Storia della Chiesa
25 Non c’è tempo da perdere


Capitolo 25

Non c’è tempo da perdere

sorelle missionarie che indossano collane di fiori

La sera dell’11 marzo 1938, Hermine Cziep raccolse i suoi tre figli intorno a una radio nel loro piccolo monolocale appena fuori Vienna, in Austria. Kurt Schuschnigg, il cancelliere austriaco, stava trasmettendo un discorso alla nazione. Le truppe tedesche si erano radunate lungo il confine che separava le due nazioni. A meno che il governo austriaco non avesse accettato l’Anschluss, ossia l’unione della Germania e dell’Austria sotto il dominio nazista, l’esercito tedesco avrebbe preso il loro paese con la forza. Il cancelliere non aveva altra scelta se non dimettersi e chiedere al paese di sottomettersi all’invasione tedesca.

“E così mi congedo dal popolo austriaco”, dichiarò. “Dio protegga l’Austria!”.

Hermine cominciò a piangere. “Ora non siamo più l’Austria”, disse ai suoi figli. “È l’opera di Satana. L’uso della forza genera l’uso della forza, e ciò che i nazisti hanno da offrire non è buono”1.

Nei due giorni successivi, poche persone opposero apertamente resistenza all’esercito di Adolf Hitler mentre i tedeschi entravano nel paese e prendevano il controllo delle forze di polizia. Hitler era nato in Austria e molti austriaci appoggiavano il suo desiderio di unire tutti i popoli di lingua tedesca in un potente nuovo impero chiamato “Terzo Reich”, anche se questo significava rinunciare all’indipendenza nazionale.2

Alois, il marito di Hermine, condivideva la sua diffidenza nei confronti dei nazisti. Era il presidente del Ramo di Vienna da più di quattro anni e Hermine serviva al suo fianco come presidentessa della Società di Soccorso. Il ramo era piccolo, solo un’ottantina di membri, e alcuni di loro erano fedeli sostenitori di Hitler e dell’Anschluss. Altri membri del ramo, specialmente coloro che erano di origine ebraica, osservavano l’ascesa di Hitler al potere con timore e apprensione. Tuttavia, i santi di Vienna erano ancora una famiglia e gli Cziep non volevano che i nazisti li dividessero.3

Quando Hermine e Alois si erano uniti alla Chiesa da giovani adulti, si era creata una spaccatura con i loro rispettivi genitori. Il padre di Alois, un cattolico devoto, aveva di fatto ripudiato suo figlio dicendogli in una lettera che doveva rinunciare al suo legame con i Santi degli Ultimi Giorni. “Se decidi di non dare ascolto alle mie parole”, scrisse suo padre, “non ti parlerò mai più in questa vita, e ciò che mi scriverai finirà bruciato nel fuoco”. Da allora suo padre era morto e, sebbene Alois ormai avesse un buon rapporto con i suoi fratelli, conosceva il dolore provocato da una famiglia divisa.4

Altri santi di Vienna avevano subito un rifiuto simile e molte coppie più giovani del ramo consideravano gli Cziep come dei genitori. Poiché di solito non aveva i soldi per il tram, Hermine attraversava la città a piedi diverse volte alla settimana per far visita alle donne del ramo. Quando qualcuno del ramo aveva un bambino, Hermine portava del cibo per la famiglia, dava una mano con le pulizie e si prendeva cura dei figli più grandi. Alois, nel frattempo, viaggiava in bicicletta, spesso per occuparsi degli affari del ramo dopo aver finito di lavorare ogni sera alle sette.5

Tre giorni dopo il discorso del cancelliere Schuschnigg, gli striscioni nazisti rossi e bianchi con le svastiche nere costeggiavano le strade di Vienna. Poiché Alois lavorava per una grande compagnia tedesca, a lui e ai suoi colleghi era stato comandato di lasciare il negozio per formare una “guardia d’onore” mentre Hitler e le sue truppe avanzavano in parata per la città. Mentre era tra la folla, Alois riusciva a malapena a vedere la decappottabile grigia di Hitler mentre avanzava lungo la strada, circondata da auto della polizia e soldati armati con uniformi ben curate. Tutto attorno ad Alois il popolo esultava, alzando il braccio destro col saluto nazista.

