2007
Se questi vecchi muri potessero parlare
Maggio 2007


Se questi vecchi muri potessero parlare

Per oltre un secolo, le parole dei profeti, veggenti e rivelatori degli ultimi giorni, da qui si sono sparse per il mondo.

Il presidente Gordon B. Hinckley disse nell’ottobre 2004 a una conferenza stampa: «Rispetto questo edificio. Amo questo edificio. Lo onoro. Voglio che sia preservato… Voglio che il vecchio Tabernacolo originario, le sue vecchie giunture incastrate insieme, siano… rafforzate e la sua naturale e splendida bellezza conservata». Poi mi guardò e aggiunse: «Non fate nulla che non dovreste, ma qualsiasi cosa facciate, fatela in modo buono e giusto».1

Con queste parole commoventi, seppur molto franche, fu assegnato l’incarico di preservare, rafforzare e restaurare il vecchio Tabernacolo originario di Salt Lake e di prepararlo a un altro periodo di illustre servizio.

Oggi, caro presidente, noi presentiamo questo vecchio edificio tutto abbigliato a nuovo, ben sistemato nella sua regale storica eleganza, sebbene un po’ più comodo. Il vescovato presiedente, insieme a più di duemila operai specializzati, è fiero di restituire il «vecchio Tabernacolo originario» con una garanzia di cent’anni.

La richiesta del presidente Hinckley di restaurare il «vecchio Tabernacolo originario» è diventata lo standard con cui sono state prese difficili decisioni architettoniche e edili. La frase è stata usata per esprimere l’essenza e l’obiettivo del progetto. Era l’equivalente del motto della libertà del Comandante Moroni che, in effetti, fu «issato su ogni torre» e innalzato «in ogni luogo»2 in cui fosse necessario.

Se questi vecchi muri potessero parlare, si unirebbero a me nell’esprimere sincero apprezzamento allo studio di architettura FFKR, all’impresa edile Jacobsen, alla squadra di progettazione della Chiesa e a tutti coloro che, con le loro capacità, hanno reso possibile il successo di questa complessa impresa. Uno dei responsabili ha affermato: «Consigliandoci insieme, il Signore ha potuto darci capacità al di là delle nostre risorse naturali».

Chi ha lavorato al progetto ha provato grande riverenza per la bellezza del Tabernacolo e per i suoi costruttori originali, e per la qualità del loro lavoro. Si sono meravigliati che per oltre un secolo, le parole dei profeti, veggenti e rivelatori degli ultimi giorni, da qui si sono sparse per il mondo.

Se questi vecchi muri potessero parlare, sono certo che esprimerebbero apprezzamento per le loro nuove salde fondamenta. Questi vecchi muri sarebbero felici per i loro nuovi tiranti d’acciaio che li tengono eretti. Questi vecchi muri direbbero grazie per aver scrostato quattordici mani di vernice dal soffitto, e per avervi riapplicato un nuovo bel rivestimento.

Questi vecchi muri esprimerebbero gratitudine per la protezione e bellezza del nuovo tetto di alluminio splendente e si unirebbero alle panche per godere dei sorrisi sui volti dei presenti mentre scoprono i posti a sedere leggermente modificati per dare maggior spazio alle ginocchia.

Anche i nuovi impianti per conciliare la melodia della musica ispirativa sarebbero certamente apprezzati da questi vecchi muri.

Ci si potrebbe immaginare questi vecchi muri che rievocano i molti sermoni ascoltati attentamente nel corso degli anni.

Se potessero parlare, questi vecchi muri griderebbero: «Eravamo qui!» quando il presidente Joseph F. Smith si alzò dopo una lunga malattia per partecipare a una sessione della conferenza generale di ottobre del 1918. Alla sessione di apertura, con voce emozionata, disse: «Non voglio, non oso tentare di parlare di molte cose che mi riempiono la mente questa mattina, e rimanderò a un’occasione futura, Dio volendo, il tentativo di parlarvi di alcune delle cose che ho in mente e che dimorano nel mio cuore». Egli continuò: «Durante questi cinque mesi non sono vissuto solo. Mi sono immerso nello spirito della preghiera, della supplica, della fede e della determinazione e ho comunicato continuamente con lo Spirito del Signore».3 In seguito apprendemmo che il giorno prima della conferenza, il presidente Smith aveva ricevuto la manifestazione registrata come visione della redenzione dei morti, che in seguito diventò la sezione 138 di Dottrina e Alleanze.

