottantacinque anni trascorsi da quando i primi missionari Santi degli Ultimi Giorni erano attraccati a Honolulu, i membri della Chiesa sulle isole erano cresciuti diventando più di tredicimila, metà dei quali vivevano a Oahu. La partecipazione alle riunioni della Chiesa non era mai stata maggiore e i Santi non vedevano l’ora di far parte di un palo. Il Palo di Oahu sarebbe stato il centotredicesimo palo della Chiesa e il primo a essere organizzato fuori del Nord America. Per la prima volta, i santi alle Hawaii avrebbero avuto vescovi, dirigenti di palo e un patriarca.28

Dopo aver parlato con i Santi, Heber chiamò Ralph Woolley, l’uomo che aveva supervisionato la costruzione del Tempio delle Hawaii, come presidente di palo.29 Arthur Kapewaokeao Waipa Parker, un nativo hawaiano, avrebbe servito come uno dei suoi consiglieri.30 Uomini e donne di discendenza polinesiana e asiatica furono anch’essi chiamati nel sommo consiglio di palo, nella presidenza della Società di Soccorso e in altre posizione di dirigenza.31

La varietà di membri della Chiesa alle Hawaii colpì il profeta.32 I precedenti sforzi missionari si erano concentrati sui nativi delle Hawaii, ma adesso anche altri stavano accettando il Vangelo. Negli anni ’30 del XIX secolo, le persone con antenati giapponesi rappresentavano più di un terzo della popolazione delle Hawaii. Tanti altri abitanti delle Hawaii avevano antenati samoani, māori, filippini e cinesi.33

Il profeta istituì il nuovo palo il 30 giugno 1935. Pochi giorni dopo andò a una cena con i membri della Chiesa giapponesi. Il piccolo gruppo si riuniva settimanalmente per studiare la lezione della Scuola Domenicale in lingua giapponese.34 Durante la cena, Heber ascoltò i santi che suonavano strumenti tradizionali giapponesi. Ascoltò anche le testimonianze di Tomizo Katsunuma, che si era unito alla Chiesa quand’era studente presso l’Agricultural College nello Utah, e di Tsune Nachie, una santa di settantanove anni che si era battezzata in Giappone e poi era emigrata nelle Hawaii negli anni ’20 per poter lavorare nel tempio.35

Il cibo, la musica e le testimonianze riportarono Heber indietro di tre decenni, quando aveva servito quale primo presidente della Missione giapponese. Era sempre stato deluso della sua opera in Giappone. Malgrado i suoi sforzi sinceri, non era mai riuscito a imparare la lingua, e la missione aveva visto solo pochi convertiti. Anche i presidenti di missione successivi avevano faticato, e Heber aveva chiuso la missione alcuni anni dopo essere diventato presidente della Chiesa, domandandosi ancora che cos’altro avrebbe potuto fare per avere successo in quella missione.36

Una volta disse: “Fino alla fine della mia vita potrei sentire di non aver fatto ciò che il Signore si aspettava da me, e ciò per cui ero stato mandato lì”37.

Incontrando i santi giapponesi e venendo a conoscenza della loro Scuola Domenicale, si rese conto che le Hawaii potevano essere fondamentali per inaugurare una nuova missione in Giappone. Mentre era a Honolulu, ebbe l’opportunità di confermare due membri giapponesi battezzati di recente. Uno di quei santi, Kichitaro Ikegami, aveva insegnato la Scuola Domenicale per due anni prima del suo battesimo. Questo straordinario giovane era un padre devoto e un uomo d’affari influente a Oahu.38

Heber fu colpito dal fatto che aveva confermato più santi giapponesi nelle Hawaii di quanto avesse fatto durante la sua intera missione in Giappone.39 Forse, al momento giusto, questi santi avrebbero potuto essere chiamati in missione in Giappone per aiutare la Chiesa a mettere radici in quel paese.40