Il giorno dopo, Alois si unì a migliaia di concittadini accalcati nella Heldenplatz, o “Piazza degli Eroi”, appena fuori dal Palazzo di Hofburg, a Vienna. Hitler si affacciò al balcone del palazzo e dichiarò: “Posso annunciare al cospetto della storia l’ingresso della mia patria nel Reich tedesco”6.

Mentre la folla esultava, il grido “Heil Hitler!” riempiva la piazza. Alois si rese conto che stava assistendo a un momento cruciale della storia. Il modo in cui questi eventi avrebbero influenzato i santi di Vienna era ancora poco chiaro.7


Dall’altra parte del mondo, la ventitreenne Chiye Terazawa era scoraggiata. Da quasi un mese serviva come missionaria di lingua giapponese a Honolulu, nelle Hawaii. Sebbene i suoi genitori venissero dal Giappone, era nata e cresciuta negli Stati Uniti e non parlava giapponese. Infatti, mentre studiava la lingua con altri missionari, spesso si rimproverava di non riuscire ad apprenderlo più velocemente. Quasi ogni giorno era una lotta, e supplicava Dio di scioglierle la lingua.8

Erano trascorsi quasi tre anni da quando il presidente Heber J. Grant si era sentito ispirato ad aprire una missione tra la numerosa popolazione giapponese delle Hawaii. Mentre lui e i suoi consiglieri non vedevano l’ora di riprendere l’opera missionaria tra le persone di lingua giapponese, un ex presidente della Missione giapponese gli sconsigliò di farlo. Riteneva che troppe barriere culturali ostacolassero il successo.

Tuttavia, il presidente Grant aveva portato avanti il piano, convinto che una missione in lingua giapponese nelle Hawaii potesse dar vita a forti rami di persone di lingua giapponese che avrebbero potuto poi condividere il Vangelo con amici e familiari in Giappone.9 Nel novembre del 1936 chiamò Hilton Robertson, che era stato anch’egli presidente di missione in Giappone, ad aprire la missione. Il presidente Robertson e sua moglie, Hazel, si trasferirono a Honolulu e presto furono raggiunti da tre anziani provenienti dagli Stati Uniti.10 Chiye arrivò all’inizio di febbraio del 1938.

Nonostante le sue difficoltà con la lingua, Chiye era una missionaria entusiasta. Era la prima missionaria nippo-americana a tempo pieno a servire nella Chiesa e il Vangelo rappresentava una parte preziosa della sua vita. Entrambi i suoi genitori non erano membri della Chiesa, ma avevano vissuto per tanti anni tra i santi nel sudest dell’Idaho. Prima di morire durante la pandemia influenzale del 1918, sua madre aveva chiesto al padre di Chiye di mandare Chiye e i suoi cinque fratelli alle riunioni della Chiesa.

“Non puoi crescerli da solo”, gli aveva detto la madre di Chiye. “La Chiesa sarà la loro madre in modo che tu possa essere il loro padre”11.

E la Chiesa aveva fatto bene la sua parte, sia nell’Idaho che poi in California, dove la famiglia si era trasferita in seguito. Prima che Chiye partisse per la missione, i santi del suo palo le avevano organizzato una festa d’addio con discorsi tenuti da dirigenti locali, una ballerina di tip tap, un quartetto d’archi e un’orchestra di musica da ballo.12

Poiché era l’unica sorella missionaria giovane della missione, Chiye di solito lavorava con la sorella Robertson. Visto che nessuna delle due parlava molto giapponese, spesso insegnavano ad altre persone di lingua inglese. Il presidente Robertson chiamò inoltre Chiye a organizzare un’Associazione di mutuo miglioramento delle Giovani Donne nella missione e a servire come presidentessa. L’incarico era scoraggiante, ma ricevette alcuni consigli su come organizzare l’AMM quando Helen Williams, la prima consigliera della presidenza generale della YWMIA, fece visita alle isole.

