“Il vangelo del Maestro”, capitolo 19 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, volume 3, Risolutezza, nobiltà e indipendenza, 1893–1955 (2021)
Capitolo 19: “Il vangelo del Maestro”
Capitolo 19
Il vangelo del Maestro
Lunedì 9 settembre 1929, quando un forte temporale impazzò per tutta Cincinnati, nell’Ohio, un fulmine distrusse un traliccio del telefono. Il colpo mandò una scarica di elettricità lungo un cavo e nella cappella della Chiesa appena ristrutturata all’estremo nord della città. Una parte dell’isolante dell’impianto elettrico prese fuoco riempiendo l’edificio di fumo. I pompieri arrivarono in fretta, ma il danno era fatto.
Inizialmente il Ramo di Cincinnati era preoccupato che il fuoco avesse distrutto l’impianto elettrico dell’edificio. Mancava meno di una settimana alla dedicazione della cappella e i santi non avrebbero avuto né il tempo né il denaro per riparare danni estesi. Dopo un’ispezione, però, scoprirono che l’impianto era recuperabile. Si misero subito al lavoro per riparare e sostituire i cavi e presto l’edificio tornò come nuovo.1
All’avvicinarsi del giorno della dedicazione, sembrava che sempre più persone si accorgessero della Chiesa. Il 12 settembre Christian Bang, il primo consigliere del ramo, si prese del tempo libero dal suo negozio di alimentari per fare un’intervista con un giornale locale. Il giornalista sapeva che un tempo i Santi erano stati oggetto di polemiche e Christian era disposto a chiarire le idee sbagliate dell’opinione pubblica sulla Chiesa.2
“La Chiesa ha superato molti pregiudizi nell’ultimo decennio”, disse al giornalista. “Le persone stanno iniziando a mettere da parte le idee datate e a riconoscere gli ideali che noi sosteniamo”.
“Qual è oggi la vostra posizione in merito alla poligamia?”, chiese il giornalista.
“È una questione chiusa”, disse Christian. “Siamo strettamente tradizionalisti per quanto riguarda ciò in cui crediamo. Crediamo nel principio della decima e lo mettiamo in pratica, benché i nostri Anziani e consiglieri non ricevano alcun compenso per il servizio che prestano”3.
Tre giorni dopo i giornalisti si presentarono di nuovo per la dedicazione della cappella. La gioia dei santi era evidente. Circa quattrocento persone, tra cui i missionari della zona circostante, affollavano la cappella per la riunione. L’apostolo Orson F. Whitney, i cui nonni Newel ed Elizabeth Ann Whitney si erano uniti alla Chiesa nell’Ohio quasi un secolo prima, era arrivato da Salt Lake City per offrire la preghiera dedicatoria.4
Quel pomeriggio forse nessuno era più entusiasta del presidente di ramo, Charles Anderson. Insieme alla famiglia Bang e ad altri vecchi membri del ramo, lui e sua moglie, Christine, avevano lavorato a lungo e sodo per far crescere il ramo a Cincinnati. Quando fu il suo turno di rivolgersi alla congregazione, raccontò delle molte difficoltà incontrate durante l’acquisto e la ristrutturazione della casa di riunione.
“Abbiamo lavorato notte e giorno perché fosse pronta per la dedicazione”, affermò, “e nessuno potrebbe essere più fiero di quanto lo siamo noi oggi”5.
Nel suo discorso l’anziano Whitney raccontò la visione che Joseph Smith e Oliver Cowdery ebbero del Salvatore nel Tempio di Kirtland nel 1836, un ricordo possente della storia sacra dell’Ohio. Mentre l’apostolo parlava, lo Spirito di Dio si posò su di lui e quando finì di raccontare la visione iniziò a pregare.
“Dio Onnipotente, nostro Padre Celeste”, disse. “Possano tutti coloro che entrano in questa casa sentire l’influenza dello Spirito di Dio. Ricompensa coloro che hanno messo a disposizione i loro mezzi per completarla. Manifesta il potere di Dio in questa cappella”.
Chiese una benedizione per i membri del Ramo di Cincinnati, per i missionari e i dirigenti di missione al loro servizio e per tutti quelli che vivevano nelle vicinanze. “Riversa il Tuo Spirito su coloro che sono qui riuniti”, pregò, “e accetta questa nostra offerta”.