La quotidianità continuava a cambiare intorno a Helga Meiszus. Agli inizi del 1935, Adolf Hitler aveva pubblicamente annunciato che la Germania stava rafforzando la sua potenza militare, violando il trattato che aveva firmato alla fine della guerra mondiale. Le nazioni europee fecero poco per ridurre il suo potere. Con l’aiuto del suo ministero per la propaganda, Hitler stava piegando la Germania al suo volere. I grandi raduni che mostravano la forza nazista attiravano centinaia di migliaia di persone. I programmi radiofonici favorevoli a Hitler, la musica nazionalista e la svastica erano ovunque.41

Anche nella Chiesa stavano avvenendo dei cambiamenti. Sebbene le Api continuassero a riunirsi, il governo aveva sciolto il programma dei Boy Scout della Chiesa in Germania per incoraggiare più giovani a unirsi ai gruppi giovanili del Partito nazionalsocialista. L’odio dei nazisti per gli Ebrei aveva anche spinto il governo a proibire alle chiese di usare parole associate all’ebraismo. Gli Articoli di Fede furono banditi in quanto contenevano le parole “Israele” e “Sion”. Altro materiale a stampa della Chiesa fu dichiarato illegale, compreso un opuscolo intitolato Autorità divina [Divine Authority], perché sembrava sfidare il potere nazista.42

I dirigenti della Chiesa in Germania avevano provato a opporsi ad alcuni di questi tentativi, ma alla fine incoraggiarono i Santi a adeguarsi al nuovo governo e ad astenersi dal dire o dal fare qualsiasi cosa che potesse mettere in pericolo la Chiesa e i suoi membri.43 Con la Gestapo che sembrava essere ovunque, i santi di Tilsit sapevano che qualsiasi accenno di ribellione o di resistenza poteva arrivare all’orecchio della polizia segreta. La maggior parte dei santi tedeschi si teneva fuori dalla politica, ma c’era sempre il timore che qualcuno nel ramo fosse associato ai nazisti.

Molti membri del ramo ritenevano che la cosa più sicura da fare fosse di comportarsi da tedeschi leali e obbedienti. Un singolo caso di slealtà da parte di un membro del ramo poteva mettere chiunque a rischio di ritorsione da parte dei nazisti.44

Helga trovava conforto, sicurezza e amicizia tra gli altri giovani in chiesa, inclusi suo fratello Siegfried e suo cugino Kurt Brahtz. Spesso il ramo organizzava programmi con recitazione e musica oppure ospitava feste vivaci con tavolate ricche di insalate di patate, salsicce tedesche e streuselkuchen, delle gustose torte friabili.45 I giovani di solito trascorrevano insieme l’intero giorno del Signore. Dopo aver partecipato alla Scuola Domenicale al mattino, andavano a casa di un membro della Chiesa, come la zia o la nonna di Helga. Se c’era un pianoforte, qualcuno si sedeva a suonare mentre gli altri cantavano dall’innario della Chiesa in tedesco.

Poi, dopo la riunione sacramentale, andavano a casa di Heinz Schulzke, il figlio adolescente del presidente di ramo Otto Schulzke, dove parlavano, ridevano e godevano della compagnia reciproca. Il presidente Schulzke era diventato un secondo padre per Helga e per gli altri giovani. Lui aveva grandi aspettative nei loro confronti e spesso li esortava a pentirsi e a rispettare i comandamenti. Però raccontava anche tante storie e aveva un umorismo pungente. Quando qualcuno arrivava in chiesa in ritardo e tutti si giravano per vedere di chi si trattasse, diceva: “Vi avviso io quando entra un leone, non c’è bisogno che vi voltiate”46

Per avere conforto e guida, Helga si affidava anche a sua nonna. Johanne Wachsmuth sapeva essere severa, come Otto Schulzke, e non viziava facilmente i suoi nipoti. Era una donna profondamente religiosa e sapeva come rivolgersi al Suo Padre in cielo. Ogni qualvolta era a casa dei nonni, Johanne si aspettava che Helga si inginocchiasse in preghiera di fianco a lei.

Una sera, Helga era in collera con la nonna e rifiutò di pregare. Invece di lasciarla stare, Johanne insistette affinché pregassero insieme.