Chiye scelse le sue consigliere e decise quali sarebbero state le dirigenti delle Api e delle Spigolatrici. Lavorò anche a stretto contatto con Marion Lee, l’anziano incaricato di guidare i giovani uomini, per programmare la prima riunione dell’AMM della missione.13 Sebbene l’organizzazione fosse per i giovani della Chiesa, le riunioni dell’AMM erano aperte a persone di tutte le età. Sarebbe stata una serata di canzoni, balli e racconti tradizionali giapponesi tenuta dai santi locali e dagli amici del ramo. Marion avrebbe parlato dello scopo e dell’obiettivo dell’AMM, e Chiye avrebbe parlato della storia del programma per le Giovani Donne.

Programmarono la riunione per il 22 marzo. Chiye era nervosa perché temeva che non sarebbe venuto nessuno. Marion temeva che il programma fosse troppo breve. Il suo collega disse che non c’era nulla di cui preoccuparsi. “Il Signore provvederà”, fu la sua promessa.

Quando arrivò il momento di iniziare la riunione, alcune persone non erano ancora arrivate, ma Chiye e Marion decisero di iniziare senza di loro. I missionari aprirono con un inno e dissero una preghiera. Poi Kay Ikegami, sovrintendente della Scuola Domenicale, si presentò con la sua famiglia. Poco tempo dopo, arrivò un’altra famiglia. Alla fine della riunione, si erano radunate più di quaranta persone, comprese tutte le altri dirigenti dell’AMM. Un uomo cantò addirittura tre canzoni, arricchendo il programma e alleviando ogni timore che la riunione fosse troppo breve.

Chiye e Marion furono sollevati. L’AMM della missione aveva avuto un inizio promettente. “Dio ha aperto la via”, scrisse Chiye nel suo diario. “Spero solo che possiamo renderla un successo”14.


Quell’estate, J. Reuben Clark della Prima Presidenza si preparò a parlare a un raduno annuale di insegnanti Santi degli Ultimi Giorni di Seminario, di Istituto e di religione all’università.

Il presidente Clark, ex avvocato e diplomatico, era un forte sostenitore dell’istruzione. Come tante persone religiose della sua generazione, era preoccupato che le tendenze secolari sostituissero le credenze religiose in classe. Era particolarmente infastidito dagli studiosi biblici che davano maggior rilievo agli insegnamenti morali di Gesù rispetto ai Suoi miracoli, alla Sua Espiazione e Risurrezione. Nel corso della sua vita adulta aveva visto amici, colleghi e persino altri santi degli ultimi giorni essere talmente presi dalle idee secolari da abbandonare la loro fede.15

Il presidente Clark non voleva che accadesse la stessa cosa alla nuova generazione di Santi. I tre college, i tredici Istituti e i novantotto Seminari della Chiesa erano stati fondati per “formare Santi degli Ultimi Giorni”. Tuttavia, temeva che alcuni insegnanti di queste scuole perdessero delle opportunità di nutrire la fede nel vangelo restaurato di Gesù Cristo quando si astenevano dal rendere testimonianza, supponendo che ciò avrebbe influenzato la ricerca della verità da parte dei loro studenti. Credeva che i giovani della Chiesa avessero bisogno di un’istruzione religiosa basata sugli eventi fondamentali e sulla dottrina della Restaurazione.16

La mattina dell’8 agosto 1938, il presidente Clark si incontrò con gli insegnanti ad Aspen Grove, un bellissimo rifugio in un canyon nascosto tra le montagne vicino a Provo, nello Utah. Quando si alzò a parlare, un temporale si abbatté sulla zona, colpendo anche la struttura dove lui e gli insegnanti erano riuniti. Imperturbato, disse ai presenti che intendeva parlare francamente a nome degli altri membri della Prima Presidenza.

Affermò: “Dobbiamo esporre chiaramente ciò che vogliamo dire, poiché è in gioco il futuro dei nostri giovani, sia quaggiù sulla terra che nell’aldilà, oltre naturalmente il benessere stesso dell’intera Chiesa”.

Egli individuò la dottrina fondamentale del vangelo restaurato. “Per la Chiesa e per ogni suo singolo membro, vi sono due cose di importanza fondamentale che non possono essere trascurate, dimenticate, messe nell’ombra o nascoste. Primo: che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, l’Unigenito del Padre nella carne […].

[Secondo]”, continuò, “è che il Padre e il Figlio apparvero effettivamente[, in realtà e di fatto,] al profeta Joseph in una visione nel bosco”.