Una sensazione di pace e di calma si posò sui santi presenti in cappella. Prima di tornare al suo posto, l’anziano Whitney disse: “Sento che da questo momento in poi il mormonismo sarà compreso meglio e ricevuto con un sentimento di maggior benevolenza dalle persone dell’Ohio”6.
Il primo novembre 1929, sul suo diario, Heber J. Grant si abbandonò al ricordo del giorno in cui aveva preso il posto dell’apostolo Francis Lyman come presidente del Palo di Tooele, nello Utah. Era il 1880 e a Heber mancavano solo alcune settimane al suo ventiquattresimo compleanno. Il presidente John Taylor e i suoi consiglieri, George Q. Cannon e Joseph F. Smith, erano in città per la conferenza di palo e l’anziano Lyman li aveva ospitati a casa sua insieme a Heber.
Durante la visita, qualcuno — Heber non ricordava chi — aveva pregato dicendo “per il Tuo servitore attempato, il presidente Taylor”. Il termine “attempato” non si addiceva al profeta, che stava per compiere settantadue anni. Alla fine della preghiera, il profeta aveva chiesto: “Perché non hai pregato per i miei giovani consiglieri?”. Heber riusciva ancora a ricordare la nota di fastidio nella sua voce.
Ora, quasi mezzo secolo dopo, Heber stava per compiere settantatré anni. “Temo che sarei un po’ sconvolto se qualcuno pregasse dicendo ‘per il Tuo servitore attempato, il presidente Grant’”, scrisse sul suo diario. Si sentiva giovane come quando aveva quarant’anni e persino più in salute.
“Il fatto che sembriamo non invecchiare nello spirito per me è una delle prove dell’immortalità dell’anima”, notò.7
In circostanze normali Heber avrebbe riunito i suoi figli e le loro famiglie per il suo compleanno. Sua figlia Emily, però, era morta alcuni mesi prima in seguito a complicazioni durante il parto e il suo cuore non era ancora pronto per una festa di famiglia. Invece, si stava preparando per recarsi in Arizona, subito a sud dello Utah.8 Poco prima di morire, Brigham Young aveva chiesto a duecento volontari di stabilirsi in Arizona. Da allora, i santi avevano fondato decine di insediamenti per tutto lo Stato e ora si potevano trovare membri della Chiesa che occupavano alte cariche civiche. Nel 1927 Heber vi aveva dedicato un tempio per servire loro e le persone delle zone circostanti, incluso il Messico settentrionale.9
Inoltre, Heber aspettava con impazienza una celebrazione molto più importante. Presto i Santi avrebbero commemorato il centesimo anniversario dell’organizzazione della Chiesa. Con quasi settecentomila membri della Chiesa in milleottocento rioni e rami sparsi in tutto il mondo, la celebrazione sarebbe stata un evento mondiale. Da più di un anno un piccolo comitato guidato dall’apostolo George Albert Smith stava organizzando uno spettacolo che coincidesse con la conferenza generale di aprile del 1930. Heber aveva seguito i preparativi e occasionalmente aveva dato dei suggerimenti.10
Lasciò l’Arizona il 15 novembre e trascorse i dieci giorni che seguirono facendo visita ai santi e godendo del loro affetto. Negli ultimi undici anni i suoi sentimenti di inadeguatezza erano svaniti. Non aveva deluso la Chiesa, come aveva temuto di fare, né aveva mancato di essere all’altezza dei presidenti della Chiesa che lo avevano preceduto. Al contrario, man mano che si avvicinava al suo secondo secolo, la Chiesa cresceva e prosperava.11
In veste di presidente della Chiesa, Heber era stato testimone della rivoluzione tecnologica che aveva portato la Conferenza generale e altri messaggi evangelici lungo le onde radio. Ora, ogni domenica sera, persone che vivevano a centinaia di chilometri da Salt Lake City potevano sintonizzarsi sulla KSL, la stazione radio della Chiesa, per ascoltare i dirigenti e gli insegnanti fare discorsi su argomenti evangelici.12 Inoltre, nel luglio del 1929, il Coro del Tabernacolo aveva iniziato a tenere una trasmissione radiofonica settimanale attraverso un network di New York City. Il programma ebbe un successo immediato in tutta la nazione e milioni di ascoltatori conobbero meglio la Chiesa attraverso il coro.13
