MESSAGGIO DELLA PRIMA PRESIDENZA
Testimoniamo di Gesù Cristo
Poco più di duemila anni fa il Redentore dell’umanità nacque a Betlemme di Giudea. Quando era ancora un bambino fu portato al tempio a Gerusalemme. Qui Maria e Giuseppe udirono le meravigliose profezie di Simeone e Anna riguardo al loro piccolino, destinato a diventare il Salvatore del mondo.
Trascorse l’infanzia a Nazaret di Galilea e quando raggiunse i dodici anni d’età fu portato di nuovo al tempio. Maria e Giuseppe Lo trovarono che conversava con uomini colti, che Lo ascoltavano e Gli ponevano domande (vedere Luca 2:46, Traduzione di Joseph Smith).
«Gesù cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini» (Luca 2:52). Fu battezzato da Giovanni nel Giordano per adempiere ogni giustizia (vedere Matteo 3:15). Digiunò per quaranta giorni e quaranta notti, vincendo le tentazioni di Satana prima d’iniziare il ministero pubblico. Andò quindi attorno a insegnare, a guarire e a benedire.
Il grande Geova
Gesù era davvero il grande Geova dell’Antico Testamento, che lasciò le dimore regali di Suo Padre nell’alto dei cieli e accettò di venire sulla terra nei panni di un bimbo nato nelle circostanze più umili. La Sua nascita fu predetta secoli prima da Isaia, che dichiarò profeticamente: «Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace» (Isaia 9:5).
Questo Gesù Cristo di cui noi testimoniamo solennemente è, come dichiarò l’apostolo Giovanni, «il fedel testimone, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra». Egli «ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e ci ha fatti essere un regno e sacerdoti all’Iddio e Padre suo, a lui siano la gloria e l’imperio nei secoli dei secoli» (Apocalisse 1:5–6).
Il Salvatore del mondo
Egli era ed è il Figlio dell’Onnipotente. Fu l’unico uomo perfetto che mai camminò sulla terra. Guarì gli ammalati e fece camminare gli storpi, vedere i ciechi, udire i sordi. Egli resuscitò i morti, eppure sopportò che la vita Gli fosse tolta in un atto di espiazione la cui grandezza va al di là della nostra comprensione.
Luca scrive che la Sua angoscia fu così grande che «il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadeano in terra» (Luca 22:44), manifestazione fisica confermata sia nel Libro di Mormon sia in Dottrina e Alleanze (vedere Mosia 3:7; Dottrina e Alleanze 18:18). La sofferenza nel Getsemani e sulla croce del Calvario, distante solo qualche centinaia di metri dal Getsemani, comprendeva, come disse re Beniamino, «tentazioni… dolori, la fame, la sete e la fatica anche più di quanto l’uomo possa sopportare a meno che ne muoia» (Mosia 3:7).
Dopo l’agonia nel Getsemani venne l’arresto, il processo, la condanna, l’indicibile dolore della morte sulla croce, seguito dalla sepoltura nella tomba di Giuseppe d’Arimatea e dal levarsi trionfante nella Resurrezione. Egli, l’umile neonato di Betlemme che due millenni fa calcò le strade polverose della Terra Santa, divenne il Signore Onnipotente, il Re dei re, il Portatore della salvezza per tutti. Nessuno può comprendere pienamente lo splendore della Sua vita, la maestà della Sua morte, l’universalità del dono che Egli fece all’umanità. Noi dichiariamo inequivocabilmente, insieme con il centurione presente alla Sua morte, che «veramente, quest’uomo era Figliuol di Dio!» (Marco 15:39).