Dichiarò: “Senza questi due grandi principi, la Chiesa cesserebbe di essere la Chiesa”17.

Poi parlò dell’importanza di insegnare questi principi agli studenti. “I giovani della Chiesa sono affamati delle cose dello Spirito”, disse. “Vogliono acquisire una testimonianza della loro verità”18.

Egli riteneva che una testimonianza personale del Vangelo dovesse essere il primo requisito per insegnare il Vangelo. Spiegò: “La conoscenza, gli anni di studio, tutte le lauree del mondo, non possono sostituirsi a questa testimonianza”. Inoltre, dichiarò: “Non è necessario che vi avviciniate silenziosamente alle orecchie di questi giovani già spiritualmente esperti per sussurrarvi le cose della religione; potete proclamare apertamente queste verità, faccia a faccia. Non è necessario rivestire le verità religiose con un mantello di cose mondane”.

Mentre la pioggia batteva contro le finestre della struttura, il presidente Clark esortò gli insegnanti ad aiutare la Prima Presidenza a migliorare l’istruzione religiosa nella Chiesa.

“Voi insegnanti avete una grande missione”, testimoniò. “Il vostro obiettivo principale, il vostro dovere essenziale e direi esclusivo, è quello di insegnare il vangelo del Signore Gesù Cristo così come ci è stato rivelato in questi ultimi giorni”19.

Dopo il discorso, alcuni insegnanti ebbero da obiettare al corso che la Prima Presidenza aveva tracciato per l’istruzione nella Chiesa, credendo che limitasse la loro libertà di insegnare come ritenevano meglio fare. Altri accolsero la sua enfasi sull’insegnare le verità fondamentali e sul rendere testimonianza personale. “Sono ansioso di portare avanti l’opera”, disse il commissario della Chiesa per l’istruzione Franklin West al presidente Clark. “Le prometto che vedrete un miglioramento marcato e rapido”20.

Alcuni mesi dopo, il programma del Seminario introdusse un nuovo corso per i suoi studenti: “Le dottrine della Chiesa”21.


Nel febbraio del 1939, Chiye Terazawa venne a sapere che il suo presidente di missione stava programmando di trasferire due sorelle missionarie in un’altra zona delle Hawaii. La notizia la innervosì. Con la sua YWMIA che andava così bene a Honolulu, non voleva andarsene. Si domandava chi sarebbe stato trasferito e dove sarebbe andato.22

A quel tempo la missione aveva quattro sorelle missionarie che vivevano e lavoravano insieme a Honolulu. Il presidente Robertson, tuttavia, aveva recentemente organizzato dei rami di santi giapponesi a Maui, Kauai e sulla Big Island delle Hawaii. Le sorelle da lui scelte per il trasferimento avrebbero avuto la responsabilità di lavorare con gli anziani per rafforzare questi rami sin dalla fase iniziale.23

Il 3 marzo 1939, il presidente Robertson chiamò Chiye e la sua collega, Inez Beckstead, nel suo ufficio. Disse loro che le stava mandando a Hilo, una città sulla Big Island. Chiye provò tante emozioni insieme e non poté fare a meno di piangere. Era felice e sollevata di non doversi più preoccupare se sarebbe rimasta o se sarebbe partita, ma le sarebbe mancato lavorare a stretto contatto con i Robertson e i santi giapponesi a Oahu.

Alcuni giorni dopo, Chiye e Inez salutarono una folla di missionari e santi giapponesi al porto di Honolulu. Diverse donne misero loro delle collane di perle e di fiori. Kay Ikegami diede loro dei soldi per il viaggio. Tomizo Katsunuma, un santo giapponese di lunga data, regalò loro dei francobolli.24

Una persona che non era al molo era Tsune Nachie, l’amata lavorante del tempio giapponese che era morta alcuni mesi prima. L’anziana donna era conosciuta come la “madre della missione” e nell’ultimo anno era diventata una cara amica e una mentore per Chiye. Nelle ore successive alla morte della sorella Nachie, infatti, i Robertson avevano chiesto a Chiye di aiutarli a preparare il suo corpo per la sepoltura. Alla sorella Nachie avrebbe fatto piacere sapere che due sorelle missionarie stavano andando a Hilo. Alcuni anni prima, lei stessa vi aveva svolto una missione locale.25

