L’obbedienza fedele
L’«obbedienza fedele» è una questione di fiducia. La questione è semplice: abbiamo fiducia nel nostro Padre nei cieli? Abbiamo fiducia nei nostri profeti?
Nel mondo in cui viviamo, le cose non sempre appaiono come sono realmente. A volte non ci rendiamo conto delle grandi forze che ci influenzano. Le apparenze possono ingannare.
Qualche anno fa mi sono trovato in una situazione in cui le apparenze avrebbero potuto portare ad una tragedia. Un cugino di mia moglie e la sua famiglia erano venuti dallo Utah a farci visita. Era una bella giornata estiva e uscimmo in mare a pescare lungo la costa dell’Oregon. Era piacevole e ci stavamo divertendo a pescare salmoni, quando improvvisamente notai un’onda enorme, alta due metri e mezzo, che stava per travolgerci. Ebbi solo il tempo di lanciare un grido d’allarme prima che l’onda ci colpisse lateralmente. La barca restò dritta, ma Gary, il cugino di mia moglie, fu scaraventato in acqua. Tutti noi indossavamo il giubbotto di salvataggio e non senza difficoltà portammo la barca, piena d’acqua a metà, nel punto dove si trovava Gary e lo tirammo su.
Eravamo stati colpiti da quella che viene definita un’onda traditrice. Non succede spesso e non c’è modo di prevederne l’arrivo. Scoprimmo poi che quello stesso giorno, lungo la costa che unisce gli Stati dell’Oregon e di Washington, erano affogate cinque persone in tre incidenti di barche diverse . Erano stati tutti causati dalla stessa onda traditrice, che, senza spiegazione apparente, era comparsa improvvisamente sulla superficie dell’oceano. Nel momento in cui eravamo usciti al largo oltre il banco di sabbia, il mare era calmo e piatto e non dava nessun segno di pericolo. Ma in seguito il mare diventò molto insidioso e ben diverso da come era apparso ai nostri occhi.
Nel corso del nostro viaggio in questa vita, dobbiamo costantemente stare allerta e fare attenzione agli inganni e non fidarci delle apparenze. Se non stiamo attenti, le onde traditrici della vita possono essere tanto fatali quanto quelle del mare.
Una delle vili tattiche dell’avversario è di farci credere che una obbedienza indiscussa ai principi e comandamenti di Dio sia cieca obbedienza. Il suo obiettivo è quello di farci credere che dobbiamo seguire le vie del mondo e le nostre vane ambizioni egoistiche. Lo fa persuadendoci che, quando seguiamo «ciecamente» i profeti e obbediamo ai comandamenti, non stiamo pensando con la nostra testa. Egli insegna che non è intelligente colui che fa qualcosa solo perché gli viene detto da un profeta vivente o dai profeti delle Scritture.
La nostra indiscussa obbedienza ai comandamenti del Signore non è una cieca obbedienza. Nella conferenza di aprile del 1983, il presidente Boyd K. Packer insegnò questo principio: «I Santi degli Ultimi Giorni sono obbedienti non perché sono obbligati ad esserlo: obbediscono perché conoscono determinate verità spirituali e hanno deciso, nell’espressione del loro libero arbitrio individuale, di obbedire ai comandamenti di Dio… Noi siamo obbedienti non perché siamo ciechi: lo siamo perché possiamo vedere» («Libero arbitrio e controllo», La Stella, ottobre 1983, 121).
Noi la chiamiamo «l’obbedienza fedele». Fu per fede che Abramo obbedì e preparò Isacco per il sacrificio; fu per fede che Nefi obbedì ed entrò in possesso delle tavole di bronzo; ed è per fede che un bambino salta nel vuoto tra le forti braccia del suo papà. L’«obbedienza fedele» è una questione di fiducia. La questione è semplice: abbiamo fiducia nel nostro Padre nei cieli? Abbiamo fiducia nei nostri profeti?
