2007
Il divorzio
Maggio 2007


Il divorzio

Un buon matrimonio non richiede un uomo perfetto o una donna perfetta. Richiede solo un uomo e una donna disposti a impegnarsi di raggiungere insieme la perfezione.

Ho sentito di dover parlare del divorzio. È un argomento delicato perché evoca forti emozioni nelle persone che ne sono state toccate in modi diversi. Alcuni vedono se stessi o i loro cari come vittime del divorzio. Altri si considerano dei beneficiari. Alcuni guardano al divorzio come dimostrazione del fallimento. Altri lo considerano un’essenziale uscita di emergenza dal matrimonio. In un modo o nell’altro, il divorzio tocca la maggior parte delle famiglie nella Chiesa.

Qualunque sia la vostra prospettiva, vi prego di ascoltare mentre cerco di parlare chiaramente degli effetti del divorzio sui rapporti familiari eterni che ricerchiamo all’interno del piano evangelico. Parlo perché sono preoccupato, ma nutro speranza.

I.

Viviamo in un mondo in cui l’intero concetto di matrimonio è in pericolo e in cui il divorzio è un luogo comune.

Il concetto che la società ha grande interesse a preservare il matrimonio per il bene comune come pure per il bene della coppia e dei loro figli è stato sostituito per molti dall’idea che il matrimonio è solo un rapporto privato tra adulti consenzienti, a cui ciascuno può porre fine.1

Le nazioni che non avevano una legge sul divorzio ne hanno adottata una, e gran parte di quelle che lo permettono lo hanno reso sempre più facile da ottenere. Purtroppo secondo le attuali leggi sul divorzio che non attribuiscono una colpa può essere più facile separarsi da un coniuge non desiderato che sciogliere un rapporto di lavoro con un dipendente non voluto. Alcuni addirittura si riferiscono al primo matrimonio come a quello «iniziale», come un pied-à-terre prima di proseguire.

L’indebolimento del concetto che il matrimonio è permanente e prezioso ha conseguenze di vasta portata. Influenzati dal divorzio dei propri genitori o dalle teorie popolari che il matrimonio è una palla al piede che impedisce la realizzazione personale, alcuni giovani evitano il matrimonio. Molti di quelli che si sposano senza impegnarsi completamente sono pronti a scappare alla prima seria difficoltà.

Al contrario, i profeti moderni hanno ammonito che considerare il matrimonio «un semplice contratto da concludere a piacere… e sciogliere alla prima difficoltà… è un male che merita una severa condanna», specialmente quando si fanno soffrire i figli.2

Nei tempi antichi, e anche secondo leggi tribali esistenti in alcuni paesi in cui ora ci sono membri della Chiesa, gli uomini possono divorziare dalla moglie per una qualsiasi banalità. Tale modo ingiusto di opprimere le donne fu rigettato dal Salvatore, che dichiarò:

«Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così.

Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio e chi sposa una donna mandata via commette adulterio» (Matteo 19:8–9).

Il tipo di matrimonio richiesto per l’esaltazione, eterno in durata e divino in qualità, non contempla il divorzio. Nei templi del Signore, le coppie sono sposate per tutta l’eternità. Alcuni matrimoni però non progrediscono verso quell’ideale. «Per la durezza dei [nostri] cuori» il Signore attualmente non impone le conseguenze dello standard celeste. Egli permette alle persone divorziate di risposarsi senza la macchia dell’immoralità specificata nella legge superiore. A meno che la persona divorziata non abbia commesso gravi trasgressioni, può qualificarsi a ricevere la raccomandazione per il tempio secondo gli stessi standard di dignità che si applicano agli altri fedeli.

II.

Ci sono molti bravi membri della Chiesa che hanno divorziato. Parlo prima a loro. So che molti di voi sono vittime innocenti, i cui ex coniugi hanno costantemente tradito le sacre ordinanze o abbandonato o rifiutato di adempiere le responsabilità coniugali per un periodo esteso. I membri che hanno vissuto tale maltrattamento sanno per esperienza che c’è qualcosa di peggio del divorzio.

