Storia della Chiesa
Capitolo 13: Eredi della salvezza


“Eredi della salvezza”, capitolo 13 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, volume 3, Risolutezza, nobiltà e indipendenza, 1893–1955 (2021)

Capitolo 13: “Eredi della salvezza”

Capitolo 13

Eredi della salvezza

il Salvatore che appare nel mondo degli spiriti

Nel gennaio del 1917 Susa Gates si recò a New York City per fare visita a un’amica malata, Elizabeth McCune, che serviva con lei nel Consiglio generale della Società di Soccorso. Elizabeth e suo marito, Alfred, si erano trasferiti a New York quell’inverno in modo che Alfred potesse fare affari in città. Venuta a sapere della malattia dell’amica, Susa arrivò immediatamente per aiutarla a riprendersi. Tuttavia, quando arrivò, Elizabeth era già in via di guarigione, ma incoraggiò comunque Susa a restare e a farle compagnia. Mentre era lì, Susa poteva sfruttare le biblioteche della città per fare ricerche genealogiche, che erano diventate un elemento molto impegnativo del suo servizio nella Chiesa.

Quindici anni prima, in Danimarca, Susa si era ammalata gravemente mentre partecipava a una riunione del Consiglio internazionale delle donne. Chiese una benedizione all’apostolo Francis Lyman, a quel tempo presidente della Missione europea, che la benedì affinché non temesse la morte e le promise che aveva un’opera da compiere nel mondo degli spiriti. Poi però, nel mezzo della benedizione, si fermò per circa due minuti. “È stato tenuto un consiglio in cielo”, disse alla fine a Susa, “ed è stato deciso che tu viva per svolgere il lavoro di tempio, e svolgerai un’opera più grande di quella che hai mai fatto finora”.1

Dopo essere guarita dalla malattia, Susa si era dedicata alla genealogia e al lavoro di tempio. Si era impegnata con la Società genealogica dello Utah, un’organizzazione gestita dalla Chiesa fondata dopo la rivelazione del 1894 di Wilford Woodruff in merito ai suggellamenti del tempio. Aveva iniziato a lavorare nel Tempio di Salt Lake, a tenere corsi di genealogia e a scrivere una rubrica settimanale sulla storia familiare per il Deseret Evening News.

Quando nel 1911 Susa ed Elizabeth McCune erano diventate membri del Consiglio generale della Società di Soccorso, avevano fatto della genealogia e del lavoro di tempio una nuova priorità per le donne della Chiesa. Avevano visitato rioni e rami negli Stati Uniti e in Canada e insegnato ai Santi a fare ricerche sui loro antenati. Inoltre, Susa aveva scritto delle lezioni di genealogia per la rivista Relief Society Magazine e, su richiesta del Consiglio generale, al momento stava scrivendo un prontuario per aiutare i santi a svolgere il loro lavoro di storia familiare.2

Mentre si trovava a New York City, Susa cercò presso la biblioteca anche i nomi della famiglia McCune. Fece anche del suo meglio per dare a Elizabeth tutto l’amore e l’attenzione che poteva offrire.

Il giorno prima della ripartenza programmata di Susa, Elizabeth si sentiva abbastanza bene da partecipare a una riunione della Società di Soccorso presso la sede centrale della Missione degli Stati orientali, in città. Susa parlò alle donne della ricerca genealogica. Sebbene il numero di donne della Chiesa a New York City fosse contenuto, Susa sentì fortemente lo Spirito tra loro.3

Durante il viaggio di ritorno, Susa fece tappa in altre due città per fare visita ai santi. Dopo una riunione, un presidente di ramo si fermò per parlare con lei. “Mi piacciono sempre le testimonianze dei più anziani”, disse, “e adoro ascoltare le persone attempate parlare delle proprie esperienze”.

Susa rise tra sé e sé. “Sei una persona anziana, Susa, sentito?”, disse a se stessa. Aveva sessant’anni, ma davanti a sé aveva ancora molti anni e molto più lavoro da fare.4


“Viviamo in un periodo decisivo”, riconobbe Joseph F. Smith al discorso di apertura della conferenza generale della Chiesa di aprile 1917. I giornali di tutto lo Utah abbondavano di articoli allarmanti su un’aggressione tedesca contro gli Stati Uniti.5 Negli ultimi due anni e mezzo, gli Stati Uniti erano rimasti neutrali in guerra. Tuttavia, recentemente la Germania aveva rivisto la sua politica di guerra sottomarina senza restrizioni, rendendo le navi americane esposte agli attacchi. Inoltre, gli ufficiali tedeschi avevano cercato di stringere un’alleanza con il Messico, creando una via per attaccare gli Stati Uniti da sud. In risposta, il Congresso degli Stati Uniti aveva autorizzato il presidente Woodrow Wilson a dichiarare guerra alla Germania.6