Chiye e Inez arrivarono a Hilo la mattina dell’8 marzo, con un po’ di mal di mare ma pronte a lavorare. Hilo era molto più piccola di Honolulu. Chiye e Inez non videro alcun hotel o ristorante in città, a parte un bar sul lungomare. Il Ramo di Hilo aveva circa cinque mesi e di solito partecipavano alle riunioni domenicali circa trentacinque persone, la maggior parte delle quali simpatizzanti. Gli anziani avevano già organizzato una Scuola Domenicale e un programma della AMM per i giovani uomini, ma non c’era il programma per le giovani donne o la Primaria. Chiye accettò di dirigere le giovani donne mentre Inez serviva come presidentessa della Primaria.26

Le due missionarie si trasferirono nel seminterrato di una pensione per donne ed ebbero molte opportunità di migliorare il loro giapponese. Una delle prime cose che fecero fu di chiedere agli amministratori e agli insegnanti di una scuola elementare giapponese locale se potevano parlare della Primaria agli studenti. A quel tempo, i missionari usavano la Primaria come modo per far conoscere la Chiesa ai bambini e alle loro famiglie. Poiché le attività erano divertenti e promuovevano semplici valori cristiani, attiravano i bambini di diverse fedi. Chiye e Inez fecero una buona impressione alla scuola e, poco tempo dopo, decine di bambini frequentavano la Primaria il mercoledì pomeriggio.27

Quella primavera, le sorelle missionarie decisero di far esibire i bambini in The Happy Hearts [i cuori felici], uno spettacolo musicale che il consiglio generale della Primaria aveva commissionato per i festival della Primaria in tutta la Chiesa. Nello spettacolo, il re e la regina di una terra immaginaria insegnano ai bambini perché delle cose spiacevoli come la pioggia, mangiare verdure e andare a letto presto sono di fatto buone per loro.28

Quando non bussavano alle porte, non studiavano o non si incontravano con i simpatizzanti, Chiye e Inez spesso si potevano trovare a esercitarsi con gli inni, a cucire costumi, a assemblare oggetti di scena o a supplicare i genitori di mandare i loro figli a fare le prove. Anche i santi di Hilo e gli anziani contribuivano andando a prendere i bambini assenti, allestendo le scene e aiutando con le prove.29

Nove giorni prima dello spettacolo, la prova fu un disastro. “Che pasticcio”, scrisse Chiye nel suo diario. “Ma credo che andrà tutto bene. Almeno, questa è la speranza”30.

Le prove successive andarono meglio e, con l’avvicinarsi del giorno dell’esibizione, tutto cominciò a funzionare. Le missionarie pubblicizzarono lo spettacolo sul giornale e finirono di cucire e rammendare i costumi. Tamotsu Aoki, un uomo d’affari locale che si stava interessando alla Chiesa con la sua famiglia, accettò di servire come maestro delle cerimonie.31

La mattina dello spettacolo, Chiye si svegliò presto e aiutò a raccogliere fiori, felci e altre piante per decorare il palcoscenico della casa di riunione. Poi, mentre i santi e gli anziani sistemavano le sedie e approntavano lo scenario, lei si affrettò per far indossare i costumi ai bambini e truccarli per tempo.

Alle sette di sera, circa cinquecento persone si erano riunite per lo spettacolo. Con sollievo di Chiye, i bambini recitarono bene la loro parte. Lei e Inez erano emozionate per il fatto che tante persone fossero venute alla casa di riunione per sostenere la Primaria.32 Alla fine del musical, tutti ascoltarono il giovane cast cantare all’unisono:

Dov’è la terra dei cuori felici?

Qui e ovunque!

Ci sono strade ampie e splendenti,

oppure dei piccoli sentieri pendenti,

che vi condurranno là comunque.33


Nell’estate del 1939, l’undicenne Emmy Cziep e i suoi fratelli, Mimi di quindici anni e Josef di dodici, si stavano godendo una vacanza in Cecoslovacchia, un paese a nord della loro casa che si trovava a Vienna, in Austria.