Quando un matrimonio è morto e senza speranza di risurrezione, è necessario avere i mezzi per porvi fine. Ne ho visto degli esempi nelle Filippine. Due giorni dopo il matrimonio nel tempio un marito abbandonò la giovane moglie e non se ne hanno notizie da più di dieci anni. Una donna sposata è fuggita e ha ottenuto il divorzio in un altro paese, ma il marito, che è rimasto, risulta ancora sposato secondo la legge filippina. Poiché non ci sono provvedimenti di divorzio in quel paese, queste vittime innocenti che hanno subito l’abbandono non hanno modo di porre fine al matrimonio e andare avanti con la loro vita.

Sappiamo che alcuni ripensano al loro divorzio con rimpianto per la loro colpa parziale o predominante nella rottura. Tutti coloro che sono passati da un divorzio conoscono il dolore e la necessità del potere di guarigione e della speranza che derivano dall’Espiazione. Quel potere di guarigione e quella speranza sono disponibili a loro e anche ai loro figli.

III.

Ora parlo ai fedeli che sono sposati, specialmente a quelli che stanno prendendo in considerazione il divorzio.

Raccomando vivamente a voi e a coloro che vi consigliano di affrontare la realtà che per gran parte dei problemi coniugali il rimedio non è il divorzio ma il pentimento. Spesso la causa non è l’incompatibilità, ma l’egoismo. Il primo passo non è la separazione, ma il cambiamento. Il divorzio non è la soluzione a tutto e spesso lascia ferite a lungo termine. Una ricerca internazionale su vasta scala del livello di felicità prima e dopo «gli eventi più importanti della vita» ha dimostrato che di solito si riesce a superare meglio la morte del coniuge piuttosto che un divorzio.3 I coniugi che sperano che il divorzio risolva i conflitti, scoprono che li aggrava, poiché la complessità del dopo divorzio, soprattutto quando vi sono dei figli, genera nuovi conflitti.

Pensate prima di tutto ai figli. Poiché il divorzio separa gli interessi dei figli dagli interessi dei genitori, i figli sono le sue prime vittime. Gli studiosi della vita familiare dicono che la causa più importante dell’attuale declino nel benessere dei figli è l’indebolimento del matrimonio, perché l’instabilità familiare diminuisce quanto i genitori investono sui figli.4 Sappiamo che i figli cresciuti in una famiglia con un solo genitore dopo il divorzio corrono maggiori rischi come: abuso di droga o alcol, promiscuità sessuale, scarso rendimento scolastico e diversi tipi di vittimizzazione.

Una coppia con gravi problemi coniugali dovrebbe incontrare il vescovo. Come giudice del Signore, egli impartirà consigli e forse anche la disciplina che porteranno alla guarigione.

I vescovi non consigliano ai membri di divorziare, ma possono aiutarli nelle conseguenze delle loro decisioni. Sotto la legge del Signore, un matrimonio, come una vita umana, è qualcosa di prezioso e vivente. Se il nostro corpo è malato, cerchiamo di guarirlo. Non ci arrendiamo. Se c’è una qualche prospettiva di vita, noi cerchiamo ripetutamente la guarigione. Lo stesso dovrebbe valere per il nostro matrimonio, e se Lo cerchiamo, il Signore ci aiuterà e ci guarirà.

I coniugi Santi degli Ultimi Giorni dovrebbero fare tutto quanto è in loro potere per preservare il matrimonio. Dovrebbero seguire il consiglio su come arricchire il matrimonio contenuto nel messaggio della Prima Presidenza nella Liahona di aprile 2007.5 Per evitare la cosiddetta «incompatibilità» dovrebbero essere i migliori amici, gentili e premurosi, sensibili alle necessità dell’altro, sempre in cerca di rendersi felici a vicenda. Dovrebbero essere soci nella gestione delle finanze e lavorare insieme per regolare i loro desideri rispetto alle cose materiali.