Heber aveva anche sfruttato la sua influenza di presidente della Chiesa per incoraggiare i Santi a insegnarsi e servirsi a vicenda nei loro rioni e rami. Quando era giovane, le riunioni domenicali erano state un momento in cui i Santi ascoltavano uomini illustri predicare e insegnare. Tuttavia, sotto la sua guida, i rioni e i rami erano diventati il centro dell’attività della Chiesa. Ora ci si aspettava che tutti servissero. Uomini, donne e giovani tenevano lezioni, facevano parte di presidenze di quorum e di classe, e offrivano discorsi durante la riunione sacramentale.14 Inoltre, molti santi venivano chiamati come missionari di palo per occuparsi dei membri della Chiesa che non frequentavano più.15 E, per la prima volta, i rioni e i pali mandavano gruppi di giovani al tempio per celebrare i battesimi per i morti.16
Credendo che la Chiesa sarebbe stata conosciuta per i suoi frutti, Heber aveva esortato i Santi e vivere una vita pura. Li stimolava di continuo a rispettare la Parola di Saggezza con esattezza, astenendosi dalle bevande alcoliche, dal caffè, dal tè, dal tabacco e da altre sostanze dannose di cui le precedenti generazioni di Santi a volte avevano fatto uso. Rese l’obbedienza alla Parola di Saggezza un requisito obbligatorio per la frequenza al tempio e per il servizio missionario e implorò i Santi di pagare la decima per intero e di fare offerte.17
La mattina del suo settantatreesimo compleanno, Heber fece divertire gli studenti delle scuole superiori di Snowflake, in Arizona, con storie sui suoi tentativi di padroneggiare le biglie, il baseball, la calligrafia e il canto. Aveva raccontato queste storie molte volte nel corso degli anni per promuovere la perseveranza e l’eccellenza, e i suoi ascoltatori non sembravano esserne mai stanchi.18
Col trascorrere del giorno, gli occhi vivaci di Heber, la sua voce forte e il suo passo fermo furono una dimostrazione della sua salute eccellente e della sua resistenza. Nessuno vedendolo avrebbe detto che il giorno prima aveva viaggiato per gran parte dello Stato, fermandosi otto volte per parlare a delle riunioni lungo il percorso.19
Quell’autunno, nella Germania nord orientale, i santi del Ramo di Tilsit si incontravano ogni domenica mattina per la Scuola Domenicale. Per fare in modo che non ci fossero problemi durante le riunioni, il presidente di ramo, Otto Schulzke, faceva tutto ciò che poteva per aiutare il supervisore della Scuola Domenicale. Se bisognava fare qualcosa, dal condurre le riunioni al condurre la musica, Otto lo faceva. Allora, sempre più persone partecipavano alla classe ogni domenica, incluse persone che non appartenevano alla Chiesa.
A Helga Meiszus, di nove anni, che era una dei tanti bambini che partecipavano alla Scuola Domenicale, piaceva il presidente Schulzke, nonostante la sua severità. Lui e la sua famiglia erano stati parte della sua vita sin da quando riusciva a ricordare. Era stato Otto a benedire Helga in Chiesa dopo la sua nascita.20
La famiglia di Helga era una colonna portante del Ramo di Tilsit. La sua nonna materna, Johanne Wachsmuth, aveva incontrato per la prima volta i missionari tanti anni prima. Tuttavia, solo quando la famiglia si era trasferita a Tilsit e aveva incontrato alcuni santi locali, aveva iniziato a partecipare alla AMM e ad altre riunioni della Chiesa. All’inizio il nonno di Helga era diffidente nei confronti dei Santi, ma alla fine si era unito alla Chiesa insieme alla madre, alla nonna, alle zie e allo zio di Helga. Anche il padre di Helga si era battezzato proprio prima che lei nascesse, ma né lui né suo nonno frequentavano la Chiesa molto spesso.