Se questi vecchi muri potessero parlare ci rammenterebbero i giorni desolati e bui della Grande Depressione. Ci farebbero ricordare la conferenza generale dell’aprile 1936 quando il presidente Heber J. Grant annunciò che la Chiesa avrebbe inaugurato il Piano di sicurezza della Chiesa, in seguito conosciuto come Programma di benessere della Chiesa. Sei mesi dopo spiegò: «Il nostro scopo principale era di istituire… un sistema che permettesse di eliminare la piaga dell’ozio, abolire i mali dei sussidi e ristabilire tra il nostro popolo l’indipendenza, la laboriosità, la parsimonia e il rispetto di sé. L’obiettivo della Chiesa è aiutare gli uomini ad aiutare sé stessi. Il lavoro deve essere riportato al suo ruolo di principio guida nella vita dei membri della Chiesa».4

Nell’ottobre 1964, su incarico del presidente David O. McKay, l’anziano Harold B. Lee parlò dei compiti dei genitori. Questi vecchi muri ricordano bene quando l’anziano Lee affermò che avrebbe letto una lettera del 1915 rivolta alla Chiesa e firmata dalla Prima Presidenza. Prima di iniziare osservò: «Credo che si tratti di una cosa simile a quanto disse Mark Twain sul tempo: ‹Parliamo molto del tempo, ma non sembra che possiamo fare nulla al riguardo›». Poi l’anziano Lee lesse la lettera di cinquant’anni prima:

«Consigliamo e raccomandiamo l’istituzione di una ‹Serata familiare› in tutta la Chiesa, di un periodo di tempo durante il quale i padri e le madri possano radunare attorno a loro, nella loro casa, i loro figli e figlie e insegnare loro la parola del Signore».

E poi lesse la promessa:

«Se i santi obbediscono a questo consiglio, promettiamo che riceveranno grandi benedizioni. L’amore nella casa e l’obbedienza ai genitori cresceranno. La fede aumenterà nel cuore dei giovani d’Israele, ed essi acquisiranno il potere necessario per combattere le influenze maligne e le tentazioni che li affliggono».5

Questi vecchi muri ricordano bene il profondo silenzio che scese sul Tabernacolo quando nel 1985 fu annunciato che l’anziano Bruce R. McConkie avrebbe parlato. Questi vecchi muri sentirono il profondo spirito di riverenza quando l’anziano McConkie concluse con queste parole elettrizzanti:

«Ed ora, per quanto riguarda questa espiazione perfetta operata mediante lo spargimento del sangue di Dio, io porto testimonianza che essa ebbe luogo nel Getsemani, e sul Golgota, e per quanto riguarda Gesù Cristo porto testimonianza che Egli è il Figlio del Dio vivente e che fu crocifisso per i peccati del mondo. Egli è il nostro Signore, nostro Dio e nostro Re: questo io so da me stesso indipendentemente da ogni altra persona.

Io sono uno dei Suoi testimoni e in un giorno a venire sentirò i segni dei chiodi nelle Sue mani e nei Suoi piedi e bagnerò i Suoi piedi con le mie lacrime,

ma non saprò più sicuramente di quanto sappia ora che Egli è l’onnipotente Figlio di Dio, che Egli è il nostro Salvatore e Redentore, e che la salvezza si ottiene nel e per il Suo sangue espiatorio e in nessuna altra maniera».6

Nel 1995 il presidente Gordon B. Hinckley disse alle donne della Chiesa: «Davanti a tanti sofismi che vengono propinati come verità, ai tanti inganni riguardo alle norme e ai valori, alle tante lusinghe e seduzioni che il mondo ci indirizza, abbiamo ritenuto necessario ammonirvi e avvertirvi». Poi procedette nella lettura:

«Noi, Prima Presidenza e Consiglio dei Dodici Apostoli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, proclamiamo solennemente che il matrimonio tra l’uomo e la donna è ordinato da Dio e che la famiglia è il cardine del piano del Creatore per il destino eterno dei Suoi figli…

Marito e moglie hanno la solenne responsabilità di amarsi e sostenersi reciprocamente [e] di amare e sostenere i loro figli. ‹I figliuoli sono un’eredità che viene dall’Eterno› (Salmi 127:3). I genitori hanno il sacro dovere di allevare i loro figli nell’amore e nella rettitudine, di provvedere alle loro necessità fisiche e spirituali, di insegnare loro ad amarsi e ad aiutarsi l’un l’altro, a osservare i comandamenti di Dio e ad essere cittadini obbedienti alle leggi ovunque vivano. Mariti e mogli—madri e padri—saranno ritenuti responsabili dinanzi a Dio dell’assolvimento di questi obblighi».7

Sono grato per questo edificio straordinario. Si erge come un sacro monumento del nostro passato e come magnifico vessillo di speranza per il futuro. Rendo testimonianza della divinità del nostro Padre celeste e dell’amore immenso che il Salvatore ha per ognuno di noi. Siamo grandemente benedetti ad essere guidati da un profeta di Dio. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. «Tabernacle Renovation Press Briefing —Remarks by President Gordon B. Hinckley», 1 ottobre 2004; vedere www.newsroom.lds.org.

  2. Alma 46:36; 62:4.

  3. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph F. Smith, 362.

  4. Conference Report, ottobre 1936, 3.

  5. Conference Report, ottobre 1964, 83–84.

  6. «Il potere di purificazione del Getsemani», La Stella, luglio 1985, 10.

  7. «Resistete fermamente alle lusinghe del mondo», La Stella, gennaio 1996, 116–117; vedere anche «La famiglia: un proclama al mondo», La Stella, ottobre 2004, 49.