Ovviamente può capitare che un coniuge sbagli e l’altro si senta ferito e addolorato. Quando questo accade, colui che è stato offeso dovrebbe bilanciare l’attuale delusione con il bene del passato e le migliori prospettive per il futuro.

Non accumulate gli errori del passato per ritirarli sempre fuori. Nel rapporto coniugale, amareggiarsi è distruttivo; perdonare è divino (vedere DeA 64:9–10). Invochiamo la guida dello Spirito del Signore perché perdoni i nostri errori (come il presidente Faust ha così bene insegnato), per superare le imperfezioni e rafforzare le relazioni.

Se siete già scesi al livello di un matrimonio solo di nome, prendetevi per mano, inginocchiatevi e invocate insieme l’aiuto e il potere guaritore dell’Espiazione. Le vostre suppliche umili e congiunte vi avvicineranno di più al Signore e l’uno all’altra, e vi aiuteranno nella dura scalata per tornare all’armonia coniugale.

Prendete in considerazione queste osservazioni di un saggio vescovo con ampia esperienza nel consigliare i fedeli con problemi coniugali. Parlando di quelli che alla fine hanno divorziato, ha detto:

«Universalmente, ogni coppia o persona dice di riconoscere che il divorzio non è una cosa buona, ma tutti insistono nel dire che la loro situazione era diversa.

Universalmente si sono concentrati sulle colpe del coniuge e attribuiscono poca responsabilità al loro comportamento. La comunicazione era appassita.

Universalmente, guardavano indietro senza essere disposti a lasciare il bagaglio del comportamento passato lungo la strada per poi proseguire.

Alcune volte era coinvolto un grave peccato, ma più spesso dicevano di non essere più innamorati, affermando: ‹Lui non soddisfa più i miei bisogni› o ‹Lei è cambiata›.

Tutti si preoccupavano dell’effetto sui figli, ma la conclusione era sempre: ‹È peggio per loro averci insieme a litigare›».

Al contrario, le coppie che hanno seguito i consigli del vescovo e sono rimaste insieme ne sono uscite con un matrimonio ancora più forte. Questa prospettiva è cominciata con l’impegno reciproco di osservare i comandamenti, rimanere attivi nella frequenza in Chiesa, studiare le Scritture, pregare e lavorare sulle proprie mancanze. Essi «hanno riconosciuto l’importanza e il potere dell’Espiazione per loro stessi e per il coniuge» ed «erano pazienti e provavano ripetutamente». Quando le coppie che aveva consigliato facevano queste cose, pentendosi e lavorando per salvare il loro matrimonio, questo vescovo ha detto che «la guarigione è stato il risultato nel 100% dei casi».

Anche coloro che ritengono che il coniuge sia da biasimare completamente non devono agire in modo irascibile. Uno studio ha rivelato che «non c’è alcuna evidenza che tipicamente il divorzio o la separazione abbiano reso gli adulti più felici piuttosto che se fossero rimasti in un matrimonio infelice. Due adulti infelicemente sposati su tre che hanno evitato il divorzio hanno detto di vivere felicemente insieme cinque anni dopo».6 Una donna che perseverò in un matrimonio intollerabile per molti anni fino a che i figli erano cresciuti, spiegò: «C’erano tre parti nel nostro matrimonio: io, mio marito e il Signore. Dicevo a me stessa che se due parti potevano continuare, potevamo restare insieme».

Il potere della speranza espresso in questi esempi talvolta viene ricompensato col pentimento e il cambiamento, ma talvolta questo non accade. Le circostanze personali variano grandemente. Non possiamo controllare e non siamo responsabili delle scelte degli altri, anche quando ci colpiscono tanto dolorosamente. Sono certo che il Signore ama e benedice i mariti e le mogli che cercano affettuosamente di aiutare il coniuge a superare gravi problemi come la pornografia o altre dipendenze, o le conseguenze a lungo termine del maltrattamento subito nell’infanzia.