Helga cedette e, mentre si inginocchiava sul pavimento duro, la sua amarezza si sciolse come neve al sole. Sua nonna era sua amica, colei che le aveva insegnato a parlare con Dio. In seguito, Helga fu grata per quell’esperienza. Si sentiva bene sapendo di non aver lasciato che la rabbia avesse il sopravvento sul suo cuore.47


Nel febbraio del 1936, dieci mesi dopo la sua riunione iniziale con la Prima Presidenza, Harold B. Lee si ritrovò nuovamente in quell’ufficio. Il presidente Grant era pronto a procedere con il piano di assistenza per i santi bisognosi. Un recente sondaggio tenuto dal Vescovato Presiedente nei rioni e nei pali rivelava che circa un santo su cinque stava ricevendo aiuti economici. In pochi si stavano rivolgendo alla Chiesa per avere aiuto, in parte perché negli ultimi anni il governo federale aveva grandemente aumentato l’ammontare degli aiuti agli Stati. Il Vescovato Presiedente riteneva che la Chiesa potesse aiutare tutti i membri in difficoltà se ogni Santo degli Ultimi Giorni avesse fatto la propria parte per prendersi cura dei poveri.48

Il presidente Grant e i suoi consiglieri chiesero a Harold di rivedere la sua proposta iniziale. Ingaggiarono Campbell Brown jr, direttore del programma di benessere presso la miniera di rame locale, perché lo assistesse.49

Nelle settimane successive, Harold lavorò giorno e notte, analizzò le statistiche, si consultò con Campbell e insieme riesaminarono il piano precedente. Poi, il 18 marzo presentarono la proposta riveduta al presidente McKay, spiegandogliela nel dettaglio.50 In base al nuovo piano, i pali della Chiesa sarebbero stati organizzati in regioni geografiche, e ogni regione avrebbe avuto un proprio magazzino centrale rifornito di cibo e vestiario. Questi prodotti sarebbero stati procurati con i fondi delle offerte di digiuno o delle decime, o generati da progetti di lavoro, o ricevuti con la decima donata in natura. Se una regione avesse avuto in sovrappiù un particolare prodotto, avrebbe potuto scambiarlo con quello di un’altra regione, in cambio degli articoli che le servivano.

Consigli regionali composti dai presidenti di palo avrebbero gestito il programma, ma gran parte della responsabilità della sua gestione sarebbe stata dei vescovati, delle presidenze della Società di Soccorso e dei nuovi comitati di rione per il lavoro. I membri del comitato per il lavoro avrebbero conservato un registro riportante la situazione lavorativa di ogni membro del rione, aggiornata settimanalmente. Avrebbero anche organizzato progetti di lavoro per assistere i membri con altre forme di aiuto.51

Il piano prevedeva che i Santi ricevessero assistenza in cambio di lavoro, proprio come aveva fatto il Palo di Pioneer. Coloro che partecipavano ai progetti di lavoro si sarebbero incontrati con il rispettivo vescovo per discutere delle loro necessità di cibo, vestiario, combustibile o altri beni, e poi una rappresentante della Società di Soccorso avrebbe fatto visita alla loro casa, valutato le circostanze in cui si trovava la famiglia e compilato un modulo da presentare al magazzino di palo. I Santi avrebbero ricevuto aiuto in base alle loro circostanze individuali, e questo significava che due persone potevano lavorare lo stesso numero di ore al giorno ma ricevere una diversa quantità di cibo o altri prodotti, in base alla grandezza della famiglia o ad altri fattori.52

Quando ebbero terminato la loro spiegazione, Harold e Campbell videro che il presidente McKay era soddisfatto.

“Fratelli, adesso abbiamo un programma da presentare alla Chiesa”, esclamò battendo la mano sul tavolo. “Il Signore vi ha ispirati nel vostro lavoro”53.