A Helga piaceva andare alla Scuola Domenicale. C’era sempre qualcuno che suonava l’organo cinque minuti prima dell’inizio della riunione. Di solito se ne occupava una zia di Helga, Gretel, ma era emigrata in Canada nel 1928 nella speranza di andare a vivere, un giorno, nello Utah.21 Ora la musica di preludio veniva suonata da un’altra donna del ramo, la sorella Jonigkeit.22
La Scuola Domenicale di Tilsit seguiva lo stesso ordine di tutte le altre Scuole Domenicali della Chiesa. Le riunioni si aprivano con un inno, una preghiera di apertura e un altro inno. I detentori del sacerdozio poi amministravano il sacramento per il beneficio dei bambini, che non avrebbero partecipato alla riunione sacramentale tenuta più tardi di sera. Poi durante la Scuola Domenicale si recitava insieme un versetto e ci si esercitava nel canto.23
Lo zio di Helga, Heinrich, una volta aveva tenuto la lezione di canto, ma anche lui era emigrato in Canada alcuni mesi dopo Gretel. Adesso spesso era il presidente Schulzke a tenere le lezioni. Uno degli inni che Helga conosceva bene era “Signore, resta qui con me”, che cantava quando partivano le sirene nella vicina fabbrica di carta dove lavorava suo padre. Ogniqualvolta sentiva le sirene, sapeva che era successo qualcosa di brutto alla fabbrica e si preoccupava per suo padre.24
Quando finivano di esercitarsi con il canto, nella Scuola Domenicale venivano appese delle tende per dividere la sala in aule separate per gli adulti, per i giovani e per i bambini. Nei rioni, la Scuola Domenicale dei bambini era divisa in due classi, una per i bambini più piccoli e una per i più grandi. Tuttavia, nei rami piccoli come quello di Tilsit tutti i bambini si riunivano in una classe unica.25
Circa quindici bambini partecipavano alla lezione con Helga. Ogni settimana imparavano cose su Dio e sulle Sue opere, sulla fede in Gesù Cristo, sulla Seconda Venuta, sulla missione di Joseph Smith e su altri argomenti evangelici. Spesso alle lezioni partecipavano bambini che non appartenevano alla Chiesa. Tra una riunione della Chiesa e l’altra, a volte Helga partecipava alle riunioni dei luterani con i suoi compagni di scuola e cantava vecchi inni luterani. Il suo cuore però era sempre con i Santi degli Ultimi Giorni.26
Terminata la classe della Scuola Domenicale, Helga e gli altri bambini si riunivano di nuovo con i santi più grandi per ascoltare i discorsi di chiusura. Poi cantavano un inno e dicevano una preghiera. Infine la classe era aggiornata fino alla riunione sacramentale, che si teneva più tardi di sera. Erika Stephani, la segretaria della Scuola Domenicale, riportava ogni riunione nel suo libro dei verbali.27
“L’anno scorso ho avuto un’enorme quantità di lavoro da fare”, disse Leah Widtsoe a un’amica nel dicembre del 1929. “Ho avuto tempo per poco altro se non viaggiare per tutta l’Europa con mio marito, visitare e istruire il nostro popolo e supervisionare il benessere dei nostri 750 giovani uomini che sono in questi paesi come missionari”28.
Non si stava lamentando. Adorava quel lavoro.29 Sino ad allora, lei e John avevano assistito a molti cambiamenti importanti nella Chiesa in Europa. Sempre più detentori del Sacerdozio di Melchisedec servivano come presidenti di ramo, lasciando ai missionari più tempo per proclamare il Vangelo a coloro che non lo avevano mai udito. Inoltre, i rami stavano cercando posti migliori in cui riunirsi. Nel luglio del 1929 i membri della Chiesa della città di Selbongen, nella Germania orientale, avevano terminato la costruzione di una casa di riunione, la prima cappella della Chiesa in Germania. Anche i santi di Liegi e Seraing, in Belgio, così come i santi di Copenaghen, in Danimarca, stavano costruendo delle cappelle. E quell’estate John si era recato a Praga, in Cecoslovacchia, dove viveva un piccolo gruppo di santi, e aveva dedicato quella nazione all’opera missionaria.30
Eppure, per quanto la vita in missione fosse gratificante, poteva essere faticosa. Il lavoro era impegnativo e sia Leah sia John stavano perdendo peso. Preoccupata per la loro salute, Leah aveva iniziato a controllare attentamente l’alimentazione, affidandosi alla sua formazione universitaria nel campo della nutrizione, per assicurarsi che mangiassero cibi sani. Aveva anche a cuore la salute dei santi europei.