Per diverse estati, da quando il padre di Alois era morto, i figli e i genitori, Alois ed Hermine, erano andati lì per fare visita ai parenti. Stavano con due dei fratelli di Alois, Heinrich e Leopold, e con le loro famiglie in Moravia, una regione al centro del paese.34

Come l’Austria, la Cecoslovacchia era un territorio occupato dai nazisti. Poco dopo l’Anschluss, l’esercito di Hitler aveva occupato il Sudetenland, una regione cecoslovacca di confine che contava un gran numero di persone di etnia tedesca. Sebbene molti cecoslovacchi volessero difendere il loro paese, i leader di Italia, Francia e Gran Bretagna speravano di evitare un’altra guerra su larga scala in Europa e avevano acconsentito all’annessione. In cambio, Hitler aveva promesso di astenersi da qualsiasi ulteriore invasione. Nel giro di pochi mesi, tuttavia, aveva infranto l’accordo e occupato il resto del paese.35

Per Emmy, il conflitto sembrava molto lontano. Le piaceva stare con i suoi parenti. Le piaceva giocare con i suoi cugini a guardie e ladri e sguazzare con loro in un ruscello vicino a casa. Quando i suoi genitori erano dovuti tornare in Austria a metà dell’estate, lei e i suoi fratelli erano rimasti in Cecoslovacchia per qualche altra settimana.

Il 31 agosto 1939, i figli dei Cziep erano seduti a pranzo quando il loro zio Heinrich piombò nella stanza con il volto paonazzo. “Dovete andarvene subito!”, esclamò. “Non c’è tempo da perdere!”.

Emmy era confusa e spaventata. Suo zio disse loro che Hitler sembrava avere qualcosa in mente. Era stato emanato l’ordine di chiudere i confini e il treno delle tredici che passava per la loro città poteva essere la loro ultima occasione per tornare a Vienna. Disse che prendere il treno poteva essere impossibile, ma i ragazzi dovevano provarci se speravano di tornare a casa dai loro genitori.

Quella mattina, Emmy e i suoi fratelli avevano messo tutti i loro vestiti in una tinozza di acqua insaponata per lavarli. Gli zii li aiutarono a strizzarli per poi gettarli, ancora bagnati, in una valigia. Poi si affrettarono a piedi verso la stazione ferroviaria.

In stazione c’era un ammasso di persone fuori di sé che si facevano largo a spintoni per uscire dal paese. Emmy e i suoi fratelli si stiparono sul treno e si ritrovarono immediatamente circondati da decine di passeggeri accaldati e sudati. Emmy riusciva a malapena a respirare. Quando il treno si fermava nei villaggi lungo il tragitto, le persone si arrampicavano sui finestrini del treno, urlando e cercando di salire, ma non c’era posto.36

Era buio quando finalmente il treno arrivò a Vienna. In lacrime, la famiglia Cziep gioì del fatto di essersi riunita.

Invece di tornare nel piccolo appartamento in cui Emmy aveva trascorso tutta la vita, andarono in un nuovo appartamento in Taborstrasse, una bellissima via nel centro della città. Per anni, Alois e Hermine avevano voluto trovare una casa migliore per la famiglia che cresceva, ma il loro basso reddito, una carenza di alloggi e i controlli politici sull’assegnazione degli appartamenti l’avevano reso impossibile. Poi, dopo l’Anschluss, l’economia era migliorata e gli affari erano aumentati di cinque volte nella società in cui lavorava Alois.

Con l’aiuto di un membro della Chiesa che lavorava per un ufficiale nazista, Alois e Hermine avevano fatto domanda per un nuovo appartamento e ne avevano ricevuto uno con tre camere da letto, una cucina, un bagno e un soggiorno. Era anche molto più vicino alla casa di riunione del ramo: quarantacinque minuti a piedi al posto delle due ore a cui erano abituati.37

Purtroppo, la fortuna arrivò a spese degli ebrei che una volta erano stati i principali occupanti della Taborstrasse. Non molto tempo dopo l’Anschluss, i nazisti e i loro seguaci avevano devastato i negozi ebraici, bruciato le sinagoghe e arrestato e deportato migliaia di cittadini ebrei. Molti ebrei che avevano i mezzi per fuggire dal paese avevano abbandonato le loro case, lasciando gli appartamenti aperti alle famiglie come i Cziep.38 Altri ebrei erano rimasti in città, tra cui alcuni santi di origine ebraica del Ramo di Vienna, e temevano sempre più per la loro vita.39