In piedi al pulpito del Tabernacolo di Salt Lake, il presidente Smith capì che molti santi presenti nella congregazione erano preoccupati e spaventati. Li esortò a ricercare la pace, la felicità e il benessere della famiglia umana. “Se oggi compiamo il nostro dovere come membri della Chiesa e cittadini del nostro Stato”, disse, “non dobbiamo temere troppo ciò che il domani potrebbe avere in serbo”.7

Più tardi, quel giorno, il presidente Wilson dichiarò ufficialmente guerra. Ben presto, circa cinquemila giovani dello Utah — per lo più santi degli ultimi giorni — si arruolarono.8 Molte donne della Chiesa si unirono alla Croce Rossa per servire come infermiere di guerra. I santi americani che non potevano arruolarsi nelle forze armate sostennero la loro nazione in altri modi, ad esempio acquistando titoli di stato rilasciati dal governo, i “Liberty Bonds”, per contribuire a finanziare la guerra. Betty McCune, la figlia di Elizabeth, imparò a guidare e riparare le automobili e divenne un’autista di ambulanze. L’anziano B. H. Roberts dei Settanta si offrì volontario per servire come uno dei tre cappellani santi degli ultimi giorni dell’esercito.9

Poco dopo la Conferenza generale, Joseph F. Smith andò alle Hawaii e osservò il progresso nella costruzione del Tempio di Laie. Sotto la direzione dei capomastri Hamana Kalili e David Haili, gli operai avevano già completato l’esterno del tempio e ora erano impegnati a terminare gli interni. Costruito di cemento armato e pietre laviche delle montagne vicine, il Tempio delle Hawaii era a forma di croce e non aveva guglie. Sculture di cemento raffiguranti episodi scritturali, create dagli artisti dello Utah Leo e Avard Fairbanks, adornavano l’esterno dell’edificio.10

A ottobre, un mese prima del suo settantanovesimo compleanno, il profeta disse ai santi che iniziava a sentirsi vecchio. “Credo di essere ancora molto giovane spiritualmente”, disse loro, “ma il mio corpo si stanca e, voglio dirvelo, a volte il mio povero vecchio cuore trema considerevolmente”.11

La sua salute continuò a peggiorare fino alla fine dell’anno e all’inizio del 1918 il profeta iniziò a recarsi regolarmente da un medico. Più o meno nello stesso periodo, anche suo figlio Hyrum si ammalò. Erano trascorsi sedici mesi dalla fine dell’incarico di Hyrum come presidente della Missione europea e in quel periodo era stato sano e forte. Eppure, Joseph era preoccupato per il suo benessere. Hyrum aveva sempre avuto un posto speciale nel suo cuore e Joseph provava una gioia immensa nel servizio e nella devozione di suo figlio per il Signore. Gli ricordava persino il suo stesso padre, il patriarca Hyrum Smith.12

La malattia di Hyrum si aggravava giorno dopo giorno. Aveva un dolore acuto all’addome, segno di appendicite. I suoi amici lo esortavano ad andare in ospedale per farsi operare, ma lui si rifiutava. “Ho rispettato la Parola di Saggezza”, diceva, “e il Signore si prenderà cura di me”.

Il 19 gennaio il dolore si fece quasi insopportabile. La moglie di Hyrum, Ida, avvisò immediatamente Joseph, il quale pregò devotamente per la guarigione del figlio. Gli apostoli Orson F. Whitney e James E. Talmage, nel frattempo, raggiunsero Hyrum al suo capezzale e lo vegliarono durante la notte. Anche un gruppo di dottori e specialisti, tra cui il dottor Ralph T. Richards, nipote di Joseph, si occupava di lui.

Dopo aver esaminato il paziente, il dottor Richards temeva che Hyrum avesse aspettato troppo a lungo per ricevere cure mediche e lo implorò di andare in ospedale. “Se vai ora avrai solo una possibilità su mille”, avvisò Hyrum. “La sfrutterai?”.

“Sì”, disse Hyrum.13

All’ospedale i dottori fecero due radiografie e decisero di rimuovere l’appendice di Hyrum. Durante l’operazione, il dottor Richards scoprì che l’appendice era perforata e rilasciava batteri patogeni in tutto l’addome di Hyrum.