A prescindere dal risultato o da quanto siano difficili le vostre esperienze, avete la promessa che non vi saranno negate le benedizioni dei rapporti familiari eterni se amate il Signore, osservate i Suoi comandamenti e fate del vostro meglio. Quando il giovane Giacobbe soffrì «afflizioni e molto dolore» per le azioni di altri membri della famiglia, padre Lehi lo rassicurò così: «Tu conosci la grandezza di Dio, ed egli consacrerà le tue afflizioni per il tuo profitto» (2 Nefi 2:1–2). Similmente, l’apostolo Paolo ci assicurò che «tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio» (Romani 8:28).

IV.

Per concludere, parlerò brevemente a coloro che stanno pensando al matrimonio. Il modo migliore per evitare il divorzio da un coniuge infedele, offensivo o che non è di alcun sostegno è quello di evitare di sposare tale persona. Se volete sposarvi bene, indagate bene. Conoscersi «bighellonando» in giro o scambiando informazioni su Internet non è una base sufficiente per sposarsi. Dovete frequentarvi e poi corteggiarvi in modo attento, ponderato e accurato. Dovreste avere ampie opportunità di vedere il comportamento del potenziale coniuge in una serie di circostanze. I fidanzati dovrebbero apprendere tutto ciò che possono sulle famiglie con cui presto si uniranno in matrimonio. In tutto ciò dovremmo renderci conto che un buon matrimonio non richiedere un uomo perfetto o una donna perfetta. Richiede solo un uomo e una donna disposti a impegnarsi di raggiungere insieme la perfezione.

Il presidente Spencer W. Kimball insegnò: «Coloro che si avvicinano all’altare nuziale devono rendersi conto che, per raggiungere il matrimonio felice sperato, devono sapere che esso… significa sacrificio, condivisione ed anche la riduzione di alcune libertà personali. Significa grandi e prolungate economie. Significa arrivo di figli che comporteranno oneri finanziari rilevanti, duro lavoro, preoccupazione e fardelli di varia natura, ma significa anche provare le emozioni più profonde e più dolci esistenti al mondo».7

Per esperienza personale, testimonio della dolcezza del matrimonio e della vita familiare che il Proclama sulla famiglia descrive essere fondato sulla «solenne responsabilità [di marito e moglie] di amarsi e sostenersi reciprocamente e di amare e sostenere i loro figli» e «sugli insegnamenti del Signore Gesù Cristo».8 Attesto di Lui come nostro Salvatore e prego nel Suo nome per tutti coloro che si sforzano di ottenere le supreme benedizioni di una famiglia eterna. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere Bruce C. Hafen, Covenant Hearts (2005), 37–39; Allan Carlson, Fractured Generations (2005), 1–13; Bryce Christensen, Divided We Fall (2006), 44–45.

  2. Presidente David O. McKay, Conference Report, aprile 1969, 8–9; oppure «Structure of the Home Threatened by Irresponsibility and Divorce», Improvement Era, giugno 1969, 5.

  3. Richard E. Lucas, «Adaptation and the Set-Point Model of Subjective Well-Being: Does Happiness Change After Major Life Events?» Current Directions in Psychological Science, aprile 2007, disponibile sul sito Internet www.psychologicalscience.org.

  4. Vedere Jean Bethke Elshtain e David Popenoe, Marriage in America (1995), citato in Bruce C. Hafen, «Marriage and the State’s Legal Posture toward the Family», Vital Speeches of the Day, 15 ottobre 1995, 18; vedere anche Marriage and the Public Good: Ten Principles (2006), 24.

  5. James E. Faust, «L’arricchimento del vostro matrimonio», Liahona, aprile 2007, 2–6.

  6. Linda J. Waite e altri, Does Divorce Make People Happy? Findings from a Study of Unhappy Marriages (Institute for American Values, 2002), 6; vedere anche gli studi accademici citati in Marriage and the Law: A Statement of Principles (Institute for American Values, 2006), 21.

  7. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Spencer W. Kimball, 211.

  8. «La famiglia: un proclama al mondo», Liahona, ottobre 2004, 49.