  1. Taylor, Diary, 6 febbraio 1935; Bates, “Patriarchal Blessings and the Routinization of Charisma”, 25–26; Heber J. Grant a Mrs. Wilford J. Allen, 12 settembre 1932, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL. Argomento: Benedizioni patriarcali

  2. Taylor, Diary, 6 febbraio 1935; Wallis, Journal, 4–6 febbraio 1935; Rytting, James H. Wallis 6–7, 154, 177, 189–191. Argomento: Emigrazione dallo Utah

  3. Taylor, Diary, 6 febbraio 1935; Cornelia Taylor, Patriarchal Blessing, 6 febbraio 1935, 1–2, Paul e Cornelia T. Bang Papers, CHL.

  4. Bang, Autobiography, 4–6, 8–9; Taylor, Diary, 12 aprile 1936; Charles Anderson a Adeline Yarish Taylor, 18 aprile 1936; 26 ottobre 1936, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL.

  5. Taylor, Diary, 10 e 17 febbraio 1935; 3 e 24 marzo 1935; 2 giugno 1935.

  6. Danish Mission, French Mission, Northern States Mission, Annual Reports, 1932, Presiding Bishopric, Financial, Statistical, and Historical Reports, CHL; Northern States Mission, Manuscript History and Historical Reports, 31 dicembre 1930 e 31 dicembre 1931; Anthony W. Ivins a Preal George, 5 febbraio 1932, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; la Prima Presidenza a John A. Widtsoe, 1 agosto 1933, John A. Widtsoe Papers, CHL; Cincinnati Branch, Minutes, 16 gennaio 1932, 4.

  7. South Ohio District, General Minutes, novembre 1931; Taylor, Diary, 3, 10 e 17 febbraio 1935.

  8. Taylor, Diary, 20 gennaio 1935; 3, 10 e 15–17 febbraio 1935; Fish, “My Life Story”, [6].

  9. Taylor, Diary, 15 febbraio e 22–23 marzo 1935; Paul Bang, “My Life Story”, 10–11; Bang, Autobiography, 7. Citazione inglese modificata per conferire maggior chiarezza.

  10. Taylor, Diary, 26 maggio 1935; Cornelia Taylor, benedizione patriarcale, 6 febbraio 1935, 1, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  11. Cornelia Taylor Bang, “Youth Meeting”, circa 1944, 1, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL.

  12. Harold B. Lee, in One Hundred Forty-Second Semi-annual Conference, 123–124; Gibbons, Harold B. Lee, 25–85; Harold B. Lee, Journal, 20 aprile 1935; Grant, Journal, 20 aprile 1935. Citazione inglese modificata per facilitare la lettura.

  13. Lee, “Remarks of Elder Harold B. Lee”, 3; Rudd, Pure Religion, 14.

  14. Salt Lake Pioneer Stake, Confidential Minutes, 5–6 novembre 1932; Salt Lake Pioneer Stake Manuscript History, 26 marzo 1933; 30 giugno 1933; 28 novembre 1933; “Exchange Idea Assures Many Jobs for Idle”, Salt Lake Tribune, 25 luglio 1932, 14; Goates, Harold B. Lee, 99; Harold B. Lee, Charles S. Hyde e Paul Child a Heber J. Grant, 23 maggio 1933, J. Reuben Clark Jr. Papers, BYU; Eugene Middleton, “Personality Portraits of Prominent Utahns”, Deseret News, 24 ottobre 1934, 16.

  15. Lee, “Remarks of Elder Harold B. Lee”, 2–3; Drury, “For These My Brethren”, [5]–[11].

  16. Heber J. Grant a Grace Evans, 12 settembre 1933, Letterpress Copybook, volume 70, 931–932, Heber J. Grant Collection, CHL; J. Reuben Clark jr a Richard M. Robinson e H. M. Robinson, 26 ottobre 1934, incluso in J. Reuben Clark jr a David O. McKay, 26 ottobre 1934, David O. McKay Papers, CHL; Heber J. Grant a Bessie Clark Elmer, 5 gennaio 1934; Heber J. Grant a J. N. Heywood, 23 ottobre 1934, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; Arrington e Hinton, “Origin of the Welfare Plan”, 67, 76–77; Mangum e Blumell, Mormons’ War on Poverty, 110–111.