Hyrum sopravvisse all’operazione, ma Joseph rimase debole per la preoccupazione e trascorse il pomeriggio a letto, incapace di mangiare. Quella sera Hyrum sembrò riacquistare le forze, il che risollevò l’animo di Joseph. Colmo di gratitudine e sollievo, ritornò ai suoi doveri di presidente della Chiesa.

Poi, tre giorni dopo l’operazione chirurgica di Hyrum, Joseph ricevette una telefonata dall’ospedale. Nonostante le molte preghiere e la cura attenta dei medici, Hyrum era deceduto. Joseph rimase senza parole. Lui aveva bisogno di Hyrum e la Chiesa aveva bisogno di Hyrum. Perché non gli era stata risparmiata la vita?

Sopraffatto dal dolore, Joseph riversò tutta la sua angoscia nel suo diario. “La mia anima è straziata”, scrisse. “Ed ora cosa posso fare? Oh! Che cosa posso fare? La mia anima è straziata, il mio cuore spezzato! Oh! Dio, aiutami!”.14


Un’ombra di dolore aleggiò sulla famiglia Smith nei giorni dopo la morte di Hyrum. Dei santi contestavano la sua decisione di non andare immediatamente in ospedale. “Se fosse andato non appena gli era stato detto”, dicevano alcuni, “avrebbe potuto sopravvivere”. Il vescovo presiedente Charles Nibley, un amico intimo della famiglia, concordava. La fede di Hyrum nella Parola di Saggezza era ben intenzionata, osservò, ma il Signore aveva anche fornito uomini e donne esperti con una formazione scientifica che li qualificava per prendersi cura del corpo.15

Cercando conforto per la loro perdita, gli Smith si riunirono alla Beehive House, la vecchia casa di Brigham Young dove Joseph F. Smith viveva. Stare insieme alleviò in parte la loro tristezza e diede alla famiglia la possibilità di gioire della vita retta e fedele di Hyrum. Tutti però continuavano a essere sconvolti per la sua morte.16

Ida, la sua vedova, non aveva parole per il dolore. Lei e Hyrum erano stati sposati per ventidue anni. In quel periodo, Hyrum a volte diceva: “Ora, guarda, se io dovessi morire per primo, non ti lascerò qui molto a lungo”.17 Voleva essere un’espressione scherzosa di amore e di affetto da parte sua. Né lui né Ida potevano immaginare quanto vicina e inaspettata sarebbe stata la sua morte.

Il 21 marzo 1918, il quarantaseiesimo compleanno di Hyrum, Ida invitò i suoi amici più intimi a casa sua per partecipare a una piccola festa in ricordo della vita del marito. Mentre ricordavano il loro amico, raccontando a volte episodi divertenti, la conversazione si fece accorata. Orson F. Whitney, amico di vecchia data di Hyrum e Ida, recitò una poesia sul piano perfetto di Dio per i Suoi figli.

A volte, quando le lezioni della vita tutte son apprese

E il sole e le stelle per sempre son calati

Le cose a cui il nostro povero giudizio in terra non attese

Le cose per cui gli occhi nostri eran bagnati

Scorreranno dalla buia notte della vita innanzi a noi

Come stelle più brillanti nel profondo blu

E vedrem il giusto pian di Dio pei figli Suoi

E ciò che castigo parve un dì, amore pieno fu!

A Ida piacque moltissimo la poesia e disse a Orson che il messaggio che trasmetteva era qualcosa che desiderava sentire sin dal momento della morte di Hyrum. La serata però mise alla prova le sue emozioni. Quando gli ospiti si riunirono attorno al tavolo da pranzo, non poté fare a meno di piangere alla vista del posto vuoto dove di solito sedeva Hyrum.18

Una delle sue poche consolazioni era sapere che lei e Hyrum avrebbero avuto un altro bambino. Aveva scoperto di essere incinta poco dopo la morte di suo marito. Immediatamente aveva invitato la sua sorella maggiore, Margaret, a trasferirsi da lei per aiutarla con gli altri quattro figli che avevano dai diciannove ai sei anni. Margaret aveva accettato il suo invito.