Nel primo anno di missione, aveva notato che molte persone mangiavano cibo scadente importato che apportava pochi nutrienti al corpo causando problemi di salute gravi. Nel gennaio del 1929 iniziò a pubblicare sul Millennial Star una serie di lezioni per la Società di Soccorso sulla Parola di Saggezza. In un periodo in cui le discussioni sulla Parola di Saggezza spesso sottolineavano le cose da evitare, le lezioni di Leah attingevano alla sua conoscenza delle Scritture e della scienza della nutrizione per spiegare come il mangiare cereali integrali, frutta e verdura, e altri cibi salutari raccomandati dalla Parola di Saggezza potesse rendere una persona più forte fisicamente, mentalmente e spiritualmente.
Nella sua prima lezione sulla Parola di Saggezza, Leah illustrò Dottrina e Alleanze 88:15 per rammentare ai lettori che la salute spirituale e quella fisica erano collegate. “Lo spirito e il corpo sono l’anima dell’uomo”, ricordò ai lettori. “In effetti, il vero Vangelo deve abbracciare la salute e il vigore del corpo, dal momento che il corpo è il tabernacolo dello spirito che vi dimora e che è progenie diretta dei nostri genitori celesti”31.
Lei e John inoltre avevano incoraggiato i santi europei a svolgere il lavoro genealogico. “Attualmente in Europa non ci sono templi in cui i santi possano di fatto celebrare le ordinanze del Vangelo”, riconosceva John in un articolo del 19 settembre 1929 sul Millennial Star. “Perciò”, scriveva, “l’attività principale in queste terre deve essere la raccolta dei dati genealogici”.
Leah iniziò a scrivere lezioni di genealogia per i santi europei e John ideò un programma di scambi per aiutarli a prendere parte al lavoro di tempio. Chiese a ogni ramo di avviare un corso di genealogia per aiutare i santi a fare ricerche sulle storie delle loro famiglie, preparare alberi genealogici e individuare i nomi per il lavoro delle ordinanze per procura. Questi nomi poi potevano essere mandati ai santi negli Stati Uniti, che avrebbero celebrato per loro il lavoro di tempio. In cambio di questo servizio, i santi in Europa avrebbero fatto ricerche genealogiche per i santi americani che non potevano permettersi di attraversare l’Atlantico.32
In quel periodo, Leah e John collaborarono con Harold Shepstone, il giornalista inglese, per trovare un editore per la biografia di Brigham Young scritta dalla madre di Leah. Susa confidava che Leah e John avrebbero fatto tutti i tagli necessari per preparare il manoscritto per la pubblicazione. Disse a Leah: “La cosa migliore è usarla per l’edificazione del regno di Dio”.
Inoltre, Susa insistette perché anche Leah vi aggiungesse il suo nome come coautrice. “Non sarò contenta di vedere scritto soltanto il mio nome sulla storia di mio padre”, scrisse a Leah. “Non potrai mai capire, perché non riuscirei ad esprimerlo a parole, quanto tu mi sia stata di aiuto in questo lavoro e in tutto ciò che ho scritto in questi ultimi anni”.
A dicembre Harold informò John e Leah che un’importante casa editrice britannica aveva accettato di pubblicare la biografia.33 La notizia era una risposta alle preghiere della famiglia e arrivò alla fine di un anno impegnativo ma gratificante.
Leah non avrebbe potuto essere più soddisfatta di lavorare come missionaria al fianco di John. “Non siamo impazienti di tornare a casa, se non per vedere i nostri cari e i nostri amici”, scrisse in una lettera più o meno in questo periodo. “Mi sento come se volessi terminare i miei giorni in missione — cercando attivamente di proclamare le gloriose verità del vangelo del Maestro”34.