  17. Hall, Faded Legacy, 124; Presiding Bishopric, Office Journal, 3 giugno 1935; Cannon, “What a Power We Will Be in This Land”, 68; J. Reuben Clark jr a Richard M. Robinson e H. M. Robinson, 26 ottobre 1934, incluso in J. Reuben Clark jr a David O. McKay, 26 ottobre 1934, David O. McKay Papers, CHL.

  18. Arrington e Hinton, “Origin of the Welfare Plan”, 74–76; Mangum e Blumell, Mormons’ War on Poverty, 114. Argomento: Programmi di benessere

  19. Lee, “Remarks of Elder Harold B. Lee”, 3; J. Reuben Clark a Heber J. Grant e David O. McKay, 16 aprile 1935, David O. McKay Papers, CHL; J. Reuben Clark, in One Hundred Fifth Semi-annual Conference, 96–100; Cannon, “What a Power We Will Be in This Land”, 66–68; Mangum e Blumell, Mormons’ War on Poverty, 119–129; Dottrina e Alleanze 104:15–18; J. Reuben Clark Jr., in One Hundred Fourth Semi-annual Conference, 102–103.

  20. Heber J. Grant a Mrs. Claude Orton, 3 marzo 1932; Heber J. Grant a Mrs. C. M. Whitaker, 9 giugno 1932; Heber J. Grant a Pauline Huddlestone, 14 settembre 1935; Heber J. Grant a Mrs. Lee Thurgood, 29 gennaio 1932; Heber J. Grant a B. B. Brooks, 16 dicembre 1932; Heber J. Grant a Geo. W. Middleton, 5 agosto 1931, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; Heber J. Grant a Grace Evans, 19 dicembre 1931, Heber J. Grant Collection, CHL.

  21. Harold B. Lee, Journal, 20 aprile 1935; Heber J. Grant e David O. McKay a J. Reuben Clark, 15 marzo 1935, J. Reuben Clark Jr. Papers, BYU. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  22. Harold B. Lee, in One Hundred Forty-Second Semi-annual Conference, 124; Harold B. Lee, Journal, 20 aprile 1935. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  23. Harold B. Lee, in One Hundred Forty-Second Semi-annual Conference, 124.

  24. Harold B. Lee, Journal, 20 aprile 1935.

  25. Harold B. Lee, Journal, 20 aprile 1935; David O. McKay a J. Reuben Clark, 6 maggio 1935, First Presidency General Administration Files, CHL. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  26. “Grant to Organize New Hawaii Stake”, Salt Lake Telegram, 31 maggio 1935, 13; Grant, Journal, 20 giugno 1935.

  27. Historical Department, Journal History of the Church, 30 giugno 1935, 10. Argomento: Hawaii

  28. J. Reuben Clark, “The Outpost in Mid-Pacific”, Improvement Era, settembre 1935, 38:530; Santi, volume 2, capitolo 9; Hawaiian Mission, Annual Report, 1934, Presiding Bishopric Financial, Statistical, and Historical Reports, CHL; Castle Murphy alla Prima Presidenza, 28 febbraio 1934; 3 aprile 1934; 30 novembre 1934, First Presidency Mission Files, CHL; Historical Department, Journal History of the Church, 30 giugno 1935, 5–6. Argomento: Rioni e pali

  29. Clark, Diary, 28–30 giugno 1935; “Woolley Heads New LDS Stake Formed Locally”, Honolulu Advertiser, 1 luglio 1935, 1; “Woolley, Ralph Edwin”, in Jenson, Latter-day Saint Biographical Encyclopedia, 4:173–174.

  30. Britsch, Moramona, 279–281, 299; “First Offshore Stake Organized at Honolulu”, Deseret News, 1 luglio 1935, [9].

  31. Grant, Journal, 29–30 giugno 1935; “Organization of LDS Stake Nearly Ready”, Honolulu Star-Bulletin, 4 luglio 1935, 2.

  32. Grant, Journal, 25 giugno 1935; Heber J. Grant a Frances Bennett, 3 luglio 1935, Heber J. Grant Collection, CHL.

  33. Britsch, Moramona, 257–259.

  34. Grant, Journal, 3 luglio 1935; John A. Widtsoe, “The Japanese Mission in Action”, Improvement Era, febbraio 1939, 42:88.