Per tutta l’estate Ida godette di buona salute, eppure si comportava come se si stesse preparando a morire. “Non hai niente”, le diceva Margaret. “Sopravviverai”.19

Eppure, all’avvicinarsi della fine della gravidanza, sembrava essere convinta che non sarebbe vissuta a lungo dopo la nascita del suo bambino. Mentre faceva visita a sua suocera, Edna Smith, Ida parlava come se fosse impaziente di ricongiungersi a Hyrum nel mondo degli spiriti. Disse che avrebbero potuto svolgere un’opera importante insieme dall’altro lato del velo.20

Mercoledì 18 settembre Ida partorì un maschietto sano. In seguito, disse a sua madre che lo avrebbe cresciuto Margaret. “So che andrò a casa da Hyrum e dovrò lasciare i miei figli”, disse. “Perciò, per favore, prega per il mio bambino e per i miei figli adorati. So che il Signore li benedirà”.21

La domenica seguente, per tutto il giorno Ida percepì la presenza di Hyrum accanto a lei. “Ho sentito la sua voce”, disse ai familiari. “Ho percepito la sua presenza”.22

Pochi giorni dopo, suo nipote irruppe nella casa di famiglia. “Ho appena visto lo zio Hyrum entrare a casa della zia Ida”, disse a sua madre.

“È assurdo”, disse sua madre. “Lui è morto”.

“L’ho visto”, insistette il ragazzo. “L’ho visto con i miei occhi”.

Madre e figlio si incamminarono verso la casa degli Smith, a poche case di distanza. Lì trovarono Ida morta. Era morta poco prima quella sera per un arresto cardiaco.23


La famiglia di Joseph F. Smith non gli disse subito della morte di Ida, temendo che la notizia lo avrebbe distrutto. Era diventato più fragile dalla morte di Hyrum ed era apparso raramente in pubblico negli ultimi cinque mesi. Tuttavia, il giorno dopo la morte di Ida, portarono il suo neonato a Joseph, che pianse mentre benediceva il bambino e gli dava il nome di Hyrum. Poi la famiglia gli disse di Ida.

Con sorpresa di tutti, Joseph accolse la notizia con calma.24 Ultimamente il mondo aveva visto molta sofferenza e dolore. I quotidiani riportavano notizie terribili sulla guerra. Milioni di soldati e di civili erano già stati uccisi e altrettanti erano stati mutilati e feriti. All’inizio dell’estate, i soldati dello Utah erano arrivati in Europa ed erano stati testimoni della brutalità inesorabile della guerra, e ora altri giovani santi degli ultimi giorni si preparavano a unirsi alla battaglia, inclusi alcuni dei figli di Joseph. In effetti, suo figlio Calvin era già sul fronte francese come cappellano dell’esercito insieme a B. H. Roberts.

Per di più, un ceppo letale di influenza iniziava a mietere vittime in tutto il mondo, aggiungendosi alla pena e alla sofferenza causate dalla guerra. Il virus si stava diffondendo a un ritmo allarmante ed entro pochi giorni lo Utah avrebbe chiuso i teatri, le chiese e altri luoghi pubblici nella speranza di arginare l’ondata della malattia e di morte.25

Il 3 ottobre 1918 Joseph sedeva nella sua stanza, riflettendo sull’Espiazione di Gesù Cristo e sulla redenzione del mondo. Aprì il Nuovo Testamento alle pagine di 1 Pietro e lesse del Salvatore che predicava agli spiriti nel mondo degli spiriti. “Poiché per questo è stato annunziato l’Evangelo anche ai morti; onde fossero bensì giudicati secondo gli uomini quanto alla carne, ma vivessero secondo Dio quanto allo spirito”.

Mentre rifletteva sulle Scritture, il profeta sentì lo Spirito scendere su di sé aprendo i suoi occhi alla comprensione. Vide le moltitudini dei morti nel mondo degli spiriti. Donne e uomini retti che erano morti prima del ministero terreno del Salvatore attendevano con gioia la Sua venuta lì per proclamare la loro liberazione dai legami della morte.

Il Salvatore apparve alla moltitudine e gli spiriti dei giusti gioirono della propria redenzione. Si inginocchiarono davanti a Lui, riconoscendoLo come loro Salvatore e Liberatore dalla morte e dalle catene dell’inferno. Il loro volto risplendeva per la radiosità che emanava dalla presenza del Signore e che si posava su di loro e cantavano lodi al Suo nome.26

Meravigliato per la visione, Joseph meditò nuovamente sulle parole di Pietro. La schiera degli spiriti disobbedienti era molto più numerosa di quella degli spiriti dei giusti. Come avrebbe potuto il Salvatore, durante la Sua breve visita nel mondo degli spiriti, predicare il Suo vangelo a tutti loro?27

Poi gli occhi di Joseph furono aperti di nuovo e comprese che il Salvatore non si era recato di persona presso gli spiriti disobbedienti. Piuttosto, aveva organizzato gli spiriti dei giusti, nominando dei messaggeri e incaricandoli di portare il messaggio del Vangelo agli spiriti nell’oscurità. In questo modo tutte le persone morte nella trasgressione o senza la conoscenza della verità avrebbero potuto essere istruite sulla fede in Dio, sul pentimento, sul battesimo per procura per la remissione dei peccati, sul dono della Spirito Santo e su tutti gli altri principi essenziali del Vangelo.