La mattina di domenica 6 aprile 1930, il presidente Heber J. Grant si svegliò alle cinque in punto, pronto per la giornata storica che lo attendeva. Fuori le strade attorno alla Piazza del Tempio a Salt Lake City erano ravvivate dalle bandierine e dagli striscioni colorati per celebrare il centesimo anniversario dell’organizzazione della Chiesa.35
Nel corso della settimana precedente decine di migliaia di santi si erano riversati in città per prendere parte alle celebrazioni. Gli alberghi erano al completo e molti residenti di Salt Lake City avevano aperto le proprie case per ospitare i visitatori. Niente di tanto grande, eccetto la dedicazione del Tempio di Salt Lake, aveva mai avuto luogo in città.36
I giornali e le riviste principali di tutto il mondo stavano già dando notizia del centenario. Chiunque passeggiasse per South Temple Street, inoltre, poteva vedere la nuova storia dei primi cento anni della Chiesa in sei volumi scritta da B. H. Roberts, esposta nella vetrina della Deseret Book, la libreria della Chiesa. Quando all’inizio era stata organizzata nella zona settentrionale dello Stato di New York, la Chiesa non aveva fatto alcuna notizia. Ora il Deseret News stimava che la pubblicità del centenario avesse raggiunto circa settantacinque milioni di persone solo negli Stati Uniti. Quella settimana il ritratto del presidente Grant fu pubblicato sulla copertina del Time, una delle riviste più popolari negli Stati Uniti. Il relativo articolo era rispettoso, persino lusinghiero, verso l’opera della Chiesa.37
La sessione di apertura della Conferenza generale, l’evento principale della celebrazione del centenario, iniziò alle dieci in punto. Dal momento che i posti a sedere nel Tabernacolo erano limitati, i dirigenti della Chiesa avevano emesso biglietti speciali per la sessione e avevano esteso la conferenza di un giorno in modo che più gente potesse partecipare di persona. Organizzarono anche riunioni sovraffollate nella vicina Assembly Hall e in diversi altri edifici sparsi per la città.
Per i santi che vivevano lontano, la KSL trasmise via radio la conferenza in tutto lo Utah e negli Stati confinanti, permettendo ai santi per centinaia di chilometri di ascoltare gli atti della conferenza. I santi in zone più distanti del mondo che non potevano ricevere la trasmissione furono istruiti di riunirsi alla stessa ora per celebrazioni del centenario più contenute, organizzate sulla falsariga della celebrazione tenuta a Salt Lake City.38
Il cuore del presidente Grant straripava di gratitudine mentre apriva la conferenza leggendo un intervento preparato dalla Prima Presidenza. Settimane prima, lui e i suoi consiglieri avevano mandato l’intervento ai pali e alle missioni della Chiesa, chiedendo loro di tradurlo se necessario. “Nello stesso momento”, annunciò, “questo messaggio verrà letto in tutto il mondo dal nostro popolo”.
Nell’intervento il presidente Grant e i suoi consiglieri resero una possente testimonianza della restaurazione del Vangelo, del ministero terreno del Salvatore e del Suo sacrificio redentore. Parlarono della persecuzione subita dai primi cristiani e dei secoli di confusione religiosa che erano seguiti alle loro prove. Poi resero testimonianza del Libro di Mormon, della restaurazione del sacerdozio e dell’organizzazione della Chiesa, del raduno di Israele, dell’inizio del lavoro di tempio per i vivi e per i morti, e della Seconda Venuta di Gesù Cristo.
“Esortiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle a mettere in ordine la loro casa perché possiate essere pronti per ciò che verrà”, dissero. “State lontani dal male; fate ciò che è buono. Visitate gli ammalati, confortate chi soffre, rivestite gli ignudi, nutrite gli affamati, prendetevi cura della vedova e dell’orfano.39
Dopo che i Santi ebbero sostenuto le autorità generali della Chiesa, il presidente Grant sventolò un fazzoletto in aria e guidò la congregazione nel Grido dell’Osanna. Nelle loro celebrazioni del centenario, anche centinaia di migliaia di santi in tutto il mondo eseguirono il rito, lanciando grida di lode a Dio e all’Agnello nella loro lingua madre.40
Quella sera la folla tornò al Tabernacolo per la prima messa in scena di The Message of the Ages [il messaggio dei tempi], una rappresentazione elaborata che ripercorreva la storia sacra del mondo. La produzione ingaggiò un migliaio di attori per ricreare avvenimenti tratti dalle Scritture e dalla storia della Chiesa, mentre i cantanti e i musicisti si esibivano in inni e brani tratti da alcune delle più grandi composizioni musicali di tutti i tempi. I costumi colorati erano ben fatti, allo scopo di essere storicamente accurati. L’attore nel ruolo di Joseph Smith indossava un colletto appartenuto un tempo al profeta stesso.41
Quando il sole calò sulla celebrazione, la Chiesa illuminò ciascuno dei suoi sette templi con potenti riflettori nuovi. Lo splendore degli edifici brillava nel buio della notte, irradiandone la bellezza e la solennità in ogni direzione per chilometri. E a Salt Lake City la statua brillante dell’angelo Moroni, con la sua tromba dorata sollevata alta sopra la folla, sembrava chiamare i Santi da ogni dove a gioire del magnifico centenario.42