L’1 settembre, Emmy e la sua famiglia trascorsero la loro prima notte insieme nel loro nuovo appartamento. Mentre dormivano, un milione e mezzo di soldati delle truppe tedesche invadevano la Polonia.40

  1. Collette, Collette Family History, 148; Hatch, Cziep Family History, 51, 54; Luza, Resistance in Austria, 6–7; Wright, “Legality of the Annexation”, 631–632; Suppan, National Conflicts, 367–368. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura. Argomento: Austria

  2. Suppan, National Conflicts, 368; Luza, Resistance in Austria, 13–15; Cziep e Cziep, Interview, 42.

  3. Hatch, Cziep Family History, 64, 77, 81, 200; German-Austrian Mission, Manuscript History and Historical Reports, volume 2, 5 novembre 1933; Cziep e Cziep, Interview, 21–22, 34; Collette, Collette Family History, 170–172.

  4. Collette, Collette Family History,154, 157; Hatch, Cziep Family History, 45, 47, 62.

  5. Cziep e Cziep, Interview, 20, 34; Hatch, Cziep Family History, 78, 203.

  6. Bukey, Hitler’s Austria, 28–31; Suppan, National Conflicts, 368; Overy, Third Reich, 172–175; Cziep e Cziep, Interview, 40; Hatch, Cziep Family History, 64–70.

  7. Cziep e Cziep, Interview, 40; Hatch, Cziep Family History, 81.

  8. Chiye Terazawa entry, Pasadena Ward, n. 477, in Pasadena Ward, Record of Members Collection, CHL; Terazawa, Mission Journal, Feb. 7, 10, 17, and 24, 1938; David Kawai a Nadine Kawai, 1 aprile 2013, CHL.

  9. J. Reuben Clark, “The Outpost in Mid-Pacific”, Improvement Era, settembre 1935, 38:533; Britsch, “Closing of the Early Japan Mission”, 276; Alma O. Taylor alla Prima Presidenza, 21 marzo 1936, First Presidency Mission Files, CHL.

  10. Britsch, “Closing of the Early Japan Mission”, 263; David O. McKay a Hilton A. Robertson, 27 novembre 1936; Hilton A. Robertson, Japanese Mission Annual Report [1937], First Presidency Mission Files, CHL.

  11. Terazawa, Mission Journal, Jan. 13 and 16, 1938; Feb. 7, 1938; John A. Widtsoe, “The Japanese Mission in Action”, Improvement Era, febbraio 1939, 42:89; David Kawai a Nadine Kawai, 1 aprile 2013, CHL.

  12. “Japanese Church Worker Bid Adieu”, Pasadena (CA) Post, 10 dicembre 1937, 3.

  13. Terazawa, Mission Journal, Feb. 7–Mar. 10, 1938; Robertson, Diary, 8 febbraio 1938; Marion L. Lee, Mission Journal, 8 marzo 1938.

  14. Terazawa, Mission Journal, Mar. 22, 1938; Marion L. Lee, Mission Journal, 22 marzo 1938. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  15. Esplin, “Charting the Course”, 104–105; “A Pertinent Message to Youth”, Historical Department, Journal History of the Church, 9 giugno 1937, 5; “Preserve the Gospel in Simplicity and Purity”, Historical Department, Journal History of the Church, 13 giugno 1937, 6; Quinn, Elder Statesman, 208. Argomento: Seminari e Istituti

  16. By Study and Also by Faith, 599–603; Church Board of Education, Minutes, 3 marzo 1926; Merrill Van Wagoner a J. Reuben Clark, 22 agosto 1938; J. Reuben Clark a Merrill Van Wagoner, 22 agosto 1938, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; “Preserve the Gospel in Simplicity and Purity”, Historical Department, Journal History of the Church, 13 giugno 1937, 6; Quinn, Elder Statesman, 208; Esplin, “Charting the Course”, 105.

  17. Esplin, “Charting the Course”, 105; J. Reuben Clark, “The Charted Course of the Church in Education”, Improvement Era, settembre 1938, 41:520–521; vedere anche Il corso della Chiesa nell’educazione, 2–3.