Guardando la vasta congregazione degli spiriti dei giusti, Joseph vide Adamo e i suoi figli Abele e Seth. Vide Eva in piedi con le sue figlie fedeli che avevano adorato Dio nel corso dei secoli. C’erano anche Noè, Abrahamo, Isacco, Giacobbe e Mosè insieme a Isaia, Ezechiele, Daniele e altri profeti dell’Antico Testamento e del Libro di Mormon. C’era anche il profeta Malachia, che aveva profetizzato che Elia sarebbe venuto a piantare le promesse fatte ai padri nel cuore dei figli, preparando la strada al lavoro di tempio e alla redenzione dei morti negli ultimi giorni.28

Joseph F. Smith vide anche Joseph Smith, Brigham Young, John Taylor, Wilford Woodruff e altri che avevano posto le fondamenta della Restaurazione. Tra di loro c’era anche suo padre martire Hyrum Smith, il cui volto non aveva visto per settantaquattro anni. Essi erano alcuni degli spiriti nobili e grandi che erano stati scelti prima della vita terrena per venire negli ultimi giorni e lavorare per la salvezza di tutti i figli di Dio.

Il profeta poi si rese conto che gli anziani fedeli di questa dispensazione avrebbero continuato la loro opera nella vita a venire, predicando il Vangelo agli spiriti che erano nell’oscurità e sotto la schiavitù del peccato.

“I morti che si pentono saranno redenti tramite l’obbedienza alle ordinanze della casa di Dio”, osservò, “e dopo che avranno pagato la pena per le loro trasgressioni e saranno stati purificati, riceveranno una ricompensa secondo le loro opere, poiché sono eredi della salvezza”.29

Al termine della visione, Joseph meditò su tutto ciò che aveva visto. Il mattino seguente, sorprese i santi partecipando alla prima sessione della conferenza generale di ottobre nonostante la salute cagionevole. Determinato a parlare alla congregazione, stette vacillante in piedi al pulpito, con il corpo imponente che tremava per lo sforzo. “Per più di settant’anni ho lavorato in questa causa con i vostri padri e progenitori”, disse, “e il mio cuore è dedicato a voi oggi tanto saldamente quanto lo è sempre stato”.30

Mancandogli la forza di parlare della sua visione senza essere sopraffatto dall’emozione, si limitò a menzionarla. “Durante questi cinque mesi non sono vissuto solo”, disse alla congregazione. “Mi sono immerso nello spirito di preghiera, di supplica, di fede e di determinazione e sono stato in costante comunicazione con lo Spirito del Signore.

Stamattina per me è una riunione gioiosa”, disse. “Dio Onnipotente vi benedica”.31


Circa un mese dopo la conferenza generale di autunno, Susa e Jacob Gates andarono alla Beehive House per prendere una cassa di mele dalla famiglia Smith. Quando arrivarono, Joseph F. Smith chiese a Susa di raggiungerlo in camera sua, dove era costretto a letto da settimane.

Susa fece del suo meglio per confortarlo, così come lui aveva confortato la sua famiglia in passato, ma era scoraggiata per il proprio servizio nella Chiesa.32 A parte Elizabeth McCune, che l’anno prima aveva donato un milione di dollari alla Società genealogica dello Utah, poche donne del Consiglio generale della Società di Soccorso sembravano entusiaste per la storia familiare o per il lavoro di tempio. A dire il vero, alcuni membri del Consiglio avevano proposto di abbandonare le lezioni mensili di genealogia alla Società di Soccorso, che le dirigenti della Società di Soccorso di palo avevano recentemente criticato perché troppo difficili e non abbastanza spirituali.33

“Susa”, le disse Joseph mentre parlavano, “stai facendo un ottimo lavoro”.

Imbarazzata, Susa rispose: “Di sicuro sono abbastanza impegnata”.34

“Stai facendo un grande lavoro”, insisté, “più grande di quanto tu possa sapere”. Disse che le voleva bene per la sua fede e per la sua devozione alla verità. Poi chiese a sua moglie Julina di portargli un foglio. Mentre lo faceva, Jacob e altre persone si unirono a loro nella stanza.