Un altro inganno dell’avversario è di farci credere che la saggezza e il sapere del mondo sono l’unica fonte di conoscenza a cui dovremmo attingere. Giacobbe, il fratello del profeta Nefi, comprese il piano dell’avversario e lanciò un monito contro il lasciarci ingannare da esso:
«Oh, l’astuto piano del maligno! Oh, vanità e fragilità e stoltezza degli uomini! Quando sono dotti si credono saggi, e non danno ascolto ai consigli di Dio, poiché li trascurano, credendo di conoscere da sé, pertanto la loro saggezza è stoltezza, e non giova loro. E periranno» (2 Nefi 9:28).
Giacobbe non intendeva dirci di non essere eruditi. Aggiunse che è bene essere dotti, se si da ascolto ai consigli di Dio.
Alcuni arrivano a credere che si possa scegliere quali comandamenti di Dio osservare. Queste persone etichettano, a loro piacere, alcuni comandamenti come cose di poca importanza che possono essere ignorate e che non appaiono come pericolose o molto importanti. Cose come pregare, santificare il giorno del Signore, leggere le Scritture, pagare la nostra decima, frequentare le riunioni e tante altre cose.
Il nostro Padre nei cieli comunica in modo molto chiaro con i Suoi figli. Negli insegnamenti del Vangelo non esiste alcun «suono sconosciuto», come dice l’apostolo Paolo (vedere 1 Corinzi 14:8). Non c’è dubbio sul significato di ciò che viene detto o sui sentimenti suscitati dallo Spirito. Non siamo stati lasciati senza guida. Abbiamo le Scritture, i profeti, amorevoli genitori e dirigenti.
Perché, allora, a volte ci smarriamo? Perché ci lasciamo influenzare dagli inganni dell’avversario? La risposta ai suoi inganni è semplice nella sostanza, ma talvolta la sua applicazione può risultare difficile. Alla conferenza di ottobre del 1970, il presidente Harold B. Lee parlò del Signore, dell’avversario e dell’antidoto al potere ingannatore dell’avversario.
«Prima che il Signore abbia terminato il lavoro connesso a questa Chiesa e al mondo in questa dispensazione,… noi dovremo affrontare alcune difficoltà, … Il potere di Satana aumenterà, e lo vediamo dappertutto… Dobbiamo imparare a prestare attenzione alle parole e ai comandamenti che il Signore ci darà attraverso il Suo profeta… Ci saranno alcune cose che richiederanno pazienza e fede» (in Conference Report, ottobre 1970, 152).
Poi il presidente Lee aggiunse un monito quando disse che non sempre gradiamo le istruzioni dell’autorità della Chiesa perché possono essere in conflitto con la nostra visione delle cose o interferire con la nostra vita sociale. Tuttavia, se ascolteremo queste cose e le faremo come se venissero direttamente dalla bocca del Signore stesso, non saremo ingannati e riceveremo grandi benedizioni.
Questo ci riporta all’obbedienza. Si tratta di un principio eterno. Fa parte del piano di felicità eterna. Non conosco nessuna dottrina che sia più importante per il nostro benessere in questa vita e in quella prossima. Tutte le Scritture insegnano l’obbedienza e nessun apostolo o profeta è mai vissuto senza aver insegnato il principio dell’obbedienza.
A volte è necessario essere obbedienti anche quando non capiamo il motivo della legge. Ci vuole fede per essere obbedienti. Il profeta Joseph Smith, nell’insegnare il principio dell’obbedienza, disse: «Qualunque cosa Dio richieda è giusta… benché possiamo non capirne la ragione se non molto tempo dopo» (Insegnamenti del profeta Joseph Smith, 200).
Sono grato di aver indossato quel giubbotto di salvataggio quel giorno in barca. Sono grato di essere riuscito ad evitare la tragedia abbattutasi su altri a causa di quell’onda traditrice. È la mia preghiera che noi continuiamo a indossare i nostri giubbotti di salvataggio dell’obbedienza, così da evitare la tragedia che, senza dubbio, si abbatterà su di noi se ci lasciamo ingannare e seguiamo le seduzioni dell’avversario.
Vi porto testimonianza che il nostro Padre celeste vive, che Egli ci ama e che attraverso l’indiscussa obbedienza ai Suoi comandamenti possiamo tornare a dimorare con Lui e con Suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore e Redentore. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.