Il nostro Signore vivente
Questa è la testimonianza del testamento del Vecchio Mondo, la Sacra Bibbia. C’è inoltre un’altra voce, quella del testamento del Nuovo Mondo, il Libro di Mormon, in cui il Padre presentò il Suo Figliolo risorto, dichiarando: «Ecco il mio Figlio beneamato, nel quale io mi compiaccio, nel quale ho glorificato il mio nome» (3 Nefi 11:7). Questa presentazione divina apre il racconto del ministero del Salvatore tra alcune delle sue «altre pecore» (Giovanni 10:16) dopo la Sua ascensione da Gerusalemme. Il messaggio del Libro di Mormon nella sua interezza verte sulla divinità di Gesù Cristo e sulle benedizioni eterne che possono giungere a tutti i figli di Dio grazie al Suo amore redentore. Un profeta del Libro di Mormon proferì:
«Poiché noi lavoriamo con diligenza a scrivere per persuadere i nostri figlioli, e anche i nostri fratelli, a credere in Cristo e a riconciliarsi con Dio; poiché sappiamo che è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare…
E noi parliamo di Cristo, gioiamo in Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo e scriviamo secondo le nostre profezie affinché i nostri figlioli possano sapere a quale fonte possono rivolgersi per la remissione dei loro peccati» (2 Nefi 25:23, 26).
In aggiunta a tutto ciò vi è la dichiarazione dei profeti moderni: «Ed ora, dopo le numerose testimonianze che sono state date di lui, questa è la testimonianza, l’ultima di tutte, che diamo di lui: Che egli vive!» (DeA 76:22). In Dottrina e Alleanze Egli attesta inequivocabilmente il Suo ruolo divino: «Io sono l’Alfa e l’Omega, Cristo il Signore; sì, sono io, il principio e la fine, il Redentore del mondo» (DeA 19:1).
In Lui vediamo non solo il nostro Maestro e il Buon Pastore, ma anche il nostro grande Esempio, che ci invita: «Se vuoi esser perfetto… vieni e seguitami» (Matteo 19:21).
La pietra angolare
Egli è la pietra angolare principale della chiesa che porta il Suo nome, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Il Suo è l’unico nome dato agli uomini mediante il quale possiamo essere salvati (vedere Atti 4:12). Egli è l’autore della nostra salvezza, Colui che ci offre la vita eterna (vedere Ebrei 5:10). Nessuno Gli è eguale, non c’è mai stato, né mai ci sarà. Siano rese grazie a Dio per il dono del Suo Beneamato Figliuolo, che dette la vita onde noi potessimo vivere, e che è la pietra angolare principale e inamovibile della nostra fede e della Sua chiesa.
L’oggetto della nostra fede
Non sappiamo tutto ciò che ci aspetta. Viviamo in un mondo d’incertezze. Per alcune persone ci saranno grandi conseguimenti, per altre delusioni. Per alcuni ci sarà molto divertimento e contentezza, buona salute e una vita agiata, per altri forse malessere e una certa misura di dolore. Noi non lo sappiamo. Ma una cosa sappiamo: come la stella polare nella volta celeste, a prescindere dal futuro, lì si erge il Redentore del mondo, il Figlio di Dio, certo e sicuro come l’ancora della nostra vita immortale. Egli è la rocca della nostra salvezza, la nostra forza, il nostro conforto, l’oggetto della nostra fede.
Nella gioia e nel dolore guardiamo a Lui ed Egli è lì per rassicurarci e sorride su di noi.
Egli è al centro della nostra adorazione. Egli è il Figlio del Dio vivente, il Primogenito del Padre, l’Unigenito nella carne. Egli «è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono» (1 Corinzi 15:20). Egli è il Signore che verrà di nuovo «per regnare in terra sul suo popolo» (DeA 76:63; vedere anche Michea 4:7; Apocalisse 11:15).
Nessun essere più grande ha mai camminato sulla terra. Nessun altro ha mai compiuto un sacrificio paragonabile al Suo o concesso una benedizione simile. Egli è il Salvatore e il Redentore del mondo. Credo in Lui. Proclamo la Sua divinità senza equivoci né compromessi. Gli voglio bene. Pronuncio il Suo nome con riverenza e stupore. Egli è il nostro Re, il nostro Signore, il nostro Maestro, il Cristo vivente che sta alla destra del Padre. Egli vive! Egli vive, risplendente e meraviglioso, il Figlio vivente del Dio vivente.