Quando furono tutti lì, Joseph chiese a Susa di leggere il foglio. Lei lo prese e fu stupefatta da ciò che lesse. Come profeta, Joseph aveva sempre cercato di essere cauto quando parlava di rivelazioni e di altre questioni spirituali ma lì, tra le mani, Susa aveva il resoconto di una visione che lui aveva avuto del mondo degli spiriti. Aveva dettato la rivelazione a uno dei suoi figli, l’apostolo Joseph Fielding Smith, dieci giorni dopo la Conferenza generale. Poi, il 31 ottobre, la Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli avevano letto la visione e ne avevano pienamente sostenuto il contenuto.

Mentre leggeva la rivelazione, Susa fu commossa a sentir menzionare Eva e le altre donne che servivano al fianco dei profeti nella stessa grande opera. Per quanto ne sapesse, era la prima volta che una rivelazione parlava di donne impegnate con i loro mariti e padri nell’opera del Signore.

In seguito, dopo aver salutato Joseph e la sua famiglia, Susa si sentì benedetta per aver letto la rivelazione prima che fosse resa pubblica. “Oh, è stato un conforto per me!”, scrisse nel suo diario. “Sapere che i cieli sono ancora aperti, vedere che Eva e le sue figlie sono state ricordate e, soprattutto, ricevere questa rivelazione in un momento in cui il lavoro di tempio, i lavoranti e la nostra genealogia hanno bisogno di tale incoraggiamento”.

Non vedeva l’ora che Elizabeth McCune la leggesse. “È un’idea o visione di tutti questi grandi spiriti che lavorano dall’altro lato per la salvezza degli spiriti in prigione”, disse alla sua amica in una lettera. “Pensa alla spinta che questa rivelazione darà al lavoro di tempio in tutta la Chiesa!”.35


L’11 novembre 1918, in Europa, gli eserciti concordarono un armistizio, ponendo fine a quattro anni di guerra. La pandemia di influenza, tuttavia, continuò a diffondersi, mietendo alla fine milioni di vittime. In molti luoghi i ritmi della vita di ogni giorno cessarono. Le persone iniziarono a indossare mascherine sul naso e sulla bocca per proteggersi e per prevenire la diffusione del virus. I giornali pubblicavano regolarmente i nomi dei deceduti.36

Una settimana dopo il cessate il fuoco, Heber J. Grant decise di far visita a Joseph F. Smith alla Beehive House. Heber ora era il presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, il primo in linea di successione alla presidenza della Chiesa. Non era impaziente di assumersi le responsabilità di presidente della Chiesa. Aveva sperato e pregato perché Joseph vivesse altri dodici anni, abbastanza a lungo per celebrare il centenario della Chiesa. Persino ora non credeva che Joseph sarebbe morto.

Alla Beehive House David, uno dei figli di Joseph, lo accolse alla porta e lo invitò a entrare per parlare con suo padre. Tuttavia, Heber esitò perché non voleva disturbare il profeta.

“È meglio che tu lo veda”, disse David. “Potrebbe essere la tua ultima occasione”.37

Heber trovò Joseph sdraiato a letto, sveglio e con il respiro pesante. Joseph gli prese la mano e la strinse con fermezza. Heber lo guardò negli occhi e vide l’amore che il profeta provava per lui.

“Il Signore ti benedica, ragazzo mio”, disse Joseph. “Hai una grande responsabilità. Ricordati sempre che questa è l’opera del Signore e non dell’uomo. Il Signore è più grande di qualsiasi uomo. Egli sa chi vuole alla guida della Sua Chiesa e non fa mai alcun errore”.38

Joseph gli lasciò la mano e Heber si spostò in una stanza vicina e pianse. Andò a casa, consumò il suo pasto serale e poi ritornò alla Beehive House per vedere Joseph ancora una volta. Anthon Lund, il consigliere di Joseph nella Prima Presidenza, era lì con le mogli di Joseph e alcuni dei suoi figli. Joseph soffriva molto e chiese a Heber e ad Anthon di impartirgli una benedizione.

“Fratelli”, disse, “pregate che io possa essere rilasciato”.

Insieme ai figli di Joseph, gli posero le mani sul capo. Parlarono della gioia e della felicità che avevano provato lavorando con lui, poi chiesero al Signore di chiamarlo a casa.39