  35. J. Reuben Clark, “The Outpost in Mid-Pacific”, Improvement Era, settembre 1935, 38:533; Grant, Journal, 3 luglio 1935; Clark, Diary, 3 luglio 1935; Takagi, Trek East, 16–22; Parshall, “Tsune Ishida Nachie”, 122–130; John A. Widtsoe, “The Japanese Mission in Action”, Improvement Era, febbraio 1939, 42:88125.

  36. Heber J. Grant, in Seventy-Fourth Semi-Annual Conference, 7, 11; Walker, “Strangers in a Strange Land”, 231–232, 240–241, 247–248, 253; Britsch, “Closing of the Early Japan Mission”, 263–281. Argomenti: Giappone; Crescita dell’opera missionaria

  37. Heber J. Grant a Matthias F. Cowley, 12 maggio 1903, Letterpress Copybook, volume 36, 239, Heber J. Grant Collection, CHL; Walker, “Strangers in a Strange Land”, 250. Citazione inglese modificata per conferire maggior chiarezza.

  38. J. Reuben Clark, “The Outpost in Mid-Pacific”, Improvement Era, settembre 1935, 38:533; Grant, Journal, 30 giugno 1935; Ikegami, “We Had Good Examples among the Members”, 228–229; Ikegami, “Brief History of the Japanese Members of the Church”, 3; Kichitaro Ikegami and Tokuichi Tsuda entries, Oahu District Baptisms and Confirmations, 1935, n. 42 e 43, in Hawaiian Islands, part 22, Record of Members Collection, CHL.

  39. Britsch, Moramona, 282.

  40. J. Reuben Clark, “The Outpost in Mid-Pacific”, Improvement Era, settembre 1935, 38:533; Ikegami, “Brief History of the Japanese Members of the Church”, 3–4.

  41. Müller, Hitler’s Wehrmacht, 7–12; Naujoks ed Eldredge, Shades of Gray, 44–45; Wijfjes, “Spellbinding and Crooning”, 166–170.

  42. Nelson, Moroni and the Swastika, 123–134; Naujoks ed Eldredge, Shades of Gray, 35; German-Austrian Mission, General Minutes, gennaio 1934, 315–316; aprile 1934, 327–328; Carter, “Rise of the Nazi Dictatorship”, 59–63.

  43. Carter, “Rise of the Nazi Dictatorship”, 59–63; Nelson, Moroni and the Swastika, 167–184.

  44. Naujoks e Eldredge, Shades of Gray, 35; Tobler, “Jews, the Mormons, and the Holocaust”, 80.

  45. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 10–12.

  46. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 57–59; Naujoks e Eldredge, Shades of Gray, 35–37. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  47. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 44.

  48. Harold B. Lee, Journal, febbraio 1936; “Summary of Relief Survey of the Church of Jesus Christ of Latter-day Saints”, 1 aprile 1936, First Presidency General Administration Files, CHL; Olson, Saving Capitalism, 14–15; Derr, “History of Social Services”, 49–50.

  49. Harold B. Lee, Journal, febbraio 1936; Cannon, “What a Power We Will Be in This Land”, 69.

  50. Harold B. Lee, Journal, 15 marzo 1936; David O. McKay, Diary, 18 marzo 1936 [University of Utah].

  51. Mangum e Blumell, Mormons’ War on Poverty, 134; Henry A. Smith, “Church-Wide Security Program Organized”, Improvement Era, giugno 1936, 39:334, 337; “Detailed Instructions on Questions Arising out of the Development of the Church Security Program”, [1936], 1–5, Presiding Bishopric Welfare Files, CHL.

  52. Henry A. Smith, “Church-Wide Security Program Organized”, Improvement Era, giugno 1936, 39:333; “Detailed Instructions on Questions Arising out of the Development of the Church Security Program”, [1936], 3–4, Presiding Bishopric Welfare Files, CHL; Arrington e Hinton, “Origin of the Welfare Plan”, 78.

  53. Harold B. Lee, Journal, 15 marzo 1936. Argomento: Programmi di benessere