  18. J. Reuben Clark, “The Charted Course of the Church in Education”, Improvement Era, settembre 1938, 41:521; vedere anche Il corso della Chiesa nell’educazione, 3.

  19. J. Reuben Clark, “The Charted Course of the Church in Education”, Improvement Era, settembre 1938, 41:571–573; vedere anche Il corso della Chiesa nell’educazione, 7, 10.

  20. Esplin, “Charting the Course”, 106–108.

  21. Church Board of Education, Minutes, 2 febbraio 1938; The Doctrines of the Church (Salt Lake City: The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 1939).

  22. Terazawa, Mission Journal, Feb. 23–24 e Feb. 28–Mar. 1, 1939.

  23. Terazawa, Mission Journal, July 20, 1938 e Feb. 22–Mar. 7, 1939; Hilton A. Robertson, Japanese Mission Annual Report [1938], [1]–2; Hilton A. Robertson, Japanese Mission Annual Report [1939]; Hilton A. Robertson alla Prima Presidenza, 11 gennaio 1939, First Presidency Mission Files, CHL; Robertson, Diary, 11 gennaio 1939; Walton, Mending Link, 21–24.

  24. Terazawa, Mission Journal, Mar. 3 and 7, 1939; Beckstead, Journal, 7 marzo 1939.

  25. Terazawa, Mission Journal, Dec. 3–4, 1939; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal, 18 ottobre 1938; Parshall, “Tsune Ishida Nachie”, 129–130; John A. Widtsoe, “The Japanese Mission in Action”, Improvement Era, febbraio 1939, 42:89.

  26. Terazawa, Mission Journal, Mar. 8–9, 1939; Beckstead, Journal, 7 marzo 1939; Barrus, “The Joy of Being Inez B. Barrus”, 11; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal, 8 marzo 1939; Hilton A. Robertson, Japanese Mission Annual Report [1938], [1]–2; Hilton A. Robertson alla Prima Presidenza, 11 gennaio 1939, First Presidency Mission Files, CHL.

  27. Barrus, “The Joy of Being Inez B. Barrus”, 11–12; Terazawa, Mission Journal, Mar. 10, 22, and 29, 1939; John A. Widtsoe alla Prima Presidenza, 7 novembre 1938; Hilton A. Robertson, Japanese Mission Annual Report [1938], [1], First Presidency Mission Files, CHL; John A. Widtsoe, “The Japanese Mission in Action”, Improvement Era, febbraio 1939, 42:89; “News from the Missions”, Liahona, the Elders’ Journal, 1 marzo 1932, 29:450. Argomento: Primaria

  28. Beckstead, Journal, 12 aprile 1939; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal,15 aprile–20 maggio 1939; Woolsey e Pettit, Happy Hearts, 1, 4; “The Primary Page”, Children’s Friend, settembre 1939, 38:405.

  29. Beckstead, Journal, 12 aprile–20 maggio 1939; Terazawa, Mission Journal, May 3–20, 1939; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal, 15 aprile–20 maggio 1939.

  30. Terazawa, Mission Journal, May 11, 1939.

  31. Terazawa, Mission Journal, May 17–19, 1939; “Entertainment Will Be Given”, Hilo (HI) Tribune Herald, 19 maggio 1939, 2; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal, 18–20 maggio 1939.

  32. Terazawa, Mission Journal, May 20, 1939; Beckstead, Journal, 20 maggio 1939; Japanese Mission, Hawaii District Missionary Journal, 20 maggio 1939.

  33. Woolsey e Pettit, Happy Hearts, 28.

  34. Collette, Collette Family History, 157–159. Argomento: Cecoslovacchia

  35. Overy, Third Reich, 175–182, 187–188; Heimann, Czechoslovakia, 78–81.

  36. Collette, Collette Family History, 157, 159–161.

  37. Collette, Collette Family History, 161, 162–164; Hatch, Cziep Family History, 54, 77–80.

  38. Botz, “Jews of Vienna”, 320–327; Offenberger, “Jewish Responses”, 60–80; Collette, Collette Family History, 163; Hatch, Cziep Family History, 80.

  39. Hatch, Cziep Family History, 77, 81, 200.

  40. Hatch, Cziep Family History, 79; Overy, Third Reich, 197. Argomento: Seconda guerra mondiale